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Autore: Illidan    26/06/2008    7 recensioni
Di come il principe Legolas fosse la disperazione di suo padre e come conobbe Aragorn, Gimli, Eomer, Faramir e Boromir dopo essere stato costretto ad andare a scuola da Elrond, e quel che ne seguì.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il primo giorno di scuola

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e (un po’ di più) coloro che hanno recensito la mia fic, ovvero:

 

@gittypanda: Ottima scelta per la traduzione! Non è che Elrond si aspetti che si ricordino tutto, lui vuole che si ricordino tutto, cioè parentele, regole e tutto quello che gli dirà, secondo le regole 19, 43, 44, 45, 46, 75, 84 e 85!

 

@Suikotsu: Non so se si ricorderanno di seguirla... La mammina per ora niente e Elrond è sempre così che si presenta, perchè è noiosissimo (come testimonia il libro che ha scitto, La noia assoluta). Certo che le ho pensate io le regole, in un momento di follia, ma questo è solo un dettaglio!

 

@beba7: Sì, le ho inventate io, dopotutto non è stato neanche così difficile: a parte la spinta della follia, il fatto è che una tira l’altra e così... Come mi è venuta in mente la 66? Buona domanda... Scherzo, ma ci stava bene, dopo tutte quelle che impedivano di essere qualcosa, questa doveva impedire di criticare, sennò ci sarebbero state delle liti e ciò contravveniva alle regole 6, 7 e 40!

 

 

                                                                                               Il primo giorno di scuola

 

Dopo che la madre lo ebbe miracolosamente guarito, Legolas andò a dormire nella sua stanza e si addormentò subito per la stanchezza, nonostante il letto fosse durissimo e le coperte piene di buchi.

La mattina Legolas andò in mensa e mangiò in fretta come gli altri, per finire prima che arrivasse Beorn poichè egli era capace di mangiarsi tutto il buffet in un secondo.

Poi Elrond li portò all’interno di un edificio al cui ingresso, sopra la porta, c’era un cartello che recava una scritta: Istirastes rin tew o isfe anglennol. Il suo significato è traducibile pressapoco così:“Sappiate alla lettera, oh voi che vi avvicinate.” Salirono delle scale a chiocciola e poi arrivarono in una stanza adibita a classe e si sedettero. Siccome andarono tutti nei banchi in fondo, Elrond spostò la cattedra in avanti e disse loro:“Quest’anno vi insegnerò le lingue e la storia della Terra di Mezzo ogni mattina, invece il pomeriggio Beorn vi insegnerà la lotta e le lingue degli animali. Cominceremo dalle lingue: per sapere a che livello le conoscete farete un breve test.” E consegnò a ciascuno dei fogli con esercizi di lingua corrente, elfico antico (altrimenti detto Quenya), elfico moderno (o Sindarin), Dunedain, nanesco, orchesco, dialetto di Rohan, di Gondor e della Contea.

Dopo un’ora, in cui aveva continuato a girare fra i banchi per impedire che passassero suggerimenti senza che lui li sentisse, ritirò le verifiche e disse:“Adesso passiamo a storia. Certamente sapete che il mondo iniziò con Ilùvatar e i suoi quattordici figli, i Valar, che erano nell’ordine: Manwë, Ulmo, Aulë, Oromë, Mandos, Lòrien, Tulkas, Varda, Yavanna, Nienna, Estë, Vairë, Vàna, Nessa. Eppure Eru, altro nome di Ilùvatar, generò un quindicesimo figlio, Melkor, che però non è annoverato tra i Valar e nemmanco gli fu affidato il compito di governare Arda con i suoi fratelli. Egli infatti desiderava distruggere la loro opera e sottomettere Elfi e Uomini, che erano stati creati da Ilùvatar, il quale ai secondi aveva concesso il dono della vita mortale. Gli Efli erano divisi in Eldar, Elfi del Grande Viaggio di Cuiviènien; Noldor, Elfi partiti per Aman; Avari, I Riluttanti che rifiutarono di prendere parte al grande viaggio; Sindar, gli Elfi Grigi e Teleri, Elfi che rimasero nel Beleriand. I Nani non esistevano fino a che il Valar Aulë li creò per contribuire alla creazione del Mondo. Ma Ilùvatar lo sgridò molto per questo gesto e...”

