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Autore: Layla    03/03/2014    1 recensioni
"Lui sbuffa.
“Va bene, perché passare la notte in un comodo letto quando possiamo passare la notte all’addiaccio su un’isola stregata?
Io rido.
“Chiamo la babysitter per Jack allora.”
“Chiamala, chiamala.”

{Dal primo capitolo.
Skye/Mark
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La scala verso l'inferno.

 

La pioggia scende copiosa su Londra questa sera.
Non che le altre sere siano serene e la luna la faccia da padrone, ma questa sera piove più del solito, forse perché è novembre.
Halloween è stato ieri sera, Jack ha fatto il giro del quartiere con i suoi amici e ha raccolto un discreto quantitativo di caramelle.
È abbastanza soddisfatto in effetti, come possono esserlo solo i bambini per le piccole cose.
Mi manca essere bambina e subito il mio pensiero corre a mia nonna, quella che mi chiamava il suo piccolo cielo, giocando con il mio nome, Skye.
È morta un anno dopo che io mi sono sposata con Mark, un tumore fulminante se l’è portata via e per me è stato difficilissimo accettare la sua morte. Era il mio membro della famiglia preferito, l’unica che abbia accettato Mark, nonostante l’aria da scemo e i capelli rossi.
“Sei sicura di volerti sposare un ragazzo che ha corso nudo per Los Angeles, fa continue battute sciocche e sembra si voglia scopare il suo compagno di band?”
Mi ha chiesto mia madre, io ho detto fieramente di sì.
Mia nonna invece ha abbracciato Mark e gli ha detto che lo trovava carino e sperava che io e lui le dessimo presto un nipote o una nipote.
Non ha mai conosciuto Jack, purtroppo ed essendo sepolta nel New Jersey non posso andare a trovarla troppo spesso.
Mark sta sistemando alcune cose in valigia, tra due giorni parte per New York per registrare Hoppus on Music per la Fuse tv.
“Mark!”
“Sì, Skye?”
“Posso venire anche io a New York?”
Mark mi guarda sorpreso, poi annuisce.
“Vuoi goderti lo shopping sulla quinta strada o l’estate indiana?”
Io rido.
“Nessuna di queste cose, voglio andare a trovare mia nonna, poi ovviamente se mi concedi un giro di shopping non ti dirò di no.”
Rispondo ammiccando.
“Va bene, va bene. Viene anche Jack?”
“Ovvio. Non ha ancora conosciuto sua nonna.”
Jack mi guarda sorpreso, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla tv.
“Ma la nonna è morta.”
“Sì, infatti andremo a visitare la sua tomba e tu potrai parlarle se hai voglia, lei ti sentirà.”
“Wow!”
Esclama lui impressionato, poi torna a guardare con aria meditabonda la tv.
“Ok, visto che venite anche voi prenoto altri biglietti.”
Mark lascia perdere le valigie e si attacca al computer, ci rimane fino alle due di notte e di sicuro non ha solo comparato i nostri biglietti, ma anche qualcos’altro o si sarà messo a giocare a qualche gioco di ruolo.
Alle due gli picchietto sulla spalla.
“Ehi, ci fumiamo una sigaretta e poi andiamo a letto?
Domani devo accompagnare Jack a scuola e tu devi sistemare un paio di cose in quella canzone.”
Lui si stiracchia.
“Sì, hai ragione. Sono uno stramaledetto nerd.”
Spegne il computer ed esce in terrazza con me, la pioggia si è un po’ attenuata ma la gente continua ad andare in giro.
“Secondo te dove vanno tutti?”
Chiedo a Mark.
“Non ne ho idea, forse vanno a casa, forse vanno a fare cose che gli permettano di dimenticare almeno un po’ quanto siano soli.”
“Non c’è più solitudine più grande di quella di una città, vero?”
“Vero.”
Finiamo di fumare e andiamo a letto, Jack sta russando leggermente nella sua stanza.
Il giorno dopo lo accompagno a scuola e quando torno a casa trovo la colazione pronta e Mark che sta lavorando al computer.
“ ‘Giorno, amore. Come va la canzone?
“Bene! stasera dobbiamo preparare i bagagli, il volo parte domani mattina presto e ti avviso che, purtroppo o per fortuna, avrai delle ore libere quando registro.”
“Io e la mia carta di credito stiamo ballando la conga.”
Lui fa una smorfia.
“Beh, immagino. Non riducetemi  sul lastrico, sono solo un povero bassista, non un miliardario.”
“Sì, amore.”
Gli rispondo sorridendo, lui scuote la testa.
“Oggi per te sono una banca, lo vedo nei tuoi occhi, Skye Everly.”
Io rido e lo bacio
“Ma no, non esagerare! Farò solo qualche spesuccia, nulla di più.”
Lui sospira e riprende a lavorare, io accendo il mio pc e mi metto a scrivere una relazione per MTV.

