Premessa
Sì, so benissimo a cosa state pensando – e la risposta è no, non
sono imparentata con Mago Merlino –, ‘Sto
mattone di premessa, te lo leggi te.
Ed infatti non avete proprio tutti i torni: guardate, anche per me
è una noia mortale scriverla, ma, per quanto mi addolori, è
inevitabile.
Allora, parto subito col dire che la storia – o per meglio dire,
l’idea della storia – nasce ad
ottobre all’incirca, dopo la lettura di Hills Like a White Elephant di Ernest
Hemingway.
No, non ci ho messo otto mesi per scriverla XD, ma mi sono
concentrata nella stesura solo in questa settimana, e questo ne è il
risultato.
Non posso spiegarvi ora il motivo del perché abbia deciso di
utilizzare assieme al titolo l’espressione White Elephant – anche se penso che
probabilmente qualcuno consoce già il suo significato quotidiano – o vi
rovinereste la storia in sé.
Ad ogni modo, se ancora non l’avete capito, questa è una ShikaIno,
la prima vera ShikaIno che io abbia
mai scritto e a cui tengo particolarmente come
lavoro.
Vi pregherei, fan(s) ShikaTema, di non manifestare le vostre
opinioni con cartelli particolarmente vistosi, o pon-pon sgargianti formato maxi
per denunciare questo sopruso
fanonista, anche perché, con tutto il rispetto, della vostra opinione mi
interessa bene poco: seguite quindi il motto, ‘tienitelo per te, e fai per tre’.
*smiles*
Tornando alla storia, non so se vi piacerà, se dopo averla letta
tenterete di denunciarmi per ‘scritture oscene in siti pubblici’, o cercherete
di cancellarla dalla mente come uno dei
vostri peggiori ricordi.
Comunque sia, la fanfic, in principio, era di dodici pagine, ma -
pensando che potesse risultare pesante – ho deciso di dividerla in due parti, in
modo che risulti più scorrevole.
Spero comunque che un po’ vi abbia incuriosito, e che tornerete a
leggere la seconda parte di questa storia - di vostra spontanea volontà
XD.
Anche se totalmente inutile – ma necessario – ricordo a tutti i
portatori del verbo canon che, nonostante le apparenze, dopo l’apertura della
fic non ci sarà alcuna esplosione. Forse. U_ù
Che si apra il sipario.
Anle
*
Corri.
Corri.
Corri, maledizione!
Ansimò. Poi si rimise in piedi: ancora una volta, troppo
lentamente.
Di nuovo, era caduto nel fango. Il corpo di lei, fra le proprie
braccia.
Sputò rabbia, toccandosi la fronte madida di
sudore.
Stava piovendo, vero? Perché, sennò, quello era il suo
sangue.
Merda.
Serrò la mascella, evitando di
pensarci.
Sicuramente,
pioveva. E forte anche.
C l o u d s C o m i n
g
- with a
White Elephant -
[Shika=>
Ino=> Sasu] ~> [Ino=> Shika]
« Shikamaru! ».
Una voce alle proprie spalle lo fece voltare: la figura di Ino
correva verso di lui, agitando un braccio,
entusiasta.
Quando gli fu vicino, mise le mani sulle ginocchia, riprendendo
fiato.
Lui l’osservò in silenzio, con i rigonfi dei pugni nelle tasche. Ed
una nuvola di fumo ogni tanto.
« L-l’ Hokage ha richiesto anche la tua presenza » disse d’un
tratto, espirando forte.
« Io non verrò. Sarebbe troppo problematico » replicò solo,
impulsivamente, e la sigaretta si mosse su e giù nella propria
bocca.
Stava già per darle le spalle, quando la presa di Ino lo trattenne
bruscamente.
« Non dirai sul serio, voglio sperare » ribatté, digrignando i
denti.
Lo sguardo di lui si soffermò sulla sua mano, avvolta attorno al
proprio braccio.
« Sasuke non mi è mai piaciuto, lo sai ».
L’espressione di lei si rabbuiò.
« Non è una motivazione sufficiente » fece, stringendo la presa.
Lui alzò un sopracciglio, in risposta, mentre sentiva la stoffa
premere contro la pelle.
Improvvisamente, un piede colpì con violenza il terreno sotto di
sé.
« È sempre un tuo compagno, dannazione! ».
Ecco, ci
risiamo, pensò Shikamaru, ora incomincia a fare
l’isterica.
Non sopportava lo sguardo di lei,
insistente. Come adesso.
Sbuffò. Certo, che sapeva come farlo sentire in colpa. Dannata
ragazza.
