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Autore: Fenicella    05/03/2014    1 recensioni
'E piove. Piove sui nostri volti silvani,
sulle nostre mani ignude,
sui nostri vestimenti leggeri
sui freschi pensieri che l'anima schiude novella
sulla favola bella
che ieri t'illuse, che oggi m'illude'
'Mi piace trovare un significato nascosto ad ogni parola, forse perchè spero sempre in un lato positivo' questa una delle filosofie di vita della protagonista Margherita, una giovane piena di speranze, ma anche di sofferenze. Scritta in prima persona, questa storia vuole addentrarsi nella mente di una giovane semplice, e farle trovare ciò che può farla star bene.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap.1                                                                                                                  I found your lips, so kissable
                                                                                                                            And your kiss, unmissable
                                                                                                                            
 And your eyes…irresistible

 

 

 

 

Tic, tac. Tic, tac. Sembrano gocciole innoque. Tic,tic, tic, tac. Eppure aumentano sempre di più. Iniziano a bagnare il prato verde splendente, ad appoggiarsi sugli steli dei fiori estivi, a creare su di loro una fantasia come quella della rugiada. Guardo le mie mani:sono anche qui, come piccoli cristalli sulla mia pelle ancora chiara, le dita lunghe, le unghie colorate di blu e violetta, intorno disordinate, per via della mia abitudine di tormentarle nei momenti di ansia. Alzo il viso: le figlie delle nuvole imperlano la mia bocca, il naso, fino a cadermi in un occhio. Mi ricordo allora di una poesia:  in essa, il poeta è stato sorpreso da un temporale estivo come me, tuttavia non è solo ma con la sua fidanzata, anche se quando penso a lei mi viene da definirla piuttosto »la donna della sua vita». Comunque, loro due iniziano a bagnarsi e lui le dice: ’piove sulle tue ciglia nere, sì par che tu pianga, ma di piacere’. Un pianto di felicità. Quante volte vorrei che qualcosa scatenasse in me tanta gioia da farmi uscire le lacrime. Eppure non succede mai. Forse ciò si può avere solo quando siamo totalmente immersi in un’emozione più grande di noi, come per i due della poesia con la passione che provavano l’una per l’altro. Difficile che tutto ciò capiti anche a me: batticuore, palpitazioni, rossore sul viso...nella mia mente potrebbero essere sintomi di una malattia, non qualcosa che derivi da una cotta. Non è mai successo. Forse perché c’è chi mi ha definito ‘piuttosto bruttina’ tra i miei compagni di classe: ‘chi disprezza compra’, dice qualcuno. Eppure nel mio caso non è affatto così. Mi sono interrogata molte volte sul perchè e ho sentito pareri diversi. Io sono arrivata alla conclusione che probabilmente dentro di me ho qualcosa di…diverso. Non riesco a comprendere se questa differenza possa essere qualcosa di negativo o di positivo, se in realtà sia un pregio o un difetto, ma di sicuro quasi tutte le persone che fin ora ho conosciuto l’ hanno trovata spaventosa. Per questo sono fuggiti da me. Ma per fortuna ci sono anche delle eccezioni: le mie amiche. Alla domanda sul perchè dei rifiuti, molte di loro hanno risposto semplicemente ’prima o poi qualcuno ti guarderà, adesso non ci pensare...’ ma io controbattevo sempre ’e come faccio a capire chi mi vede come un bersaglio per il suo divertimento e chi come qualcuno di speciale?’ Loro rimanevano sempre ammutolite. Era come se il mio cervello fosse un meccanismo autonomo e indipendente, diverso ma forse anche inferiore, da quelli altrui. Come se le risposte di cui avevo bisogno in quei giorni non arrivassero mai. Fino a che ad una di loro, Mariam, non è venuta un idea ’perché non vieni con me a Londra? Cambi aria, conoscenze…magari ricominci’ e così mi sono ritrovata in un aereo che partiva da Venezia, diretta a questa città dei sogni. Da Marco Polo a Heathrow: una rotta molto frequentata, ho scoperto. Ricordo come assillavo la mia compagna d’avventura durante il viaggio,  con le domande che ancora ronzano nella mia testa, e lei diceva sinteticamente ’Marghe, non divaghiamo’. E per non divagare neppure io, dato che questo parco inglese mi affascina, ed è da pochi giorni che sono arrivata, decido di guardarmi un po’ intorno, ‘altrimenti qui finisce che perdo la testa’ sussurro.
