Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: LovelyLullaby    04/03/2014    2 recensioni
Liverpool, 1958.
Angel conduce una vita normale: scuola, compiti per casa, una famiglia un po' particolare, passeggiate al parco, un'amica all'apparenza insostituibile.. manca solo una cosa: un po' di sicurezza in più.
Un affascinante Teddy boy le farà battere per la prima volta il cuore e le cambierà per sempre la vita, non sempre attraverso strade spianate...
Una storia di due vite che si intrecciano nella Liverpool del dopoguerra.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ogni tanto i nostri sguardi si incontravano in autobus, ma non avevo il coraggio di parlargli. Mi sentivo inutile, la mia timidezza limitava alla grande le mie possibilità di parlare e di vivere una vita appieno. Sentivo che tra me e il mondo ci fosse una specie di specchio, che congelava la mia intraprendenza e   bloccava la mia voce.
Certi pomeriggi lo sentivo in fondo al bus che suonava con un suo amico, a mio parer più piccolo, George, e sorridevo, perché trovavo avessero talento, erano speciali.
 
Un giorno decisi di rispolverare quel poco coraggio che avevo in me stessa e di sedermi in fondo, dove erano soliti suonare.
Era un pomeriggio di primavera, l’autobus era praticamente vuoto. Neppure Anna c’era, era andata a casa prima, mentre io avevo fatto un salto nella biblioteca dell’istituto. Loro solitamente salivano tre fermate dopo la mia e avrei potuto ascoltarli per circa una dozzina di fermate o poco più. Salii in autobus e scelsi il posto migliore: tutto doveva assolutamente funzionare, e così fu.
Mi sistemai e cercai di prepararmi. Un respiro per tranquillizzarmi e lo vidi salire, con George a seguito. Dio, era bello da togliere il fiato: pantaloni a sigaretta, stretti, perfetti, maglia bianca e giubbotto sulla spalla destra, mentre con la mano sinistra portava la chitarra. Il suo ciuffo nero e morbido ondeggiava ad ogni suo movimento, come avrei voluto passare una mano tra quei capelli color  ebano. Notai che aveva le orecchie leggermente sporgenti, ma non era un difetto: non stonava con la sua figura.
Quando mi soffermai a guardare il suo viso, trattenni il respiro: o era l’agitazione, o i suoi occhi erano ancora più belli del solito. Mi ci sarei persa per ore. Le sue labbra, quelle bellissime labbra rosee ce si schiudevano in meravigliosi sorrisi ad ogni battuta del compagno. Lo ammiravo profondamente: per la sua sicurezza, per la sua disinvoltura a camminare tra la gente. Sembrava proprio avesse tutto ciò che a me mancava, e per questo mi sentii un po’ inadeguata a meritare la sua attenzione.
Si avvicinavano al fondo del bus e già estraevano le chitarre dalle rispettive custodie, tanto desiderosi erano di suonare. Lo stavo osservando con aria sognante, quando lui, cercando con lo sguardo il miglior posto per sedersi, andò ad incrociare con il suo sguardo i miei occhi.
Per un attimo sembrò sobbalzare e si fermò pochi istanti: la mia mano si chiuse a pungo e cominciò a sudare, mentre lui accennò con un sorriso:
-“Ciao Angel...” Lo sussurrò appena, come se non volesse farsi sentire. Mi sentii morire.
-“Ciao Paul…” fui altrettanto delicata. Il tutto sembrava così irreale; il mondo si era fermato e la nostra timidezza si manifestava.
Il tutto durò una manciata di secondi, tempo in cui George arrivò e spinse avanti il suo amico ridendo e chiacchierando come era solito fare. Si sedettero due file dietro alla mia e cominciarono subito a suonare. Entrambi adoravano Elvis, ma qualsiasi canzone rock’n’roll per loro era da provare. Si scambiavano gli accordi imparati e poi sperimentavano. Approfittai dell’atmosfera che stava creandosi per voltarmi e guardarlo suonare: quando impugnava la chitarra era davvero il ragazzo più felice della terra, lo vedevo ancora più sicuro di sé, più che con gli amici. La musica era la sua vita, il suo mondo. Suonò “Twenty Flight Rock” divinamente, tanto che altre due tre persone, le poche presenti in autobus, si girarono a guardarlo. Era nato per stare su un palco, sotto le luci della fama.