 

Due giorni dopo è un caos.
Mark si è dimenticato di mettere la sveglia e io – pensando l’avesse messa lui – non l’ho messa, così siamo in mega ritardo per l’aeroporto. Io faccio del mio meglio per svegliare Jack mentre Mark chiama un taxi, con qualche bestemmia riesco a farlo uscire dal letto e farlo vestire.
Portiamo dabbasso le valigie e chiudiamo l’appartamento, cinque minuti dopo arriva il taxi.
“All’aeroporto, più veloce che può!”
Mark lo urla al taxista prima che si metta in moto.
È una corsa contro il traffico di Londra e noi la vinciamo per un pelo, prendiamo l’aereo per New York all’ultima chiamata correndo come matti.
Tiriamo un sospiro di sollievo solo quando siamo seduti sui sedili, legati in fase di decollo. Solo allora ci rilassiamo e decidiamo di dormire un po’, più tardi faremo colazione.
Jack è il primo a dormire, il secondo è Mark che si addormenta con la testa contro il finestrino e poi viene il mio turno: dormo appoggiata alla spalla di mio marito.
Circa due ore dopo siamo tutti svegli e affamati, così quando passa la ragazza con il carrello ordiniamo due cappuccini, un latte con il cioccolato e tre brioches.
Lei ci serve sorridendo, addirittura il suo sorriso si allarga di più alla vista di Mark, deve essere una fan.
“Lei è Mark Hoppus?”
Gli chiede con un filo di voce.
“In persona.”
“Ecco, non potrebbe farmi un autografo? Vi ascolto da quando andavo alle medie!”
Mark sorride, mi chiede una penna e un pezzo di carta, scrive il nome della ragazza e poi lo firma, lei se ne va camminando tre metri sopra il corridoio persa nella gioia della fan girl appagata.
“Cavolo, hai fan ovunque!”
“Eh, già!”
Mangiamo in silenzio quello che ci ha portato e poi i due maschietti di casa si mettono a giocare con uno dei loro aggeggi e io mi metto a leggere un libro.
Dopo non so quanto tempo una voce metallica ci invita ad allacciare le cinture, visto che siamo in fase di atterraggio.
Ok.
Metto il libro nella borsa e allaccio diligentemente la mia cintura, siamo arrivati a New York.
Atterriamo senza problemi e notiamo che la pioggia di Londra qui è scesa sotto forma di neve, un manto bianco ricopre tutto, Mark è sulle spine.
“Riuscirò ad arrivare al lavoro puntuale con questa neve?”
“Ma sì, dai. Non ti preoccupare.”
Lui grugnisce e dà un calcio alla neve, io cerco un taxi. Trovato uno carico le nostre cose e poi entriamo, Mark gli detta l’indirizzo della Fuse Tv e l’uomo annuisce.
Mio marito sembra calmarsi un po’.
Il taxista fa del suo meglio e Mark non arriva in ritardo per il suo show.
Scendiamo tutti e paga il taxi.
“Bene, adesso ne avrò per due o tre ore, voi fate come volete.”
Io annuisco e lui entra velocemente nella sede del canale.
“Noi cosa facciamo, mamma?”
“Non è ovvio? Shopping!”
Lui sbuffa e calcia via un po’ di neve.
“Beh, immagino mi tocchi.”
“Esattamente, pensa a quando avrai una fidanzata e vedi questa seduta come un allenamento.”
“Pft! La mia ragazza sarà come Avril Lavigne all’inizio, non avrà bisogno di queste cose!”
Io gli scompiglio i capelli e cominciamo a camminare per la città coperta di neve. Alcune vetrine hanno ancora le decorazioni di Halloween, altre hanno già decorato per Natale.
Fa un effetto un po’ strano perché Natale è tra due mesi, ma immagino che questo non importi ai commercianti, l’importante è vendere, no?
Che sia per Halloween o Natale è uguale.
Ci infiliamo in un grande magazzino, la prima tappa è un bar, io mi prendo un cappuccino, lui una tazza di cioccolata con panna.
“Potremmo prendere dei vestiti anche per te, stai crescendo a vista d’occhio.”
“Basta che li scelga io. È il colmo che io debba comprare dei vestiti quando mio padre ha una linea di abbigliamento!”
La cosa mi fa scoppiare a ridere, è propr6io vero che il figlio del ciabattino è sempre quello con le scarpe messe peggio.
“Sì, li sceglierai tu, è ovvio. Ormai non posso più importi nulla.”
Finiamo la nostra colazione ed entriamo nel primo negozio che vende cose per skater e Jack non fa altro che provare e riprovare felpe, jeans e maglie.
Alla fine usciamo con un bel bottino di roba, lui è molto soddisfatto, adesso però tocca me e lui si sorbisce stoicamente i miei duecento cambi di vestiti.
“Bravo, piccolo uomo!”
Lo elogio quando finalmente abbiamo finito, ci resta solo un po’ di tempo per comprare delle decorazioni natalizie per la casa.
Dopo tre ore ci presentiamo fuori dalla Fuse Tv, Mark ci sta aspettando, saltellando sul posto per il freddo.
“Finalmente siete arrivati! Forza, mangiamo qualcosa e poi andiamo in New Jersey.”
Annuiamo ed entriamo nella prima pizzeria che incontriamo, una volta mangiato Mark noleggia una macchina e finalmente partiamo per andare a salutare mia nonna.