‘Perderai davvero la testa, una bella febbre alta, se non ti sposti di qui’ una voce calda, dal timbro basso, quasi vibrante pronuncia queste parole con un inglese diverso da tutti gli altri in questa parte del Paese, un accento strano, di un uomo che non è nativo di questa città. Il suono proviene da davanti a me, e mi è entrato in pieno nelle orecchie e nei timpani, forse per questo adesso è in ogni singola cellula del mio corpicino. E' come se fosse un colore, o un tessuto della consistenza del velluto, che mi ricopre in ogni centimetro. Mi ci vuole qualche secondo per riscuotermi, capire che non sto sognando e guardare il mio interlocutore. Alzo lo sguardo dalle mie mani, e davanti trovo il corpo di un uomo, cerco di non soffermarmi sui particolari, anche se sono quasi rapita da quelle gambe così perfette, affusolate, e quel torace ampio. Guardo verso l’alto, vedo il viso rivolto verso di me, e  capisco che non posso credere a tutto ciò, che quello che sto vivendo non può essere reale. Non perchè sia qualcuno che già conosca, no, ma perchè questa sensazione... è totalmente diversa da quelle provate in precendenza.E’ il volto di un animale delle favole, quello di questo sconosciuto, ha lui stesso le sembianze di un essere ultraterreno, più bello di un modello stampato sulle pagine di una rivista di moda. La pelle chiara ma rosata incornicia due occhi dalle iridi verdi, leggermente allungati ai lati, grandi e che ad un primo sguardo sembrano incredibilmente...puri. La bocca rossa dalle labbra sottili inizia a sorridere divertita, creando delle fossette ai lati, e in quel momento qualcosa mi ridesta ’allora, hai perso la lingua?’ chiede di nuovo quella voce, o meglio, lui. Sorrido di scatto anche io, e mi accorco che le sue braccia fino a poco fa erano posate sullo schienale delle panchina dove sono seduta, quasi a circondarmi in un abbraccio probabilmente involontario da parte sua ’Scusa...devo avere perso la cognizione del tempo’dico all’uomo, e inizio a chiedermi cosa sia io che lui ci facciamo qui. Sono nel parco vicino al college, sta piovendo a dirotto e sono seduta sulla solita panchina, ma uno sconosciuto è tanto gentile da ridestarmi dal mio sogno autocommiseratore, e non se ne va, anzi finalmente sento la sua risata. ‘che accento strano hai...’ continua lui, dopo aver finito di ridere ’anche tu’ rispondo secca io, senza farmi scrupoli, anzi rincaro la dose ’non ho mai sentito nessun abitante di Londra parlare in questo modo...non sei di qui... un londinese rispettabile non si tufferebbe mai sotto la pioggia senza un ombrello...e poi nessuno è mai venuto ad aiutarmi in questi momenti, quelli in cui…perdo la testa’ do voce ai miei pensieri senza preoccuparmi che siano comprensibili, solo per parlare e non tenermi dentro tutto, forse diventando noiosa e terribilmente strana agli occhi di questo...essere. ‘Io non sono come gli altri, ed è vero che non sono nato qui, poichè che  il mio accento nel Cheshire rientra nella norma. Allora, vuoi che me ne vada?’ rimango stranita dalla sua risposta, quasi irritata:perchè questo sconosciuto, un signor nessuno che dice di essere diverso, continua a rivolgermi la parola? Cosa ho di tanto speciale da incuriosirlo? Per ora, comprendo, deve ritenermi pazza a guardarlo imbambolata sotto la pioggia. Perciò decido di riaprire bocca e, senza accorgermene, rivelo a quest’uomo da dove vengo e perchè ha sentito quello strano accento, non ricordandomi di aver promesso a me stessa che nessuno lo avrebbe saputo ’Sono italiana’ mi esce come un fiume, fin troppo trattenuto nella sua diga, ecco, lo sapevo, possibile che non riesca a tenere per te stessa qualche parola? dice una vocina dentro di me. Adesso penserà