Ringrazio
tutti coloro che hanno letto e (un po’ di più) coloro che hanno recensito la
mia fic, ovvero:
@gittypanda: Ottima scelta
per la traduzione! Non è che Elrond si aspetti che si ricordino tutto, lui vuole
che si ricordino tutto, cioè parentele, regole e tutto quello che gli dirà,
secondo le regole 19, 43, 44, 45, 46, 75, 84 e 85!
@Suikotsu: Non so se si
ricorderanno di seguirla... La mammina per ora niente e Elrond è sempre così
che si presenta, perchè è noiosissimo (come testimonia il libro che ha scitto, La noia assoluta). Certo che le ho
pensate io le regole, in un momento di follia, ma questo è solo un dettaglio!
@beba7: Sì, le ho inventate
io, dopotutto non è stato neanche così difficile: a parte la spinta della
follia, il fatto è che una tira l’altra e così... Come mi è venuta in mente la
66? Buona domanda... Scherzo, ma ci stava bene, dopo tutte quelle che
impedivano di essere qualcosa, questa doveva impedire di criticare, sennò ci
sarebbero state delle liti e ciò contravveniva alle regole 6, 7 e 40!
Il primo giorno di scuola
Dopo che la madre lo ebbe miracolosamente
guarito, Legolas andò a dormire nella sua stanza e si addormentò subito per la
stanchezza, nonostante il letto fosse durissimo e le coperte piene di buchi.
La mattina Legolas andò in
mensa e mangiò in fretta come gli altri, per finire prima che arrivasse Beorn poichè
egli era capace di mangiarsi tutto il buffet in un secondo.
Poi Elrond li portò
all’interno di un edificio al cui ingresso, sopra la porta, c’era un cartello
che recava una scritta: Istirastes
rin tew o isfe anglennol. Il suo
significato è traducibile pressapoco così:“Sappiate alla lettera, oh voi che vi
avvicinate.” Salirono delle scale a chiocciola e poi arrivarono in una stanza
adibita a classe e si sedettero. Siccome andarono tutti nei banchi in fondo,
Elrond spostò la cattedra in avanti e disse loro:“Quest’anno vi insegnerò le lingue e la
storia della Terra di Mezzo ogni mattina, invece il pomeriggio Beorn vi
insegnerà la lotta e le lingue degli animali. Cominceremo dalle lingue: per
sapere a che livello le conoscete farete un breve test.” E consegnò a ciascuno dei fogli con esercizi di
lingua corrente, elfico antico (altrimenti detto Quenya), elfico moderno (o
Sindarin), Dunedain, nanesco, orchesco, dialetto di Rohan, di Gondor e della
Contea.
Dopo un’ora, in cui aveva
continuato a girare fra i banchi per impedire che passassero suggerimenti senza
che lui li sentisse, ritirò le verifiche e disse:“Adesso passiamo a storia. Certamente
sapete che il mondo iniziò con Ilùvatar e i suoi quattordici figli, i Valar,
che erano nell’ordine: Manwë, Ulmo, Aulë, Oromë, Mandos, Lòrien, Tulkas, Varda,
Yavanna, Nienna, Estë, Vairë, Vàna, Nessa. Eppure Eru, altro nome di Ilùvatar,
generò un quindicesimo figlio, Melkor, che però non è annoverato tra i Valar e
nemmanco gli fu affidato il compito di governare Arda con i suoi fratelli. Egli
infatti desiderava distruggere la loro opera e sottomettere Elfi e Uomini, che
erano stati creati da Ilùvatar, il quale ai secondi aveva concesso il dono
della vita mortale. Gli Efli erano divisi in Eldar, Elfi del Grande Viaggio di
Cuiviènien; Noldor, Elfi partiti per Aman; Avari, I Riluttanti che rifiutarono
di prendere parte al grande viaggio; Sindar, gli Elfi Grigi e Teleri, Elfi che
rimasero nel Beleriand. I Nani non esistevano fino a che il Valar Aulë li creò
per contribuire alla creazione del Mondo. Ma Ilùvatar lo sgridò molto per
questo gesto e...”
