Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: adrienne riordan    05/03/2014    5 recensioni
Una violenta crisi economica mette la Regina di Arendelle davanti alla prospettiva di un matrimonio di convenienza. Il suo senso del dovere la induce ad accettare e non si tirerà indietro nemmeno quando scoprirà che l'unico pretendente disposto a prenderla in moglie è nientemeno che... il Principe Hans delle Isole del Sud!
Genere: Angst, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era la prima volta, in quei quattro anni, che Elsa avrebbe desiderato chiudere nuovamente le porte e buttare fuori tutti, incluso il fresco maritino.

Uniche eccezioni, ovviamente, Anna, Olaf, Kristoff e Sven. Loro li avrebbe sequestrati e rinchiusi nella sua stanza, dove si sarebbe rannicchiata abbracciandoli come fossero stati una enorme coperta di Linus umana.

E invece, ora si ritrovava regina, e questo andava bene, E moglie.

Moglie di Hans…!

Le sue dita pizzicavano nascoste dai soliti guanti (erano un’utile barriera, le facilitavano il controllo della magia, quindi non aveva mai smesso di usarli) ma stavolta di un bianco verginale in accompagnamento al delizioso, semplice ma raffinato, abito da sposa. Come avrebbe potuto liberarsi di quel fastidioso pizzicore? Congelando o strozzando il marito a mani nude? Questo era il dilemma! No, il dilemma più grande era che non poteva fare né l’una né l’altra cosa, anche se, oddio, come lo avrebbe desiderato, mentre il verme le prendeva la mano e l’accompagnava al centro del salone per aprire le danze.

“La mano sulla schiena, toglila da lì! Ma guardalo come ci sta prendendo gusto! Guarda che so che hai capito benissimo quello che voglio, piccolo verme schifoso, sennò non faresti quel sorrisetto compiaciuto! Oh, guardiano che sei rimasto nel mio castello di ghiaccio sulla Montagna del Nord, quanto sto rimpiangendo la tua assenza in questo momento!”.

Fortunatamente, avevano avuto l’obbligo di aprire le danze, non danzare sempre insieme.

Al termine del ballo Elsa si allontanò con nonchalance e nessuno ci trovò nulla di male. Nessun altro ospite poté ballare con la sposa, solito riserbo ormai accettato come parte della personalità della regina, che cosa ci si può fare? Elsa venne reclamata da Anna, Kristoff (anche per la coppia solo un ballo, dietro minacce della dolce Anna al suo cavaliere, che non voleva mostrarsi per troppo tempo come l’impedito, zotico elefante nel negozio di cristalleria) e Olaf. Per ovvie ragioni, la renna non era stata ammessa alla sala, ed Elsa, pur essendo regina, avevo deciso di accondiscendere a tale scelta. Non per impedire il guasto di una caduta di stile nel solenne ricevimento reale, sia chiaro, ma per avere l’ottima scusa di tagliare la corda e uscire con i tre amici a far compagnia a Sven.

“Oh Elsa!” il lamento di Anna suonò straziante nell’animo di Elsa mentre le sorelle si abbracciavano con trasporto. Lì all’aperto, nella solitudine dei pressi delle scuderie reali dove alloggiava Sven, non c’era bisogno di fingere che tutto andasse bene (non ci sarebbero stati mai più segreti tra le sorelle, Elsa lo aveva giurato sulla memoria dei genitori).

“Tutto sommato, le cose potevano andare peggio” disse Elsa, e Anna si separò guardandola sgomenta. Il verme a casa loro. Poteva davvero andare peggio?

“Devo soltanto sopportare la presenza di un verme al mio fianco. Non ci farà del male, non potrebbe farcene senza rimetterci. Ora, mi aspetto che non sia abbastanza idiota per farlo”.

“Esatto Elsa” Kristoff aveva ormai raggiunto abbastanza familiarità con la sorella della sua … a-hem … amica, da poter dare del tu alla regina, con il benestare della sovrana ovviamente. “Devi soltanto tenerlo al suo posto. Se c’è qualcuno che può farlo quella sei sicuramente tu!”.

“Certamente, e se non dovesse capire bene la situazione, un paio di stalattiti dove non batte il sole non gliele toglie nessun al nostro principe!” esclamò Olaf.