che sono una stupida turista. Si farà un'immagine di me simile a quella degli entusiasti tipi che vedo sempre nelle gondole a Venezia, che salutano chiunque gli capiti a tiro, le coppie giovani che non fanno altro che baciarsi con la lingua, le famigliole che invece non sanno come trattenere i bimbi e scattano imperterriti foto a qualsiasi cosa. Proprio qualsiasi. O  magari penserà che sono un'adolescente tutta sogni repressi e cuoricini sul diario, che viene a Londra per fare shopping e vedere qualche stupido concerto. Non volevo farglielo sapere, chi è lui per torgliermi di bocca queste informazioni che mi portano a ripensare ad un passato che volevo seppellire? Mi rimandano alla mente quello che fino a pochi giorni fa stava succedendo a casa, quei momenti che mi hanno portato a seguire la proposta di Mariam. E io non voglio procedere oltre. Ma, come se non sentissi questa parte di me, continuo ’studio al college, sono qui per una vacanza studio.’ Lo vedo sorridere di nuovo, e presentarsi ’Harry’ si indica con il pollice, invitandomi poi a fare lo stesso ’Margherita’ replico io, omettendo una parte del mio lungo nome, certa che per lui sarà difficile da pronunciare solo questo. Infatti ci prova, ma esce una specie di rantolo, oramai lo conosco bene: il mio nome contiene delle lettere difficili per la loro pronuncia, come le ‘r’ ripetute, e la ‘t’, che nelle loro parole sono spesso mute. Rido lievemente, e lo fa anche lui, guardandomi di sottecchi come se stesse capendo qualcosa. Mi sento meglio, pian piano, come se la mia freddezza di prima cominciasse a sciogliersi. Si siede vicino a me, e inizio ad analizzarlo con più tranquillità, potendolo finalmente guardare meglio. Indossa una giacca a vento arancione, con il cappuccio si ripara la testa, coperta a sua volta da un berretto blu scuro, che però lascia intravedere dei riccioli castani, molto più sinuosi dei miei, che invece sono così disordinati che sembra abbiano preso la scossa, per questo liscio prontamente i miei capelli  scuri ogni mattina. Capisco che sto iniziando a commiserarmi da sola, perciò riprendo a guardarlo: sotto porta una maglietta rosata, leggera e perfetta per una giornata estiva. Che strano abbigliamento. E’ vero che ha iniziato a piovere solo ora, ma la giornata era nuvolosa fin dalla mattinata: ecco il motivo del berretto di lana, ma allora perchè ha indossato la maglietta da spiaggia? Deve essere uno di quelli alla moda, a loro non importa la praticità, solo quanto sembrano carini con i vestiti: è completamente diverso da me. ‘Posso chiamarti con qualcosa di più...corto?’ è la sua risposta alla mia risata di prima’Nessuno mi ha mai dato un diminutivo’ ribatto io, ma continuo’Comunque sì, certo che puoi’ è chiaro, e forse lo capisce anche il mio interlocutore, che tutto questo mi piace. Nessuno si è mai interrogato così sul mio nome singolare, e non è mai successo neanche che uno sconosciuto mi infondesse tranquillità come Harry. ‘Meg, ti va di entrare in qualche pub? O magari anche lasciare che io ti riaccompagni a casa, o al college, dipende da dove alloggi. Non voglio lasciarti da sola…’a queste sue parole, reagisco’Non se ne parla, sto benissimo, me la sono cavata fino ad ora senza  di te…non mi sembra tu sia necessario per la mia sopravvivenza’anche lui viene provocato e ben presto ribatte’Non è vero. Io ti vedo, fino a pochi minuti fa eri totalmente nel vuoto, e tutt’ora continui a parlarmi nonostante la pioggia battente, e la possibilità per tutti e due di un’influenza imminente. Credevo stessi per svenire. Il fatto che tu parlassi da sola poi…’tutto ciò è vero: non me ne ero accorta, ma ora il mio comportamento mi pare assolutamente stupido, ma totalmente