Mentre dunque Elrond parlava
della nascita del mondo e descriveva tantissimi personaggi dai nomi
noiosissimi, solo Faramir stava attento seppur con qualche difficoltà e
prendeva appunti. Infatti Legolas e Gimli si scambiavano insulti a volontà su
dei bigliettini, Boromir e Eomer discutevano della commestibilità del fieno e
Aragorn scriveva una lettera d’amore a Arwen, la sua amata, che però,
disgraziatamente per lui, era figlia di Elrond, il quale non sopportava questo
fatto e cercava di evitare che si vedessero.
“Bla,
bla, bla. Allora Legolas:quale dei Valar
creò i nani?” domandò Elrond.
“Ah... ehr... beh... Il nome
non me lo ricordo, ma era di certo il più stupido!” disse Legolas. Allora
Gimli, che era nel banco di fianco, profondamente offeso, gli diede un pugno e
cominciarono a pestarsi. Elrond allora prese dal cassetto della cattedra il
mitico righello di mithril, forgiato da Durin I Il Senzamorte, primo signore di
Moria in persona, e li fermò.
“Legolas, per punizione per
la tua risposta irriverente nei confronti del tuo compagno scriverai 500
volte:- Sono un principe elfico, non uno stupido scaricatore di porto di
Esgaroth-. Gimli invece mi dirà dove regnava Thingol detto Elwe mentre Melkor
si era nascosto nel Thangorodrim?”
“Eh... uh... ah...” balbettò
Gimli che non aveva la minima idea di quello che aveva detto Elrond.
“Nel
Beleriand” bisbigliò Faramir per aiutare Gimli.
“Nel
Balorderiand!” disse Gimli che aveva sentito male.
“COME OSI INSULTARE LA TERRA DEL MIO
ANTENATO!?! PER PUNIZIONE SCRIVERAI 1000 VOLTE:- IO SONO UN BALORDO E NON SO
NEANCHE CHE COS’E’ IL BELERIAND!!!-” sbraitò Elrond “Adesso andate a
mangiare: ne riparleremo domani.”
Tutti
i giovani, tranne Aragorn, corsero fuori dalla classe rovesciando i banchi e le
sedie e si precipitarono a mangiare, ma in mensa si fermarono inorriditi: per
pranzo c’erano solo verdure e baccalà.
“Ma
cos’è ‘sta storia? Perchè non c’è nemmeno un po’ di carne?” disse Legolas
guardando con disgusto il baccalà ghiacciato.
“È
inutile lamentarsi, Legolas, ti chiami così, giusto?” disse Aragorn arrivando
con calma al tavolo del buffet “Beorn ama tutti i mammiferi e siccome mangia
qui si arrabbierebbe alla vista di un prosciutto o qualcosa di simile.”
“Va
bene, ma allora perchè non ci hanno dato pollo arrosto? Il pollo non è un
mammifero!” si lamentò Eomer.
“Perchè
il baccalà costa meno ed è più facile da trovare dato che vive nel fiume che
passa in mezzo a Gran Burrone! Quindi mangiate senza lamentele o contravverrete
alla regola 11!” disse Elrond che nel frattempo era entrato e stava prendendo
del baccalà.
Con
rassegnazione i sei giovani presero ciò che c’era e si sedettero a un tavolo
per mangiare.
“Ma
come facevi a sapere queste cose, Aragorn?” domandò Gimli.
“Beh,
è molto semplice: io sono cresciuto quì.”
“Mazza
che noia! Ogni giorno sto’ schifoso baccalà!” esclamò Legolas sollevando il
pesce gelido e molliccio con le mani.
“Ma
no, cretino! Il pesce c’è oggi perchè Beorn deve mangiare qua.”
“E
di solito cosa c’è?” domandò Faramir.
“Tordo
lessato!” sospirò Aragorn.
“Che
schifo!” dissero gli altri in coro.
“Allora
oggi ci è andata quasi bene.” disse Boromir.
“Come
vorrei essere a casa mia!” sospirò Gimli.
