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Autore: TanatosWyrda    03/03/2014    1 recensioni
AU Destiel .
Taaaanto Angst.
Lonley!Cas badass!Dean.
"Avrebbe voluto prendere a pugni il muro, se i suoi arti non fossero stati così pensanti.
Ogni sua volontà , persino di autodistruzione era stata neutralizzata dall’alcool.
Dean stava seduto sulla spazzatura, incapace di reagire all’odio per se stesso che lo corrodeva. Avrebbe anche voluto piangere , per tutte le volte che nella sua stupida , dannata , schifosa – soffocò un singhiozzo- esistenza , era stato sbagliato."
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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  8. tryin' to find a way
 
 
 
 
 
La domanda rimase senza risposta.
Bathazar salì sul letto e iniziò a saltellarci, cercando di afferrare le mutande che lo guardavano,penzolanti.
Cas lo guardò per qualche minuto , lo sguardo vacuo, poi si stiracchiò e scese dal letto.
Doveva cercare anche i suoi vestiti.
Fortunatamente Bathazar , preso com’era nel fare tutto e subito, non si era preso la briga di gettare teatralmente anche gli indumenti di Cas per la stanza , ma li aveva semplicemente gettati sul pavimento della camera.
Cas inizò a raccoglierli , cercando , nell’indossarli, di ignorare la puzza di sudore e di sesso di cui erano impregnati .
Mentre si aggiustava la cravatta davanti allo specchio del salotto vide dietro di lui l’amico, vestito di tutto punto, appoggiato allo stipite della porta che lo guardava , con aria malinconica.
Finse di non aver incrociato il suo sguardo , nel riflesso e tornò a guardare i suoi grandi occhi blu, cercando di scorgere in quel mare vuoto, almeno l’ombra di ciò che era.
“Cas, ti ricordi di quando eravamo bambini? E giocavamo al dottore”  .
Cas si girò verso l’amico che , sorrideva , con l’aria di chi , la sapeva lunga.
E , ridacchiando continuò “avrei dovuto capirlo subito che ti piacevano cerchi giochetti, avremmo potuto divertirci molto tempo fa” .
Cas continuò a guardarlo inespressivo.
“ Va beeene Cas,ho capito , faremo finta che non sia successo niente e che il tuo culo sia ancora vergine, contento? ,concluse Balthazar senza smettere di sorridere.
Ma questa volta a Cas non sfuggì la nota amara che stonava , col sorriso spavaldo dell’amico.
“Io … è meglio che vada,non c’è bisogno che tu venga con me. Prenderò il pullman, conosco la strada.”
E , prima che Balthazat potesse fermarlo, era già uscito.
 
Balthazar rimase dov’era , a fissare la porta che si era appena chiusa, continuando a chiedersi perché non era abbastanza per Cas, perché non lo era mai stato.
 
 
 
 
 
 
 
Cas si era seduto sui primi sedili del pullman, - non gli piaceva stare in fondo, non gli piaceva sentirsi trascinato, preferiva stare davanti e guardare la strada che, man mano che il pulman avanzava , pareva scomparire dietro il finestrino -  .
Ma questa volta gli alberi del viale che sfrecciavano fuori dal vetro non destavano alcun interesse.
Castiel Novak fissava il vuoto. I vialetti  , le case , il bambino col palloncino : la vita scorreva davanti agli occhi di Castiel, ciechi rispetto a tutta questa bellezza.
Nella sua mente i ricordi della sera precedente si intrecciavano a quelli della sua infanzia, formando una grande e intricata matassa che , con la fronte corrugata, l’uomo non riusciva a dipanare.
Aveva sempre pensato che chiunque, se solo gli avesse donato un po’ del suo tempo e delle sue attenzioni, sarebbe riuscito a renderlo felice.
Ma allora perché si sentiva ancora più solo?
Nemmeno il suo amico di una vita ci era riuscito.
Si era gettato fra le sue braccia in cerca di quel calore, quella sensazione di essere amato , di sentirsi al sicuro che era andato cercando per tutta la vita.
 Forse una volta… quella sera, in quel pub…
Cas si costrinse a pensare al altro.
Faceva ancora troppo male.
 
 
Non si accorse nemmeno di essere arrivato alla sua fermata, e , sovrappensiero, non si accorse nemmeno di essere sceso .
Sentì solo il motore ripartire, e una folata di vento alle sue spalle.
Alzò lo sguardo verso  l’enorme condominio che , come un gigante, incombeva su di lui, proiettando l’ombra sul vialetto .
 
