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Autore: fanny_rimes    04/03/2014    4 recensioni
Damon e Lorenzo, una coppia che ultimamente ispira la mia fantasia.
La prima shot è ambintata nelle celle della Augustine; la seconda è una What if? della 5x14.
La shot #2:
[Migliore angst al contest Angst Vs fluff, indetto da Jo_gio17]
Buona lettura ♥♥♥
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Enzo
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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♦ Personaggi: DamonxEnzo;
♦ Genere: Fluff, Inttrospettivo;
♦ Avvertimenti: Lieve accenno di slash (ma solo se siete delle slashomani compulsive come me!)
 

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Insieme
 



Dolore. Giorno dopo giorno, sempre più dolore. Se non fosse stato un vampiro, probabilmente non avrebbe superato neppure la prima notte; se fosse stato una persona normale, adesso non starebbe sopportando tutto questo dolore.
Ma lui non era umano e mai come in questi momenti, in cui la sofferenza diveniva insopportabile, aveva desiderato di poter porre fine alla sua immortalità, di essere un semplice uomo di nessun interesse per la Augustine.
Invece era un mostro, questo ripetevano quei sadici dottori ogni volta che lame affilate, strumenti di tortura e sieri infettivi penetravano nella sua carne, mentre il suo corpo soccombeva e la sua natura sovrannaturale gli impediva di morire.
Damon gemeva piano sul pavimento lurido della sua cella. La maglia logora era strappata in più punti; i capelli, incrostati del proprio sangue, una massa aggrovigliata color dell'ebano; mani e braccia completamente ricoperti di tagli e ferite che tardavano a rimarginarsi per la misera quantità di sangue che giornalmente gli veniva somministrata.
«Presto ce ne andremo di qui.» La voce di Enzo gli giunse dalla cella accanto. «E ci vendicheremo di ogni tortura subita in quel dannato laboratorio.» Il suo tono era calmo, come se fosse certo che prima o poi tutta quella sofferenza avrebbe trovato sfogo sui suoi rapitori.
Suo malgrado, Damon si ritrovò a sorridere, ma subito dopo un violento accesso di tosse gli squassò il petto, mentre una lancinante fitta di dolore lo immobilizzava al suolo.
Si pulì le labbra con la manica e, quando abbassò lo sguardo, vi scorse piccole macchie vermiglie su tutta la stoffa. «Ne stai tenendo il conto?» mormorò a fatica.
«Di ogni singolo taglio.»
Non senza difficoltà, Damon si trascinò sul pavimento finché non riuscì ad appoggiarsi contro la parete che lo divideva dall'altro prigioniero. Anche se la fredda pietra li separava, riuscì ad avvertire la presenza del vampiro alle sue spalle e quel pensiero parve farlo sentire meglio. Forse non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma sapere che non era solo, ascoltarlo mentre affrontava tutto quello con molta più forza di quanta ne avesse lui, lo aiutava a tenere duro. Lo distraeva dalla voglia di strapparsi il cuore dal petto per mettere fine a tutto quel dolore
«A che stai pensando?» L'eco delle parole di Enzo rimbombava attraverso la stanza vuota, ma a Damon parvero come ovattate. 
Le palpebre erano diventate pesanti e desiderava ardentemente una notte di riposo, anche se sapeva che presto sarebbero tornati a prenderlo.
«New York» rispose con voce trasognata.
Enzo rise. «È stato questo favoloso panorama ad ispirarti?» 
Damon gettò un'occhiata alla stanza, anche se ormai ne conosceva a memoria ogni singola crepa: qua e là, perdite d'acqua avevano formate pozze maleodoranti; aloni di muffa e sporcizia macchiavano le pareti ingiallite e le tracce del loro sangue erano un po' ovunque sul pavimento e sulla pietra. «Forse tutti questi mesi di prigionia hanno sviluppato la mia fantasia» commentò.
Enzo si raddrizzò contro la parete. «Io immagino un prato verde, un cielo di un azzurro profondo e un arcobaleno splendente ad attraversarlo. Non avrei mai pensato che la luce del sole potesse mancarmi così tanto» confessò.
In un'altra situazione, Damon avrebbe riso di lui. Ma adesso, imprigionato in quella cella che, giorno dopo giorno, pareva diventare sempre più angusta, riusciva a capire bene quello che l'altro provava.
Tese una mano infilandola tra le sbarre, stando attento a non toccare l'acciaio intriso di verbena. Le dita grattarono piano sul pavimento lurido, come alla ricerca di un po' di libertà da quella prigione. Stava per ritirarla, quando scorse quella di Enzo unirsi alla sua.
Le dita del vampiro lo sfiorarono piano, carezzandogli la pelle ferita sul dorso. 
Il suo primo istinto fu quello di scostarsi, ma quel contatto in qualche modo parve dargli una forza che non provava da tempo. Voltò la mano ed Enzo prese a disegnare piccoli cerchi sul suo palmo. Il suo tocco, così leggero, pareva infondergli uno strano calore che lo attraversò come una scarica elettrica.
In quel luogo, in quella vita così lontana da quella che aveva vissuto fino a un attimo prima di conoscere la Augustine, quel tocco soffice che un tempo l'avrebbe ripugnato adesso sembrava l'unica fonte di quella felicità che da troppo gli era negata.
«Non smettere, ne ho bisogno» sussurrò e avrebbe dovuto vergognarsi per quella debolezza, lo sapeva, ma sentiva anche che Enzo lo capiva. Perché ne aveva bisogno tanto quanto lui.
L'altro intrecciò le dita alle sue, stringendo forte come se da quella presa ne dipendesse la propria vita, come se non avesse voluto lasciarlo andare mai più.
«Arcobaleni e verdi colline, deve essere un bel posto. Vorrei andarci un giorno.» Damon si accorse che la sua voce era roca.
«Ci andremo insieme. Faremo una breve sosta mentre viaggiamo verso New York» fu la risposta dell'altro.
Damon sorrise.
Insieme. Era a quello che doveva aggrapparsi.
Erano insieme. E quella sarebbe stata la loro forza.
 


My friend, my cellmate, 
the only soul with whom I'd connected with 
in all those years of captivity.
(Fifty shades of Grayson, TVD)



Note: Il riferimento all'arcobaleno e alle verdi colline si rifà alla conversazione tra Damon e Alaric nella 3x19, in cui
Rick descrive in questo modo il luogo in cui il vampiro conduce Roso subito prima di ucciderla.
   
 
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