“Beh,
almeno qui è pieno di belle gnocche.” disse Legolas guardando il tavolo delle
femmine. Ma fu subito punito da una righellata di Elrond sulla mano destra.
“Ma
che ho fatto?!?” esclamò Legolas.
“Hai
contravvenuto alla regola 93: non si guardano le ragazze!” disse Elrond dando
un’altra righellata in testa a Legolas.
“E
questa?” si lamentò il nostro eroe (vabbeh, lo chiamo così solo per non
ripetermi).
“Perchè
hai infranto anche la regola 25: non si usa un linguaggio scurrile.”
“Ma
non ha detto che sono scorbutiche.” disse Boromir.
“Ho
detto scurrile!” gridò Elrond colpendo anche Boromir.
“Vuol
dire volgare.” bisbigliò Faramir al fratello.
“Comunque
potrei invitarne qualcuna a un rodeo a Rohan.” disse Eomer.
“Regola
20: non si invitano le ragazze in alcun luogo!” disse Elrond colpendo anche
lui.
“OK,
Elrond, abbiamo capito ora puoi anche tornare a sederti.” disse Aragorn. Quando
Elrond se ne fu andato, ricominciarono a parlare.
“Ma
davvero sei cresciuto quì, Aragorn?” chiese Eomer.
“Sì.
Purtroppo mio padre morì prima che io nascessi e fui ospitato con mia madre da
Elrond, che è il mio
pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-prozio. Mia madre è ormai
morta da più di dieci anni e Elrond è tutta la mia famiglia.” disse Aragorn con
tono da soap-opera.
“Ma
allora sei parente anche di Galadriel?” chiese Faramir.
“Sì,
ma molto alla lontana.”
“Senti,
ma perchè non te ne sei andato da questo posto orrendo?” chiese Gimli “A casa
del mio avarissimo cugino di quarto grado e zio Dain si mangia molto meglio!”
“Beh,
perchè... ehm... ma sì avete capito, no?” farfugliò Aragorn sudando e indicando
con cenni del capo Arwen, che era seduta a capo tavola del tavolo delle
femmine.
“Sei...
impazzito di noia?!” chiese Boromir.
“Ma
no, cretino! È ovvio che si è innamorato di Arwen!” disse Legolas.
“Shhhh!
Se mi sente Elrond mi legna!” bisbigliò Aragorn.
“Ma è la tua prima fidanzata, eh? Si vede che
non sai come trattare i padri incacchiati.” disse Legolas con fare malizioso.
“Ah,
sì? Perchè tu quante ne avresti avute?” chiese Gimli, guardando Legolas di
traverso.
“Circa
1000... e tu, caro nanetto?”
“Fra
noi nani il fidanzamento è una cosa seria! Quando ti fidanzi con una nana
devono essere tutti d’accordo. Poi i familiari della fidanzata ti danno due abiti:
uno per il matrimonio, che dovrà essere celebrato dopo 20 giorni, e uno per il
tuo funerale, che sarà subito celebrato se ci ripensi!” disse Gimli di rimando
“Perciò, siccome sono ancora giovane, non ho la minima intenzione di
fidanzarmi. Immagino invece che fra voi elfi sia tutto più facile, eh?”
“In
teoria no, ma in pratica... Insomma io sono figlio di re Thranduil, sono
principe di bosco Atro, ho una valanga di soldi e sono anche molto figo...
Perciò sia le donne elfiche sia le umane fanno la fila per me. Ma siccome
nessuna di loro potrà mai piacere a mio padre, lui non mi obbligherà mai a
sposarmi!” disse Legolas.
“A
Rohan per conquistare una donna bisogna suonare il violino sotto casa sua,
farsi vedere da lei mentre si compiono grandi imprese e riuscire a disarcionare
suo padre o suo fratello. Perciò non è molto facile neanche per me che sono il
nipote del re.” disse Eomer.
“A
Gondor è usanza portare alla fidanzata o teste di orchetti per dimostrare il
proprio coraggio...” disse Boromir.
“...
o suonarle un’antica serenata per mostrarle la propria cultura.” concluse
Faramir.
