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Autore: SusanTheGentle    03/03/2014    7 recensioni
Ti chiese la vita. Tu gliela desti [Salmo 21:4]
I protagonisti sono come sempre loro: Caspian e Susan.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.Quando ti ho guardato
 
 
Aveva sedici anni, Caspian, quando il dottor Cornelius lo fece fuggire dal castello di suo zio Miraz, mettendogli tra le mani il corno d’avorio della Regina Susan.
Era una notte speciale per il regno: la Regina Prunaprismia aveva dato finalmente alla luce un figlio, un maschio, l’erede di Miraz.
E con quel figlio, egli non aveva più bisogno di Caspian per assicurare il trono alla sua stirpe. Anzi, il ragazzo diventava un elemento scomodo e pericoloso, poiché un giorno avrebbe potuto rivendicare la sua legittima sovranità su Narnia mandando all’aria i suoi piani di conquista.
Perciò, Miraz ordinò al generale Glozelle che lo uccidesse.
Ma Caspian, proprio grazie al tempestivo intervento del suo precettore, sfuggì alla morte per un pelo.
Galoppava nella notte in groppa a Destriero, il suo fedele cavallo ed unico vero amico, mentre i soldati di Miraz lo inseguivano.
Ma questi ultimi, arrivati al limitare delle foreste nere, non osarono proseguire oltre, impauriti dalle storie di spettri che si raccontava le abitassero.
Caspian, invece, vi si addentrò senza indugio.
Pensando di essere in salvo, il Principe di Narnia spronò Destriero a continuare a correre. Non sapeva cosa avrebbe trovato al di là degli alberi, ma certo si preoccupava di più dei soldati che di qualche spettro. Forse neppure ce n’erano.
Difatti, non incontrò per nulla spettri ma creature della Vecchia Narnia.
Fu quando cadde da cavallo per una distrazione: il piede gli rimase impigliato nella staffa e fu trascinato per diversi metri sul suolo. Poi, il cavallo si fermò, e fu allora che vide due nani sbucare dal nulla.
Nello stesso momento si udirono le voci dei soldati di Glozelle: avevano vinto la paura ed erano entrati nella foresta.
Un pensiero dopo l’altro affollò la mente del Principe e l’unico che riuscì a concretizzare si mutò in un gesto quasi automatico: afferrò il corno d’avorio della Regina Susan -che sapeva avrebbe richiamato i Re e le Regine di Narnia dall’Altro Mondo- portandoselo alle labbra e soffiandoci dentro più forte che poté.
I soldati, più terrorizzati che mai da quel suono, se ne tornarono al castello a gambe levate.
Per alcuni giorni non accadde nulla, tanto che Caspian pensò che Cornelius si fosse sbagliato e che il corno non avesse funzionato.
Nel frattempo, il Principe aveva trovato rifugio presso uno dei due nani che aveva incontrato e un tasso parlante molto gentile: Nikabrick e Tartufello. L’altro nano, Briscola, era stato rapito dai soldati di Glozelle.
Caspian si sentiva in colpa per il povero Briscola: dopotutto, un po’ era stata colpa sua, aveva spinto lui i telmarini dentro la foresta.
“Vero, è colpa vostra!” insinuava Nikabrick, al quale Caspian non era particolarmente simpatico.
“Non dire così” lo rimproverò Tartufello, vedendo il volto triste del ragazzo. “Vedrete, Altezza, che lo salveremo. Dobbiamo solo pazientare: presto i Re e le Regine della Vecchia Narnia saranno tra noi. Intanto, dobbiamo organizzarci”
