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Autore: Anle    26/06/2008    3 recensioni
Second Part, the end.
[...]« Tu l’hai visto? » chiese poi, inaspettatamente. La kunoichi ebbe un sussulto, ma non disse nulla.
« Ci hai parlato? » continuò a domandare, prendendo il suo silenzio per un sì.
« Cosa te lo fa pensare? » replicò, cercando di sorridere.
Lui la guardò negli occhi, come a cercare di studiarla. « Non hai detto una parola, da quando siamo tornati dalla missione ». « Le cose cambiano » si difese.
« Non credo » controbatté. « Alla fine, rimane tutto fottutamente uguale ».
E, quando infine si allontanò, Sakura non pianse solo per sé, ma anche per Shikamaru.
[...]
[ShikaInoSasu][ShikaIno]
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Anle

Premessa

 

 

Sì, so benissimo a cosa state pensando – e la risposta è no, non sono imparentata con Mago Merlino –, ‘Sto mattone di premessa, te lo leggi te.

Ed infatti non avete proprio tutti i torni: guardate, anche per me è una noia mortale scriverla, ma, per quanto mi addolori, è inevitabile.

Allora, parto subito col dire che la storia – o per meglio dire, l’idea della storia – nasce ad ottobre all’incirca, dopo la lettura di Hills Like a White Elephant di Ernest Hemingway.

No, non ci ho messo otto mesi per scriverla XD, ma mi sono concentrata nella stesura solo in questa settimana, e questo ne è il risultato.

Non posso spiegarvi ora il motivo del perché abbia deciso di utilizzare assieme al titolo l’espressione White Elephant – anche se penso che probabilmente qualcuno consoce già il suo significato quotidiano – o vi rovinereste la storia in sé.

Ad ogni modo, se ancora non l’avete capito, questa è una ShikaIno, la prima vera ShikaIno che io abbia mai scritto e a cui tengo particolarmente come lavoro.

Vi pregherei, fan(s) ShikaTema, di non manifestare le vostre opinioni con cartelli particolarmente vistosi, o pon-pon sgargianti formato maxi per denunciare questo sopruso fanonista, anche perché, con tutto il rispetto, della vostra opinione mi interessa bene poco: seguite quindi il motto, ‘tienitelo per te, e fai per tre’. *smiles*

Tornando alla storia, non so se vi piacerà, se dopo averla letta tenterete di denunciarmi per ‘scritture oscene in siti pubblici’, o cercherete di cancellarla dalla mente come uno dei vostri peggiori ricordi.

Comunque sia, la fanfic, in principio, era di dodici pagine, ma - pensando che potesse risultare pesante – ho deciso di dividerla in due parti, in modo che risulti più scorrevole.

Spero comunque che un po’ vi abbia incuriosito, e che tornerete a leggere la seconda parte di questa storia - di vostra spontanea volontà XD.

Anche se totalmente inutile – ma necessario – ricordo a tutti i portatori del verbo canon che, nonostante le apparenze, dopo l’apertura della fic non ci sarà alcuna esplosione. Forse. U_ù

 

Che si apra il sipario.

 

 

 

Anle

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Corri.

 

Corri.

 

Corri, maledizione!

 

Ansimò. Poi si rimise in piedi: ancora una volta, troppo lentamente.

 

Di nuovo, era caduto nel fango. Il corpo di lei, fra le proprie braccia.

 

Sputò rabbia, toccandosi la fronte madida di sudore.

 

Stava piovendo, vero? Perché, sennò, quello era il suo sangue.

 

Merda.

 

Serrò la mascella, evitando di pensarci.

 

Sicuramente, pioveva. E forte anche.

 

 

 

 

C l o u d s  C o m i n g

- with a White Elephant -

 

[Shika=> Ino=> Sasu] ~> [Ino=> Shika]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Shikamaru! ».

Una voce alle proprie spalle lo fece voltare: la figura di Ino correva verso di lui, agitando un braccio, entusiasta.