tipico di me. Ci sono dei momenti in cui la mia mente vaga nel suo mondo, e potrebbe cascare tutto il resto intorno senza che io me ne accorga, come se il mio spirito avesse difficoltà ad essere incatenato ai bisogni mortali, alla routine. Gli attimi in cui il mio cervello si perde nei suoi meandri di fantasia, hanno scatenato le risate dei miei compagni, le loro derisioni, mi sono valse il titolo di matta e ragazza strana per molti anni. E adesso, che in una nuova nazione volevo essere diversa, questo ragazzo mi fa pensare…la vista si offusca, come riempita di tante lacrime’Hei, non volevo offenderti, volevo solo…scusa, non piangere’sussurra avvicinandosi a me, facendo come per abbracciarmi. Sono state poche le persone che mi hanno detto di non versare lacrime, che si sono scusate: un idea balena allora nella mia mente, una folle e pazza idea: potrebbe essere lui quella persona speciale, capace di farmi star bene, che mi dia qualcosa a cui appoggiarmi nei momenti bui, come il faro che aiuta i pescatori smarriti, quella che stavo cercando. Allora gli rispondo sorridendo appena’Se venissi al pub mi offriresti qualcosa da bere o vendono solo alcolici?’lui  allora ribatte semplicemente’Va bene’.
Harry sembra felice mentre mi accompagna al bar, mi rimane vicino e mi tocca la mano: iniziamo a parlare’Posso sapere qualcosa di te, oltre alla tua nazionalità e al tuo nome?’ inizia lui’Ho 16 anni’ dico io, lapidaria’18’ribatte lui, sorridendo, e continua’Non sembri così piccola’, rimango un po’ stranita: io e questo ragazzo abbiamo solo tre anni di differenza, eppure capisco come ai suoi occhi sia solo una ragazzina’Tu sei un uomo’rifletto ad alta voce’Sei comunque tra le donne più coraggiose che abbia mai conosciuto’ mi sussurra lui, mentre si ferma e mi guarda il viso vicino. ‘Come fai a dirlo? Ci conosciamo appena’intanto riprende a camminare, con passo leggero e veloce, e prima che lui possa ribattere siamo arrivati. Il posto è molto carino, grazioso nelle sue piccole mura, accogliente. Diversi tavolini sono disposti attorno ad un bancone, le luci soffuse, e nella parete più estrema un piccolo palcoscenico. Tutto è nei toni del rosa, del bianco e del rosso scuro, le piccole luci calde attorno ad ogni mobile danno a tutto un’ aria onirica.
‘Ci fanno dei concerti qui?’ domando mentre ci sediamo, indicando la parete sul fondo ’Sì, anche io e la mia band ci veniamo ogni tanto’ e io, stupita, ribatto ’Tu sei in una band? Canti? Suoni?Tutti e due?’ divertito, risponde ’Cantiamo tutti e cinque, solo Niall alle volte suona la chitarra’ Inizio ad essere ancora più affascinata dal mio interlocutore, e sempre più desiderosa di notizie, di conoscerlo. Decido allora di iniziare io a parlare di me, chissà per quale motivo, e mi rendo conto che lui toglie da me la timidezza, in quegli occhi chiari trovo la fiducia in me ’Sono venuta qui per iniziare qualcosa di nuovo. Non so se questo sarà una nuova vita o, più semplicemente,non sarà niente. Avevo bisogno di un sostegno, di… sicurezza. Ecco perché mi hai trovata così assorta nei pensieri al parco, Harry: stavo cercando quell’aiuto’
‘Non ho mai pensato che tu fossi pazza, ma avevo capito che avevi bisogno di qualcuno’
‘Non sono certa che sia una persona ciò che mi serve’
‘Io invece sì’ è questa la sua risposta provocatoria, sa che andrò avanti a parlargli: cosa vuole da me? ‘Tu non hai intenzione di farmi del male, vero?’ dico io, sospettosa, anche se sono sicura che non sia così: mi avrebbe fatto più male lasciandomi sola in mezzo alla pioggia ’Capisco che dentro di te c’è qualcosa di speciale, lo vedo da come guardi tutto quello che ti sta intorno. Anche io sono alla ricerca di qualcosa, Meg’
‘Di che cosa?’