Il tasso aveva ragione: Caspian aveva promesso davanti a decine di creature- centauri, satiri, minotauri, fauni, nani, animali parlanti e persino qualche gigante- di liberare Narnia dalla tirannia di Miraz.
I primi a giuragli fedeltà come futuro Re erano stati il centauro Tempestoso e la sua famiglia al completo; ed egli, che aveva molta autorità sulle creature della foresta, persuase tutti gli altri a dare una possibilità al giovane.
In due o tre giorni, erano giunti da ogni dove altri abitanti della Vecchia Narnia, più di quanti Caspian avesse mai immaginato.
Trovarono anche un quartier generale. Cosa necessaria poiché, ora che era un futuro Re a guidarli, erano divenuti un vero esercito.
Il luogo che scelsero fu la Casa di Aslan, un antico tumulo eretto secoli addietro dai narniani che vi avevano trovato rifugio dopo il quasi totale sterminio delle creature fatate da parte dei primi telmarini. La Casa di Aslan sorgeva nel cuore delle Grandi Foreste, laddove nessuno osava inoltrarsi. Era un posto sicuro.
E fu tra quelle foreste, delle quali lo stesso Caspian aveva avuto paura da bambino, che avvenne l’incontro con la creatura più meravigliosa che avesse mai visto.
Spuntò all’improvviso, come un temporale in primavera, a scatenare le emozioni del suo cuore.
Caspian combatteva contro un ragazzo biondo che, inizialmente, pensò potesse essere una delle nuove reclute di Miraz.
Ma quando una bambina dai capelli castano-rossicci gridò loro di fermarsi, e accanto a lei apparvero un altro ragazzino moro e una ragazza più grande con i capelli castani, il Principe cominciò a capire...
Il corno d’avorio aveva funzionato! Eccoli, finalmente: Re Peter, la giovane Regina Lucy, Re Edmund e...Susan. La Regina Susan, la Dolce.
Attorno ai Sovrani della Vecchia Narnia si erano radunati i sudditi di Caspian. Lo stupore generale fu tanto da far piombare la radura nel silenzio.
“Credo che tu ci abbia chiamati” disse Re Peter.
“Bè, sì. Ma credevo che foste più vecchi” rispose Caspian, ancora un pò frastornato.
“Se preferisci possiamo tornare fra qualche anno”
“No, non volevo! E’ solo che...non siete come mi aspettavo”
Più nulla, da quel momento in poi, fu come si era aspettato.
La sua vita cambiò, radicalmente. E Caspian accettò l’inevitabile conseguenza di quell’incontro, che l’avrebbe portato verso un futuro al quale avrebbe permesso di scortarlo lungo la strada della sua vita verso un’unica direzione: verso di lei.
Nel momento in cui i suoi occhi neri si posarono sulla figura di Susan Pevensie, il Principe Caspian seppe di averle donato il suo cuore.
Da quell’istante, nulla fu più come prima per nessuno dei due.
La fissò, come se vederla gli donasse la vita: dolce, bellissima, quasi angelica. Un raggio di sole nell’oscurità.
Caspian ebbe paura dell’intensità dei sentimenti che provò.
Occhi color del cielo più limpido, labbra rosse come ciliegie, capelli che erano una cascata bruna che le ricadeva su una sola spalla. Dolci lineamenti, il corpo morbido, pelle chiara come raggi di luna, le guance spruzzate di leggerissime lentiggini.
E le stesse guance si tinsero del colore delle rose quand’ella ricambiò il suo sguardo.
Lei gli rivolse un sorriso, celando le sue emozioni nel momento in cui le ciglia scure si abbassarono a coprire la luminosità dello sguardo.
Per un momento, in quella radura, furono soli.
 
