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Autore: Ottachan    05/03/2014    1 recensioni
L'avventura di Pokémon Heart Gold e Soul Silver vissuta da Makoto, Haruka e Rin.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui al secondo capitolo del mio crossover! Nulla da dire, solo che questa parte è leggermente antecedente al primo scenario di Makoto e vede la scelta del proprio starter (e non solo) dal punto di vista di Haruka. Tutto qui, ringrazio in anticipo chi leggerà e commenterà anche questo capitolo e ringrazio in anticipo anche  Amaerise che si sta occupando di fare un bannerino per la storia (senza contare che l'idea di base di questo crossover deriva da un suo promp scritto surannte la seconda Notte Bianca della pagina No ma Free lo guardo per la trama, eh).

Edit del 27-09-2014: prima revisione, effettuate alcune correzioni.

 
Capitolo 02 – Inizio. [Haruka’s side]

Quella mattina Haruka era stato svegliato di soprassalto da un Makoto estremamente entusiasta che aveva fatto irruzione a casa sua. Finalmente anche lui aveva compiuto undici anni e non vedeva l’ora di andare nel laboratorio del professor Elm per ottenere il proprio pokémon personale. I due bambini, infatti, si erano scambiati la promessa di andare a scegliere il proprio starter insieme una volta che il più piccolo di loro avesse raggiunto l’età giusta. Per quanto la cosa fosse poco credibile, Haruka era più grande di Makoto di quasi cinque mesi. A guardarli bene si poteva solo che pensare al contrario: Haru era piccolo e dal fisico longilineo e affusolato, Makoto aveva una struttura ossea più massiccia che lo faceva apparire quasi imponente. Era stata nonna Nanase a dire: ‘È nato con un corpo grande perché in lui risiedono troppa pazienza e gentilezza; un fisico normale non sarebbe stato in grado di contenerle entrambe per bene! Makoto, cresci sano e forte ma non cambiare mai’.
La sua corporatura, comunque, non metteva dubbi sul fatto che il ragazzino possedesse una forza superiore alla media: Makoto non perse tempo a dimostrare questo piccolo dettaglio trascinando letteralmente l’amico fuori dal letto e obbligandolo, poi, a scendere per preparare la colazione, lavarsi e vestirsi, il tutto il più in fretta possibile.
I genitori di Haruka non erano mai in casa: da quasi un anno si erano trasferiti per lavoro nella sfavillante Azzurropoli, nel Kanto, e il bambino aveva prima vissuto con la nonna, poi, dopo la morte di quest’ultima, aveva deciso di rimanere da solo nonostante le incessanti richieste da parte della famiglia Tachibana che lo volevano da loro.
Vivere da solo non gli dispiaceva, anzi: il dover occuparsi personalmente e autonomamente della propria vita, avendo il massimo potere decisionale per ogni minima cosa, gli dava quel senso di onnipotenza tipico di quei ragazzini che, per la prima volta nella loro vita, capiscono che essere responsabili e un po’ più maturi può portare anche a dei vantaggi. Aveva scoperto di avere una passione innata per la cucina ed un talento naturale per essa e per tutto ciò che metteva in azione la sua buona manualità.
Ma tornando a quel giorno di autunno, la scena che poteva essere ammirata in casa Nanase era la seguente: Makoto, seduto  sui talloni, che non riusciva a nascondere la trepidazione e l’impazienza che lo pervadevano, ed Haruka, in piedi su di uno sgabello, dando le spalle all’amico, intento a girare sulla griglia il suo amato trancio di sgombro. Dopo aver mangiato la propria pietanza in maniera estremamente veloce (lo sguardo vivace e, nello stesso tempo, irrequieto di Makoto lo stava innervosendo; il moro aveva ben capito che era cosa buona e giusta uscire fuori il prima possibile), il piccolo padrone di casa lavò i piatti con altrettanta velocità e finalmente, per la gioia di entrambi, i due bambini fecero finalmente tappa verso il laboratorio del professor Elm (Haruka non l’avrebbe mai ammesso ma anche lui non stava più nella pelle).
Lo studioso di pokémon li accolse festoso con un grande sorriso e andò subito al sodo mostrando ai bambini le tre pokéball con dentro gli starter che potevano essere scelti. La mano di Haru si fiondò senza indugio sulla sfera che conteneva Cyndaquil, Makoto invece rimase qualche minuto a pensare indeciso. Alla fine, con gli occhi leggermente lucidi per l’emozione, prese finalmente una decisione: sarebbe diventato l’allenatore della piccola Chikorita. Il professore si complimentò per scelta di entrambi scompigliando i loro capelli corti; chiese poi ai neo allenatori se volessero dare un soprannome al proprio pokémon.