“Fra
i raminghi non c’è nessun usanza, essendo che viviamo da soli.” disse Aragorn
“Arwen si è innamorata di me perchè l’ho eroicamente salvata da centinaia di
goblin.”
“Tutti
da solo?” chisero in coro gli altri.
“Ehm...
beh... a dire il vero no perchè mi ha aiutato Arwen, che sa tirare bene di
spada...” disse Aragorn diventando rosso.
“Pfff... AH, AH, AH, AH, AH, AH!!!!” risero gli altri.
“E
questo sarebbe stato un grande salvataggio?!?” disse Legolas.
“Ma
taci tu che certamente non avrai mai combattuto contro i goblin!” esclamò
Aragorn.
“Per
la precisione a Bosco Atro c’è solo la caccia al ragno gigante.” disse Legolas.
“Vivi
a Bosco Atro? Allora, purtroppo, siamo abbastanza vicini.” disse Gimli.
“Perchè,
tu dove vivi?” chiese Legolas.
“Sui
Colli Ferrosi. Sono figlio di Gloin, re di quella regione.”
A
questo punto cominciarono a raccontarsi da dove venivano e di che famiglia e
stirpe erano.
Aragorn
passava la maggior parte del suo tempo a Gran Burrone, la casa di Elrond. Per
il resto girovagava per le terre del’estremo Nord.
Eomer
viveva a Edoras, capitale di Rohan.
Boromir
e Faramir a Minas Tirith, capitale di Gondor.
Beorn
invece passava la vita in uno spazio indeterminato nel Nord della Terra di
Mezzo, ma passava sempre la metà dell’inverno nella Carroccia, la sua casa,
spiegò Aragorn che già conosceva il bestione.
Mentre
i sei ragazzi parlavano, entrò Beorn, non prese nemmeno un piatto e si avventò
sul pesce divorandolo in un secondo e lasciando il tavolo completamente vuoto
(i cuochi non trovarono mai più il cucchiaio che avevano messo per prendere il
baccalà!).
“Adesso
capisco perchè Elrond fa tanta economia: con questo mangione qua il buon cibo
sarebbe sprecato.” disse Eomer.
“SALVE
RAGAZZI! SIETE PRONTI PER LA LEZIONE DEL POMERIGGIO?” esclamò Beorn dando una
così terribile pacca sulla spalla a Legolas che gli fece sbattere la testa
contro il piatto pieno di baccalà.
“Dai
sù! Andiamo!” disse poi l’enorme uomo “Seguitemi!”
E camminarono attraverso Gran Burrone,
uscirono da Gran Burrone e si allontanarono da Gran Burrone. Mentre camminavano
Gimli e Legolas, senza essere sentiti, discutevano di alcune cose.
“Ma
quindi è tuo padre quello che ha messo nelle sue prigioni Gloin con i suoi 12
compagni nani? È proprio quel Thranduil?” chiese Gimli a Legolas.
“Sì,
sì, proprio quello!” rispose Legolas, ignaro del pericolo.
“Erano
anni che aspettavo questo momento.” disse Gimli e diede uno schiaffo a Legolas
con un guanto “Ecco: io, Gimli figlio di Gloin, ti sfido a duello! Sta a te
scegliere l’ora, il luogo e l’arma.”
“Ma
mi fai proprio ridere nano! Comunque, va bene! Domani mattina all’alba nel
cortile del discorso di Elrond e sarà una lotta a mani nude.” disse Legolas
pensando che Gimli scherzasse.
“Però
ci servirà un arbitro... Prenderemo Aragorn perchè non è ne scemo nè troppo
ligio alle regole. Gliene parlerò stanotte.” concluse Gimli e si allontanò
dall’elfo che ridacchiava.
Percorsero
alcune miglia di campagna e di boschi, di pianura e di colline e alla fine,
tutti esausti meno Beorn, si sedettero in una radura in mezzo agli alberi.
“Bene,
ora che siamo arrivati, vi spiegherò il programma: nei giorni pari sarete con
me per la lotta e i richiami dei mammiferi e in quelli dispari con lo stregone
Radagast il bruno per studiare la lingua degli uccelli. Oggi si comincia con la
lotta.” spiegò Beorn.