 
 
***
 
 
Il respiro le si fermò quando Susan vide Peter alzare la pietra contro il ragazzo bruno che impugnava la spada del Re Supremo.
Cos’era accaduto nei pochi istanti in cui si erano separati?
Peter era andato a cercare Lucy, la quale, quella mattina al risveglio, non si trovava più nel suo giaciglio.
E ora questo.
“Non colpirlo!” aveva gridato la mente di Susan, mentre suo fratello alzava il braccio, pronto a scagliare la pietra contro il ragazzo sconosciuto.
Dopo un attimo, dal bosco erano sopraggiunte creature di ogni tipo: cerature di Narnia.
Erano arrivati, finalmente! Erano giunti fino a lui: il Principe Caspian.
Susan e i suoi fratelli avevano camminato per due giorni insieme a Briscola per portargli il loro aiuto, solo che…
Solo che nella mente di Susan - ogni volta che cercava di immaginare che aspetto potesse avere questo famoso principe -si formava l’immagine di un uomo molto più grande del giovane che aveva davanti ora. Poteva avere la sua età, o al massimo un anno o due in più.
Ed era bello. Bellissimo. Incredibilmente affascinante.
La sua voce era calda, profonda, e le dava il batticuore.
Egli sorrise appena, mentre diceva: “Non siete esattamente come mi aspettavo”. Un sorriso stupito, mentre si volgeva verso tutti loro, lei per ultima.
I loro sguardi si incontrarono per la prima volta.
Mai un ragazzo l’aveva guardata in quel modo. Gli occhi neri di lui parvero bramare il suo sguardo.
Con il cuore in gola, Susan posò il suo altrove, quasi impaurita da tanta intensità, sentendosi come nuda davanti a lui.
Le guance arrossate, calde, accennò un sorriso, sbirciandolo ancora da sotto le ciglia: alto, il fisico atletico, i capelli scuri che gli sfioravano le spalle, mossi appena da una lievissima brezza. E quegli occhi: i più neri che Susan avesse mai visto.
Un principe con occhi e capelli scuri… Si era sempre immaginata il principe azzurro biondo e con occhi chiari.
Principe azzurro? Ma cosa andava a pensare? Era là per combattere, per aiutare quel principe a diventare re, non per giocare a una fiaba.
“Che pensiero sciocco”, si disse, mentre s’incamminava dietro agli altri per seguire l’assortito seguito di Caspian fino alla Casa di Aslan.
“A vederla così, Narnia non sembra cambiata, vero?” le disse Lucy, mentre attraversavano la foresta.
“Già, non sembra, ma lo è” mormorò Susan pensierosa, lo sguardo puntato avanti a sé.
Osservava il profilo della schiena di Caspian, che insieme a Peter apriva il corteo.
Narnia era cambiata.
Tutto era cambiato.
Tutto, dal paesaggio, alla situazione in cui vivevano le creature, alle persone che avevano incontrato.
Susan non riusciva a staccare gli occhi da lui. Ogni volta che lo guardava, nel petto il cuore si agitava furioso, mentre dalle parti dello stomaco sentiva uno strano solletico.
Voleva provare ancora la sensazione di prima, la sensazione degli occhi di lui su di sé, ma allo stesso tempo se ne vergognava e ne aveva timore.
“Che mi sta succedendo?”
Stava ancora guardando la sua schiena, i suoi capelli illuminati dai raggi del del sole che creava in essi riflessi castani più chiari. Poi, lui si volse indietro e i loro sguardi si incontrarono di nuovo.
Immobili entrambi, si guardavano.
Peter sorpassò Caspian, mentre quest’ultimo prese a camminare nel senso inverso rispetto al gruppo, per raggiungere le sorelle Pevensie.
Si fermò davanti a loro. Susan e Lucy fecero lo stesso.
“Le Loro Maestà sono stanche? Volete che ci fermiamo a riposare?” chiese, con la sua splendida voce calda.
“No, stiamo bene” rispose Lucy.
“Non manca molto” disse lui, cercando di guardare Susan il meno possibile.
Voleva farlo ma non osò. Non seppe perché.
Tuttavia, non poté resistere a lungo. Fu come se lei lo stesse chiamando ad alta voce, dicendogli di guardarla ancora.
Per tutto il tempo, mentre insieme al Re Supremo decideva cosa fare una volta arrivati alla Casa di Aslan, non aveva desiderato altro che voltarsi indietro e vederla.
Caspian e Susan furono presto gli ultimi della fila. Lucy corse un poco più avanti vicino a Edmund e Ripicì, il topo parlante.
“Non mi sono presentato come si deve alle Vostre Maestà, vi chiedo perdono” disse Caspian, spezzando l’imbarazzante silenzio creatosi tra loro. “Sono stato molto maleducato”
Susan, che si chiedeva perché mai lui avesse voluto restare vicino a lei, si volse e gli sorrise. “Potreste farvi perdonare facendolo ora”
Lui arrestò di nuovo il passo. “Sono il Principe Caspian X. Al vostro servizio. E voi siete…”
“Susan la Dolce. Ma per voi solo Susan, vi prego”
Il Principe sorrise, facendo un breve cenno con il capo.
“Voi sapete già chi sono, vero?” chiese ancora Susan riprendendo a camminare, lui con lei.
“Certo. Non avrei mai potuto dimenticare il vostro volto”
La Regina non poté fare a meno di arrossire di nuovo. Non disse nulla e abbassò lo sguardo sul suolo.
Caspian studiò il volto della fanciulla, scrutandola di sottecchi: l’aveva messa visibilmente in imbarazzo con le sue parole, lo notava dal colorito cremisi delle sue guance.
Anche il suo viso si accese di un lieve rossore.
“Io...ecco...Ho visto un vostro ritratto, una volta, e...” balbettò, cercando un modo per scusarsi. “Perdonatemi per la mia impudenza. Vi siete offesa?”
“No” rispose subito la Regina, rialzando la testa. Lui sembrava dispiaciuto, nervoso, e lei allora gli sorrise per rassicurarlo. “Non mi sono offesa. Era un complimento, no?”
Caspian si rasserenò quando scoprì che non era rimasta infastidita dalle sue parole, solo imbarazzata.
“Sì, era un complimento” ammise.
“Grazie” rispose lei, di nuovo senza guardarlo.
Aveva un modo così delizioso di abbassare lo sguardo e arrossire, pensò Caspian.
Era incantevole, non avrebbe potuto rifiutarle nulla.
 

