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Autore: ElianaTitti    26/06/2008    10 recensioni
La bambina continuava a dormire beatamente nella sua tutina blu con le stelline gialle. Neanche un paio di baci riuscirono a svegliarla. Le dispiaceva, ma se non arrivava in tempo ad accompagnarla a scuola avrebbero chiuso il cancello. La prese in braccio senza fatica, e la portò al piano di sotto; come ogni mattina inserì il cd che la bimba aveva pregato tanto comprasse ,attratta dalla copertina, nel lettore. Premette play. A lei personalmente quella canzone la intristiva in po’, era bella certo, ma cupa, invece a Sisi riusciva a svegliarla lentamente a poco a poco, senza scossoni, con il sorriso sulle labbra, facendole cantare con la sua vocina le ultime parole. -...No turning back…-
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Suv di Saki non tardò ad arrivare.

La band non ebbe neanche il tempo di uscire dal grande edificio rosso, che le guardie del corpo, ben disposte a scudo, li scortarono dentro la macchina.

La stanchezza era molta perciò, anche se stranamente, per tutto il tragitto verso l’albergo nessuno pronunciò parola.

Solo Gustav che ancora aveva la forza di riflettere enunciò quella che era la considerazione di tutti.

-Quella bambina è sorprendente-  disse allora con fare pensieroso.

-Già...soprattutto per aver conquistato Tom, il che non è un impresa facile. Diciamo quasi impossibile-  confermò Georg.

-Ragazzi nessuno mi ha conquistato, ne tanto meno una bambina. Dico soltanto che mi ha colpito molto. Ha un bel caratterino.- rispose con evidente stanchezza il diretto interessato.

-Ha un colore di capelli, quel corvino intenso...che è meraviglioso.- proferì con aria sognante il front-man.

-Oddio Bill... hai notato solo quello? E’ così carina che da grande sarà una gran bella ragazza- lo riprese sicuro il gemello.

-Maniaco!- ribattè allora il cantante, cercando di dargli una gomitata.

-ehi ehi... ho solo annunciato pubblicamente le sue future probabili capacità seduttive.- si difese.

-Chissà, magari le possiede anche la sorella, Hel.- riflettè a voce alta Georg che era rimasto colpito dall’ aspetto fisico semplice della ragazza. Alta, magra, corpo proporzionato, niente di appariscente insomma. Non era vestita come la prima volta che l’aveva osservata durante l’intervista con minigonna,camicetta e scarpe alte; Era entrata quel giorno con una semplice coda alta, trucco leggerissimo, maglietta bianca, jeans e converse azzurre. Non aveva uno stile vistoso, ma indossato da lei sembrava pronto per una sfilata casual.

-A me dato l’impressione di una pazza isterica.- ribattè Tom.

- Era preoccupata per Sisi!- si ritrovarono a dire in coro Bill e Gustav per difendere Heloise, lanciandosi poi un sorriso imbarazzato.

Il batterista non poteva negare di essere stato piacevolmente sorpreso dalle due ragazze.

Lui era un ragazzo per natura discreto. Per questo motivo, stare dietro agli altri sul palco si adattava perfettamente al suo modo di essere. Si sentiva bene, a proprio agio; Non sarebbe stato capace di essere sempre al centro dell’attenzione di tutti.

Alla fine di ogni concerto, quando i suoi compagni lasciavano il palco, lui ritornava e incitava il pubblico a fare una gigantesca ola: questo piccolo rituale gli dava grande soddisfazione. A lui bastava questo. Contrariamente a Bill. Non si poteva confutare il fatto che anche il cantante era abbastanza riservato verso le persone; aveva un impressionante parlantina, ma non si fidava di tutti e subito. Diciamo però, che Gustav era diverso.

Lui decideva al primo incontro se quella persona le stava simpatica o meno; di solito ne osservava gli atteggiamenti.

Aveva capito che il trucco era lì, L’aveva imparato da Georg: A lui piaceva psicologia,e a volte (quand’ era di buon umore), anche proliferare perle di saggezza; prontamente colte dal biondino.

Lui perciò le aveva “esaminate”.

Sisi era una bambina spontanea fino all’ estremo, come tutti i bimbi d'altronde.

Aveva subito preso un posticino tra quei pochi destinati alle persone che gli stavano davvero simpatiche; non si era fatta ingannare dalla sua aria di “orso brontolone”, ma piuttosto da quella di “tenero orsacchiotto”, facendolo sentire subito a suo agio; proprio lui che era un po’ impacciato con i bambini.

Hel invece gli era sembrata una ragazza cresciuta troppo presto, in perenne ansia per la sorellina; a occhio e croce doveva avere la loro età, ma cercava disperatamente di sembrare più grande, di sfuggire alle naturali perdizioni dei diciottenni.

In lotta per non perdere l’autocontrollo e non essere avventata, immatura e incosciente.

Era una cara ragazza. Anche se Tom avrebbe avuto qualcosa da ridire su quell’ aggettivo.

- Inutile, a Tom non gli è stata simpatica dal momento in cui, quel giorno dell’ intervista gli ha fatto fare una figura di merda..- dichiarò sicuro il bassista, riscuotendo l’amico batterista dai suoi pensieri e provocando una risata generale, esclusa quella del chitarrista ovviamente.