“Combatteremo
contro di te?!?” chiesero in coro i giovani preoccupati.
“Ma
certo che no! Ci arriverete per gradi alla mia forza.”
“Meno
male!” sospirarono i ragazzi.
“Comincerete
affrontando animali da me addestrati.”
“Ma
così saranno fortissimi!” si lamentarono.
“Ma
no! E inoltre gli dirò di non farvi troppo male. Bene! Toglietevi tutte le armi
di dosso!” disse Beorn.
Quando
si furono tolte le armi, Beorn fece uno strano verso (“Squuuoooiiit”) e dal
bosco uscì un terribile... minuscolo scoiattolino con la coda rossa!
“E
questo dovrebbe essere il nostro avversario?!?” disse Legolas e tutti si misero
a ridere.
Cinque
minuti dopo erano per terra doloranti e Beorn li stava incerottando, mentre
rimproverava lo scoiattolo:“Non avevo ancora detto -via-! E poi ti avevo
insegnato a non prendertela per le offese!”
“Ohi,
ohi... ma è stato lo scoiattolo a ridurci così?” chiese Boromir.
“Sì.
E la colpa è vostra: non dovevate offenderlo!” lo rimproverò Beorn “Per oggi
basta con la lotta: è chiaro che siete stanchi. Ora passiamo alle lingue dei
mammiferi.”
“Sarà
meglio...” dissero in coro.
“Allora:
questo è il richiamo dello scoiattolo: squuuoooiiit! Prova tu Aragorn!” disse
Beorn.
“Squuuoit!”
Dalla
boscaglia si sentì un fruscio e sbucò un enorme orso bruno che riempì di botte
Aragorn e gli altri principi prima che Beorn riuscisse a calmarlo.
Come
se ne fu andato, Legolas domandò:“Ma che cosa è successo? Perchè è arrivato
quell’orso? E perchè non l’hai fermato, Beorn? Con le tue sberle potevi
stenderlo subito!”
“È
arrivato perchè Aragorn ha sbagliato e ha detto un insulto in orsesco. E non
l’ho fermato subito perchè era mio cugino. Ho cercato di farlo ragionare, ma si
è calmato solo dopo avervi pestati a dovere. Mi dispiace, ma la colpa è vostra!
Anzi è di Aragorn che ha sbagliato: era squuuoooiiit, con tre “u”, tre “o” e
tre “i”!” disse Beorn “Riproviamo!”
Alle
sei del pomeriggio i giovani principi, malconci e pieni di lividi, tornarono
alla casa di Elrond con Beorn.
Erano
talmente stanchi e affamati che mangiarono il baccalà senza obiettare e
andarono tutti a letto. Tutti? Beh, non proprio...
“Ohi,
ohi! Dannazione a quello stupido Beorn e ai suoi richiami! Siamo stati
malmenati da orsi, tassi, scoiattoli, cervi, stambecchi, capre, mucche, tori,
montoni, vitelli, talpe, topi, cinghiali e lepri! E naturalmente tutti
addestrati da Beorn... Non vorrei che volesse ucciderci...” pensò Legolas
seduto sul suo lett... ehm, sulla sua branda “Devo scrivere una lettera alla
mamma e una ai miei soci.”
Si
sedette al tavolino e alla debole luce di una candela scrisse queste due
missive.
Cara mamma,
Qui sto abbastanza bene. Il menù non è molto
vario, Elrond è un brontolone e Beorn è un po’ manesco. Ma per il resto sto
bene (meglio di ieri). I miei compagni sono simpatici, eccetto uno stupido e
chiassoso nano. Mi mancano i tuoi tortellini alle erbe aromatiche!
Come sta Jordan, no, volevo dire John, il nostro
maggiordomo? E Galadriel? E papà? Digli che non gli ho messo io il tasso
nell’armadio!
Salutami la mia amata Melania.
Mae govannen!
Tuo figlio,
Legolas
Ad
Araldin, Imlelil e Adrenalin,
Come
butta ragazzi?