***
 
 
 
Più e più volte provò ad avvicinarsi a lei nei giorni successivi.
Più e più volte, lei tentò di parlargli di nuovo, con più naturalezza.
Tuttavia, se si trovavano soli nella stessa stanza, il silenzio scendeva imbarazzante fino a che uno dei due non si decideva a parlare. Mai per dirsi quel che realmente desideravano, forse già consapevoli di ciò che albergava nel loro cuore, del motivo che li spingeva l’uno verso l’altra, che li portava a cercasi continuamente senza però sfiorarsi, senza osare mai una parola o un gesto in più.
Susan era profondamente coinvolta da lui, da ogni cosa che faceva, tanto da prendere le sue difese se Peter cercava di ostacolare la sua autorità.
“Dopotutto, è lui che deve diventare Re”
“Tu lo difendi solo perché ti piace, Sue, non negarlo! Ho visto come lo guardi!”
“Ma io…”
Lei smentiva, e per quanto poteva lo faceva anche con sé stessa. Per qualche strana ragione, aveva paura di ammettere che Caspian le piaceva.
Era la prima volta che provava un sentimento così forte per qualcuno. Si sentiva attratta da lui in modo incomprensibile ma innegabile.
Sì, lui l’aveva colpita, ma poteva già chiamarlo amore?
Susan si chiedeva se quella sensazione così piacevole che avvertiva stando con Caspian, fosse solo il frutto della sua immaginazione o la provasse anche lui.
Forse era un sentimento a senso unico.
“Ha una cotta per te, Susan! Come fai a dubitarne? E’ evidente!” le disse Edmund.
Non sapeva se Ed avesse ragione o meno, ma se anche così fosse stato non doveva farsi illusioni: era un’infatuazione, non c’era nient’altro.
Gli passerà, come passerà a me.
E lui la pensava allo stesso modo…
 