-Che stronza..- borbottò di rimando il rasta, sperando che la conversazione si chiudesse là.

 

 

Intanto le due sorelle stavano scegliendo le foto da pubblicare, che non dovevano essere più di dieci.

Più che altro Sisi le stava selezionando, perché Heloise si era mentalmente rifiutata di farlo: l’avrebbero licenziata lo stesso, a quel punto, meglio far divertire la bimba.

Qualche minuto fa avrebbe fatto di tutto per cercare di fare un buon lavoro.

Poi una segretaria le aveva consegnato la lettera.

C’era scritto in grassetto: Tagli al personale.

Quella frase sembrava voler spiccare a forza, per lasciare in un secondo piano tutto l’altro.

Personalmente non aveva mai temuto quelle tre parole che intimorivano molti dipendenti: Lei era giovane, per di più aveva molta dimestichezza con le lingue, per non parlare dei favori che distribuiva qua e là; era benvoluta da tutti e nessuno dei suoi superiori si era mai lamentato.

Un mese di lavoro impeccabile, un mese d’ inferno.

Niente le poteva far sospettare qualcosa: gli affari andavano bene, avevano quasi il quadruplo delle entrate rispetto alle uscite, avevano in cantiere addirittura una rivista mensile che portava quel ridicolo nome della Radio.

Però la lettera c’era. E in bella mostra le scorrevano ripetutamente quelle tre parole. Tagli al personale, Tagli al personale, Tagli al personale. Quasi a voler farsi beffa di lei.

Una settimana per sgomberare il suo pseudo-ufficio dalle sue cose, e un posto assicurato in un’ altra loro sede a Bergamo.

Le avevano concesso questo.

Ovviamente l’idea di trasferirsi non le era passata per la mente neanche un secondo.

Avrebbe avuto la medesima situazione: stessa mansione nell’ufficio, stessi problemi economici, anzi, l’appartamento che avrebbe dovuto affittare le sarebbe costato di più dato che già si rendeva conto che quello attuale era al limite del gratis.

Ok, avrebbe avuto un lavoro, ma non le sarebbe servito a niente, avrebbe solo traumatizzato Sisi: non le sembrava giusto strapparla dai suoi amici.

Insomma, se doveva cercare a tutti i costi di “sopravvivere” l’avrebbe fatto in quella città; perciò ora l’unica cosa da fare era cercare un altro impiego, ma non avendo nessuna esperienza oltre quella e nessuna laurea risultava alquanto difficile l’assunzione.

Era spacciata insomma, e già numerose bollette occupavano la piccola bacheca dell’appartamento.

A lei personalmente sarebbe bastato anche vivere in una topaia. Ma c’era Sisi.

Non voleva proprio ritenerla un peso ma si rendeva conto che rendeva le cose più difficili.

Ma cosa sto dicendo? Io non riuscirei a vivere senza di lei! Si ammonì, scacciando quei pensieri.

Poi tutto ad un tratto ebbe la sensazione che le fosse crollato il mondo addosso.

Niente di imprevisto, se lo aspettava.

Doveva crollare prima o poi no? Aveva sentito i commenti sussurrati a funerale dei suoi genitori: Povera bambina, dovrà crescere prima del tempo.

Alcuni scommettevano anche che non avrebbe resistito per neanche un mese.

Lei invece era cresciuta, ma evidentemente troppo a rilento perché non era risultato abbastanza.

Non ce l’aveva fatta.

Eppure, si era impegnata con tutta se stessa.

I suoi voti non erano molto alti, tuttavia negli ultimi due anni di scuola riuscendo a destreggiarsi tra sua sorella, i compiti, e la gestione della casa, era arrivata ad avere il massimo dei voti per prendere la borsa di studio; aveva smesso di divertirsi con gli amici e ne aveva chiuso i rapporti con la maggior parte: soltanto chi era disposto a seguirla nella sua snervante vita le era rimasto accanto, e i prescelti erano davvero pochi.

Quale diciassettenne preferiva stare a casa il sabato sera con un amica e la sorellina, e non andare in discoteca a divertirsi?

 

 

Era la mezzanotte passata, e Heloise non si reggeva letteralmente in piedi.

Alla radio avevano fatto davvero tardi, ma l’unica che sembrava risentirne era lei.

Lei e Euphrasie erano state riaccompagnate a casa con la porsche di Walter guidata con immensa gioia e soddisfazione da Carlotta.

Per tutto il tragitto, la sorellina che al contrario di lei sembrava sotto l’effetto di una potente dose di caffeina, aveva riempito l’abitacolo con la sua vocina.

Tutto il tempo, con neanche mezzo secondo di pausa per dire : ehi prendi il respiro!, era stato utilizzato da quel diavoletto per parlare dei Tokio Hotel. Quel gruppo di strimpellatori.

Ed Hel non potette fare a meno di infilarsi, usando disperatamente l’immaginazione, un paio di tappi per le orecchie; che poi furono inutili dato che aveva imparato a memoria tutte le lodi sui capelli di Tom, il modo di vestire di bill, i muscoli di Georg che aveva preso scherzosamente in braccio la bimba , la dolcezza e la simpatia di Gustav.