« Dille che mi deve un favore » fece poi, arrendevole.
Il braccio di lei ricadde quindi su un fianco; lo sguardo che
rimase rivolto ancora per un po’ verso le sue
spalle.
E, prima che la figura di lui scomparve del tutto, abbozzò un
sorriso.
La venuta delle nuvole arriva lenta,
silenziosa.
Ma, quando ci si accorge della sua comparsa, è ormai troppo
tardi.
***
« Cos’è? » chiese, indicando la bottiglietta nelle mani di
lei.
« Le farà bene » disse solo, ma Shikamaru avvertì un’incrinatura
nella sua voce.
« Prendi » fece poi, avvicinandogli il medicinale sotto il suo
sguardo confuso. « Con te, non farà storie ».
Deglutì. « Proverà dolore? ».
Se rimase sorpresa, non lo diede a vedere. « Non più di quanto ne
provi adesso ».
Lui non rispose, guardando inespressivo le curve della
boccetta.
« Sta’ tranquillo, non sentirà nulla ». Quelle parole sapevano
tanto di bugia, ma lui fece finta di non notarlo. Come anche l’insicurezza negli
occhi di Sakura, ed il lieve tremore della sua mano, quando Shikamaru afferrò il
sedativo.
« Buona fortuna » lo salutò, con occhi spenti, volgendogli poi
velocemente le spalle.
***
« Ino?
».
« Cosa, Shikamaru?
».
« Non fare nulla di
stupido ».
« E tu non metterti
troppo in mostra » ribatté lei, acida, ma sorrise.
« Dico davvero » lo
sguardo di lui s’indurì, « non sarebbe la prima volta, del resto
».
« Idiota » fece di
rimando, schioccando la lingua.
Shikamaru,
inaspettatamente, le afferrò un polso, severo. « Non ho voglia di rischiare la
vita per te ».
Le pupille di lei si
dilatarono. Quasi sembravano lucide, ora.
« Ma che gentile,
Nara » ribatté, liberandosi dalla stretta, « spero che sia solo la missione a
renderti così stronzo ».
Lui non rispose,
limitandosi unicamente ad espirare piano. « Ci si vede » gracchiò Ino, senza
aggiungere altro.
Non era esattamente
questo, quello che lui avrebbe
voluto.
Il richiamo dei
capisquadra, poi, li divise.
Ma il fumo era
ancora nei suoi capelli, come la pelle di lei fra le proprie
dita.
***
«
Shikamaru! ».
Il battito
accelerato, le ginocchia tremanti.
«
Spostati di lì! ».
Troppo
tardi.
Quel kunai non
l’aveva proprio visto.
«
Maledizione ».
Una folata di vento
improvvisa deviò dei colpi, in sua direzione.
«
Si può sapere a che pensi? Datti una svegliata, cavolo! ».
Boccheggiò. E una
smorfia di dolore gli si dipinse sul volto.
« Non è niente »
rispose, mentre lo sguardo andava da un parte all’altre del bosco, cercando
d’individuare i nemici.
« Allora muoviti, ne
stanno arrivando degli altri » gli fece presente Temari, riprendendo poi a
scuotere il ventaglio.
« Arrivo » disse
prontamente, afferrando in mano un kunai. Peccato solo che, con la testa, fosse
decisamente altrove.
***
« Da’ qua » fece
sbrigativo Shikamaru, afferrando bruscamente la boccetta nelle mani della ninja
medico.
Lei sobbalzò un po’
all’aspro contatto, mentre lo guardava di sottecchi, incapace di aggiungere
altro al suo mordere nervoso delle labbra.
Lui stava già
voltandosi, quando l’Haruno lo richiamò.
« Stiamo facendo la
cosa giusta, vero? » le mani che si torcevano, con sistematica
irrequietezza.
Il Nara rimase
immobile, le spalle forse leggermente più ingobbite del
solito.
« Vero, Shikamaru? »
continuò, un’incrinatura sottile nella sillaba finale: acuta e straziante,
decisamente.
Silenzio.
« Rispondimi,
dannazione! » insistette, mentre quella sfumatura isterica le rapiva la voce.
Lui espirò piano, in
risposta. « Ci vediamo, Sakura » replicò solo, infine.
E lei già ingoiava
lacrime amare, quando l’ultima nuvola di fumo comparve solitaria, per poi
fuggire veloce dietro le sue spalle.
***
Andare a trovare
qualcuno è indubbiamente scomodo, pensò, mentre sedeva sul bordo di un letto
poco più in là, dagli spigoli inverosimilmente spigolosi: le mani gli sudavano, e non
poteva fare nulla per calmare il proprio nervosismo. No, neanche le sigarette
andavano più bene.