Pareva surreale a Caspian poterla guardare, quasi toccare se ne avesse avuto il coraggio. Sforare quei capelli, le sue mani...le sue labbra.
Ci si poteva innamorare di una persona in così poco tempo?
Sì, perché l’infatuazione nata al momento in cui l’aveva veduta per la prima volta, si stava trasformando in qualcosa di concreto.
Il suo interesse per la Regina Dolce non si fermò all’aspetto esteriore.
Gli prese l’anima e la imprigionò senza via di scampo.
Susan accendeva in lui un nuovo desiderio mai provato prima. Un’attrazione che Caspian si impose di soffocare: probabilmente era solo lui lo stupido visionario che provava qualcosa di diverso, qualcosa di forte, qualcosa di unico. Susan lo stava assecondando solo perché non voleva ferirlo con un immediato rifiuto.
O forse no?
C’era una potente alchimia tra loro e non poteva essere ignorata. Erano spiriti affini che si cercavano e volevano incontrarsi. Dovevano solo trovare il coraggio di esternare ciò che racchiudevano nell’intimo.
Poi, un giorno, non si sa come, la tensione si sciolse.
Accadde un mattino, appena dopo l’alba...
Era abitudine del Principe fare ogni giorno una passeggiata a cavallo, a volte per allentare la tensione, altre semplicemente perché cavalcare gli piaceva. Sapeva di non potersi allontanare troppo -a causa dei soldati di Miraz che potevano essere in agguato ovunque- ma non volendo comunque rinunciare, limitò le passeggiate alle radure attorno alla Casa di Aslan.
Caspian scese nella piccola caverna che i nani avevano preparato per Destriero, adibendola a stalla, e quel mattino vi trovò una gradita sorpresa.
Il giovane si arrestò sulla soglia: aveva udito una voce provenire dall’interno e, in uno di quei ragionamenti fulminei che il cervello produce, sperò che si trattasse di lei…
Perché tutte le volte che la vedeva sentiva come uno strano dolore al petto?
Susan era là, accanto a Destriero, in mano una carota che il cavallo stava ruminando con soddisfazione, mentre lei gli accarezzava il muso.
Caspian accennò un sorriso.
C’era qualcosa di puro, di candido in quella fanciulla.
Percependo la sua presenza, la Regina Dolce si voltò. “Buongiorno, Caspian”
“Buongiorno a voi, Maestà” rispose lui inchinandosi, prima di avanzare verso di lei.
Susan rise piano. “Ti prego, basta con questo ‘Maestà’. Ormai siamo amici”
“Non mi permetterai mai di darvi del tu!”
“Insisto”
Quella richiesta lo sorprese ma gli fece un gran piacere. “Bè, allora…allora va bene, se davvero insistete e…”
Il ragazzo notò che lei alzava un sopracciglio e lo guardava fisso.
“Cioè…se insisti… Susan”.
“Così va meglio”. La Regina parve soddisfatta.
Si sorrisero di nuovo, per la prima volta senza provare imbarazzo per il breve silenzio che si creò. Fu piacevole starsene lì a chiacchierare senza nessuno intorno.
“Avete fatto amicizia” constatò Caspian, osservando la confidenza con cui lei continuava a lisciare il manto di Destriero.
“Sì. Hai un cavallo intelligentissimo, sai? Sembra davvero capire tutto quello che gli si dice”
“Lo so, ed è così, infatti. Destriero è il mio migliore amico” disse il Principe, dando una pacca amichevole sul collo dello stallone.
“E’ un magnifico esemplare. E’ un frisone, vero?” 
Caspian parve stupito. “Sì, esatto. Ti intendi di cavalli?”
“Un pochino” ammise lei, “Ho imparato a riconoscere le razze durante l’Età d’Oro. Anche a te piacciono molto i cavalli, vero?”
“Sono i miei animali preferiti”