Mentre dunque Elrond parlava della nascita del mondo e descriveva tantissimi personaggi dai nomi noiosissimi, solo Faramir stava attento seppur con qualche difficoltà e prendeva appunti. Infatti Legolas e Gimli si scambiavano insulti a volontà su dei bigliettini, Boromir e Eomer discutevano della commestibilità del fieno e Aragorn scriveva una lettera d’amore a Arwen, la sua amata, che però, disgraziatamente per lui, era figlia di Elrond, il quale non sopportava questo fatto e cercava di evitare che si vedessero.

“Bla, bla, bla. Allora Legolas:quale dei Valar creò i nani?” domandò Elrond.

“Ah... ehr... beh... Il nome non me lo ricordo, ma era di certo il più stupido!” disse Legolas. Allora Gimli, che era nel banco di fianco, profondamente offeso, gli diede un pugno e cominciarono a pestarsi. Elrond allora prese dal cassetto della cattedra il mitico righello di mithril, forgiato da Durin I Il Senzamorte, primo signore di Moria in persona, e li fermò.

“Legolas, per punizione per la tua risposta irriverente nei confronti del tuo compagno scriverai 500 volte:- Sono un principe elfico, non uno stupido scaricatore di porto di Esgaroth-. Gimli invece mi dirà dove regnava Thingol detto Elwe mentre Melkor si era nascosto nel Thangorodrim?”

“Eh... uh... ah...” balbettò Gimli che non aveva la minima idea di quello che aveva detto Elrond.

“Nel Beleriand” bisbigliò Faramir per aiutare Gimli.

“Nel Balorderiand!” disse Gimli che aveva sentito male.

COME OSI INSULTARE LA TERRA DEL MIO ANTENATO!?! PER PUNIZIONE SCRIVERAI 1000 VOLTE:- IO SONO UN BALORDO E NON SO NEANCHE CHE COS’E’ IL BELERIAND!!!-” sbraitò Elrond “Adesso andate a mangiare: ne riparleremo domani.”

Tutti i giovani, tranne Aragorn, corsero fuori dalla classe rovesciando i banchi e le sedie e si precipitarono a mangiare, ma in mensa si fermarono inorriditi: per pranzo c’erano solo verdure e baccalà.

“Ma cos’è ‘sta storia? Perchè non c’è nemmeno un po’ di carne?” disse Legolas guardando con disgusto il baccalà ghiacciato.

“È inutile lamentarsi, Legolas, ti chiami così, giusto?” disse Aragorn arrivando con calma al tavolo del buffet “Beorn ama tutti i mammiferi e siccome mangia qui si arrabbierebbe alla vista di un prosciutto o qualcosa di simile.”

“Va bene, ma allora perchè non ci hanno dato pollo arrosto? Il pollo non è un mammifero!” si lamentò Eomer.

“Perchè il baccalà costa meno ed è più facile da trovare dato che vive nel fiume che passa in mezzo a Gran Burrone! Quindi mangiate senza lamentele o contravverrete alla regola 11!” disse Elrond che nel frattempo era entrato e stava prendendo del baccalà.

Con rassegnazione i sei giovani presero ciò che c’era e si sedettero a un tavolo per mangiare.

“Ma come facevi a sapere queste cose, Aragorn?” domandò Gimli.

“Beh, è molto semplice: io sono cresciuto quì.”

“Mazza che noia! Ogni giorno sto’ schifoso baccalà!” esclamò Legolas sollevando il pesce gelido e molliccio con le mani.

“Ma no, cretino! Il pesce c’è oggi perchè Beorn deve mangiare qua.”

“E di solito cosa c’è?” domandò Faramir.

“Tordo lessato!” sospirò Aragorn.

“Che schifo!” dissero gli altri in coro.

