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Autore: HikariKamishi    05/03/2014    6 recensioni
Un ragazzo e una ragazza frequentano la stessa classe al liceo.
Diventano migliori amici e lei si innamora di lui, ma non ha il coraggio di dirglielo.
E lui? Ricambia il sentimento o lei è semplicemente un'amica?
{Accenni JongKey}
[Tratto da una storia vera: la mia storia...]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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La prima volta che lo vidi pensai  ‘’è carino’’. Ricordo perfettamente quel giorno: era un afoso giorno di Settembre ed io ero al mio primo anno di liceo, il secondo giorno di scuola.
Quando lo vidi lui stava salutando Krystal, una mia compagna di classe, e subito pensai ‘’Wow, ha già fatto conoscenza! Ed è pure carino.’’
Già, lo era davvero. Era alto, aveva un bel fisico e lunghi capelli castani raccolti in un codino nero.  Aveva le labbra carnose, anche se piccole ed occhi grandi e rotondi. Aveva uno sguardo seducente e un sorriso che faceva invidia al mondo.
Mentre lo osservavo, mi sentii chiamare:
-“Chaerin, buongiorno!”
Era Kim Jonghyun, un mio compagno di classe.
Jonghyun era il ragazzo più bello che io ebbi mai visto in tutta la mia vita. Era quasi perfetto: aveva dei lineamenti del viso bellissimi ed un fisico scolpito e ben definito;  aveva un solo difetto: era alto quanto il più basso dei sette nani.
Con lui c’era anche Taeyeon, un’altra compagna di classe, nonché amica d’infanzia di Jonghyun.
-“Buongiorno.” Gli risposi.
-“In che aula dobbiamo andare?”
-“Nella 1,13.”
-“Va bene, ci avviamo?”
Annuii e ci avviammo verso l’aula.
Nel corridoio incontrai Saiako e Mika..
Saiako era mia cugina; era una ragazza giapponese (Mio zio si era trasferito in Giappone  e lì aveva sposato mia zia Sakura, ed aveva avuto Saiako) molto esuberante e sempre allegra. Era la persona della quale mi fidavo di più al mondo; lei mi conosceva meglio di chiunque altro e io mi confidavo soprattutto con lei.
Mika invece, era una ragazza nata a Seoul, la città in cui ero nata e vivevo io, con genitori di origine nipponica.
Io e Mika avevamo frequentato le scuola elementari insieme e a dire la verità, inizialmente mi era antipatica. Anche lei era sempre allegra come Saiako, ma non la conoscevo ancora abbastanza bene per esprimere un parere su di lei.
Le salutai e, una volta entrati in aula, mi andai a sedere accanto a Krystal, senza prestare troppa attenzione alle persone che sedevano nei banchi dietro di me o alla mia sinistra. Dopo pochi minuti entrò la professoressa in classe e subito fece l’appello. Quando ebbe pronunciato un paio di nomi, chiamò anche il suo:
-“Choi Minho
-“ Presente!”
Mi affacciai per capire da dove veniva quella voce e solo dopo qualche secondo realizzai che era del ragazzo che avevo incontrato nel corridoio pochi minuti prima.
Non solo era carino, ma aveva anche una voce stupenda.
Non sapevo il perché, ma mi aveva già colpito, fin  da subito. Volevo conoscerlo e scoprire tutto di lui; mi trasmetteva tanta sicurezza e volevo essere sua amica.
Mi ripresi dallo stato di semicoscienza quando sentii l’insegnante dire
-“Tu, ranocchio! Siediti accanto a quella bambolina dai lunghi capelli color oro.”
Ranocchio? Si, ranocchio; lo aveva chiamato proprio così.
In effetti, somigliava tanto ad un ranocchio: un ranocchio che era stato baciato da una principessa e che per qualche assurdo motivo, non era diventato del tutto principe ed aveva ancora qualche tratto simile a quello di una rana.
Lui si sedette accanto a me e ricordo ancora la prima cosa che mi disse:
-“Ciao bambolina, io sono il ranocchio Choi Minho.. A quanto pare saremo compagni di banco nell’ora di matematica!”
