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Autore: ilikeit    05/03/2014    1 recensioni
«Perchè proprio la fotografia?»
«Perchè è l'unico modo che ho per rendere i ricordi reali, tangibili»
Il ragazzo la guardò per l'ennesima volta negli occhi.
«Ma non credi sia troppo? Insomma, tra un po' dormi assieme alla macchina fotografica!»
La ragazza passò involontariamente le dita sopra l'obbiettivo.
«Mamma diceva che ero una cacciatrice di ricordi»
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

Incubo ['iŋkubo] : stato di affanno nel sonno per sogni angosciosi.
 
Era ormai da un paio di minuti che Ade si trovava fuori in giardino, seduta per terra con la schiena contro il muro e le gambe portate contro il petto. Guardava avanti, il cielo che pian piano si schiariva sempre più, erano le prime luci dell’alba.
Per paura di svegliare il ragazzo si era mossa così lentamente che pensava potesse cadere addosso a qualsiasi cosa per poi farlo svegliare, come succedeva sempre in qualsiasi film o in qualsiasi libro avesse mai visto o letto. Eppure non accadde, il ragazzo continuava a dormire sul divano con la testa appoggiata allo schienale imbottito. Non si era nemmeno avvicinata per vedere chi era, data la sua paura di poterlo svegliare.
E poi arrivata fuori, al freddo di Londra, si mise a pensare e capì che era riuscita addirittura ad appisolarsi, a chiudere gli occhi e dormire, senza ritrovarsi davanti agli occhi quelle scene raccapriccianti. Eppure si era svegliata ugualmente, forse proprio per l’assenza di quegli incubi che ormai facevano parte delle sue notti. Aveva detto a tutti che non li faceva più, ma non era così. Era sempre peggio, ogni notte si aggiungeva un particolare. La pelle di sua madre di una tonalità più bianca, una macchia sul suo vestito che la notte prima non aveva notato, e avanti così. Ogni notte era un supplizio. Era strano che fosse riuscita a dormire, per poco si, ma almeno dopo quattro anni aveva chiuso gli occhi e non aveva sognato nulla.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare, un ragazzo alto, moro e dalla pelle ambrata si affacciò e le sorrise ancora assonnato.
«O hai veramente poco sonno o sei davvero una mattiniera»
È lui, è lui il ragazzo del divano. E non mi ricordo nemmeno come si chiama. Ade, fai mente locale.
Era negata per i nomi, doveva ripeterseli all’incirca una ventina di volte prima di riuscire ad associare ad un nome il volto corrispondente.
Gli sorrise, non sapeva che fare né cosa dirgli. Il suo cervello non connetteva senza aver prima assunto la sua dose mattutina di caffeina e nicotina, senza un ordine preciso, ma senza entrambi non apriva bocca con nessuno se non voleva prendersi un’accusa di tentato omicidio o di cannibalismo. Rimasero a guardarsi per un po’, fino a quando lui non si portò alle labbra una sigaretta e gli occhi di Ade impercettibilmente si dilatarono. Se ne accorse, non avrebbe mai potuto non notarlo, anche un minimo cambiamento che riguardava quegli occhi. Le passò il pacchetto e lei ne estrasse una, se la portò alle labbra aspettando anche l’accendino e poi stettero li, in silenzio, uno, due, tre minuti fin quando entrambe le sigarette non furono arrivate al filtro. Non fumava molto, ma la sigaretta della mattina non gliela poteva togliere nessuno, nemmeno suo padre. Lui si alzò in fretta e poi le allungò una mano.
«Penso sia ora di entrare, prima di rischiare il congelamento»
 