“Allora oggi ci è andata quasi bene.” disse Boromir.

“Come vorrei essere a casa mia!” sospirò Gimli.

“Beh, almeno qui è pieno di belle gnocche.” disse Legolas guardando il tavolo delle femmine. Ma fu subito punito da una righellata di Elrond sulla mano destra.

“Ma che ho fatto?!?” esclamò Legolas.

“Hai contravvenuto alla regola 93: non si guardano le ragazze!” disse Elrond dando un’altra righellata in testa a Legolas.

“E questa?” si lamentò il nostro eroe (vabbeh, lo chiamo così solo per non ripetermi).

“Perchè hai infranto anche la regola 25: non si usa un linguaggio scurrile.”

“Ma non ha detto che sono scorbutiche.” disse Boromir.

“Ho detto scurrile!” gridò Elrond colpendo anche Boromir.

“Vuol dire volgare.” bisbigliò Faramir al fratello.

“Comunque potrei invitarne qualcuna a un rodeo a Rohan.” disse Eomer.

“Regola 20: non si invitano le ragazze in alcun luogo!” disse Elrond colpendo anche lui.

“OK, Elrond, abbiamo capito ora puoi anche tornare a sederti.” disse Aragorn. Quando Elrond se ne fu andato, ricominciarono a parlare.

“Ma davvero sei cresciuto quì, Aragorn?” chiese Eomer.

“Sì. Purtroppo mio padre morì prima che io nascessi e fui ospitato con mia madre da Elrond, che è il mio pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-prozio. Mia madre è ormai morta da più di dieci anni e Elrond è tutta la mia famiglia.” disse Aragorn con tono da soap-opera.

“Ma allora sei parente anche di Galadriel?” chiese Faramir.

“Sì, ma molto alla lontana.”

“Senti, ma perchè non te ne sei andato da questo posto orrendo?” chiese Gimli “A casa del mio avarissimo cugino di quarto grado e zio Dain si mangia molto meglio!”

“Beh, perchè... ehm... ma sì avete capito, no?” farfugliò Aragorn sudando e indicando con cenni del capo Arwen, che era seduta a capo tavola del tavolo delle femmine.

“Sei... impazzito di noia?!” chiese Boromir.

“Ma no, cretino! È ovvio che si è innamorato di Arwen!” disse Legolas.

“Shhhh! Se mi sente Elrond mi legna!” bisbigliò Aragorn.  

 “Ma è la tua prima fidanzata, eh? Si vede che non sai come trattare i padri incacchiati.” disse Legolas con fare malizioso.

“Ah, sì? Perchè tu quante ne avresti avute?” chiese Gimli, guardando Legolas di traverso.

“Circa 1000... e tu, caro nanetto?”

“Fra noi nani il fidanzamento è una cosa seria! Quando ti fidanzi con una nana devono essere tutti d’accordo. Poi i familiari della fidanzata ti danno due abiti: uno per il matrimonio, che dovrà essere celebrato dopo 20 giorni, e uno per il tuo funerale, che sarà subito celebrato se ci ripensi!” disse Gimli di rimando “Perciò, siccome sono ancora giovane, non ho la minima intenzione di fidanzarmi. Immagino invece che fra voi elfi sia tutto più facile, eh?”

“In teoria no, ma in pratica... Insomma io sono figlio di re Thranduil, sono principe di bosco Atro, ho una valanga di soldi e sono anche molto figo... Perciò sia le donne elfiche sia le umane fanno la fila per me. Ma siccome nessuna di loro potrà mai piacere a mio padre, lui non mi obbligherà mai a sposarmi!” disse Legolas.

“A Rohan per conquistare una donna bisogna suonare il violino sotto casa sua, farsi vedere da lei mentre si compiono grandi imprese e riuscire a disarcionare suo padre o suo fratello. Perciò non è molto facile neanche per me che sono il nipote del re.” disse Eomer.

“A Gondor è usanza portare alla fidanzata o teste di orchetti per dimostrare il proprio coraggio...” disse Boromir.

