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Autore: Inverno    05/03/2014    4 recensioni
“Ti chiedevo dove cazzo stavamo andando e tu mi dicevi che due come noi non possono andare da nessuna parte.
Sorridevo, perché alla fine, mi sembrava comunque il posto più incredibile del mondo.”
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Tu avevi me, i tuoi amici e le tue sigarette, vivevi in un minuscolo paesino del Cheshire, cose te ne fregava se qualcuno ti dimenticava?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(se recensite vi regalo tante stelline ei)





Ricordi




 
“Ti chiedevo dove cazzo stavamo andando e tu mi dicevi
che due come noi non possono andare da nessuna
parte.
Sorridevo, perché alla fine, mi sembrava comunque
il posto più incredibile del mondo.”
-Vasco Brondi.

 
 
 

 
 
 
 

 
Mi dicevi sempre che quelli come noi si salvano.
Quelli che ridono, quelli che annegano.
Mi dicevi sempre che chi non ha mai un posto dove andare non può essere dimenticato, ed io non capivo.
Tu avevi me, i tuoi amici e le tue sigarette, vivevi in un minuscolo paesino del Cheshire, cose te ne fregava se qualcuno ti dimenticava?
 Poi, però, ho capito: tu avevi paura di non essere più sulla bocca di tutti, che solo qualcuno si fosse dimenticato del ragazzo coi capelli ricci, ti saresti sentito male.
E io mi chiedevo cosa ci stavo a fare con uno come te, perché non me ne andavo. Una volta ho anche pensato alla lettera che avrei potuto scriverti, ma poi tu ti sei scostato i ricci dalla fronte, e mi hai stregato.
Eri uno che con gli occhi ci sapeva fare, Harry.
E allora abbiamo rischiato, e cosa abbiamo ottenuto?
Un cuore infranto.
E Louis me lo aveva detto – di uno coi capelli ricci non ti puoi fidare – e non me n’è fregato niente, ‘che lui dell’amore non capisce un cazzo.
E tu, Harry? Il tuo cuore com’è? L’hai sentito il rumore del mio che si spezzava?
Ti è sembrato un gioco, vero?
Una con cui ridere, una con cui divertirsi.
E quando Niall mi ha detto che è impossibile non innamorarsi della tua risata, sono quasi morta.
Perché dicevi che ci saremmo salvati, che chi annega si salva.
Eppure io in quell’amore ci stavo morendo.
E non mi sono salvata, Harry. Ho continuato ad andare giù. Tu dov’eri quando l’amore mi stava risucchiando?
E quando ti ho detto che mi piaceva quando ridevi, hai scosso la testa e: “Di uno che ride non ti innamori.”
E non capivi che a me non me ne fregava un cazzo di te, che avevi smesso di ridere, solo perché avevi paura che mi potessi innamorare.
È successo lo stesso, quindi potevi anche ridere.
E non è vero che chi sorride si salva. Io sorridevo, e sto annegando, tu hai smesso, e ora i paparazzi ti rincorrono dappertutto.
Era questo quello che volevi?
Non poterti fumare una sigaretta in santa pace che tutti pensano che muori.
E chissenefrega se muoio, avresti detto, tanto alla fine muoiono tutti.
E non te l’ho mai detto, ma mi stavo innamorando del tuo pessimismo. Ed anche di te.
Ma non l’hai capito.
Non l’hai capito che io avrei passato la vita a cercarti, a prenderti, a ricordarti.
E che t’importava di finire nel dimenticatoio se avevi me?
Tanto poi, nessuno si ricorda di nessuno, quindi vaffanculo a te, che con sta stronzata ti ho perso.
Mi hai perso.
E quello che dovrebbe starci male, sei tu, e invece è il contrario.
Zayn l’aveva detto da subito: finirai per innamorartene.
“Non dire stronzate.”
E ha scosso le spalle, come a dire: “tutte le colpe sono tue, poi.”
Sono tante le cose che non ti ho detto. Tipo che io non ti avrei dimenticato, che di uno che alle tre di mattina ti sveglia per andare a un cazzo di provino, non lo puoi dimenticare.
E sei in tutte le cose che faccio, Harry.
Come quando mi siedo a un tavolo e aspetto che il posto accanto al mio si occupi.
Ma tu non ci sei. Dove sei?
Dove sei quando mi siedo da sola?
Dove sei quando cerco tra la folla i tuoi smeraldi?
 