Sputò quindi
infastidito la cicca in terra, che, risentita, esalò l’ultimo brillio, per poi
spegnersi con quieta dignità.
Mentalmente, si
diede dello stupido, cercando di evitare di pensare a come fosse finito lì, con
le braccia conserte e il broncio di sempre che, ora, ha perso la sua naturale
ragion d’essere.
Valla a
trovare, gli aveva detto -
anzi, ordinato, per l’esattezza.
Sospirò, ancora una
volta: questa sarà la trentesima, ormai. E quando accidentalmente lo sguardo cadde sul
letto a pochi metri di distanza, il respiro gli si mozzò, e d’un tratto la
temperatura si doveva essere anche abbassata, altrimenti non riusciva a
spiegarsi il brivido che gli pungeva irritante la tua schiena.
‘Fanculo, si disse,
alzandosi poi in piedi, deciso a lasciare la stanza. E anche se appariva come
codardia, questa – al momento – era l’unica cosa che sapesse
fare.
La venuta delle
nuvole è inarrestabile, impossibile da deviare.
E, anche se ciò
fosse realizzabile, il cielo non smetterebbe lo stesso di
piangere.
***
«
Sasu-ke » sussurrò debolmente dalle labbra secche.
Delira, pensò, stringendola inconsciamente di più
a sé.
Ma
non riuscì comunque ad evitare di imprecare e maledirne il
nome.
Saltando
poi di ramo in ramo, Shikamaru sentì le forze venire
meno.
Ancora
un altro po’, cercò di farsi forza,
ingoiando urla di rabbia.
***
« Shikamaru ». Lui
si volta, sentendo il cuore rimbombare nelle orecchie.
Gli occhi di Sakura
non sono mai stati così lucidi, pensa, mentre la osserva stringere i
pugni.
« Cos-?
».
« Ino è entrata in
coma » e, nel dirlo, sembrò sputare rassegnazione. << Mi dispiace >>
recitò, da bravo medico, « ho fatto tutto il possibile ». Ma la voce è
drammaticamente incrinata, per poter sembrare reale.
Shikamaru sente la
bocca impastata e gli occhi incominciano a bruciare, inspiegabilmente.
« Fino a ieri stava
bene » replica, cercando di aggrapparsi a qualcosa che ormai non c’è
più.
Un angolo della
bocca le si piega, qualche lacrima che comincia già a scivolare giù lungo le
guance.
« Mi dispiace, io… »
porta le mani a coprire il volto, e la schiena viene scossa dai
singulti.
Non era una brava
ninja medico, si ritrova a pensare crudelmente, osservandola lasciarsi preda
delle emozioni.
« Avevi detto che si
sarebbe ripresa » deglutisce, amaramente. Lei però non riesce a ribattere:
invece, le lacrime continuano ad aumentare.
Quando poi si
ritrova ad afferrarle le spalle e scuoterla, non si riconosce nemmeno lui.
« Avevi detto che
sarebbe andato tutto bene! ». Bugia:
non gli ha mai promesso una cosa del genere.
Sakura è quasi
impaurita ora, gli occhi che cercano di deviare il suo sguardo, mordendosi con
forza le labbra.
« Adesso basta,
Shikamaru ». Tsunade compare da dietro la prima fila di tende, il volto stanco e
le mani che tremano: non dorme da giorni, pensa, voltandosi a guardarla, ma
questo non arriva a calmare il proprio astio.
« Lasciala andare »
gli ordina, e le mani del jounin scivolano via, per poi rimanere lungo i
fianchi, immobili.
« Perché? » chiede,
come se si aspettasse davvero una risposta.
L’Hokage sospira,
incrociando poi le braccia. « Ho provveduto io stessa alle cure della tua
compagna, e già io che Sakura sapevamo bene come le condizioni fossero critiche
».
L’Haruno fa scendere
le proprie mani sulla bocca: gli occhi vacui, ancora avvolti dalle
lacrime.
« Vuol dire che
morirà » constatò, freddamente.
Tsunade lo guarda
rodersi il fegato, mentre stringe le dita a pugno, con ostinazione.
« Non lo sappiamo »
risponde, nonostante quella non fosse una domanda.
« Posso vederla? »
chiede stavolta, guardandola deciso, negli occhi.
L’Hokage
inizialmente storce un po’ la bocca, ma poi accondiscende: « Sì, certo
».
Sta già per
allontanarsi, quando Tsunade lo richiama, inaspettatamente. « Shikamaru – lui si
ferma, di spalle –, non illuderti troppo che possa risvegliarsi
»
Ci si rende conto
delle cose importanti, quando si sono ormai perdute.