Tutto questo, interamente accompagnato dalle palesi occhiate d’ assenso da parte di Carlotta, che ricevettee non poche gomitate provenienti dalla sua amica, simboleggianti una semplice intimazione: Tu pensa a guidare!.

Perciò con la mano di Sisi stretta nella sua, dopo quel terribile tragitto di 20 minuti, si era ritrovata a cercare disperatamente le chiavi dell’ appartamento, nella sua borsa extralarge.

Mai che trovo una cosa quando la cerco! Imprecò mentalmente furiosa.

Il sonno quasi le offuscava la mente, per cui batté più volte le ciglia quando vide una sagoma accasciata sull’uscio di casa sua.

E rimase leggermente frastornata quando, dopo aver superato il timore iniziale ed essersi avvicinata, riconobbe un Leandro addormentato sulle sue numerose valigie.

Il suo migliore amico, che le aveva spezzato il cuore quando, un mesetto prima appena finita la scuola, era partito per la Spagna.

Lei non aveva sospettato mai nulla, infatti si era quasi innamorata di lui; fino al giorno in cui le aveva confessato di essere gay.

Altro che colpo al cuore, trivellata al cuore.

Ledro, nomignolo affibbiato da Sisi quando ancora non aveva capito bene come pronunciare il nome, non aveva mai dato “segnali” della sua omosessualità.

No che lei si ritenesse esperta, però un gay l’aveva sempre immaginato con una voce acuta, ossessivo nella scelta dei vestiti e nell’ abbinamento dei colori, perso nella cura maniacale della sua immagine.

L’amico invece non era niente di tutto questo. Diciamo anche l’opposto.

Quest’ ultimo, durante gli ultimi mesi di scuola si era innamorato di Horacio, gran bel fusto spagnolo che aveva conosciuto tramite chat.

Heloise era contenta per lui, confusa ma contenta, per aver visto dopo tanto tempo Leandro perennemente col sorriso sulle labbra.

Poi la notizia scioccante: Si volevano sposare.

Ci mise qualche settimana ad elaborare l’informazione, ma alla fine si rese conto che non poteva non gioire per lui; Ne aveva passate così tante durante la sua giovane vita che la prospettiva di una felicità duratura non guastava.

La cerimonia si doveva svolgere tra 3 settimane, ovviamente in Spagna. L’amico aveva comprato anche i biglietti per l’aereo che avrebbero dovuto prendere le due sorelle, tanto per evitare ripensamenti.

E ora Leandro, quel ragazzo che aveva preferito in quegli anni rimanere a casa il sabato sera con un amica e la sorellina, e non andare in discoteca a divertirsi, era sull’uscio di casa sua.

Sentendo la mano di Sisi sciogliersi dalla propria si riscosse subito dai ricordi, ma non fece in tempo a fermare la sorellina perché già partita alla carica, e non potette che guardarla inerme scaraventandosi sopra il povero Ledro per abbracciarlo,al quale quasi per pura volontà di Dio non venne un infarto.

Ancora gli veniva in mente quando un giorno Euphrasie le aveva chiesto il perché non si sposasse con quel ragazzo che veniva tanto spesso a casa loro.

Lei aveva optato per dirgli la verità.

Rispose infatti che a Leandro gli piacevano i ragazzi e non le ragazze, di conseguenza loro due potevano restare soltanto buoni amici.

Stranamente la bambina non fece altre domande, anzi forse questa rivelazione la legò ancora di più a quello che ormai lei definiva il suo migliore amico “grande”.

Era impressionante come il “diverso” o comunque l’ “anticonvenzionale” poteva attrarla così tanto.

Ovviamente quella sera non si comportò diversamente, e accettò di andare a dormire solo se Ledro le prometteva di esserci anche il mattino seguente; non lo voleva ammettere ma le era mancato molto e ci era rimasta malissimo quando aveva saputo che non l’avrebbe più visto tanto spesso.

Lo stesso per Heloise.

Le mancavano le chiacchierate notturne, i molteplici consigli, le inesauribili risate.

Inutile, la distanza l’aveva percepita tutta.

Le telefonate lunghe costavano troppo, e internet non poteva certo uguagliare il “carne ed ossa”.

Perciò tutte le ore di quella notte furono utilizzate per recuperare quel mese.

Fecero a turno.

Prima ci fu il racconto dell’amore sfortunato di Le’ , di come era stato stronzo Horacio, che l’aveva soltanto preso in giro, per mirare ai suoi soldi.

In pratica era una storia vecchia come il mondo, ma ognuno nega sempre la probabilità che il suo amatissimo compagno possa essere così meschino.

Poi il racconto dell’andamento del nuovo/vecchio lavoro di Hel, della nuova amicizia con Carlotta, della presuntuosità di Walter, di quanto era cresciuta Sisi e di come era rimasta colpita da quei quattro strimpellatori da strapazzo.

-Io non li chiamerei proprio cosi! Sono famosi in tutto il mondo! E per ad ogni concerto non si prendono mica pochi bruscolini. Sono bravi!-

-Questo lo dici dall’alto della tua esperienza musicale?-

-Hai mai ascoltato una loro canzone?-

-Questa traumatico test non l’ho ancora fatto. Credo che mi deciderò quando tra qualche giorno io e Sisi alloggeremo dentro una scatola di cartone.-

-Va così male?-

-Ledro, i tutta sincerità non riuscirei a tirare avanti per neanche un altro mese senza stipendio; E purtroppo le entrate durante questi anni erano troppo poche per sognarsi di mettere qualche cosa da parte.- rispose franca.