Le sue parole ebbero subito un effetto sdrammatizzante sul terzetto, che immaginò anche senza volerlo il povero Hans alle prese con le peggio cose che una mente vendicativa poteva concepire.

“Oh, Olaf, se non esistessi dovrebbero inventarti!” .

“A questo proposito Elsa” proseguì baldanzoso il pupazzo “potresti inventarne quanti ne vuoi, di pupazzi di neve! Non mi dispiacerebbe avere un amico. Non fraintendetemi” si affrettò ad aggiungere “voi siete miei amici e vi voglio un mondo di bene, ma qualche volta penso a come sarebbe bello avere vicino qualcuno che mi assomigliasse!”. 

“Penso di capire cosa intendi” rispose Elsa “tu sei un pupazzo e noi esseri umani. Cerchi qualcuno non diverso da te”. Elsa poteva capire eccome. Non aveva idea se, al mondo, esisteva qualcuno come lei, con strani e pericolosi poteri. Anche se ce ne fossero, chissà quanto lontani erano … chissà, se ne avesse conosciuto qualcuno durante l’infanzia, avrebbe avuto così paura di se stessa?

“Elsa, non è un’idea malvagia! Potremmo creare una fidanzatina per Olaf!” esclamò Anna.

“Ci risiamo!” sospirò Kristoff, scuotendo la testa davanti alla ragazza entrata nuovamente in modalità romanticismo da diabete.

“Un amico maschio andrà benissimo” borbottò Olaf, che su certi argomenti non era tanto diverso dal montanaro.

“Allora proverò subito!” esclamò Elsa. A parte il fatto che voleva pensare a tutto meno che al verme che probabilmente l’attendeva all’interno del castello (ma più probabilmente si stava gustando il ricevimento da protagonista assoluto), il pizzicore alle dita non era ancora passato, segno che la magia anelava di manifestarsi.

Si tolse i guanti mentre si allontanava di pochi passi dal gruppetto. Si fermò e, ad occhi chiusi, concentrò in sé l’energia e la diresse verso le sue mani. Non era molto diverso rispetto al lavoro di un artigiano, seppur con le ovvie differenze soprannaturali (ricordò che la similitudine gliel’aveva suggerita Kristoff): con un’idea in testa e la propria energia, le mani come strumento e il ghiaccio come materiale, poteva creare meraviglie.  

Sotto il suo controllo, vide la luce un nuovo pupazzo di neve.

Non era graziosissimo ma nemmeno brutto, comunque Olaf non aveva mai visto un pupazzo più bello di quello, a parte lui, beninteso. Era eccitatissimo come un bambino la mattina di Natale.

Mentre sistemava sopra la testa della sua creazione la nuvoletta di neve che gli avrebbe garantito la sopravvivenza, Elsa si sentì commuovere, come sempre e accadeva ogni volta che, col suo potere, donava un po’ di felicità a qualcuno.

Il nuovo pupazzo aprì gli occhi chiari (erano semplici solchi disegnati sulla neve) e si guardò intorno con espressione incerta. Il sorriso composto da bianchi sassolini si allargò quando udì la voce di Olaf che si stava avvicinando a lui.

“Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci! Tu chi sei?” gli chiese con aspettativa.

“Nasco bianco, fresco e bello

con la faccia da monello,

del bel sole ho un gran terrore:

mi distrugge in poche ore.

Ho la testa, ma non ragiono:

insomma, chi sono?” recitò il nuovo.

Il sorriso si fece un po’ incerto.

“Non me lo ricordo. E comunque” proseguì ancora rivolto in direzione di Olaf  e del gruppetto ammutolito ma senza guardare nessuno “Non è che potreste accendere la luce? È tutto buio qui!”.

 

 

 

FINE

Buondì a tutti carissimi!

Vi chiedo scusa per il lieve ritardo, ho avuto degli impegni improrogabili che mi hanno tenuta lontano dal computer per diverso tempo.

Voglio ringraziarvi tutti per il sostegno che date alla mia fanfic! Spero di non deludervi!

See you next week, people! ;)

Adri

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: adrienne riordan