Mi portavi al mare, ricordi?
Dicevi che noi abbiamo sempre un posto dove andare, dove fumare in pace una sigaretta.
E ora ce l’hai il tempo per fare le cose che facevamo insieme?
Mi dicevi che le mie ossa sono fatte apposta per le tue. Le tue hanno preso la forma di altre?
Ho letto su un giornale che ti sei messo con una che si chiama Cara.
Ma che cazzo di nome è Cara?
Ho pianto, Louis mi ha pure rimproverato e ha detto: “che cazzo piangi a fare? Se piangi mica torna.”
E l’ha detto in modo cattivo, capisci, come se quello che è stato dimenticato è lui. Ma che cazzo ne sa?
Forse s’era arrabbiato pure lui. Avete litigato?
Scommetto di sì. (me l’ha detto Niall. Lo so che lo sai.)
A me va tutto bene.
So che non me lo hai chiesto, ma davvero volevo rinfacciarti – proprio come tutti hanno fatto con me – che non sei l’unico a stare bene senza la persona che ami.
Che poi, non me lo sono mai chiesta, ma tu, mi ami?
Forse era un amore estivo, tipo quelli delle tue canzoni.
Comunque, non è vero un cazzo. Senza di te sto male, perché eri come la mia dipendenza, e adesso che non ti ho non so cosa faccia più male: sapere che stai bene senza di me, oppure tenere troppo a te, quando tu non ci tenevi.
E avrei dovuto saperlo.
Anzi, lo sai che ti dico? Basta. La smetto di fare la vittima. Le colpe ce l’ho pure io.
Tipo quando non ho capito che era troppo presto dirti ti amo, o chiamare il sesso, amore.
Senti, mi manchi. Mi mangio le unghie e aspetto che torni.
Mi hai dimenticato?
Un giorno vengo lì e ti faccio ricordare di me.
Lo faccio. Stanotte.
Ti va bene?
Oppure sarai a divertirti? Non te ne frega niente, vero?
Ti porto a Roma. Mi piace.
Così magari ti ricordi di quando mi hai portato in un ristorante romano, dove abbiamo condiviso una matriciana.
Che poi a me il pomodoro manco mi piace.
Ma tu eri contento, e lo ero anch’io.
Poi ti bacio, davanti al Colosseo, e saremo così belli che la gente non saprà cosa fotografare: noi o il Colosseo.
Tu e quella tua fissa per Love Actually. Non te l’ho mai detto, ma ho sempre pensato che noi fossimo migliori di tutte le coppie dei film.
A fanculo pure Allie e Noah.
Tu, per me, le scriveresti trecentosessantacinque lettere?  
Sono passati tre anni – tre anni che guardo costantemente nella cassetta della posta. – e la tua lettera non c’è.
E allora? Tutto quello che ti ho dato dov’è? E quando qualcuno si farà avanti cosa gli dirò?
“Mi dispiace, ma un deficiente ha preso strappato tutto quello che potrei offrirti.”
E poi che mi rimane? Il ricordo di te, che come uno stronzo mi dicevi tutte quelle cose, e che poi mi hai dimenticato.
Ora prendo il primo aereo per l’America, e ti scrivo sul muro della tua nuova casa, che ti ricordo ancora.
Che con me saresti potuto stare al sicuro, che tanto saremmo stati solo noi.
Che però hai mandato a fanculo tutto, Harry. Roma, Vienna, Amsterdam, la matriciana e quel cazzo di ristorante dove mi hai baciata la prima volta.
E Parigi, Harry? Hai dimenticato tutto, vero?
Vengo a prenderti, ho deciso. Ti porto da mc donald’s e chissenefrega se ingrassiamo.
A me importa di te.
 
 
 
E poi alla fine, lo so che non t’importava.
Ma a me si. E vaffanculo a me, che tanto non ti dimentico.









Ei.
Eccomi qui con questa fantastica os che non leggerà nessuno rido.
Aallora, ho già pubblicato qui su efp, ma con il mio vecchio account
e, presa da un attimo di follia, ho deciso di crearne un altro perché
mi ero stancata e poi (tenetevi forte) pubblicherò una storia a breve,
devo solo ricopiarla al computer (l'ho scritta su un foglio durante
religione ew).
Quindi, sarei felice se qualcuno legesse questa cosa e, se state leggendo,
vi ringrazio infinitamente. *stelline per tutti voi*
Mh, devo andare, seriamente.
Eeeh, niente, spero vi sia piaciuta.
Baci  stelline.
  
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