Der
me non c’è malaccioo. Non posso poprio lamenttrmi, a parrte il fatto ch vaccio
fatica a soppartare il cibo di qui. Cià lla cuicina deella madre di Imlelil mi
manca! Non sapete cuuanto!
Salutii,
Legolas
Naturalmente
tutti hanno capito il messaggio cifrato contenuto nella seconda lettera, vero?
Bastava guardare gli errori. Li avete visti? Cosa vogliono dire? Che Legolas
non sa scrivere??? In effetti è un’ipotesi anche questa, ma guardando bene le
lettere sbagliate cosa si può capire? Lo vedete il messaggio, ora?
Vabbeh,
eccolo: “Portare foglie qui.”
Legolas
usava un codice perchè il commercio delle foglie era vietato da tutte le leggi
e perchè Elrond in persona apriva ogni busta che usciva ed entrava a Gran
Burrone (come peraltro era scritto nelle regole 103 e 104). Legolas sperava di ampliare
l’estensione del suo impero commerciale delle foglie includendo Imladris e le
terre più a Ovest. Elrond, Celeborn e suo padre cercavano sempre di acciuffare
almeno uno dei suoi complici, ma i loro agenti fallivano sempre.
Legolas
andò a letto e si addormentò. Ma a un certo punto bussarono alla porta.
“Ma
chi sarà a quest’ora?” pensò Legolas, siccome erano le sei del mattino.
“Insomma
apri, elfo della malora! Dobbiamo combattere!” tuonò Gimli fuori dalla porta.
“Cosa???
Ma io credevo che scherzassi!” disse Legolas aprendo la porta e ricordandosi
del duello.
“Niente
scuse, elfo! Se sei troppo codardo per combattere, sarai bollato d’infamia per
l’eternità.” disse il nano.
“Che
cavolo hai detto???”
“Insomma,
ha detto che dirà a tutti escluso Elrond che sei un vigliacco.” disse Aragorn.
“Si,
va bene. Fate così... Yawn... NO, ASPETTATE, ASPETTATE!!!” gridò Legolas
vedendo che Gimli aveva già svegliato gli altri ragazzi e glielo stava per
dire. Si alzò e andò nel cortile dove già c’erano tutti gli altri.
“Così
mi dispiaci meglio, elfo! Combattiamo!” disse Gimli.
“Un
momento!” disse Boromir “Ci vuole un arbitro.”
“Sì,
l’arbitro sono io.” disse Aragorn.
“Neanche
per sogno! Sarò io a fare l’arbitro!” esclamò Eomer.
“Ma
tu non ci capisci niente di duelli, casomai di tornei a cavallo! Io sarò
l’arbitro!” urlò Boromir.
“Zitto,
cretino!” disse Eomer e Boromir gli diede un pugno nello stomaco. Così mentre
Eomer e Boromir si pestavano, Faramir cercava di fermarli, Aragorn andava di soppiatto
da Arwen e Legolas e Gimli parlavano in un angolo del cortile.
“...E
così tuo padre Thranduil non ti sta per niente simpatico, eh?” disse Gimli.
“No,
per niente. Mi diverto un sacco a fargli degli scherzi terribili come mettergli
un tasso nell’armadio. E invece tuo padre Goin ti sta simpatico?” disse
Legolas.
“Si
chiama Gloin! Però hai ragione: mi sta antipatico quasi come il mio avarissimo
zio Dain.” rispose il nano.
“Allora
smettiamola di odiarci per dispute dei nostri genitori e voltiamo pagina: d’ora
in poi ci odieremo solo per i nostri motivi! Ti va bene caro stupido nano?”
disse Legolas.
“Benissimo,
caro elfo sottosviluppato.” rispose Gimli, stringendo la mano a Legolas.
Nel
frattempo il trambusto causato da Eomer e Boromir che si picchiavano aveva
svegliato Elrond che, suonando il gong, aveva riportato tutti alla realtà.
“Smettetela
di picchiarvi, cretini!” urlò Elrond “Cominciamo proprio male la giornata!”
esclamò dopo averli fermati a suon di righellate.