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Autore: Evanne991    05/03/2014    3 recensioni
Dal testo, Cap. VI:
"La scusa del non ho dormito stanotte funziona sempre. Sono triste. Non ho dormito stanotte. Sono arrabbiata. Non ho dormito stanotte. Sono delusa. Non ho dormito stanotte. Non voglio parlarne. Non ho dormito stanotte."
Cap.X:
"Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima." [...] "Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Settimo –
 
Sono quasi le 21:00 e sono già pronta. Tra poco David passerà a prendermi e mi porterà fuori a cena. Andrà tutto bene. Lo so. Lo sapete anche voi. Dave sarà gentile e carino, e mi farà capire cosa voglio fare. Al diavolo Dimitri, al diavolo le ragazze e le loro idee malate, al diavolo lo stronzo che… che… oh, merda! Insomma, avete capito.
Indosso dei semplici pantaloni neri, una camicia di jeans ed un maglioncino bianco. Non ho idea di dove possa portarmi, ma ho voluto rimanere semplice e casual. Voglio dire, Dave non è affatto il tipo da ristorante di lusso ed abiti da sera.
Il segnale acustico di Skype attira la mia attenzione. Mi è inevitabile sorridere.
Ha i capelli corti ed arancioni, è stata lei ad inculcarmi la paure per le tinte. Ho ereditato da lei la chioma rossa, ma la sua è andata via via scemando verso un arancione fluo. Mi accoglie con una risata, e nei suoi occhi, anche se i pixel non sono mai veritieri, leggo tutto l’amore del mondo.
-Mammina!
-Ciao amore! Ho due minuti da dedicarti, ho il pollo in forno e Luigi è in cantina, a scegliere il vino!
Mia madre ha una voce acuta, simpatica, solare, calda. Accogliente. Da mamma. Mi chiede velocemente come sto, come procede a lavoro, quanto sia stronzo il capo, e si stupisce quando le dico che stasera esco con David.
-David Hope?
Alzo gli occhi al cielo.
-Sì, mamma. Lo so che non me lo sono mai filato, ma ecco… sembra essersi dato una svegliata e non è poi così male!
Mia madre assume un’espressione poco convinta. Non capisco perché devo convincere il mondo che Dave potrebbe essere un… compagno? Oddio. No, fermi tutti. Facciamo un passo indietro. Esco con David solo per passare un po’ di tempo con lui.
-Tesoro…- mamma inizia, incerta, a parlare, mordendosi le labbra- non saprei, David non ti è mai piaciuto, non capisco questo accanimento improvviso… Centrerà mica…
Proprio mentre alzo il sopracciglio destro, come qualcuno di mia vaga conoscenza, mamma urla e si precipita in cucina lasciandomi imbambolata davanti al pc.
Neanche qualche secondo dopo, Luigi spunta nell’obiettivo.
-Ciao stellina! Tua madre ha bruciato il pollo!
Non avevo dubbi! Scoppio a ridere, spensierata, poi saluto Luigi e spengo la comunicazione, sentendo mia madre fuoricampo sbraitare in napoletano.

Guardo l’orologio. Sono le 21:13. Già partiamo male, caro Dave. Appena ci penso, suona il citofono. Invece di precipitarmi all’apparecchio, mi alzo lentamente e lentamente mi avvicino alla cornetta del citofono, tanto ormai abbiamo fatto tardi.
-Sì?
-Denise, sono David…
-Scendo.
Non avrei dovuto invitarlo a salire, vero? Oh, ma insomma, chi l’ha detto che se esci con uomo devi mostrargli il tuo appartamento? Io sono gelosa dei miei spazi, non tutti possono entrare in casa mia. Sì, vi ho sentiti, è vero: me la tiro un sacco. Ci mancherebbe!
David mi aspetta sul marciapiede. Indossa un cappotto lungo. Mi cinge i fianchi e mi da un bacio leggero all’angolo della bocca. Mi piace il suo profumo. È davvero un bel ragazzo, e non riesco ancora a capire come diavolo abbia fatto a nascondere tanta beltà in questi anni.
Mi apre lo sportello della sua Golf, da galantuomo. Sento di arrossire. Tutto sommato non c’è molto a cui pensare, no? Uno che ti tratta da principessa è un principe. È il principe azzurro!