“... o suonarle un’antica serenata per mostrarle la propria cultura.” concluse Faramir.

“Fra i raminghi non c’è nessun usanza, essendo che viviamo da soli.” disse Aragorn “Arwen si è innamorata di me perchè l’ho eroicamente salvata da centinaia di goblin.”

“Tutti da solo?” chisero in coro gli altri.

“Ehm... beh... a dire il vero no perchè mi ha aiutato Arwen, che sa tirare bene di spada...” disse Aragorn diventando rosso.

Pfff... AH, AH, AH, AH, AH, AH!!!!” risero gli altri.

“E questo sarebbe stato un grande salvataggio?!?” disse Legolas.

“Ma taci tu che certamente non avrai mai combattuto contro i goblin!” esclamò Aragorn.

“Per la precisione a Bosco Atro c’è solo la caccia al ragno gigante.” disse Legolas.

“Vivi a Bosco Atro? Allora, purtroppo, siamo abbastanza vicini.” disse Gimli.

“Perchè, tu dove vivi?” chiese Legolas.

“Sui Colli Ferrosi. Sono figlio di Gloin, re di quella regione.”

A questo punto cominciarono a raccontarsi da dove venivano e di che famiglia e stirpe erano.

Aragorn passava la maggior parte del suo tempo a Gran Burrone, la casa di Elrond. Per il resto girovagava per le terre del’estremo Nord.

Eomer viveva a Edoras, capitale di Rohan.

Boromir e Faramir a Minas Tirith, capitale di Gondor.

Beorn invece passava la vita in uno spazio indeterminato nel Nord della Terra di Mezzo, ma passava sempre la metà dell’inverno nella Carroccia, la sua casa, spiegò Aragorn che già conosceva il bestione.

Mentre i sei ragazzi parlavano, entrò Beorn, non prese nemmeno un piatto e si avventò sul pesce divorandolo in un secondo e lasciando il tavolo completamente vuoto (i cuochi non trovarono mai più il cucchiaio che avevano messo per prendere il baccalà!).

“Adesso capisco perchè Elrond fa tanta economia: con questo mangione qua il buon cibo sarebbe sprecato.” disse Eomer.

“SALVE RAGAZZI! SIETE PRONTI PER LA LEZIONE DEL POMERIGGIO?” esclamò Beorn dando una così terribile pacca sulla spalla a Legolas che gli fece sbattere la testa contro il piatto pieno di baccalà.

“Dai sù! Andiamo!” disse poi l’enorme uomo “Seguitemi!”

 E camminarono attraverso Gran Burrone, uscirono da Gran Burrone e si allontanarono da Gran Burrone. Mentre camminavano Gimli e Legolas, senza essere sentiti, discutevano di alcune cose.

“Ma quindi è tuo padre quello che ha messo nelle sue prigioni Gloin con i suoi 12 compagni nani? È proprio quel Thranduil?” chiese Gimli a Legolas.

“Sì, sì, proprio quello!” rispose Legolas, ignaro del pericolo.

“Erano anni che aspettavo questo momento.” disse Gimli e diede uno schiaffo a Legolas con un guanto “Ecco: io, Gimli figlio di Gloin, ti sfido a duello! Sta a te scegliere l’ora, il luogo e l’arma.”

“Ma mi fai proprio ridere nano! Comunque, va bene! Domani mattina all’alba nel cortile del discorso di Elrond e sarà una lotta a mani nude.” disse Legolas pensando che Gimli scherzasse.

“Però ci servirà un arbitro... Prenderemo Aragorn perchè non è ne scemo nè troppo ligio alle regole. Gliene parlerò stanotte.” concluse Gimli e si allontanò dall’elfo che ridacchiava.

Percorsero alcune miglia di campagna e di boschi, di pianura e di colline e alla fine, tutti esausti meno Beorn, si sedettero in una radura in mezzo agli alberi.