-Senti che ne pensi se io venissi ad abitare con voi? Ti potrei pagare 4 mesi di anticipo!- propose seriamente.

-No. Mi dispiace ma non posso accettare.-

-Tieni presente che io dovrei lo stesso affittare un appartamento, perché dai miei genitori non ci torno neanche sotto pena di morte. Se devo scegliere, preferisco stare nella stessa abitazione delle mie due ragazze preferite!-

L’aveva sempre fregata con quei discorsi.

 Era incredibile, ma la fine di ogni loro conversazione era segnata dalla sua vittoria.

-E sia.- accordò Heloise.

 

 

Il mattino dopo, inutile dirlo era nervosissima.

Non le andava bene niente e aveva la convinzione che tutto il mondo ce l’avesse con lei.

Aveva rotto due tazze, cambiato tre jeans e rotto la cerniera ad uno, mandato un paio di volte a quel paese un assonnato Leandro che comunque la capiva e non se la prendeva più di tanto.

L’unica a non comprendere era Sisi, che spaventata dallo strano comportamento della sorella era stata buona buonina tutto il tempo sul tavolo a disegnare con la mano destra, e a stringere con la sinistra il lungo morbido serpente Jörg.

Il clima non migliorò neanche quando Heloise rischiò di stritolare la mano alla bimba, mentre faceva la sua ultima “entrata” a testa alta nell’imponente edificio rosso.

Euphrasie rendendosi conto che non era la giornata ideale per fare i capricci e soprattutto stare con la sorella, si recò a passo svelto da Annarita, la receptionist che giorni prima l’aveva rifornita di pastelli per colorare.

 

Il suo scatolone pesava poco: personalmente non aveva mai trascorso molto tempo in ufficio, bensì a percorrere avanti e indietro i corridoi, perciò non aveva lasciato molto di suo.

Nonostante avesse già salutato Carlotta le venne un moto di tristezza e nostalgia, perciò decise di fare un ultima breve visita al suo ufficio magari buttando qualche lacrima in modo da sfogarsi ed essere meno nervosa.

Si rendeva benissimo conto si essere stata intrattabile tutta la mattinata.

Un attimo prima di bussare sentì delle voci concitate che cercavano inutilmente di mantenere il tono di voce basso.

 

-Perciò il posto sarà di Leila?-

-Certo! Questo e altro per te tesoro!-

-Che scusa hai inventato?-

-Tagli al personale-

Sentì una risatina soffocata.

-Ovviamente ci è cascata, stupida per com’è non ha neanche chiesto in giro se la lettera era arrivata anche a qualche suo collega...-

 

Forse Hel aveva la stessa espressione che spesso si vede nei personaggi dei cartoni animati, quando la faccia piano piano diventa più rossa e poi ti esplode.

In ogni caso,tutto quello che si sentì fu uno scatolone sbattere per terra e una fotografia frantumarsi, probabilmente quella di lei e Sisi al campeggio.

Poi una porta che si apre alquanto furiosamente.

 

E silenzio.

 

-Vaffanculo!- pensò tanto intensamente da chiedersi per un attimo se altri avessero sentito.

Un grido interiore prodotto con tutta l’aria dei polmoni, con l’ intera forza possibile, con il cuore a mille.

Vaffanculo a tutti.

Vaffanculo anche a te! Grazie! Pensò inferocita lanciando gli occhi verso l’alto.

E se ne pentì subito.

Ricordava i discorsi dei suoi genitori sulle bestemmie.

“Se tu credi nell’esistenza di Dio e quindi sai che Egli è infinitamente potente e può colpirti sull’istante, perché lo offendi invece di invocarlo per le proprie necessità? Se tu non credi nell’esistenza di Dio, perché bestemmi il nulla? “ diceva sua madre.

“Chi ragiona non bestemmia, chi bestemmia non ragiona” citava poi, abitualmente suo padre.

Le sembrò quasi di aver offeso i genitori, che al contrario suo erano credenti.

Si rese conto che ora aveva davanti due facce sbalordite.

Guardò per un attimo Carlotta e Walter, poi di nuovo Carlotta.

Un attimo lunghissimo.

Evitò di augurarle tutto il male possibile, o le peripezie che da piccola era stata abituata a vivere lei iniziando con la morte di sua sorella Jolanda all’età di 15 anni e finendo,forse, con il licenziamento.

Non era quel genere di persona.

Gli auspicò semplicemente di ottenere dalla vita esattamente quanto si meritava, di incespicare negli stessi mali che aveva causato.

Tanti mali.

Era ovvio che la mente di tutto era stata l’amica: Al contrario di quanto aveva sempre creduto Walter era un burattino.

Per di più era sicura che lei non era stata la prima, e che anzi le era andata bene.

Non si sarebbe meravigliata perciò quando qualcuno saggiamente l’avrebbe messa in guardia da lei.

Sin da piccola le era stato insegnato di non avere pregiudizi, e soprattutto di giudicare lei stessa una persona.