‘Saba’
 ‘Prego?’
Makoto fu certo che l’amico, in un istante durato pochi centesimi di secondo, avesse emesso un lieve sorriso mentre fissava la propria pokéball felice ed orgoglioso della scelta appena effettuata.
‘Haru-chan, sei sicuro di questo soprannome?’ chiese il professore con aria interrogativa.
In tutta risposta il moro gli rivolse uno sguardo che poteva solo che dire: ‘Mi ha sentito, no?’ al quale Elm, però, non fece caso poiché il telefono del laboratorio aveva iniziato a squillare rumorosamente. L’uomo in camice rispose rapidamente alla chiamata e, qualche istante dopo, intuendo che il discorso con l’interlocutore sarebbe andato per le lunghe, sollevò la mano per salutare i due bambini. Haruka e Makoto furono finalmente liberi di uscire.
‘Haru, Haru…’ il ragazzino dai capelli castani strinse la propria mano attorno al lembo della maglia dell’amico. ‘Senti, ti va di combattere contro di me? La nostra prima sfida!’
Gli occhi di Makoto brillavano con la stessa intensità della luce del sole e sembravano essere diventati più grandi a causa della forte emozione provata durante quella mattinata. Haruka non rispose, lasciò che il piccolo Cyndaquil, liberato dalla pokéball, facesse comprendere all’amico che aveva decisamente acconsentito alla sua richiesta.
‘Chikorita, Azione!’ il pokémon d’erba scattò in avanti e prese in pieno il povero Saba il quale, tremando leggermente instabile, si rialzò sulle zampe posteriori pronto a contrattaccare.
‘Saba, Fulmisguardo!’ gli occhi di Cyndaquil si illuminarono di una luce sinistra e Chikorita ne rimase visibilmente intimorita.
‘Forza Chikorita, di nuovo Azione!’ ma questa volta il pokémon mancò il bersaglio. Haru ne approfittò per ordinare a Saba di colpire l’avversario. Tempo un altro turno e lo starter di Makoto si accasciò a terra esausto. Haruka aveva vinto la sua prima sfida. L’altro bambino non sembrava però triste: il suo sguardo non aveva perso la luce iniziale e il suo solito sorriso non aveva abbandonato, nella maniera più assoluta, quel piccolo volto dai lineamenti rotondi. Era solo emozionato come prima. O forse leggermente di più.
‘Wow, ce l’hai fatta per poco! In futuro ti chiederò sicuramente una rivincita!’
‘Mmm…’ Haruka fece rientrare il pokémon di fuoco nella ball senza però riuscire a nascondere la gioia immensa che stava provando in quel momento: i suoi occhi ridevano felici e Makoto se ne accorse subito. Il loro incontro, comunque, aveva riunito un piccolo gruppo di spettatori curiosi e il ragazzino dagli occhi verdi, leggermente in imbarazzo, ne approfittò per defilarsi con la velocità di un Rapidash verso la propria abitazione, usando come scusa il desiderio di far riposare il proprio starter per poi mostrarlo ai fratellini in tutto il suo splendore. Haruka, invece, tornò indietro verso il laboratorio per far curare il vittorioso Saba. Ma non appena si avvicinò alla porta della struttura, il professor Elm uscì all’improvviso e rischiando di colpire malamente il povero ragazzino.
‘Oh Haru-chan, cercavo proprio te o Mako-chan. Mi potresti fare un favore? Poco distante da qui abita un signore chiamato Mr. Pokémon; ha detto che ha un oggetto importante da farmi analizzare. Purtroppo io non posso lasciare il laboratorio… Potresti andare tu da lui?’
Haruka sospirò pensando come al suo solito: ‘Troppa fatica…’ ma il professore interpretò il suo silenzio come una sorta di approvazione priva di parole. Lo fece entrare nel laboratorio, curò il Cyndaquil ferito, gli regalò delle pozioni per il viaggio e gli restituì il pokégear che il bambino aveva affidato, qualche giorno prima, ad uno degli assistenti in modo che fosse riparato.
‘Mr. Pokémon vive in una casetta isolata a nord di Fiorpescopoli lungo il Percorso 30. La riconoscerai subito: davanti ad essa si trova un grande prato con l’erba alta piena di pokémon. Lo avvertirò del tuo arrivo, non ti preoccupare. Grazie ancora del favore che mi stai facendo!’
E senza nemmeno avere la possibilità di lamentarsi o di esprimere la propria opinione, Haru fu catapultato in quella che sarebbe diventata l’avventura più grande della propria vita.

 
   
 
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