Le prese la mano e poi rientrarono in casa. Non la capiva. Non aveva detto nulla da quando l’aveva trovata fuori in giardino rannicchiata contro il muro. Non si rese nemmeno conto che aveva ancora la sua mano legata alla sua, si avvicinarono alla cucina e solo in quel momento lei si avvicinò ai mobili per cercare un qualsiasi strumento per ottenere del caffè. La guardò aprire ogni singola anta di ogni mobile che si trovava in cucina, fino a quando da uno di essi non tirò fuori una moka, la vide svitarla per poi riempirla d’acqua, mettere la polvere e avvitarla. La continuò a guardare per tutto il tempo, fino a quando lei non si mise di fronte a lui con una tazzina. Non ci mise dentro niente, ne latte ne zucchero. Lo bevve a piccoli sorsi, allungando un po’ il collo e facendo intravedere qualche rondine dal colletto slassato* della maglia che aveva addosso. Appoggiò la tazzina al bancone e poi gli rivolse un sorriso.
«Scusa per prima, ma se prima non bevo del caffè e non fumo una sigaretta alla mattina potrei uccidere chiunque»
Questa volta fu lui a sorriderle per poi passarsi una mano tra i capelli. «Tranquilla» Si alzò dallo sgabello e poi si avviò verso la sua camera ma si voltò non appena udì la voce di Ade.
«Comunque entrambe» La guardò per un po’ prima di aprire bocca. «Entrambe?» La vide prendersi tra le dita una ciocca di capelli marroni per poi rigirarsela tra le dita.
«Si, riguardo al sonno.. – lo vide annuire così si fermò per poi continuare – Io.. Io non.. Non mi ricordo il tuo nome» La vide imbarazzata e al termine della sua frase le guance le si colorarono di rosso e così abbassò un po’ il volto.
Sorrise ancora, non poteva farne a meno. «Zayn»
La vide alzare il volto per poi puntare i suoi occhi nei suoi, era bella.
Si voltò e riprese a camminare allontanandosi da Ade.
 
Continuava a rigirarsi tra le mani quella tazzina. Fino a quando non gliela prese dalle mani suo padre. «Buongiorno» Gli sorrise e poi gli diede un bacio per poi allontanarsi da lui «Sai da fumo, e vai a cambiarti che tra un po’ si svegliano tutti» alzò gli occhi al cielo.
Come se Zayn non mi avesse già visto con addosso solamente una tua maglietta.
«Salite le scale prima porta a destra, mentre per il bagno prima porta a sinistra, dai muoviti» Suo padre le sorrise di nuovo e lei ricambiò con un sonoro sbuffo.
Salì le scale e andò verso il bagno, abbassò la maniglia ma la porta non si aprì, così si sedette contro il muro ed aspettò fin quando non si aprì lasciando uscire Zayn. Si sorrisero e poi lei andò al bagno.
Prima di uscire diede una controllata veloce a tutto, non c’era nulla fuori posto, o almeno così credeva e sperava. Si rimise il vestito della sera precedente e ancora scalza scese di sotto. Erano tutti attorno al tavolo della cucina che facevano colazione, gli salutò con un cenno della mano per poi prendere posto anche lei vicino a un biondino e a un ragazzo dagli occhi chiari.
«Allora, ieri sera non abbiamo avuto modo di parlarne bene..» suo padre venne interrotto da Harry «Le tue foto sono belle lo sai?» Ade gli sorrise riconoscente e poi ritornò a guardare il padre.
«Stavo dicendo, vorrei che vi conosceste meglio, insomma Lucas e Adele verranno con noi, e se andaste tutti d’amore e d’accordo sarebbe meglio no? – tutti annuirono – il primo concerto sarà il 25 Aprile in Colombia, pensate di riuscire a sopravvivere nella stessa casa fino ad allora?»
Gli occhi di Ade si dilatarono un po’ «Che vuol dire ‘nella stessa casa’? Papà, io devo lavorare! E qui non posso farlo»
Lucas sbuffò a quelle parole «Tutto questo è per farti staccare la spina, quindi smettila, ti prego. Rivoglio mia sorella. Quella che avrebbe mollato tutto non appena l’avessi chiamata, non quella che ora mi ritrovo davanti»
A quelle parole Ade si alzò di scatto dalla sedia, che cadde rovinosamente dietro di lei e uscì di casa, prendendo con sé la giacca ed il telefono. Non sapeva nemmeno dov’era. Non poteva nemmeno chiamare un taxi perché alla domanda ‘dove la devo venire a prendere?’ non avrebbe potuto dare una risposta. Così iniziò a camminare, senza badare molto a tutto ciò che le stava attorno. Aveva solamente voglia di piangere, eppure non lo fece. Si era ripromessa di non farlo più.
 