Per questa ragione, stupidamente, non aveva mai dato ascolto a tutti i pettegolezzi che giravano sul suo conto.

Si vociferava addirittura che, per ottenere una promozione importante, era arrivata ad avvelenare quasi in modo letale una collega.

Scandaloso.

Chissà perché ora era soltanto “una tutto fare” come lo ero io.

Altro che semplice “tutto fare”! Quanti premi di produzione ha preso in questo mese? 5.

Ci sarà un motivo no?

Si disse che in quella stanza non c’era niente che lei potesse fare, o dire.

Troppo ben educata a non tirare fuori gli artigli.

Evitò soltanto di avere quel po’ di pietà che forse facilmente si poteva intravedere nei suoi occhi. Loro non la meritavano.

 

 

Mentre si dirigeva a passo svelto verso l’ atrio del palazzo e si allontanava sempre di più da quell’ufficio che rappresentava la sua amarezza, la sua delusione,cercava di non sbattere le ciglia in modo da non far iniziare alla grande quantità di lacrime il percorso che le avrebbe fatte depositare sul suo mento.

Dovette costringersi a lasciarle libere però, quando ormai con la vista appannata non riusciva più a vedere dove andava, o più che altro a non riusciva a non scontrarsi con i colleghi.

Non riusciva a pensare, sentiva la testa vuota e pesante. Vedeva soltanto il color pesca della carta da parati, che continuava a ripetersi ogni piano.

Si accorse che era finalmente arrivata al piano terra quando non vide più pesche e iniziò a vedere kiwi, il colore che caratterizzava tutti i muri dell’ampio androne.

Ormai camminava quasi involontariamente cercando disperatamente di tenersi dentro tutto il disprezzo che provava verso quella vita. Le sembrava che tutti le avessero voltato le spalle.

Neanche quando Sisi la guardò preoccupata e notando i suoi occhi assenti la richiamò più volte il suo corpo accennò a fermarsi.

Sentiva un senso di oppressione, e sperava che uscita da li si sarebbe sentita meglio, in più non voleva far vedere alla sorellina nessuna di quelle lacrime.

Era quasi uscita dalla grande porta a vetri quando venne spinta di nuovo dentro da 5 omoni vestiti di nero con gli auricolari che contornavano tutto il loro viso paffuto e minaccioso.

Era curiosa di sapere con chi se la sarebbe presa. Perché lei sapeva che chiunque si fosse nascosto dietro quei buffoni avrebbe pagato la frustrazione che si accumulava da troppo tempo, ansiosa di riversarsi su qualcuno.

Quel qualcuno era Bill Kaulitz, che avrebbe per un po’ maledetto le sue manie di grandezza avendo voluto a tutti i costi entrare per primo pronosticando una bell’accoglienza.

Ah, quanto si era sbagliato.

-Tu!- iniziò Hel indicando il cantante che si voltò indietro come volendo dire : “io??

-Si, sto parlando con te!- continuò ad attaccare la ragazza non curante delle lacrime che ormai non volendo perdere il ritmo scendevano silenziose sulla guancia –Hai idea di quanto faccia schifo la vita?- disse con espressione sdegnata.

-Certo che no. Tu fai parte di uno di quei ragazzini viziati, primedonne, che credono di avere il loro mondo ai piedi perché sanno cantare bene “Nella vecchia fattoria” remixata! Come puoi capire?-

Tutto questo fu detto in un insieme di Italiano, Tedesco e Francese che Bill e gli altri capirono poco, sfoggiando facce perplesse.

L’unica che aveva capito era Sisi che era corsa dal front man tedesco per abbracciargli le gambe. Un gesto di solidarietà e scambio di protezione. Era la prima volta che vedeva la sorella in quello stato.

Niente a che vedere con il nervosismo della mattina.

In quel momento Hel era una maschera di rabbia e trucco sciolto, che non ricevendo alcuna risposta scansò tutti e uscì non prima di esibire il suo “vaffanculo” in tedesco provocando la faccia perplessa di Sisi e quelle irritate degli altri 4.

 

 

La bimba aveva silenziosamente iniziato ad imitare la sorella, sfogando tutta la sua confusione e il timore verso quella Heloise tanto strana piangendo.

Il primo che se ne accorse fu il Kaulitz minore sentendosi distintamente bagnati i suoi jeans scuri, e invece di fare una scenata, o come suo solito una tragedia degna di rappresentazione teatrale sold aut, prese in braccio Sisi sorprendendo soprattutto Tom che non avrebbe scommesso neanche un centesimo sui 53kg per 183 cm del fratello.

Vabbè, sarà che la mocciosa è più magra di Bill quando aveva la sua età. Spiegò mentalmente il rasta, mentre non volendo smentire la fama di sex gott inziava a dirigersi verso la receptionist che sembrava un bel bocconcino.

Dopo un po’ che la piccola si era calmata e seduta comodamente sulle ginocchia del cantante, iniziò ad osservarlo meglio.

La cosa che l’incuriosiva di più era il pearcing al sopracciglio. Lo accarezzò con indecisione un paio di volte sotto lo sguardo sorridente di Bill; poi qualcos’altro l’attirò: la sua collana.

-Ma è bellissima- pronunciò incantata la bimba, tastando il teschio in bella mostra sul collo.