Quando gli fu vicino, mise le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato.

Lui l’osservò in silenzio, con i rigonfi dei pugni nelle tasche. Ed una nuvola di fumo ogni tanto.

« L-l’ Hokage ha richiesto anche la tua presenza » disse d’un tratto, espirando forte.

« Io non verrò. Sarebbe troppo problematico » replicò solo, impulsivamente, e la sigaretta si mosse su e giù nella propria bocca.

Stava già per darle le spalle, quando la presa di Ino lo trattenne bruscamente.

« Non dirai sul serio, voglio sperare » ribatté, digrignando i denti.

Lo sguardo di lui si soffermò sulla sua mano, avvolta attorno al proprio braccio.

« Sasuke non mi è mai piaciuto, lo sai ».

L’espressione di lei si rabbuiò.

« Non è una motivazione sufficiente » fece, stringendo la presa.

Lui alzò un sopracciglio, in risposta, mentre sentiva la stoffa premere contro la pelle.

Improvvisamente, un piede colpì con violenza il terreno sotto di sé.

« È sempre un tuo compagno, dannazione! ».

Ecco, ci risiamo, pensò Shikamaru, ora incomincia a fare l’isterica.

Non sopportava lo sguardo di lei, insistente. Come adesso.                                                  

Sbuffò. Certo, che sapeva come farlo sentire in colpa. Dannata ragazza.

« Dille che mi deve un favore » fece poi, arrendevole.

Il braccio di lei ricadde quindi su un fianco; lo sguardo che rimase rivolto ancora per un po’ verso le sue spalle.

E, prima che la figura di lui scomparve del tutto, abbozzò un sorriso.

 

 

 

 

                                                                                     La venuta delle nuvole arriva lenta, silenziosa.

                                                        Ma, quando ci si accorge della sua comparsa, è ormai troppo tardi.

 

 

 

 

 

***

 

 

« Cos’è? » chiese, indicando la bottiglietta nelle mani di lei.

« Le farà bene » disse solo, ma Shikamaru avvertì un’incrinatura nella sua voce.

« Prendi » fece poi, avvicinandogli il medicinale sotto il suo sguardo confuso. « Con te, non farà storie ».

Deglutì. « Proverà dolore? ».

Se rimase sorpresa, non lo diede a vedere. « Non più di quanto ne provi adesso ».

Lui non rispose, guardando inespressivo le curve della boccetta.

« Sta’ tranquillo, non sentirà nulla ». Quelle parole sapevano tanto di bugia, ma lui fece finta di non notarlo. Come anche l’insicurezza negli occhi di Sakura, ed il lieve tremore della sua mano, quando Shikamaru afferrò il sedativo.

« Buona fortuna » lo salutò, con occhi spenti, volgendogli poi velocemente le spalle.

 

 

 

***

 

 

« Ino? ».

« Cosa, Shikamaru? ».

« Non fare nulla di stupido ».

« E tu non metterti troppo in mostra » ribatté lei, acida, ma sorrise.

« Dico davvero » lo sguardo di lui s’indurì, « non sarebbe la prima volta, del resto ».

« Idiota » fece di rimando, schioccando la lingua.

Shikamaru, inaspettatamente, le afferrò un polso, severo. « Non ho voglia di rischiare la vita per te ».

Le pupille di lei si dilatarono. Quasi sembravano lucide, ora.

« Ma che gentile, Nara » ribatté, liberandosi dalla stretta, « spero che sia solo la missione a renderti così stronzo ».

Lui non rispose, limitandosi unicamente ad espirare piano. « Ci si vede » gracchiò Ino, senza aggiungere altro.  

Non era esattamente questo, quello che lui avrebbe voluto.

Il richiamo dei capisquadra, poi, li divise.

Ma il fumo era ancora nei suoi capelli, come la pelle di lei fra le proprie dita.

 

 

 

***

 

 

 

« Shikamaru! ».