Il tempo sembrò quasi volare e casa si avvicinava sempre più, così mi girai per sistemare la borsa, e tirai fuori lo specchietto. Lo puntai e vidi i due ragazzi parlare a voce bassa; George guardò Paul sorridendo, gli fece l’occhiolino e gli tirò una gomitata di incoraggiamento. L’autobus si fermò. Eccoci arrivati alla nostra fermata. Chiusi la borsa e mi diressi verso la porta, quando sentii una mano prendermi il polso. Mi girai,
Paul.
 
 
-“Hey, ti andrebbe… Ho visto che abiti anche tu qui, faresti la strada con me?”
Mi sentii le gambe gommose, come se non avessi più forza: lui era lì davanti a me, con i suoi grandi occhi da riflessi verdi… Come rifiutare?
 
-“Certo, perché no?”. Cercavo di essere il più calma possibile, ma non mi riusciva granchè bene. Dov’era Anna quando avevo bisogno di lei?
Scendemmo insieme dall’autobus. Insieme.
Il mezzo sparì dietro la curva e rimanemmo noi due soli a camminare lungo la strada. Ci fu un minuto di silenzio tremendamente imbarazzante, nel quale pensai a tutte le disgrazie possibili (ero una pessimista convinta; l’ennesimo dei miei tanti difetti), tra le quali la possibilità che mi stesse prendendo in giro e che mi abbandonasse lì nel giro di poco.
Ma a un tratto le sue labbra si aprirono e mi fecero passare ogni preoccupazione. Altro che timidone!! Paul era un vero chiacchierone, gli bastava pochissimo per mettere a proprio agio sé stesso e le persone intorno a lui. Da come parlava e si atteggiava sembrava che avesse una certa confidenza con il mondo femminile: mi ribollì il sangue nelle vene. Doveva avere molte ammiratrici. Eppure quando mi guardava  aveva sempre uno sguardo in cerca di conferma, di una mia approvazione. Che fosse una tecnica usata per ammaliare le ragazze e farle sentire importanti?
Stavamo chiacchierando del più e del meno, quando uscirono da un vicolo due individui: li conoscevo di vista, purtroppo. Due ragazzi i cui unici scopi nella vita erano creare fastidi e far cagnara in giro. Ogni occasione era buona per provocare una rissa. Cominciarono a guardarmi e a fischiare: perché dovevano rovinare un momento così meraviglioso?
-“Uh, ma che bella ragazza! Dai pollastrella, lascia perdere quel mocciosetto e vieni a fare quattro salti al porto con noi!”
Mi vergognai come non mai: avrei voluto sparire, scavarmi una fossa e nascondermi. Arrossivo, nonostante i miei sforzi a mantenere la calma.
-“Continua a camminare, non guardarli, fa come se non ci fossero e andrà tutto liscio.”
Sentii la voce di Paul sussurrarmi all’orecchio, era così tranquillizzante. Mi accorsi poi che la sua mano stava scivolando sul mio fianco e mi teneva stretta: mi stava proteggendo e io mi sentivo a casa. Il suo profumo mi inebriava e credetti di poter camminare a mezzo metro da terra. Lo guardai e lui mi sorrise.
Fortunatamente quei due scavezzacollo avevano di meglio da fare e dopo due battutine alquanto pesanti, alle quali Paul rispose stringendomi più forte, preferirono lasciarci in pace e andarono verso il porto, probabilmente a bere come spugne.
Desideravo restare accanto a lui per tutta la serata, avrei ripercorso Forthlin Road più e più volte, solo per sentirlo parlare e guardarlo sorridere, ma arrivammo a casa sua, dove, con tempismo perfetto, c’era il suo amico Lennon fuori ad aspettarlo.