 
***

 
Ok, io lo capisco che i principi siano un po’ sbruffoni. Volete sapere dove mi ha portata a cena? Proprio in uno di quei locali di lusso. Ed io sono in converse. Parliamone. Lui sotto il cappotto ha un bellissimo spezzato scuro e persino la cravatta. Io ho una camicia di jeans.

Uomini. Quando portate a cena una donna ricordate di dare dei suggerimenti, soprattutto se siete dei principi nascosti dietro alla figura di un commercialista sfigato. Uno di questi suggerimenti è:
-Ti porto in un posto tranquillo, intimo.
Così noi sapremo che dovremo indossare il miglior abito con le scarpe più alte che possediamo.

Ad ogni modo, proprio perché è un uomo, non ha capito il mio iniziale imbarazzo, ma poco male, una volta accomodati abbiamo iniziato a chiacchierare sorseggiando vino bianco, e fortunatamente le bollicine stanno facendo in modo che possa rilassarmi del tutto.
-Denise, non voltarti…
Mi sussurra. Ovviamente mi giro appena lo dice. Sono persino sorridente e tra le dita tengo il bicchiere di cristallo quasi vuoto.
Non lo dico che sta bene, in abito. Non lo dico, perché voi lo sapete ed io non vi darò questa soddisfazione. La donna con lui è altissima, tanto da superarlo, e cammina come una gatta su dei tacchi a spillo. Indossa un tubino nero e molti gioielli. È mora, ha lunghi capelli lisci, sembra più giovane di lui, ma non avrà meno di trent’anni.
Incrocio lo sguardo di lui. Lo distoglie lui per primo, ed accompagna la sua dama ad un tavolo, tenendo una mano sul fianco prosperoso di lei.
Mi rivolto verso Dave, ma evito accuratamente di guardarlo.
-Com’è che l’infame è sempre in mezzo?
Lo dice in modo dolce, e divertente, quasi urtato, versandomi ancora del vino. Mi fa sorridere. Anche a lui, lo stronzo, sta antipatico.
-Poco male, Dave, non dobbiamo mica passare la serata con lui!
Lui mi guarda attentamente. Sento di arrossire sotto il suo sguardo.
-Scusami, devo usare il bagno.
Gli dico, forse troppo in fretta.
La cosa bella dei locali come questi, è che i bagni sono lindi, immacolati, puliti. In realtà sono scappata dal tavolo, tanto per stare un attimo lontana da David e realizzare che lo stronzo è a qualche metro da noi con una gatta dalle gambe chilometriche, ma ora mi rendo conto che tutto il vino che ho ingurgitato finora deve essere espulso.
Chiudo la porta alle mie spalle, e nonostante la toelette sia pulita, costruisco la mia personalissima difesa di strati e strati di carta igienica. Mentre maledico mentalmente la mia vescica che pare essersi manifestata solo ora, sento una voce al di là della porta.
Ora, io non voglio origliare, non sono il tipo, ma la voce della donna pronuncia un nome ed io non posso fare a meno di fermarmi ad ascoltare.

-Sì, sono a cena con Greg Barker, proprio lui. Non esaltarti, prima di portarmi in questo ristorante è stato anche gentile, brillante, poi si è incupito. Esattamente! Io ho fatto finta di non accorgermene, ma ho notato l’espressione che ha fatto quando ha visto quella ragazzina. Sì, ti ho detto che c’è una ragazzina al locale, e lui non riesce a toglierle gli occhi di dosso. Lei ci da le spalle, non credo si sia accorta di qualcosa. Sì mi sto annoiando. Vorrei vedere te! Certo che sono arrabbiata. Ora gli dico che mi sento poco bene e mi faccio riaccompagnare. Ti chiamo dopo. Ok…ok! Ciao!