 

Il battito accelerato, le ginocchia tremanti.

 

« Spostati di lì! ».

Troppo tardi.

Quel kunai non l’aveva proprio visto.

 

« Maledizione ».

 

Una folata di vento improvvisa deviò dei colpi, in sua direzione.

 

« Si può sapere a che pensi? Datti una svegliata, cavolo! ».

 

Boccheggiò. E una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto.

« Non è niente » rispose, mentre lo sguardo andava da un parte all’altre del bosco, cercando d’individuare i nemici.

« Allora muoviti, ne stanno arrivando degli altri » gli fece presente Temari, riprendendo poi a scuotere il ventaglio.

« Arrivo » disse prontamente, afferrando in mano un kunai. Peccato solo che, con la testa, fosse decisamente altrove.

 

 

***

 

« Da’ qua » fece sbrigativo Shikamaru, afferrando bruscamente la boccetta nelle mani della ninja medico.

Lei sobbalzò un po’ all’aspro contatto, mentre lo guardava di sottecchi, incapace di aggiungere altro al suo mordere nervoso delle labbra.

Lui stava già voltandosi, quando l’Haruno lo richiamò.

« Stiamo facendo la cosa giusta, vero? » le mani che si torcevano, con sistematica irrequietezza.

Il Nara rimase immobile, le spalle forse leggermente più ingobbite del solito.

« Vero, Shikamaru? » continuò, un’incrinatura sottile nella sillaba finale: acuta e straziante, decisamente.

Silenzio.

« Rispondimi, dannazione! » insistette, mentre quella sfumatura isterica le rapiva la voce.

Lui espirò piano, in risposta. « Ci vediamo, Sakura » replicò solo, infine.

E lei già ingoiava lacrime amare, quando l’ultima nuvola di fumo comparve solitaria, per poi fuggire veloce dietro le sue spalle.

 

 

***

 

 

Andare a trovare qualcuno è indubbiamente scomodo, pensò, mentre sedeva sul bordo di un letto poco più in là, dagli spigoli inverosimilmente spigolosi: le mani gli sudavano, e non poteva fare nulla per calmare il proprio nervosismo. No, neanche le sigarette andavano più bene.

Sputò quindi infastidito la cicca in terra, che, risentita, esalò l’ultimo brillio, per poi spegnersi con quieta dignità.

Mentalmente, si diede dello stupido, cercando di evitare di pensare a come fosse finito lì, con le braccia conserte e il broncio di sempre che, ora, ha perso la sua naturale ragion d’essere.

Valla a trovare, gli aveva detto - anzi, ordinato, per l’esattezza.

Sospirò, ancora una volta: questa sarà la trentesima, ormai. E quando accidentalmente lo sguardo cadde sul letto a pochi metri di distanza, il respiro gli si mozzò, e d’un tratto la temperatura si doveva essere anche abbassata, altrimenti non riusciva a spiegarsi il brivido che gli pungeva irritante la tua schiena.

‘Fanculo, si disse, alzandosi poi in piedi, deciso a lasciare la stanza. E anche se appariva come codardia, questa – al momento – era l’unica cosa che sapesse fare.

 

 

 

La venuta delle nuvole è inarrestabile, impossibile da deviare.

E, anche se ciò fosse realizzabile, il cielo non smetterebbe lo stesso di piangere.

 

 

 

***

 

 

« Sasu-ke » sussurrò debolmente dalle labbra secche.

Delira, pensò, stringendola inconsciamente di più a sé.

Ma non riuscì comunque ad evitare di imprecare e maledirne il nome.

Saltando poi di ramo in ramo, Shikamaru sentì le forze venire meno.

Ancora un altro po’, cercò di farsi forza, ingoiando urla di rabbia.

 

 

***

 

 

« Shikamaru ». Lui si volta, sentendo il cuore rimbombare nelle orecchie.

Gli occhi di Sakura non sono mai stati così lucidi, pensa, mentre la osserva stringere i pugni.