Coooosa? Mi aveva chiamato bambolina? Beh, non che fossi brutta (devo ammetterlo), ma non avevo di certo l’aspetto di una bambola, soprattutto quella mattina.
Da quel giorno diventammo amici e non solo compagni di banco nell’ora di matematica.
Io ero la più brava della classe, mentre li non ne voleva sapere di studiare. Per questo motivo io cercavo sempre di aiutarlo e, con questa scusa, stare con lui. Mi piaceva passare del tempo con quella rana gigante... Avevamo un rapporto fantastico: La nostra amicizia si basava sull’offenderci a vicenda e arrabbiarci per ogni minima cosa, non parlarci più (cosa che durava al massimo due ore) e fare la pace, tornando più uniti che mai. Ci prendevamo in giro in continuazione: lui mi chiamava Nana malefica e io lo chiamavo Ranocchio gigante, appunto.
Tutto proseguiva per il meglio, fino a quando una mattina di fine Ottobre, mi accorsi di essermi innamorata di lui.
Era l’ultima ora e stavamo facendo storia. La professoressa Park stava spiegando e noi stavamo seduti vicino, ovviamente, seguendo la lezione dallo stesso libro.
All’improvviso lui sfiorò la mia gamba con la sua… Fu l’inizio della fine.
Mi sentii morire: avevo caldissimo ed ero arrossita parecchio, mi mancava il respiro e pensai che il mio cuore aveva smesso di battere per un po’.
Da allora ebbi paura; avevo paura di perderlo, avevo paura di perdere quella sensazione del suo corpo a contatto con il mio. Ogni volta che suonava la campanella che annunciava il termine della giornata scolastica, ricevevo una pugnalata al petto. La mattina, quando mi svegliavo alle cinque e quarantacinque ed ero stanca, pensavo “oggi lo vedrò e starò con lui per sei ore”, così avevo la forza per alzarmi ed affrontare un’altra giornata.
Le giornate trascorsero (troppo) velocemente fino a quando arrivarono le vacanze natalizie. Fu bruttissimo separarmi da lui. Non lo vidi per quindici giorni e in più, alla vigilia di Natale ricevetti una brutta notizia:
Se Kyun, un’ amica comune, mi disse che aveva parlato con Minho a telefono e lui aveva detto che gli ero antipatica, che ero brutta e non mi sopportava.
Quando me lo disse mi sentii morire. Non potevo crederci..
Perché lo aveva fatto? Perché aveva detto quelle cose? Le pensava davvero? Davvero pensava che io fossi brutta ed antipatica?
Se era così, perché si comportava come se fosse mio amico? Perché mi stava sempre vicino?
Cominciai a pensare che lo facesse solo perché lo aiutavo con lo studio… La nostra non era amicizia, ma solo convenienza.
Stetti male per i rimanenti dodici giorni e finalmente quelle interminabili vacanze giunsero al termine e ritornammo a scuola.
Volevo sapere, volevo sapere se le aveva dette davvero quelle cose, se le pensava davvero e perché.
Non vedevo l’ora di parlargli e chiarire quella situazione.
Entrai in classe agitatissima, ma lui non c’era, così dovetti aspettare il giorno successivo.
Appena lo vidi davanti alla scuola cominciai ad agitarmi e a mordicchiarmi le unghie.
Lui mi vide e mi salutò entusiasta
-“Ciao Nana... Come stai? Mi sei mancata!”
Quando sentii quel “Mi sei mancata” il mio cuore perse un battito per poi ricominciare a battere più veloce di prima.
Lo guardai titubante e con tono serio gli dissi:
-“Dobbiamo parlare.”


*Saalve! Questa è la prima storia che pubblico.. Ehm, non sono molto brava con le parole.. Quindi, vi dico solo che questo racconto è tratto da una STORIA VERA (la mia storia).. E bene sì, questa è la storia dei miei primi due anni di liceo.. Sono inventati solo i nomi dei personaggi e i luoghi, ma per il resto è TUTTO VERO (anche i dialoghi, apparte quel ''Tu, ranocchio!'' lol).. Spero che questo primo capitolo vi piaccia e se volete lasciate una recensione ^-^ .... Bacii :**

 
   
 
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