Sento la porta principale riaprirsi e richiudersi. E sento solo il mio respiro.
C’è stato un malinteso. Certamente. Ci sono tante persone al locale, voglio dire…

 
***

 
Siamo sotto casa mia, in auto. Dave sta raccontandomi episodi divertenti di quando era all’università. Appena tornata dal bagno, non ho potuto fare a meno di guardarmi intorno e Mr.Barker e la gatta non c’erano più. Ho mascherato il mio imbarazzo e la mia, improvvisa, ansia, a David, che infatti non ha notato il mio essere distratta. Almeno credo. Subito dopo la cena (e tra l’altro ritornata al tavolo non ho più mangiato, mi era passata la fame, ho solo assaggiato qualcosa, per educazione, ma David non ci ha fatto caso), lui è venuto direttamente qui, sotto casa mia. Dubito abbia capito che voglio solo ritirarmi, immagino voglia essere invitato su da me.
Gli sorrido, senza aver capito nulla di quello che sta dicendo.
-Sei stato davvero molto carino, Dave. Ora vado. Ci vediamo domattina in ufficio!
-Come?
Alzo un sopracciglio. Insomma!
-Si è fatto tardi…
-Non mi fai vedere il tuo appartamento?
Posso essere maleducata?
-Un’altra volta, magari…-non so davvero come faccio ad essere tanto diplomatica, a volte.
Lui sembra rimanerci male. Mi stringo nelle spalle. Mi avvicino per salutarlo, e lui prende il mio viso tra le mani, baciandomi.
Chiudo gli occhi, tanto quanto per vedere degli occhi verdi ed un accenno di barba brizzolata. Tanto da sentire un profumo diverso. Spalanco gli occhi.
Merda.
David si accorge che d’improvviso sono poco partecipativa.
-Tutto bene, Dee?
Ecco!
-Sì, tutto ok. Ora… vado! ‘Notte, David!
Scendo dall’auto prima che lui possa proferire parola. Merda!

 
***

 
Ho gli occhi gonfi, le occhiaie violacee ed il broncio. E le converse. Entro al Sitting e saluto con un cenno della mano Tina. Non ho chiuso occhio. Ho pensato tutta la notte alle parole della gatta in bagno. Non ho condiviso con voi la certezza che fosse la gatta, ma immagino che voi l’abbiate capito subito, no?
Mi fermo davanti al mio tavolino. Incrocio le braccia, ma non posso fare a meno di sorridere.
-Mr.Barker, quello è il mio posto!
Lui mi guarda, alza il sopracciglio e poi mi sorride, divertito.
-Si accomodi, Denise, qui di fronte a me, impari a cambiare prospettiva.

Dovrei arrabbiarmi? Non lo faccio, scuoto la testa e prendo posto di fronte a lui, al posto opposto al mio. Lancio un’occhiata alla mia sinistra, verso la strada, verso quel lato che mai guardavo seduta dalla parte opposta. Tolgo gli occhiali, proprio mente Tina serve la mia colazione e, noto con estremo piacere, anche quella dello stronzo.
-Non hai dormito stanotte, tesoro?-dice Tina allegra.
So che lui mi sta guardando. Lo ignoro beatamente e sorrido alla donna, dicendo:
-Per niente, ma sto bene.
Lei si allontana sorridendo, io rivolgo la mia attenzione al mio cappuccino.
-A cos’ha pensato invece di dormire, Denise?
Lo sussurra. Incrocio il suo sguardo.
-Non sono affari suoi, Mr.Barker.
Sorrido, mio malgrado, rendendomi conto dello scambio delle medesime battute di ieri.
Lui ride, beve il suo caffè, si sistema sulla sedia, guarda fuori, arriccia le labbra. Lo sto osservando in ogni minimo particolare.
-Cosa vede, adesso, Denise?-mi chiede a bruciapelo, senza guardarmi.
 
NOTE DELLA (PSEUDO)AUTRICE:

Ciiiiiiao! Al contrario di quanto mi aspettassi io stessa, ho aggiornato in fretta. Allora, che dire? Dee non ci dice mai sul serio quello che prova, ma ce lo lascia intuire, con le sue imprecazioni.
David non capisce mai nulla. Povero Dave, non si accorge di nulla. O fa solo finta?
Ho adorato la scena di Emma, la mamma di Denise, la immagino un po’ svampita, ma molto tenera.

“-Com’è che l’infame è sempre in mezzo?”, è una frase detta da raw_input, proprio a proposito di Mr.Barker, e che ci stava tutta nel momento, quindi l’ho amabilmente citata.

Come proseguirà? Illuminatemi con i vostri pensieri.
Baciotti, Evanne.
  
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