 

Il viaggio è lungo e noioso.
Più volte io e Jack ci addormentiamo e nella macchina cala il silenzio, Mark invece sembra di buon umore. A un certo punto mi offro di guidare al suo posto, ma lui rifiuta, dicendo che gli piace guidare e che a Londra non lo può fare spesso.
Accetto la sua risposta e torno nel mio coma, a metà tra il sonno e la veglia. A un certo punto qualcuno mi scuote gentilmente e mi accorgo che siamo arrivati.
“Grazie, Mark.”
Compriamo un mazzo di fiori dal venditore ambulante fuori dal cimitero ed entriamo, io e  Jack ci dirigiamo subito verso la tomba di mia nonna, mio marito invece gironzola un po’ tra le tombe.
“Questa è la nonna.”
Dico a Jack indicando la foto di una donna con corti capelli grigi e con il nome Marie Everly stampato a lettere d’oro accanto.
“Nonna, ti presento Jack, tuo nipote.
È il figlio di Mark e, non ti sbagliavi, è lui quello giusto per me. Mi tratta come una principessa.”
Parlo per un po’ con la tomba di mia nonna aggiornandola sulle ultime novità e scusandomi per non essermi fatta viva prima. Ogni tanto interviene anche Jack e la cosa mi fa molto piacere.
Lo so che è assurdo, ma io credo davvero che lei ci possa sentire ed essere felice che le cose ci vadano bene.
Credo in un aldilà con una forza e una fede che non ho per altre cose, sono certa che quando morirò la rivedrò e la potrò abbracciare e lei sarà lì con il suo profumo da signora e un piatto di biscotti.
Dio, quanto mi manca!
Quanto mi mancano le estati trascorse a casa sua a fare i compiti il mattino e poi a scorazzare in bici per la cittadina dove viveva il pomeriggio!
Dopo un ultimo saluto ce ne andiamo e mi chiedo dove sia finito Mark.
“Mamma, c’è una qualche leggenda interessante legata a questo cimitero?”
Io mi gratto la testa.
“Sì, ce n’è una. Me la raccontava sempre la nonna quando andava a far visita alla tomba di sua madre.”
“Raccontala un po’!”
“Diceva che nella zona delle vecchie tombe c’era una scala molto particolare, non  esteticamente perché erano dei semplici gradini di pietra con un corrimano in ferro decorato solo all’inizio, ma magica.
La chiamava la scala verso l’inferno, diceva che su quella scala sostavano le anime del dannati, cacciati dall’inferno e in attesa di venire in questo mondo.
C’era sempre qualcuno di strano attorno a quella scala e cercava di convincerti a salire la scala, cosa che non andava assolutamente fatta o altrimenti si rimaneva intrappolati per sempre al posto del dannato.”
Jack annuisce.
“Mamma, ma da che parte è andato papà?”
“Nella parte vecchia del cimitero….
Forse è meglio raggiungerlo.”
Aggiungo nervosa.
Curioso e sfigato com’è Mark sarà finito davanti alla scala senza saperlo e poi dobbiamo andare via.
Affretto il passo e io e mio figlio ci arrampichiamo nella parte più vecchia del cimitero che è stata costruita sul fianco di una bassa collina.
Qui ci sono solo mausolei in disuso, statue rotte di angeli che ancora dopo secoli si protendono verso il cielo, tombe dalle iscrizioni illeggibili e scheggiate.
Amano venirci gli pseudo satanisti della zona e le coppiette che cercano una location un po’ diversa al loro pomiciare.
“Mamma, per caso la scala è piuttosto ripida, fatta di gradini di pietra e con un corrimano arrugginito che si arrotola su sé stesso all’inizio?”
“Sì, perché?”
“Papà è davanti a una scala del genere e sembra stia parlando con qualcuno.”
“Merda!”
Digrigno i denti e corro verso la scala.
“Mark!”
Urlo, ma lui non si gira, così non mi resta altro che quasi travolgerlo quando arrivo da lui.
“Skye, c’è una vecchietta che ha bisogno di aiuto per scendere dalla scala, devo aiutarla.”
Io guardo la scala e vedo una donna gobba e vestita di nero che somiglia in modo inquietante a mia nonna e mi sorride maligna.
“È tua nonna Marie, la devo aiutare,”