-Davvero?- chiese realmente interessato l’altro, sorpreso che ad una bimba così piccola potesse piacere il suo stile.

-Davvero! Oggi sei favoloso!- disse squadrandolo con aria ammirata la bimba, che poco dopo si corresse vedendo il sopracciglio alzato del cantante. –Anche l’altro giorno!-

Bill le sorrise estasiato. Le piaceva troppo quella bimba!

-Comunque- continuò Sisi lanciando uno sguardo ammonitore a Tom e Annarita che stava civettando con il chitarrista dimenticandosi i suoi austeri principi –ricorda al tuo gemello che le promesse si mantengono, perciò volente o nolente mi accompagnerà dalla parrucchiera!- concluse risoluta.

Strano, riflettè il front man, A volte neanche gli adulti si accorgono che siamo identici.

In effetti i due fratelli avevano stili completamente diversi.

Bill, con i capelli tinti di nero corvino “sparati in aria” tipo manga, amante del nero, dei pantaloni aderenti, dei giubbini di pelle, accessori quali collari,collane, cinture borchiate,bracciali anelli, e guanti senza dita a volontà, adorante del trucco e veneratore di smalti.

Tom con un look free style, jeans larghissimi a vita superbassa, felpa extralarge e berretto dal quale escono le ormai lunghe bionde treccine rasta, con il bianco a prevalere come colore.

 

 

Heloise intanto era entrata nel primo bar che aveva visto nel marciapiede.

Appoggiata con i gomiti sul tavolino di ceramica e le mani che le coprivano il volto cercava di trattenere i singulti naturali provocati dal pianto.

Non voleva neanche pensare al modo stupido in cui si era comportata. Preferiva concentrarsi su qualcos’altro.

-Mic?- domandò titubante una voce stranamente famigliare.

 

Ha sbagliato..non mi chiamo..

 

- Mèli! – esclamò nostalgica Hel, abbracciando poi quella ragazza con i capelli rossicci e invitandola a sedersi.

Mélisande era una sua cara vecchia amica conosciuta all’età di 10 quando le loro rispettive madri comari da sempre, le avevano mandate nella stesso istituto privato in Francia.

Lei aveva iniziato a chiamarla Mic, e solo lei aveva il permesso di farlo, quando un loro compagno Rumeno innamorato di Hel la chiamava sempre con quel nomignolo, appunto “piccola” nella sua lingua madre.

Erano migliori amiche fino a quando nacque Sisi e la madre la fece ritornare in Italia: da quel giorno persero i contatti.

 

-Quanto tempo...-iniziò Meli.

-Oh, scusa- l’ interruppe l’amica iniziando ad asciugarsi le lacrime –avrò un aspetto orribile-

-No…hai un aspetto stupendo tralasciando le occhiaie, il trucco colato, e il pallore molto accentuato- rassicurò sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi sbarazzini.

Era sempre stata schietta, ma aveva il potere di riuscire a farti ridere persino di te stessa.

Ed è quello che successe a Heloise.

Una bella risata liberatoria accompagnata da quei fastidiosi singhiozzi che fortunatamente ormai erano più radi.

-Allora- le disse dopo aver sospirato pazientemente- mi vuoi dire cos’hai fatto in questi 5 anni?-

-Intanto è nata la mia sorellina, Euphrasie-

-La odi come avevi pronosticato?-

-No, no anzi. Lei è la mia luce.- confessò.

Mélisande sorrise: Heloise non era in grado di odiare qualcuno.

-Due anni fa sono morti I miei.- svelò improvvisamente con una calma inquietante.

-mi dispiace-

-Anche a me, ma soprattutto per Sisi, alla quale mancheranno due figure basilari-

-Ha te però!-

-Si, ma ancora per poco. Sono messa davvero male economicamente. Anche se Leandro, un mio amico mi potrebbe aiutare io non voglio carità da nessuno-

-A quanto pare sei sempre orgogliosa- riconobbe.

-Davvero Meli, non mi sembra giusto.-

-Ma hai un lavoro?-

-Avevo un lavoro  Alla radio S.A.S., ma hanno licenziato proprio ieri. Ma ti prego, non ci vediamo da anni, non voglio sprecare questo tempo nel raccontarti le mie sventure. Piuttosto raccontami le tue di avventure. Sei diventata avvocato come desiderava tua mamma?-

-No! Per carità! Ho lasciato un anno dopo di te quella scuola, e con tutti i soldi che avevo racimolato sono andata in uno dei migliori corsi per truccatrici. Il mio sogno era mettere l’ombretto al mio cantante preferito.-

-Ah si! Bill.. NO ! Lo sai...lui...loro...alla radio...-inziò a balbettare Hel per la sovrapposizione delle troppe frasi che voleva dire.

-Calma calma! Non mi hai fatto finire! Io ci sono riuscita, capisci il mio sogno si è avverato! Cioè i miei due sogni...-

-Qual’era l’altro? No, aspetta...- disse Hel alzandosi e prendendo per mano l’amica affinché anche lei si alzasse.

-Oh.Mio.Dio.- scandì vedendo la pronunciata pancia di Mélisande.

-E io ero così preoccupata a delirare nei miei problemi che non ho visto questa panciona!- disse sinceramente dispiaciuta accarezzandole ripetutamente il pancione.

