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Autore: Dulcamara_KR    04/03/2014    1 recensioni
L'Anello si accende ancora una volta al suo Richiamo, ma il richiamo si interrompe all'alba di un nuovo silenzio.

E le mani di Sméagol si sciolgono, ma il tesoro rimane per sempre.
[Raccolta diaristicaFrodo Baggins e Gollum.]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Gollum/Smeagol, Smeagol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elen síla lúmenn' omentielvo.
L'anemone di una memoria che non avvizzisce

 


 
C.C. 1418, Terza Era - 23 settembre, Contea.

Casa Baggins è lontana.
Il profumo tenue di quei cespi sempreverdi che mi abbracciavano in un dolce sapore mattutino si insinuano nella mia mente come un ricordo distante, o ancora troppo vicino per essere dimenticato. Sento il vociferare gioviale della Contea estinguersi sempre più rapido, il fumo delicato di ogni sua brezza intensa reclamare un tenero sussulto in questa mia mente ora estranea e confusa, spoglia o perduta chissà dove, mentre osservo questo mio corpo mai macchiato dal tempo attraversare frontiere impervie, terre selvagge, sentieri inospitali nei quali i nostri occhi mai hanno visto dimorare un passante, un viaggiatore casuale, uno spirito errante in festa, se non sagome spettrali mai bagnate da quel buon sapore che la Contea adagiava sulle nostre bocche allegre.
Soltanto i Luminosi hanno illuminato il cammino, saziando le nostre bocche affamate, regalandoci una briciola della loro grande sapienza e condividendo quel frammento di sentiero che Gildor, l'elfo, tracciava verso Gran Burrone.
Ma le tracce sono scomparse in fretta; per me, per Sam e per Pipino, che abbiamo visto davanti a noi un mondo ed una strada del tutto ignoti.
Mi chiedo cosa mi abbia condotto ad abbandonare la dimora che allora mi accolse, quando tu madre decidesti di inoltrarti nel sentiero del non ritorno, porgendomi nelle braccia di quell'ostinato avventuriero e maldestro scribacchino che oggi riconosco come un padre coraggioso e spesso, aggiungo, anche un po' imprudente.
Tuttavia, immagino che la vita riemerga sempre con un addio, nello stesso istante in cui i nostri letti sembrano abbracciarci eterni e le nostre coperte si sollevano a proteggerci dalle tempeste dell'abbandono, della fuga, dell'orrore, del tempo.
Forse è davvero giunto il momento di lasciare ciò che mai ho posseduto, ma che spesso mi ha tenuto al caldo come nel morbido ventre di una madre.
E' giunto il momento di abbandonare quei passi che avanzavano irrequieti sul manto verde dei prati sulla collina, le acque scroscianti ad abbeverare le più stanche e soleggiate giornate come una piacevole linfa sempre nuova, quelle labbra mai asciutte sempre pronte a baciare un fiato di erba pipa, a brandire un sorso dell'oro più pregiato nei banchetti traboccanti di fine estate.
Il volto pallido del tempo mi ha raccolto, ha rubato i miei istanti e mi ha proiettato dove il mio sguardo mai era stato capace di giungere: fuori dalle lande incontaminate della Contea, oltre il confine di ogni paesaggio più tranquillo che il Decumano Ovest ci partorisse, che Hobbiville ci regalasse.
Via Saccoforino si trasforma ora come nella parte più piccola di un lieto scenario che mi appare sempre più distante; e distante è la mia casa, distanti sono quei fogli dispersi che zio Bilbo dimenticava sul pavimento come polvere mai tolta, e distante è quel sapore del buon vino di famiglia che la nostra dispensa raccoglieva come dono prezioso.
Distante è anche il sorriso di Hobbiville.
Sì, perché non chiamarlo sorriso?
Il suo conforto, il suo abbraccio caloroso, il suo sguardo sempre attento, risoluto, sereno, materno.
Sarei dovuto essere più cauto, avrei dovuto preservarlo meglio e portarlo con me lungo questo viaggio che non so dove mi condurrà, che non so se mi concederà il sollievo di guardare indietro, al passato, alla gioventù da semplice hobbit comune lasciata alle mie spalle come lascito che mi sono imposto di non dimenticare; ma non ci sono parole di conforto su questo sentiero, non ci sono risposte chiare ad alleggerire questo peso sconcertante che mi sembra di non conoscere, che mi sembra di indossare senza identificarne i colori, le sfumature, le battaglie più invisibili che vi si celano, che non giungono alla mia forse insignificante comprensione.
Cosa dovrei conoscere?
Cosa dovrei comprendere?
La giunta di questa fatalità improvvisa della quale non ne identifico la meta?
Il significato insito in questo strano anello dorato che porto con me per chissà quale lontana ragione, che sto conducendo verso un destino già scritto del quale non ne conosco la storia?
Sono in balia del suo sguardo imprevedibile, dell'oscuro, del remoto, di questa insanabile mareggiata che ora come non mai emerge con tutta la sua forza più nascosta.
E sono naufrago, figlio di terre sconosciute.
Ma i Baggins non cadranno nell'oblio, nella dimenticanza, nella più vana dissolvenza.
Porrò fine a questo Destino, qualunque sia la sua ignota natura, portando sulle spalle il medesimo messaggio che sarà capace di distruggerlo.

Senza timore,
senza rimorsi,
senza paura.
   
 
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