Harry non riusciva a collegare i pezzi, sembrava tutto così distante, da lui, da loro. Sembrava mancassero dei pezzi per far capire a lui e agli altri cosa era successo pochi minuti fa. Era stato tutto così veloce. Paul che chiede a tutti di andare d’accordo per non avere problemi durante il tour, Ade che si preoccupa per il suo lavoro e poi Lucas che prende parola, sembrava quasi una reazione a catena, infine la sedia che cade a terra e Ade che scappa, seguita pochi minuti dopo da Zayn. Ed ora Paul e Lucas che parlano di cose che nemmeno riesce a capire. Si prende il labbro tra le dita e lo tira un po’ poi si alza dalla sedia e li lascia li, da soli, era l’unico ad essere rimasto li con loro, pian piano tutti li avevano lasciati.
«Voi che ne pensate?» era la voce di Louis, entrò nella stanza e si sedette sul letto di Liam, gli altri erano sparsi per il resto della grande camera.
«Di cosa?» Harry guardò i ragazzi uno ad uno per poi voltarsi verso Niall che aveva preso parola «Della discussione, insomma, se iniziamo già così.. E tra di loro poi.. Con noi che succederà? E poi, Zayn?»
Si guardarono tutti, cercando di trovare una risposta che nessuno di loro aveva.
 
Era riuscito a starle dietro, non sapeva nemmeno come.
Non voleva avvicinarsi più di tanto a lei, aveva paura che se ne andasse di nuovo. Erano arrivati in Ramillies Stree e davanti a loro si ergeva il ‘The photofraphers’ Gallery’ la vide entrare e la seguì riluttante. L’unica mostra fotografica che aveva visto era la sua, e di certo nulla ora poteva essere paragonato ai lavori di Ade.
Harry aveva ragione, è veramente brava.
Eccola davanti ad una foto, che ritrae un paesaggio. È li, ferma davanti alla foto, si avvicina e le sfiora la mano, e lei si volta. Ha gli occhi lucidi e Zayn continua ad accarezzarle il dorso della mano con il pollice, proprio come la notte appena trascorsa.
«Io.. Io lo sapevo che lo pensava, ma.. Sentirselo dire.. In quel modo. Io..»
Zayn la attira a se e la abbraccia. «Non pensarci, ora sei qui. Magari lo stai facendo solo per lui ma sei qui, verrai in tour e non toccherai la macchina fotografica per nient’altro se non fotografare i posti in cui andremo, quindi Ade, non pensarci. Ci stai provando, no? Sicuramente non avresti accettato di partire con noi se non volessi stare soprattutto con Lucas e Paul, quindi, dai torniamo a casa»
Si stacca dalle sue braccia e lo guarda.
È strano tutto questo.
Zayn la spinge verso l’uscita ma lei non si muove da dove a piantato i suoi piedi. «Almeno finiamo il giro»
Perché mi ha seguito? Perché è rimasto con me? Perché continua a tenermi la mano? Perché io non mi ritraggo? Perché mi sento così.. così leggera?
 
La testa riccia di Harry si volta verso la porta che si sta aprendo. E vede entrare prima Ade e poi Zayn.
«Ade, Ade, Ade, ti giuro mi dispiace io..»
Lucas si avvicina alla sorella mentre Zayn prende posto sul divano accanto a Harry, quest’ultimo si volta verso il moro «Lo sai vero di avere una ragazza?»
Zayn sgrana gli occhi. «Non ho fatto nulla..» Harry si alza dal divano e prima di allontanarsi si rivolge di nuovo a Zayn «Per ora. Poi Paul ti farà il culo e se sopravvivi poi Perrie ti torturerà, magari con una bambola voodoo. A volte ho quasi paura per la tua incolumità quando non ti fai sentire per più di tre ore quando sei con lei»
 
 

 
*slassato, allora parliamo di questa parola. Fino a due minuti fa credevo fosse italiano! Giuro! E invece no. Ho perfino chiesto a mia madre se sapeva come si dicesse in italiano e nemmeno lei lo sa! Comunque, dopo avervi svelato la mia ignoranza e quella di mia madre, vorrei dirvi che, slassato “significa” mmm, vediamo, è meglio se faccio un esempio. Avete presente quando utilizzate spesso lo stesso maglione e questo si slassa? Deforma? Si insomma, quando perde la forma in pratica, a pensarci magari è proprio ‘deforma’ il termine adatto! Vabbè comunque spero che abbiate capito!

Ha fatto proprio schifo il capitolo precedente?
Scusate!

Comunque, vorrei un vostro parere. Niente di che ovviamente!
Se avete tempo e voglia:

- Una lettera e un bacio per dirti addio. è una OS su Louis (tanto ammore)
-
Spero non sia troppo tardi. è una OS su Liam (tanto ammore)

Alla prossima se ci sarete ancora,
-Ness.
  
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