“Bene, ora che siamo arrivati, vi spiegherò il programma: nei giorni pari sarete con me per la lotta e i richiami dei mammiferi e in quelli dispari con lo stregone Radagast il bruno per studiare la lingua degli uccelli. Oggi si comincia con la lotta.” spiegò Beorn.

“Combatteremo contro di te?!?” chiesero in coro i giovani preoccupati.

“Ma certo che no! Ci arriverete per gradi alla mia forza.”

“Meno male!” sospirarono i ragazzi.

“Comincerete affrontando animali da me addestrati.”

“Ma così saranno fortissimi!” si lamentarono.

“Ma no! E inoltre gli dirò di non farvi troppo male. Bene! Toglietevi tutte le armi di dosso!” disse Beorn.

Quando si furono tolte le armi, Beorn fece uno strano verso (“Squuuoooiiit”) e dal bosco uscì un terribile... minuscolo scoiattolino con la coda rossa!

“E questo dovrebbe essere il nostro avversario?!?” disse Legolas e tutti si misero a ridere.

Cinque minuti dopo erano per terra doloranti e Beorn li stava incerottando, mentre rimproverava lo scoiattolo:“Non avevo ancora detto -via-! E poi ti avevo insegnato a non prendertela per le offese!”

“Ohi, ohi... ma è stato lo scoiattolo a ridurci così?” chiese Boromir.

“Sì. E la colpa è vostra: non dovevate offenderlo!” lo rimproverò Beorn “Per oggi basta con la lotta: è chiaro che siete stanchi. Ora passiamo alle lingue dei mammiferi.”

“Sarà meglio...” dissero in coro.

“Allora: questo è il richiamo dello scoiattolo: squuuoooiiit! Prova tu Aragorn!” disse Beorn.

“Squuuoit!”

Dalla boscaglia si sentì un fruscio e sbucò un enorme orso bruno che riempì di botte Aragorn e gli altri principi prima che Beorn riuscisse a calmarlo.

Come se ne fu andato, Legolas domandò:“Ma che cosa è successo? Perchè è arrivato quell’orso? E perchè non l’hai fermato, Beorn? Con le tue sberle potevi stenderlo subito!”

“È arrivato perchè Aragorn ha sbagliato e ha detto un insulto in orsesco. E non l’ho fermato subito perchè era mio cugino. Ho cercato di farlo ragionare, ma si è calmato solo dopo avervi pestati a dovere. Mi dispiace, ma la colpa è vostra! Anzi è di Aragorn che ha sbagliato: era squuuoooiiit, con tre “u”, tre “o” e tre “i”!” disse Beorn “Riproviamo!”

Alle sei del pomeriggio i giovani principi, malconci e pieni di lividi, tornarono alla casa di Elrond con Beorn.

Erano talmente stanchi e affamati che mangiarono il baccalà senza obiettare e andarono tutti a letto. Tutti? Beh, non proprio...

“Ohi, ohi! Dannazione a quello stupido Beorn e ai suoi richiami! Siamo stati malmenati da orsi, tassi, scoiattoli, cervi, stambecchi, capre, mucche, tori, montoni, vitelli, talpe, topi, cinghiali e lepri! E naturalmente tutti addestrati da Beorn... Non vorrei che volesse ucciderci...” pensò Legolas seduto sul suo lett... ehm, sulla sua branda “Devo scrivere una lettera alla mamma e una ai miei soci.”

Si sedette al tavolino e alla debole luce di una candela scrisse queste due missive.

 

Cara mamma,

Qui sto abbastanza bene. Il menù non è molto vario, Elrond è un brontolone e Beorn è un po’ manesco. Ma per il resto sto bene (meglio di ieri). I miei compagni sono simpatici, eccetto uno stupido e chiassoso nano. Mi mancano i tuoi tortellini alle erbe aromatiche!

Come sta Jordan, no, volevo dire John, il nostro maggiordomo? E Galadriel? E papà? Digli che non gli ho messo io il tasso nell’armadio!

Salutami la mia amata Melania.

 

Mae govannen!

 

Tuo figlio,

                 Legolas

 

 

Ad Araldin, Imlelil e Adrenalin,

Come butta ragazzi?