-Oh, non ti preoccupare...mi hai dato per mezzora l’illusione che il mio volume non è tanto evidente- disse regalandole uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

-Sono tanto felice per te!- disse infine abbracciandola e risedendosi.

-Anch’io! Per te !

-Perchè ti ho trovato un lavoro !- aggiunse vedendo la faccia interrogativa dell’amica.

-Davvero?-

-Si! Ascolta che idea fantastica: sarai la mia sostituta! Dovrò pur andare in maternità no? E magari quando ritorno ti trovo anche un'altra mansione! Così lavoreremo insieme!-

-Fammi capire, tu sei una truccatrice giusto?-

Ma che bella idea! Solo che io non so tenere in mano un lip gloss!

-Ehm...-

-No! Non mi dire che sei rimasta ancora con quella stupida idea che il trucco non serve a niente!-

 

Chi tace acconsente.

 

-Santo Kaulitz hai quasi 19 anni! Come hai fatto in tutto questo tempo?-

-Come vedi sono sopravvissuta! E poi non è che avessi così tanto tempo per cimentarmi nell’ impresa...-

-Ma che impresa..-

-A proposito...non mi dire che il padre...-

-No no! Nessuno della band. Il migliore amico di Bill e Tom, Andreas.- disse orgogliosa pensando al suo futuro marito.

-Ah...bhè spero che me lo farai conoscere prima o poi!-

-Certamente!-

-Senti, per il lavoro...io non so se...e poi che dirà Daniel?-

- Daniel? David!- La corresse Mélisande scoppiando in una risata. –Intanto non ti preoccupare, vado tra un po’ in maternità perciò avrai tutto il tempo per imparare; E poi Bill e gli altri si sono così tanto affezionati a me che mi accontenteranno...-

-Se lo dici tu...- rispose un po’ confortata Hel.

-Vedrai...! Ora ascoltami: noi siamo con il tour bus, tra venti minuti dovrai essere di nuovo qua, David odia i cambiamenti nella tabella di marcia. Fai i bagagli il più presto possibile.-

-Ma con Sisi? Non avevo preso in considerazione che dovevamo girare il mondo!-

-Per ora ritorniamo in Germania e basta, niente mondo. Tua sorella non la puoi lasciare con il tuo amico?-

-Ma non ci penso neanche!- rispose inorridita.

Sia ben chiaro, non aveva niente contro Leandro; Ma non poteva lasciare Sisi in Italia e partire. Che senso aveva?

-Allora portala con te!-

-Non so a settembre inizia la scuola, e poi non vorrei strapparla dal suo mondo- rispose sconsolata.

-Dovrai farlo, perché in caso contrario ci penseranno gli assistenti sociali a strapparla. Sia dal suo mondo, che da te.- disse schiettamente Melisande.

-Hai ragione, grazie!- approvò alzandosi.

-Avrai tempo per ringraziarmi come si deve- interrompendo subito la prevedibile processione di grazie per dimostrare la sua riconoscenza. –Ora muoviti!- la esortò l’altra.

Un abbraccio veloce e una fuga tra i tavolini del bar: per stringere Sisi e iniziare al più presto quella misteriosa avventura che emanava troppa speranza.

 

 

Anche questo capitolo è finito! Mi sento soddisfatta, ma qualche piccolo dubbio resta.

Intanto voglio ringraziare tutta la gentile people che ha aggiunto questa storia tra i preferiti:

 

annuk
btb
elenoire
Elisa Duff
Esmuccina
frau
hEiLig FuR ImMeR
kikikaulitz
kikkadreamer
Ladynotorius
Lady_Daffodil
Lally_the best
lebdiesekunde
mewmina__91
Purple Bullet
sole a mezzanotte
SusserCinderella
tokio miky
tokiohotellina95
vallyluccia
_Ellie_
_ToMSiMo_

 

Poi ringrazio le 15 magnifiche persone che hanno voluto recensire il precedente capitolo.

 

siska: Non nascondo che sono piacevolmente lusingata dal fatto che la mia storia ti abbia colpito. Ti voglio ringraziare soprattutto per la tua recensione obbiettiva, che mi ha aiutato molto nell’elaborazione di questo nuovo capitolo; appunto spero che apprezzerai anche quest’ultimo facendomi notare qualche imperfezione o dandomi altri consigli e suggerimenti che, ti ripeto, gradisco moltissimo. Magari mi fai sapere se hai osservato qualche miglioramento. ^^

 

Sarakey: Grazie davvero per I complimenti! Anch’ io spero che aggiornerai presto le tue fanfic! ! ”Ma io adoro, amo, stravedo per questa storia e tu lo devi assolutamente sapere!  Tu devi assolutamente sapere che mi hai immerso in uno spaventoso brodo di giuggiole senza ritorno. Sara ti adoroooooo adoro!!!!