‘L’ispirazione’ dice lui, secco e volutamente affascinante. Scopro allora che Harry fa il cantante con i suoi quattro amici. ‘Ho sempre avuto paura di voi’ continuo allora io e lui, sorpreso, ribatte ’Di chi?’
‘Di voi artisti. Siete sempre così…diversi e incompresi dagli altri. Questo in un certo senso lo noto anche con te: hai paura di dirmi dei tuoi amici, della vostra musica, di ciò che suonate. Eppure, sento che potrei capirvi, salvarvi da quell’elemento che vi tradisce sempre, farvi stare bene. Ma probabilmente a te non importa di queste idee singolari…’ mi sorprende di nuovo, e mi interrompe ’Mi importa moltissimo’ sorride, e io prendo coraggio:’Cantante preferita?’ ho il coraggio di chiedere ’Adele’ risponde,‘Lo so, piace anche a me!’ E in men che non si dica ci troviamo a parlare di musica, arte, io arrivo addirittura a citare “lo spirituale nell’arte’ di Kandinsky. Non era mai successo senza che qualcuno ridesse e mi prendesse per pazza: Harry ne rimane affascinato. Tuttavia, prima che ce ne possiamo accorgere, il temporale è finito, e la sera sta piombando lentamente su di noi.’Devo riaccompagnarti’sussura lui quando se ne accorge. Capisco allora qualcosa di importante: sono rimasta fino a sera con un ragazzo di 19 anni, uno che dato il suo aspetto ha tante ragazze intorno, che per giunta è un cantante. Non mi era mai accaduto prima che qualcuno volesse starmi vicino come Harry in questi momenti. ‘Posso tornare al college da sola, grazie di avermi tenuto compagnia’ dico io, pensando che tra poco uscirò di qui e tutte queste splendide ore passate a chiaccherare ardentemente con questo ragazzo diventeranno come un sogno per la mia mente, in bilico tra realtà e finzione, come  sono stata io per tutta la conversazione in questo bar. Invece lui, avvicinandosi, mi parla come non avrei mai immaginato’Scusa, ma vorrei stare con te ancora per un po’. Sempre se ti va. Studi al Saint Paul?’ nella mia vita di prima, quella in cui studiavo a Venezia, non avrei mai detto di si ad un uomo che mi chiedeva di portarmi a casa. Tuttavia, sento che qualcosa sta cambiando…e che tutto ciò è maledettamente positivo. ‘Si. Andiamo’mi esce dalla bocca come se non fosse niente di importante, e non capisco perché tanti dubbi che potrebbero sorgere non arrivano, e io sono come abbandonata al mio compagno e, soprattutto, alla favola di quest’incontro, quando“Piove sui nostri volti silvani, sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggeri,sui freschi pensieri che l’anima schiude novella, sulla favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude”ecco come finiva la poesia di prima. Il poeta si riferiva a quell’ innamoramento ancora giovane, che prendeva lui e la sua cara, quando parlava di ‘favola’. Assomiglia così tanto a quello che provo io ora. Mi accorgo di aver sussurrato questi pochi versi solo quando Harry dice’Non parlare in italiano, io non lo conosco…’rido lievemente e cerco di tradurli. Lui ne rimane affascinato. ‘E’ questo ciò che mi piace di te.’il mio interlocutore interrompe così il silenzio seguente’Sei così libera nei tuoi pensieri, come se non vedessi le barriere che tutto il mondo vuole metterci. Non t’importa di quello che io ribatterò alla tua citazione. Per te l’ importante è aver detto quelle poche parole. Questo è ciò che ti rende speciale.’ Non posso credere che Harry pensi davvero ciò che ha detto, perciò ribatto’Non prenderti gioco di me. Non sono qualcuno da abbindolare…’
‘Non cerco di prenderti in giro, lo penso davvero’
‘E cosa faresti per convincermi di quello che dici? Sembra che tu mi chieda di darti quell’ ispirazione di cui parlavi poco prima. Non credo di esserne capace.’