Der me non c’è malaccioo. Non posso poprio lamenttrmi, a parrte il fatto ch vaccio fatica a soppartare il cibo di qui. Cià lla cuicina deella madre di Imlelil mi manca! Non sapete cuuanto!

Salutii,

Legolas

 

Naturalmente tutti hanno capito il messaggio cifrato contenuto nella seconda lettera, vero? Bastava guardare gli errori. Li avete visti? Cosa vogliono dire? Che Legolas non sa scrivere??? In effetti è un’ipotesi anche questa, ma guardando bene le lettere sbagliate cosa si può capire? Lo vedete il messaggio, ora?

Vabbeh, eccolo: “Portare foglie qui.”

Legolas usava un codice perchè il commercio delle foglie era vietato da tutte le leggi e perchè Elrond in persona apriva ogni busta che usciva ed entrava a Gran Burrone (come peraltro era scritto nelle regole 103 e 104). Legolas sperava di ampliare l’estensione del suo impero commerciale delle foglie includendo Imladris e le terre più a Ovest. Elrond, Celeborn e suo padre cercavano sempre di acciuffare almeno uno dei suoi complici, ma i loro agenti fallivano sempre.

Legolas andò a letto e si addormentò. Ma a un certo punto bussarono alla porta.

“Ma chi sarà a quest’ora?” pensò Legolas, siccome erano le sei del mattino.

“Insomma apri, elfo della malora! Dobbiamo combattere!” tuonò Gimli fuori dalla porta.

“Cosa??? Ma io credevo che scherzassi!” disse Legolas aprendo la porta e ricordandosi del duello.

“Niente scuse, elfo! Se sei troppo codardo per combattere, sarai bollato d’infamia per l’eternità.” disse il nano.

“Che cavolo hai detto???”

“Insomma, ha detto che dirà a tutti escluso Elrond che sei un vigliacco.” disse Aragorn.

“Si, va bene. Fate così... Yawn... NO, ASPETTATE, ASPETTATE!!!” gridò Legolas vedendo che Gimli aveva già svegliato gli altri ragazzi e glielo stava per dire. Si alzò e andò nel cortile dove già c’erano tutti gli altri.

“Così mi dispiaci meglio, elfo! Combattiamo!” disse Gimli.

“Un momento!” disse Boromir “Ci vuole un arbitro.”

“Sì, l’arbitro sono io.” disse Aragorn.

“Neanche per sogno! Sarò io a fare l’arbitro!” esclamò Eomer.

“Ma tu non ci capisci niente di duelli, casomai di tornei a cavallo! Io sarò l’arbitro!” urlò Boromir.

“Zitto, cretino!” disse Eomer e Boromir gli diede un pugno nello stomaco. Così mentre Eomer e Boromir si pestavano, Faramir cercava di fermarli, Aragorn andava di soppiatto da Arwen e Legolas e Gimli parlavano in un angolo del cortile.

“...E così tuo padre Thranduil non ti sta per niente simpatico, eh?” disse Gimli.

“No, per niente. Mi diverto un sacco a fargli degli scherzi terribili come mettergli un tasso nell’armadio. E invece tuo padre Goin ti sta simpatico?” disse Legolas.

“Si chiama Gloin! Però hai ragione: mi sta antipatico quasi come il mio avarissimo zio Dain.” rispose il nano.

“Allora smettiamola di odiarci per dispute dei nostri genitori e voltiamo pagina: d’ora in poi ci odieremo solo per i nostri motivi! Ti va bene caro stupido nano?” disse Legolas.

“Benissimo, caro elfo sottosviluppato.” rispose Gimli, stringendo la mano a Legolas.

Nel frattempo il trambusto causato da Eomer e Boromir che si picchiavano aveva svegliato Elrond che, suonando il gong, aveva riportato tutti alla realtà.

“Smettetela di picchiarvi, cretini!” urlò Elrond “Cominciamo proprio male la giornata!” esclamò dopo averli fermati a suon di righellate.

 

   
 
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