***
« No » disse solo,
scostando la mano dell’Haruno dalla sua. « Io quella roba non la voglio più
vedere ».
Sakura sgranò gli
occhi, sorpresa: non si era mai comportato così. Cosa gli era preso?
« Che stai dicendo?
Prendila » si riprese poi, avvicinandogli la boccetta.
« Ho detto di no »
replicò, le mani in tasca, lo sguardo deciso.
« Per favore » seguitò lei, facendo scuotere
il liquido al suo interno.
« Sei sorda, o cosa?
» ribatté, inarcando le sopracciglia rabbiosamente.
A quel punto, Sakura
si riscosse, rabbuiandosi. « Non ti permetto di parlarmi così
».
Lui sputò in terra,
inspirando profondamente. « Non insistere, ti prego » seguitò, e quella, alle
orecchie della kunoichi, suonò quasi una supplica.
« Cos’è successo? »
domandò, sospettosa. Shikamaru fece spallucce, evitando la questione.
« Nulla
».
Lei si accigliò. «
Ti ha detto qualcosa, vero? Ino ti ha de- ».
« È così e basta »
l’interruppe, sovrastando la sua voce.
Inaspettatamente,
Sakura fece cadere la boccetta, che si ruppe in schegge di vetro, facendo solo
un debole crash. « Come vuoi » disse
infine, arrendevole, « ma sarai tu a spiegarlo all’Hokage
».
Che
seccatura, fu il suo ultimo
pensiero, prima che entrambi prendessero strade diverse.
***
Shikamaru si
massaggiò le spalle, facendo scrocchiare sommessamente le
ossa.
« Che ti era
successo? » chiese Temari alle sue spalle, intenta a pulire dal sangue il
proprio ventaglio.
« A che ti
riferisci? » rispose, facendo finta di non capire.
« A durante la
missione: eri strano ».
Sbuffò. « Te l’ho
detto, nulla » si giustificò, cercando di cambiare
argomento.
« È per la Yamanaka?
» insinuò, sagace.
Le pupille di lui si
dilatarono. « Perché dovrebbe? » replicò, assumendo un’aria
imbronciata.
« Ha sempre avuto un
debole per l’Uchiha » constatò, « e il fatto che potesse prendere qualche
iniziativa avventata non era da escludere ».
Lui fece una
smorfia. « Non mi riguarda » ribatté, indifferente.
« Sarà » controbatté
lei, d’altro canto.
D’un tratto, una
voce in lontananza catturò l’attenzione di entrambi. « Shikamaru! » diceva,
sempre più vicina.
Allungando il collo,
il Nara distinse la figura di Sakura venirgli incontro, agitata. C’è qualcosa che non va, si disse,
notando il correre disperato della kunoichi.
E quando li
raggiunse, Shikamaru poté vedere la preoccupazione trapelare dagli occhi
dell’amica.
« Shikamaru » fece,
espirando forte.
« Cos’è successo? »
chiese, sperando che la risposta non fosse quella che
temeva.
Sakura alla domanda
diretta sembrò tentennare. « Ecco, pare che… Sì, insomma…
».
« Cosa? » l’incalzò,
lasciando trasparire involontariamente una sfumatura d’ansia nella
voce.
« Non troviamo Ino
da nessuna parte » spiegò, torcendosi le dita delle mani. « Pensiamo possa
essere rimasta indietro ».
« Che vuol dire pensiamo? Chi era in squadra con lei? »
chiese, e man mano sentiva di non riuscire a controllare le proprie
emozioni.
L’Haruno scosse la
testa, incapace di rispondergli. « Forse ha tentato di inseguire Sasuke, questo
io non- ».
« Dannazione » imprecò, cercando di
elaborare velocemente – per quanto gli fosse possibile – una
soluzione.
« Non possiamo
mandare una squadra di recupero, anche perché la maggior parte sono feriti »
continuò, rivelandosi incapace di poter fare qualsiasi cosa. « Andrei io, ma
devo rimanere a curar- ».
« Vado io » fece
perentorio. E, nel dirlo, già si era pentito.
Idiota di una
bionda, pensò, maledicendo
se stesso per non avergli impedito di fare una simile stronzata.
***
La lotta infuriava
ormai da un paio di ore, e lei continuava a curare feriti da
altrettante.
Portò un momento un
braccio avanti ad asciugarsi la fronte, per poi continuare a rimarginare le
ferite.
« Cazzo, questo ha
il polso troppo debole » rifletté, notando che i propri sforzi non sarebbero
serviti a nulla. Ormai è andato,
constatò con rassegnazione.