 

_Princess_: E’ in notevole parte merito tuo se ha deciso di continuare la storia. Ti ringrazio, anche perché mi hai fatto capire che non dovevo mettere da parte questa mia passione per la scrittura, o almeno la momentanea ispirazione. Spero di non aver lasciato come mio solito errori di ortografia e soprattutto di punteggiatura (dalle elementari la mia più grande pecca), o almeno spero nel fatto di essere migliorata e di aver sparso qua e là meno obbrobri. Il capitolo è un po’ più lungo, e ho cercato di rimediare alla gaffe del precedente capitolo dove ho fatto intendere l’assenza di guardie del corpo con “La band non ebbe neanche il tempo di uscire dal grande edificio rosso, che le guardie del corpo ben disposte a scudo, li scortarono dentro la macchina.” Confido nelle mie infinite riletture che forse mi hanno preservato dal commettere altre sviste. Ma sai com’è. Aspetto con ansia la tua recensione mentre inizio a scrivere la mia per il tuo nuovo e perfetto capitolo. ^^ 

 

Lally_the best: sono felicissima che il mio lavoro ti piaccia, soprattutto Sisi, e spero continuerai a seguirmi!

 

annuk: Che dire Ann? Intanto ti faccio notare che ti ho ringraziato per quinta, in più mi volevo scusare per averti fatto sorbire un piano di colore Kiwi. Immagino la tua sofferenza. ^^  Sono troppo contenta che la mia storia ti piaccia, e spero ovviamente che questo capitolo superi gli altri tre come beautiful. Pretendo Aspetto la tua recensione!!! Ah, quasi dimenticavo...come non consigliare “Is It Not Always Rainbows And Butterflies??     ti voglio troppo bene! Kuss! [ajeje nelle vene]

 

BabyzQueeny: Davvero l’adori??? Non potete immaginare quanto mi fate sentire soddisfatta quando me lo dite! Grazie!

 

SusserCinderella: Non sto qui a consigliarti di rimando “perfeziona la scrittura”  dettato tuo errore grossolano del “cuttigghiate” scritto in una Fic che leggono in tutta Italia..

Contrariamente voglio dirti che prometto di stare più attenta a questi miei errori di distrazione come quelli della punteggiatura.

Grazie per la recensione! Non vedo l’ora di fare il tanto aspettato pigiama-tokio-party-hotel. Tadb! Kuss!

 

tokio miky: Non credo di essermi ispirata a Lullaby for Emily anche se non nego che continua ad essere la storia più bella che abbia mai avuto la fortuna di leggere. Spero comunque che in questo capitolo si noti la differenza, o che comunque si percepisca la disuguaglianza tra i caratteri dei personaggi. Un grazie enorme per le recensioni, e ti prometto che il primo momento libero che ho ti faccio una mega-recensione in Te Lo Giuro. Ti voglio bene!!!

 

MARINA KAULITZ: adoro le nuove lettrici!!! Willkommen! Spero che anche questo capitolo ti piaccia e che mi farai sapere cosa ne pensi! Grazie ancora per la recensione!!!

 

Lady_Daffodil: Sono felicissima che la mia storia ti piaccia! Spero che hai notato l’allungamento rispetto al solito del capito! Fatto appositamente per le adorabili lettrici come te che appena finisce il capitolo e non possono leggere subito il prossimo rimangono un po’ deluse... Grazie per i complimenti, e mi raccomando fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo!

 

_ToMSiMo_: Ma io ti divinizzoooooooooooo! Mi hai commentato anche l’altra mia storia!! Sei un angelo! Le tue recensioni mi fanno sempre piacere, perché anche se piccole si vede la buona volontà di concedermi lunghi attimi di soddisfazione! Dankeeee!

 

btb: Sono strastrafelice che la mia storia ti piaccia, soprattutto Hel e Sisi! Lusingata che ti piaccia il mio modo di scrivere, che sinceramente a me non soddisfa più di tanto. Questo capitolo è un po’ più lunghetto e forse con un po’ più di novità, e soprattutto “ritorni” di amici lontani. Spero che questo capitolo ti piaccia anche più del precedente e mi farebbe molto piacere avere un tuo parere sul nuovo “andamento” della storia...! Grazie davvero delle recensioni!!!

 

hEiLig FuR ImMeR: Grazie dei complimenti! Sisi mi piace soprattutto perché sa essere un vero diavoletto e poi si sa fare perdonare con quei suoi sorrisi e comportamenti che ti spiazzano. Anche a me sta troppo simpatica!!! Tom si è fatto un po’ intenerire, ma più che altro si è lasciato far sorprendere, per questo abbiamo visto un raro sprazzo della parte dolce del chitarrista. Un altro Grazie per le tue recensioni!!!

 

pikkio: Salve! Sono davvero contenta che le sia piaciuto il mio 3 capitolo più del primo!

Seriamente, spero che in questo chap si sia visto il mio impegno nel seguire certi consigli da te dispensati. Fammi sapere che ne pensi. Soprattutto se hai notato qualche miglioramento e se ti è piaciuto. Un bacio grandissimo! Ti vi bi più di tutti!

Ps: FORZA GERMANIA! Dai che questo europeo sarà nostro!  [Ballak in my Heart]

 

Non ci credo! Ho finito di ringraziare tutti...!!! Mi sa che ho impiegato più tempo a ringraziare che a scrivere il chap...

Vabbè ma si sa che poi io mi dilungo sempre spropositatamente...^^

Davvero, Grazie, anche a chi legge soltanto!

Cercherò di essere il più veloce possibile nell’aggiornare!

Un abbraccio Buone vacanze a tutti!

 

Eliana

  
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