« Cos-? ».

« Ino è entrata in coma » e, nel dirlo, sembrò sputare rassegnazione. << Mi dispiace >> recitò, da bravo medico, « ho fatto tutto il possibile ». Ma la voce è drammaticamente incrinata, per poter sembrare reale.

Shikamaru sente la bocca impastata e gli occhi incominciano a bruciare, inspiegabilmente.

« Fino a ieri stava bene » replica, cercando di aggrapparsi a qualcosa che ormai non c’è più.

Un angolo della bocca le si piega, qualche lacrima che comincia già a scivolare giù lungo le guance.

« Mi dispiace, io… » porta le mani a coprire il volto, e la schiena viene scossa dai singulti.

Non era una brava ninja medico, si ritrova a pensare crudelmente, osservandola lasciarsi preda delle emozioni.

« Avevi detto che si sarebbe ripresa » deglutisce, amaramente. Lei però non riesce a ribattere: invece, le lacrime continuano ad aumentare.

Quando poi si ritrova ad afferrarle le spalle e scuoterla, non si riconosce nemmeno lui.

« Avevi detto che sarebbe andato tutto bene! ». Bugia: non gli ha mai promesso una cosa del genere.

Sakura è quasi impaurita ora, gli occhi che cercano di deviare il suo sguardo, mordendosi con forza le labbra.

« Adesso basta, Shikamaru ». Tsunade compare da dietro la prima fila di tende, il volto stanco e le mani che tremano: non dorme da giorni, pensa, voltandosi a guardarla, ma questo non arriva a calmare il proprio astio.

« Lasciala andare » gli ordina, e le mani del jounin scivolano via, per poi rimanere lungo i fianchi, immobili.

« Perché? » chiede, come se si aspettasse davvero una risposta. 

L’Hokage sospira, incrociando poi le braccia. « Ho provveduto io stessa alle cure della tua compagna, e già io che Sakura sapevamo bene come le condizioni fossero critiche ».

L’Haruno fa scendere le proprie mani sulla bocca: gli occhi vacui, ancora avvolti dalle lacrime.

« Vuol dire che morirà » constatò, freddamente.

Tsunade lo guarda rodersi il fegato, mentre stringe le dita a pugno, con ostinazione.

« Non lo sappiamo » risponde, nonostante quella non fosse una domanda.

« Posso vederla? » chiede stavolta, guardandola deciso, negli occhi.

L’Hokage inizialmente storce un po’ la bocca, ma poi accondiscende: « Sì, certo ».

Sta già per allontanarsi, quando Tsunade lo richiama, inaspettatamente. « Shikamaru – lui si ferma, di spalle –, non illuderti troppo che possa risvegliarsi »

 

 

 

Ci si rende conto delle cose importanti, quando si sono ormai perdute.

 

 

 

***

 

 

« No » disse solo, scostando la mano dell’Haruno dalla sua. « Io quella roba non la voglio più vedere ».

Sakura sgranò gli occhi, sorpresa: non si era mai comportato così. Cosa gli era preso?

« Che stai dicendo? Prendila » si riprese poi, avvicinandogli la boccetta.

« Ho detto di no » replicò, le mani in tasca, lo sguardo deciso.

« Per favore » seguitò lei, facendo scuotere il liquido al suo interno.

« Sei sorda, o cosa? » ribatté, inarcando le sopracciglia rabbiosamente.

A quel punto, Sakura si riscosse, rabbuiandosi. « Non ti permetto di parlarmi così ».

Lui sputò in terra, inspirando profondamente. « Non insistere, ti prego » seguitò, e quella, alle orecchie della kunoichi, suonò quasi una supplica.

« Cos’è successo? » domandò, sospettosa. Shikamaru fece spallucce, evitando la questione.

« Nulla ».

Lei si accigliò. « Ti ha detto qualcosa, vero? Ino ti ha de- ».