Sospirando salì le scale, fino al suo appartamento e lì si gettò sfinito sul suo letto.
Era domenica, avrebbe dovuto andare a messa, ma , l’idea di incontrare il resto della sua famiglia in quella cappella così fredda non era proprio una bella prospettiva, soprattutto dopo una notte come quella.
Chiuse gli occhi, lasciando che il senso di colpa si perdesse nel flusso dei suoi pensieri, fino a quando questo non lo portò nel mondo dei sogni.
 
 
 
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Dean aveva lavorato tutta la notte.
Finalmente alle cinque era potuto tornare a casa, e , per una misera oretta , dormire.
Ma di quei tempi  doveva ritenersi fortunato se riusciva a riposare quattro ore al giorno.
Gli parve di essersi appena addormentato quando la sveglia suonò.
Da quando suo padre era tornato le cose andavano così.
Era tornato qualche settimana fa, piombando nell’officina di Bobby, ubriaco e drogato, chiedendo dei soldi.
Non avrebbe saputo dire cosa gli aveva fatto più male, vederlo tornare così, di colpo, o vederlo così.
Erano passati sette anni dall’incidente, lui era ancora piccolo e Sammy era ancora nella culla.
Nessuno sapeva bene cosa fosse successo, Dean si ricordava solo del poliziotto che si era presentato alla porta. Con la sua uniforme nuova di zecca. E , dandogli una carezza gli aveva detto che l’auto di sua madre era finita giù da un burrone e che, probabilmente , anche suo padre era con lei.
Dean in quei giorni era stato troppo impegnato a prendersi cura di Sam per prendere in considerazione la possibilità che John fosse ancora vivo.
John glielo diceva sempre: “ prenditi cura di Sam, Dean”. E lui non aveva mai smesso.
Era sempre stato il suo eroe, il Papà , il Militare, lo aveva sempre ammirato e , fin da bambino, si era sempre ripetuto che da grande avrebbe voluto essere come lui.
E adesso eccolo lì, prima  nella clinica per disintossicazione, poi in ospedale.
Con il fegato pressoché andato, distrutto dall’alcool.
E lui , da bravo figlio maggiore, ogni mattina andava a trovarlo, gli portava i cambi, senza mai però , scambiarci una parola.
Non aveva nulla da dirgli .
 
Quella mattina suo padre pareva piuttosto di buon umore, con i suoi occhioni grandi e profondi osservava interessato il macchinari che lo circondavano e lanciava occhiate languide alle infermiere che passavano.
Non che fosse un don giovanni, John amava ancora Mary, ma era sempre stato un po’ farallone.
Quando Dean entrò lo salutò con un gran sorriso.
“ Ciao Dean, come stai?”
Il figlio gli lanciò un occhiataccia, sopra le grosse e nere occhiaie.
Ma John  continuò, deciso: “ Dean, lo so che sei arrabbiato con me ma…”
Dean lo fulminò con lo sguardo: “Papà , stai zitto. Non osare dire una sola fottuta parola.
“ Dean io…”
“ Ti ho detto di stare zitto!” urlò.
John trasalì.
La voce di Dean era rotta e gli occhi lucidi, traboccanti di rabbia, lasciavano trasparire la delusione e la frustrazione che, solo per quel momento, parve ravvivarli, facendoli brillare come una volta.
 
 
Dean uscì dall’ospedale, le man tremanti e gli occhi arrossati, e sollevò lo sguardo verso il cielo plumbeo , in cerca di consiglio.
 
Era stato forte per troppo tempo.
Si era sempre preso cura di tutti.
Non si era mai lamentato,-la famiglia prima di tutto- .
Ma ora stava crollando. Lo sentiva
Aveva bisogno di qualcuno .
Non voleva più essere solo.
 
Dean Winchester , guardando il cielo, pregava il Dio in cui non era mai riuscito a credere.
 
 
 
 
 
 
 
Nda. Aggiornamento prima del previsto (?) ero ispirata spero che continui a piacere questa storia , sto cercando di sviluppare la trama, dare un senso <3
Avevate chiesto Dean e ve lo avevo promesso: è un Dean piuttosto distrutto,ma tanto Cas is going to raise him from perdition (?)
Ho cercato di fare dei capitoli un po' più lunghi come mi è stato chiesto, ma credo proprio che non sia la mia specialità xD 
Bacio a tutte <3
 
(Recensioni bene accette. <3 )
   
 
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