“Sul serio? Anche i miei. Bè, dopo i leoni”
Caspian rise alla battuta. “Oh, certo! Ovviamente”.
D’un tratto Destriero, che aveva finito la sua carota, si mise ad annusare e leccare golosamente la mano della ragazza.
“Ehi, che cosa c’è?” fece Susan. “Ne vuoi un’altra? Mi spiace, non ne ho più”
“Troppe carote lo fanno ingrassare” scherzò Caspian.
“Oh, scusami. Non avrei dovuto dargliela?”
“No, ogni tanto anch’io lo vizio un po’, ma non vorrei che quando arriverà il momento di lanciarsi in battaglia non riuscisse più a correre”. Caspian appoggiò la fronte contro quella del cavallo. “Il suo problema è che alle carote e allo zucchero non sa dire di no. E’ un gran goloso, vero Destriero?”
Lo stallone nitrì, scrollando la criniera.
“Lui è speciale per te, non è così?” chiese Susan, provando tenerezza nell’ osservare quella scena.
“Sì” rispose Caspian, voltandosi verso di lei. “E’ speciale”
Speciale…
Non seppe perché, ma Susan pensò che se quelle parole fosse state rivolte a lei…
Che stupida! Cosa stava pensando?
Distolsero lo sguardo l’uno dall’altra, posando la loro attenzione su Destriero, felici che ci fosse lui a distrarli.
Il cavallo si mosse e Caspian aprì il cancelletto per farlo uscire. Poi si rivolse alla Regina.
“Ti va di fare un giro?”
“Oh…non lo so. Non possiamo allontanarci troppo dalla Casa di Aslan”
“Non ci allontaneremo, tranquilla”
“Bè…allora va bene!” accettò lei con entusiasmo. Le era sempre piaciuto cavalcare, ed era una vita che non lo faceva.
Caspian sellò Destriero e Susan lo aiutò.
Quel giorno, abbattere le barriere fu facile come far crollare un castello di carte con un soffio.
Fu una piacevolissima mattinata.
Uscirono all’aperto e Caspian porse le redini a Susan. “E’ tutto tuo”
Glielo disse con un sorriso…meraviglioso, pensò lei.
Il Principe tenne fermo Destriero per il morso; la Regina mise un piede nella staffa e si sollevò sulla sella.
Le mani di lui si muovevano attorno a lei senza toccarla, controllando la sella, le briglie. Destriero si mosse appena e la gamba di Susan sfiorò appena il braccio di Caspian, provocando loro un leggero brivido lungo la schiena.
“Tutto a posto?” chiese lui.
“Sì”
Si guardarono solo un momento, poi il cavallo scalpitò, desideroso di gettarsi al galoppo.
Caspian non li perse d’occhio un secondo, per paura che Susan non riuscisse a guidarlo, che uscisse dal perimetro della Casa di Aslan.
Ma non accadde nulla di ciò: lei era una perfetta amazzone, ed era bellissimo guardarla. Non l’aveva mai vista con quel sorriso, così spensierata. Sembrava un’altra.
Forse era quella la vera Susan: uno spirito libero, come lui, legata da catene invisibili che costringevano la sua anima dentro confini fatti di doveri e responsabilità.
D’un tratto, senza preavviso alcuno, Caspian vide Destriero impennarsi, nitrire spaventato. Udì la Regina gridare e la vide cadere dalla sella.
“Susan!”
Sgomento, Caspian scattò immediatamente verso di lei, afferrando le redini del cavallo cercando di calmarlo, di farlo stare fermo per non rischiare che la colpisse con gli zoccoli. Poi, si chinò a terra accanto alla ragazza.
“Susan! Stai bene?!” chiese in tono concitato.
“Sì…sì, sto bene. Una vipera è saltata fuori all’improvviso e ha spaventato Destriero”
Susan si mise a sedere sull’erba, scostandosi i capelli dagli occhi, notando l’espressione altamente preoccupata sul viso di Caspian, i suoi bellissimi occhi neri fissi su di lei.
Gli rivolse un sorriso per rassicurarlo. “Sto bene” ripeté.