“Nonna è morta prima che Jack nascesse, non c’è nessuno su quella scala, Mark.
Andiamocene, si sta facendo tardi e fa freddo.
Rischiamo di passare la notte nel cimitero.”
Mark continua a fissare la scala con uno sguardo un po’ vacuo, come se fosse ipnotizzato e temo che sia proprio così. L’anima sulla scala deve esercitare una certa influenza su di lui e questo non va affatto bene.
“Mark, andiamo.”
Lo afferro per un braccio, ma non si muove, al contrario tenta di dirigersi di nuovo su quella dannata scala.
“La devo aiutare.”
“Non c’è nessuno! Diglielo anche tu, Jack!”
Il sorriso della donna si allarga in maniera inquietante, come se sentisse che è prossima alla libertà.
Non ci penso nemmeno a sacrificare mio marito per lei!
“Non c’è nessuno, papà. Ha ragione la mamma, è meglio andare.”
Gli lancio uno sguardo eloquente e anche lui afferra Mark.
“Ma vi dico che c’è e la devo aiutare!”
Si dirige verso la scala, ma io e Jack lo blocchiamo cercando di tenerlo lontano con tutte le nostre forze.
“E dai, fatemi fare una buon azione!
Quella povera donna ha bisogno di aiuto!”
“Non c’è nessuna povera donna e tu hai già fatto la tua buona azione portandomi qui, andiamocene Mark.”
Lo tiro verso di me con forza e sento che un po’ della forza che lo tiene legato alla scala sta cedendo. Un’altra spinta verso di noi e Mark mormora parole intelligibili su una povera donna imprigionata che deve aiutare o finirà all’inferno.
Attraversiamo la parte vecchia del cimitero con lui in queste condizioni, per fortuna che Jack l’ha visto!
“Tra poco saremo fuori.”
Mormoro a Jack.
“E  questa storia sarà finita.”
Attraversiamo anche la porta nuova, mentre la neve inizia a scendere, e finalmente siamo fuori dal cimitero.
“Avete rischiato di rimanere chiusi dentro, non sapevo ci fosse qualcuno.”
Ci dice sorridendo il custode.
“Cos’ha suo marito?”
“È stato quasi risucchiato dalla scala verso l’inferno.”
Rispondo io, il volto dell’uomo si distorce in una smorfia.
“Succede con i forestieri, vostro marito non è di qua, vero?”
“No, è californiano.”
“Capisco.”
Ci salutiamo con un cenno, io vado verso la macchina presa a noleggio e lui verso il cimitero.
Arrivati lì io mi metto alla guida e lego ben stretto Mark al sedile passeggeri, Jack sale dietro.
Bene, siamo tutti in macchina.
Io parto sgommando e cerco di mettere più chilometri possibile tra me e la scala maledetta, in modo che anche Mark si senta meglio il prima possibile.
Dopo dieci chilometro nel bel mezzo di una tempesta di neve lui torna in sé.
“Come mai siamo in macchina?”
Mi chiede.
“Ho finito di parlare con mia nonna.”
“Sì, l’avevo capito. Ma perché l’ultimo ricordo che ho prima di essere qui è di essere nella parte vecchia del cimitero?”
Io e Jack ci scambiamo un’occhiata.
“Mettiamola così, Mark, volevi tanto andare all’inferno.”
“Non ti capisco.”
“Beh, nel cimitero c’è una vecchia leggenda che racconta di una scala che va verso l’inferno su cui sostano le anime espulse verso l’inferno. Le anime cercano di corrompere le persone per aiutarle, ma non appena si mette piede sulla scala si viene risucchiati in un altro mondo e l’anima è libera.
Tu avevi una gran voglia di salire quella scala.”
Lui rabbrividisce e so che non è per il freddo.
“Ma perché stando con te si finisce sempre in queste situazioni?”
Geme lui, facendomi sbuffare.
“Invece di ringraziarci per averti riportato qui ti lamenti?”
“Grazie a tutti e due.”
“Così va meglio.
Cavolo, mi sa che dovremo fermarci, questa nevicata sta diventando una vera e propria tormenta!”
Mark annuisce.
“C’è un motel lì, fermiamoci.”
Io annuisco, metto la freccia ed entro nel parcheggio del motel, pieno di macchine.
Abbiamo tutti bisogno di riposo.
Ignoro che lì non troveremo né pace né riposo.

Angolo di Layla

Ringrazio DeliciousApplePie per la recensione.

 

   
 
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