‘Tu hai dentro di te qualcosa che tu stessa ignori. Possibile che nessuno te l’abbia fatta notare?’ dopo le sue parole, capisco che non mi vuole prendere in giro, né approfittarsi di me. Pensa davvero che io custodisca qualcosa di speciale. Tuttavia Harry non sa molte cose, non sa del mio passato da dimenticare, delle percosse dei bulli, dei loro scherzi cattivi, che forse avevano ragione di essere così crudeli, considerato come mi vedevano:una pazza ‘sapientona’, una ragazza che sa tutto e…troppo. ‘Tu non sai quello che gli altri pensavano di me. Non sai che il mio comportamento diventa insopportabile col tempo, che queste cicatrici sulle gambe non sono il frutto di qualche strano gioco in giardino tra amici, ma il risultato dei loro agguati e…della mia stessa personalità’chiudo la bocca accorgendomi di aver detto troppo, ma questo giovane, che lentamente sta rubando il mio cuore, ribatte’Ora io lo so. E non devi preoccuparti degli altri, lasciati andare a tutto questo. Ti ho trovata e, ora che conosco la tua storia, sono ancora più sicuro di non volerti lasciarti andare.’ Mi prende lentamente tra le sue braccia, come se fosse capace di restare così per sempre, e io sono in una specie di trance mentre lui, accorgendosi che sto per piangere, mi culla dolcemente.  ‘Cosa hai intenzione di fare?’ sussurro ancora col groppo alla gola ’In che senso?’ chiede lui, mentre mi tiene ancora vicina ’Non dirmi che vuoi rimanere amico di una ragazzina…andiamo, tu sei grande e vaccinato, sei un uomo con tutte le sue esperienze sulle spalle, ma…’ lui si separa bruscamente, ancora tenendomi le braccia ’L’età non conta.’
‘Non è vero, come puoi dire così?’
‘Io ti ho appena conosciuta, ma già capisco che ti voglio bene…’ Milioni di paure, brutti pensieri e ossessioni mi assalgono, tanto da farmi venire le vertigini. Devo allontanarmi da qui, da Harry, da tutto. Mi giro velocemente, e divincolandomi dalla sua stretta che desidero così tanto perdo borsa, cellulare, cappotto, che cadono mentre corro verso l’entrata del college. Non m’ importa dei miei oggetti adesso, non mi interessa tutto ciò che potrebbe accadere durante la mia folle corsa, mentre scappo dall’ ignoto, dal futuro che quel ragazzo mi stava offrendo. Sento solo voglia di piangere.  Salve A Tutti.  Va bene, comincio dicendo che questa è la mia prima fan fiction e che sto inserendo lo spazio autrice all'ultimissimo minuto, vorrei dire un mucchio di cose ma sono a corto di tempo e molto timida. Comunque, vi prego di darmi un pochino-ino-ino di fiducia, e non pensare nè che questa sia la solita storia in cui lei va da lui, lui la vede e si innamora e cavalcano felici sul loro destriero bianco verso il tramonto. No. Ho iniziato a scriverla quest'estate, a luglio, e anche se avevo deciso di non pubblicarla e di lasciare tutto perdere, non ce l'ho fatta! Significa molto per me questa storia. Spero che tutte voi riusciate a vedere li spazio autrice al meglio... e che magari mi lasciate qualche recensione (anche piccola)...spero anche che voi mi vogliate seguire in quest'avventura! (la pubblicazione, intendo: sarà dura, con le mie scarse abilità...) A presto!!
  
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