« È così e basta » l’interruppe, sovrastando la sua voce.

Inaspettatamente, Sakura fece cadere la boccetta, che si ruppe in schegge di vetro, facendo solo un debole crash. « Come vuoi » disse infine, arrendevole, « ma sarai tu a spiegarlo all’Hokage ».

Che seccatura, fu il suo ultimo pensiero, prima che entrambi prendessero strade diverse.

 

 

 

***

 

 

Shikamaru si massaggiò le spalle, facendo scrocchiare sommessamente le ossa.

« Che ti era successo? » chiese Temari alle sue spalle, intenta a pulire dal sangue il proprio ventaglio.

« A che ti riferisci? » rispose, facendo finta di non capire.

« A durante la missione: eri strano ».

Sbuffò. « Te l’ho detto, nulla » si giustificò, cercando di cambiare argomento.

« È per la Yamanaka? » insinuò, sagace.

Le pupille di lui si dilatarono. « Perché dovrebbe? » replicò, assumendo un’aria imbronciata.

« Ha sempre avuto un debole per l’Uchiha » constatò, « e il fatto che potesse prendere qualche iniziativa avventata non era da escludere ».

Lui fece una smorfia. « Non mi riguarda » ribatté, indifferente.

« Sarà » controbatté lei, d’altro canto.

D’un tratto, una voce in lontananza catturò l’attenzione di entrambi. « Shikamaru! » diceva, sempre più vicina.

Allungando il collo, il Nara distinse la figura di Sakura venirgli incontro, agitata. C’è qualcosa che non va, si disse, notando il correre disperato della kunoichi.

E quando li raggiunse, Shikamaru poté vedere la preoccupazione trapelare dagli occhi dell’amica.

« Shikamaru » fece, espirando forte.

« Cos’è successo? » chiese, sperando che la risposta non fosse quella che temeva.

Sakura alla domanda diretta sembrò tentennare. « Ecco, pare che… Sì, insomma… ».

« Cosa? » l’incalzò, lasciando trasparire involontariamente una sfumatura d’ansia nella voce.

« Non troviamo Ino da nessuna parte » spiegò, torcendosi le dita delle mani. « Pensiamo possa essere rimasta indietro ».

« Che vuol dire pensiamo? Chi era in squadra con lei? » chiese, e man mano sentiva di non riuscire a controllare le proprie emozioni.

L’Haruno scosse la testa, incapace di rispondergli. « Forse ha tentato di inseguire Sasuke, questo io non- ».

« Dannazione » imprecò, cercando di elaborare velocemente – per quanto gli fosse possibile – una soluzione.

« Non possiamo mandare una squadra di recupero, anche perché la maggior parte sono feriti » continuò, rivelandosi incapace di poter fare qualsiasi cosa. « Andrei io, ma devo rimanere a curar- ».

« Vado io » fece perentorio. E, nel dirlo, già si era pentito.

Idiota di una bionda, pensò, maledicendo se stesso per non avergli impedito di fare una simile stronzata.

 

 

 

***

 

 

La lotta infuriava ormai da un paio di ore, e lei continuava a curare feriti da altrettante.

Portò un momento un braccio avanti ad asciugarsi la fronte, per poi continuare a rimarginare le ferite.

« Cazzo, questo ha il polso troppo debole » rifletté, notando che i propri sforzi non sarebbero serviti a nulla. Ormai è andato, constatò con rassegnazione.

Si guardò allora attorno, cercando di individuare chi fosse in difficoltà, ma non si riusciva a distinguere granché.

« Hai sentito? » fece uno dei due shinobi alle proprie spalle, addetto a proteggerla.

« Cosa? » rispose l’altro.

« Pare che abbiano avvistato Sasuke Uchiha poco più a nord di qui, ma non è solo >>.

« Davvero? E l’hanno preso? ».

« No, sembra sia ben difeso dagli scagnozzi di Orochimaru ».