Si guardò allora
attorno, cercando di individuare chi fosse in difficoltà, ma non si riusciva a
distinguere granché.
« Hai sentito? »
fece uno dei due shinobi alle proprie spalle, addetto a
proteggerla.
« Cosa? » rispose
l’altro.
« Pare che abbiano
avvistato Sasuke Uchiha poco più a nord di qui, ma non è solo
>>.
« Davvero? E l’hanno
preso? ».
« No, sembra sia ben
difeso dagli scagnozzi di Orochimaru ».
Le iridi di Ino si
fecero più grandi, le dita si trovarono a stringere la terra sotto di sé, e il
battito prese ad accelerare infantilmente.
Se si fosse
allontanata per un po’, nessuno se ne sarebbe accorto, e poi sarebbe stato solo
per qualche or-
Non fare nulla di
stupido, le parole di
Shikamaru le ritornarono in mente. Senza ragione, poi, perché quello che stava
per fare non era affatto stupido.
Si guardò attorno,
facendo attenzione che nessuno la stesse osservando, mordendosi nervosamente le
labbra. Ma sì, in fondo…
E già era sparita
fra la vegetazione, quando pensò sfacciatamente un al diavolo
Shikamaru.
***
Cercò di contenere
il respiro, ma continuò ad annaspare.
Era stanco: aveva
viaggiato ininterrottamente per dodici ore, senza riposarsi: decisamente –
nonostante fosse un ninja – era stremato.
Barcollando,
raggiunse l’infermeria, e – anche se annebbiata – vide la figura di Sakura
corrergli incontro.
Non seppe bene se
per lo stato pietoso di lui, o per quello devastante di lei, l’Haruno ebbe un
singulto di sorpresa, che cercò di soffocare per dignità del proprio incarico.
Ma soprattutto per la speranza di Shikamaru.
« Vieni, portala
dentro » gli disse, ed era visibile quanto cercasse di mantenere la calma,
nonostante tutto.
Anche Tsunade era
presente, quando la poggiò sul lettino e venne successivamente allontanato con
malagrazia dalla tenda, assieme ad un abbiamo bisogno di tempo, in risposta ai
suoi continui si
salverà?
Chissà come, si
ritrovò a rimanere di fronte all’infermeria, seduto malamente a terra, senza
riuscire in alcun modo a chiudere occhio.
Sakura apparve due
ore dopo, all’incirca, abbattuta e con due occhiaie profonde. Forse aveva
pianto, anche, ma non sapeva dirlo con certezza.
Lui si alzò in
piedi, alla sua vista. << Come sta? >> chiese, le mani in tasca che
non smettevano di sudare freddo.
La kunoichi ci mise
un po’ prima di formulare la risposta, quasi cercasse di dosare bene le
parole.
« Crediamo sia stata
colpita da un’arte illusoria abbastanza potente, e i segni dietro il collo
indicano che sia caduta e abbia sbattuto forte la testa: questo spiega il
sangue, e le ferite lungo le braccia ».
« Questo cosa vuol
dire? » domandò, non capendo dove volesse arrivare.
« Per di più, delira
» continuò, Sakura. « E il jutsu inflittole provoca continue allucinazioni,
quindi potrebbe avere delle ripercussioni al risveglio, sempre che riesca a-
».
« Cosa significa? »
insistette, sentendo dei brividi corrergli lungo la schiena,
insistenti.
Lei sospirò,
guardandolo di sottecchi. « Che potrebbe non riconoscerci più » abbassò quindi
il capo, dispiaciuta.
Shikamaru deglutì la
poca saliva nella propria bocca, chiudendo per un momento gli occhi, come a
riflettere sulle parole di lei. « È permanente? » chiese poi, e la ninja medico
socchiuse le palpebre alla sua domanda. « Non lo sappiamo ».
« La verità, Sakura
».
Stavolta, lei non
sospirò. « È una possibilità ».
- Continua
-
Note
dell’autrice:
. .
.
Allora, il vostro
computer come sta? ò__ò
Augurandovi che non
sia esploso o – chissà! – magari imploso, o – peggio ancora – abbia fatto una
sonora pernacchia, spero non ce l’abbiate troppo
con me.
*smiles*
Ad ogni modo, commenti, consigli, appunti riguardo la fic sono sempre graditi: a parte la parcella per il
vostro PC rotto, ovviamente. *cough cough*
In ultimo, ringrazio
Tinebrella, che si è presa questa
grana di pubblicarmi molto gentilmente la fanfic.
Grazie. J
A presto,
forse.
Anle