Avvicinandoci, Paul cominciò lentamente a mollare la presa, lasciando scivolare la mano lungo la mia schiena, accarezzandola. John intanto, che aveva visto tutto, cominciò a scherzare:
-“Hey, Paulie, in dolce compagnia oggi? Ti sei per caso stufato di George?” Scoppiò a ridere e questa frase fece imbarazzare leggermente Paul:
-“Smettila scemo! Abita qui vicino, e vista l’ora ho preferito accompagnarla…” si guardò un attimo intorno per accertarsi che gli individui di prima se ne fossero andati.
-“Beh, non me la presenti?La ritieni così carina che possa fregartela?”. A John piaceva scherzare, ma non avrebbe mai tradito la fiducia del suo amico.
-“Certo, è che ho parlato fin’ora… Lei è Angel, l’ho conosciuta al porto.”
O mamma, si ricordava di quel pomeriggio, come me.
-“Incantato signorina, Il mio nome è John, John Lennon, l’amico bastardo della tua nuova fiamma” Fece una specie di inchino alquanto buffo. A John piaceva scherzare, ma riuscii ad intravedere un velo di insicurezza nei suoi occhi.
-“Beh Jonny, vado un attimo ad accompagnarla a casa, tu entra intanto, sicuramente troverai Jim.”
Salutai John che ricambiò con un altro strambo inchino e cominciammo a camminare verso casa mia, quando lo sentimmo urlare dall’uscio della porta:
-“Mi raccomando, Paulie caro, portala solo a casa, che non voglio diventare zio così giovane!”
Ero tremendamente imbarazzata. John pensava come Anna, solo che non si preoccupava di esibire i suoi pensieri in pubblico. Abbassai lo sguardo, cercando di ricacciare il sorriso nato dall’imbarazzo che mi era nato in volto, mentre Paul mandava a quel paese il suo amico, che sghignazzando era entrato in casa McCartney.
-“Ti prego di perdonarlo, John è fatto così…” Mi guardò con un sorriso imbarazzato, che mi fece sciogliere.
-“Tranquillo, è un tipo simpatico.” Gli sorrisi e tutto si sistemò.
Arrivati davanti a casa mia, vidi Anna che ci guardava dalla finestra di casa sua con un mega sorriso stampato in volto: non vedevo l’ora di raccontarle tutto. Era arrivato il momento di salutarci.
Come solito, non sapevo che dire, se non pregarlo di non andarsene, ma non volevo che facesse aspettare John, magari facendogli fare strani pensieri… Fortunatamente Paul sistemò tutto, come al solito. Mi si avvicinò e disse:
-“Grazie per la bella passeggiata. Sai, Angel, mi sembra di conoscerti da una vita. Sarebbe bello ripetere questo pomeriggio…”
Ripetere questo pomeriggio? Dico, ma stava scherzando? Lo avrei ripetuto fino alla morte. Le parole mi frullarono in testa, ma non uscirono da essa. Lui probabilmente intuì qualcosa, perché notai i suoi occhi brillare, ma tentai di trattenere l’emozione:
-“Sì, volentieri Paul..” Faticavo ancora a pronunciare il suo nome.
Lui sorrise e mi fece l’occhiolino, poi si girò e mi salutò:
-“Ciao Angel, ci vediamo!”
-“Ciao Paul, a presto…”
Lui cominciò a correre verso casa sua, mentre io mi sporgevo dal muretto per osservarlo finché non fu più raggiungibile dai miei occhi.
A quel punto potevo proprio esserne certa:
PAULIE, I FALL IN LOVE WITH YOU.
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Buonasera!! Ebbene, sono riuscita a postare il quinto capitolo.
Che dire, qui John viene presentato davvero e anche George si fa vedere.. Che bello!
Per questa settimana non posterò altri capitoli credo, causa scuola.. Oh mamma, al sol pensiero delle ore noiose del mio prof di algebra mi viene la nausea!
Che dire, spero vi piaccia, sono gradite recensioni :)
Io ora mi metto sotto le coperte a guardare Nowhere Boy! Ah, meraviglia!
Buona notte,
Chiara:)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: LovelyLullaby