“Sicura?” chiese lui, posando le mani sulle spalle di lei.
“Sicura”.
“Nulla di rotto? Riesci ad alzarti?”
“Credo di sì”
Susan si mosse un poco, mentre il ragazzo esaminava ogni parte di lei per assicurarsi che non mentisse.
“Me lo diresti se fossi ferita, vero?”.
“Ma certo, perché non dovrei? E comunque, non mi sono fatta niente”
Le mani di Caspian scivolarono piano sulle braccia di lei, una carezza leggera. Il ragazzo fece un sospiro, abbassando il capo.
Dopo un secondo lo rialzò, esclamando: “Se non ricordavi come si monta un cavallo non dovevi salire su Destriero!”
“Veramente so cavalcare benissimo” ribatté lei. “E’ stato solo...”
“Potevi farti male davvero! Mi hai fatto spaventare, sciocca!”
Caspian non aveva mai alzato la voce con lei prima di allora, e Susan ne fu in un certo modo intimorita.
“S-scusa”.
Lo guardava mortificata, le labbra appena socchiuse. Quelle dolcissime labbra delle quali lui avrebbe voluto assaggiare il sapore.
Le dita del giovane si serrarono sulle sue braccia.
Caspian fece appena un movimento in avanti, quindi le finì letteralmente addosso.
Susan cadde all’indietro e si ritrovò sotto di lui.
“Destriero, cosa...?” esclamò il ragazzo.
Il cavallo lo aveva spinto con il muso vero la fanciulla, forse un po’ troppo forte. Non essendo pronto al colpo, la mente altrove, Caspian si era sbilanciato e ora era sopra di lei, i volti pericolosamente vicini.
Susan era immobile, rossa in volto. Percepiva la morbidezza del suo corpo premuta contro il petto di lui, forte, virile.
Caspian la sentì irrigidirsi, e se un momento prima aveva pensato di spostarsi, non lo fece.
“Di cos’hai paura?” le chiese con un sussurro che le provocò un brivido.
“Di nulla” rispose lei, la gola improvvisamente secca.
“Davvero?”
“Ti sposteresti, per favore?”
Lui socchiuse le palpebre. “Se non volessi farlo?”
Il petto di Susan si alzò e abbassò freneticamente.
Senza poterlo evitare, Caspian vi posò lo sguardo ma subito lo distolse. Dopo un attimo la guardò di nuovo in viso.
Il profumo di lei, misto a quello della terra e dell’erba fresca, gli riempì i polmoni.
Susan pareva stupita, spaventata. Avrebbe voluto dirle di non avere paura, perché lui non avrebbe mai fatto nulla che potesse farla soffrire.
Lo fissava con occhi spalancati. Occhi azzurri troppo chiari, infiniti, come il cielo di Narnia; senza un confine, senza un punto d’arrivo al quale potersi fermare.
Si piegò su di lei, le labbra a un centimetro dalle sue.
“Caspian…”
 “Voglio baciarti, Susan”
 

 
 
 
 
 
 
Buona sera cari lettori, ed eccoci al quarto capitolo! Un gioco di sguardi, non trovate? ;)
Gli eventi si svolgono molto velocemente ,e come avrete notato, la storia tra Caspian e Susan si sta sviluppando in modo diverso da Queen. Ricordate sempre che questa fanfic  NON è il Prequel di Queen ^^
Sulla base di questo…riuscirà Caspian a baciare Susan???

 
Ringrazio:
Per le preferite:
aleboh, battle wound,  lucymstuartbarnes, Shadowfax e Zouzoufan7
Per le seguite: ChibiRoby, Ellynor,Francy 98, Fra_STSF, gwendolyn2000, Halfblood_Slytherin, Joy_10, lucymstuartbarnes, Shadowfax, SweetSmile e ukuhlushwa
Per le recensioni dello scorso capitolo: battle wound, Joy_10 e Shadowfax,
 
Vi ricordo la mia pagina facebook per gli aggiornamenti di questa storia e di Night&Day.
Un bacio enorme a tutti e grazie che mi seguite anche qui!!!
Susan♥
   
 
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