Le iridi di Ino si fecero più grandi, le dita si trovarono a stringere la terra sotto di sé, e il battito prese ad accelerare infantilmente.

Se si fosse allontanata per un po’, nessuno se ne sarebbe accorto, e poi sarebbe stato solo per qualche or-

Non fare nulla di stupido, le parole di Shikamaru le ritornarono in mente. Senza ragione, poi, perché quello che stava per fare non era affatto stupido.

Si guardò attorno, facendo attenzione che nessuno la stesse osservando, mordendosi nervosamente le labbra. Ma sì, in fondo…

E già era sparita fra la vegetazione, quando pensò sfacciatamente un al diavolo Shikamaru.

 

 

 

***

 

 

Cercò di contenere il respiro, ma continuò ad annaspare.

Era stanco: aveva viaggiato ininterrottamente per dodici ore, senza riposarsi: decisamente – nonostante fosse un ninja – era stremato.

Barcollando, raggiunse l’infermeria, e – anche se annebbiata – vide la figura di Sakura corrergli incontro.

Non seppe bene se per lo stato pietoso di lui, o per quello devastante di lei, l’Haruno ebbe un singulto di sorpresa, che cercò di soffocare per dignità del proprio incarico. Ma soprattutto per la speranza di Shikamaru.

« Vieni, portala dentro » gli disse, ed era visibile quanto cercasse di mantenere la calma, nonostante tutto.

Anche Tsunade era presente, quando la poggiò sul lettino e venne successivamente allontanato con malagrazia dalla tenda, assieme ad un abbiamo bisogno di tempo, in risposta ai suoi continui si salverà?

Chissà come, si ritrovò a rimanere di fronte all’infermeria, seduto malamente a terra, senza riuscire in alcun modo a chiudere occhio.

Sakura apparve due ore dopo, all’incirca, abbattuta e con due occhiaie profonde. Forse aveva pianto, anche, ma non sapeva dirlo con certezza.

Lui si alzò in piedi, alla sua vista. << Come sta? >> chiese, le mani in tasca che non smettevano di sudare freddo.

La kunoichi ci mise un po’ prima di formulare la risposta, quasi cercasse di dosare bene le parole.

« Crediamo sia stata colpita da un’arte illusoria abbastanza potente, e i segni dietro il collo indicano che sia caduta e abbia sbattuto forte la testa: questo spiega il sangue, e le ferite lungo le braccia ».

« Questo cosa vuol dire? » domandò, non capendo dove volesse arrivare.

« Per di più, delira » continuò, Sakura. « E il jutsu inflittole provoca continue allucinazioni, quindi potrebbe avere delle ripercussioni al risveglio, sempre che riesca a- ».

« Cosa significa? » insistette, sentendo dei brividi corrergli lungo la schiena, insistenti.

Lei sospirò, guardandolo di sottecchi. « Che potrebbe non riconoscerci più » abbassò quindi il capo, dispiaciuta.

Shikamaru deglutì la poca saliva nella propria bocca, chiudendo per un momento gli occhi, come a riflettere sulle parole di lei. « È permanente? » chiese poi, e la ninja medico socchiuse le palpebre alla sua domanda. « Non lo sappiamo ».

« La verità, Sakura ».

Stavolta, lei non sospirò. « È una possibilità ».

 

 

 

 

 

 

 

- Continua -

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

 

. . .

Allora, il vostro computer come sta? ò__ò

Augurandovi che non sia esploso o – chissà! – magari imploso, o – peggio ancora – abbia fatto una sonora pernacchia, spero non ce l’abbiate troppo con me. *smiles*

Ad ogni modo, commenti, consigli, appunti riguardo la fic sono sempre graditi: a parte la parcella per il vostro PC rotto, ovviamente. *cough cough*

In ultimo, ringrazio Tinebrella, che si è presa questa grana di pubblicarmi molto gentilmente la fanfic.

Grazie. J

 

A presto, forse.

 

Anle

 

 

  
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