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Autore: xCyanide    05/03/2014    4 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 16 - Di interiora a pezzi e tristi rivelazioni.
 

Due giorni dopo mi avevano fatto uscire d’ospedale e avevano deciso che avrei dovuto continuare a stare con i miei genitori. La maggior parte del tempo l’avevo comunque passata con Geràrd che non faceva altro che coccolarmi e dirmi cose dolci all’orecchio. Mi ero divertito con lui e mi ero sentito amato, in mezzo a tutta quella merda in cui stavo vivendo.
Avevo coperto i segni sui polsi con delle fasce, gli avevo detto che era per coprire le vecchie cicatrici e lui non sospettava niente. O almeno speravo, dato che sembrava averci creduto.
Mi sarei strappato via tutta la pelle, avrei fatto a pezzi le mie interiora, se avessi sentito che in qualche modo avrebbe potuto aiutarmi.
Sorridevo a tutti, non volevo sapessero come realmente mi sentivo dentro. Stavo morendo e se il mio ragazzo si fosse accorto di qualcosa mi sarebbe stato addosso. Mi avrebbe fatto piacere, si, ma in quel frangente della mia vita avevo bisogno di essere lasciato in pace, completamente da solo.
Una settimana dopo, comunque, guariti tutti i segni che avevo in viso e tolte tutte le bende e medicazioni, sotto l’obbligo di mio padre tornai a scuola. I miei compagni come sempre non chiesero niente ma in qualche modo mi osservarono con occhi inteneriti, come se fossero in pena per me. Pezzenti.
Sembrava quasi lo sguardo che mi lanciava ogni qualvolta mia madre mi vedeva in casa. Non capivo perché sentissero il bisogno di farmi sentire menomato quando invece stavo riuscendo ad affrontare tutto nel migliore dei modi. O quasi. Comunque, mio padre non mi aveva più degnato di una sguardo e da un lato era davvero meglio così.
Ero in cortile con Brian, lontano da dove si trovavano le quinte classi dato che sapevo che Geezie non voleva assolutamente vedermi a scuola e mi stavo facendo coccolare un pochino dal mio migliore amico. Mi stava raccontando di Justin, che in quel periodo era particolarmente dolce con lui e lo stava riempiendo di regali. A lui piaceva essere trattato così.
Ancora non riesco a capire come faccia la gente a dare più peso ai regali materiali che non a quelli che si fanno con l’anima, donando una parte di se.
Feci spallucce e continuai ad ascoltarlo con occhi teneri, perché lo vedevo comunque felice.
-E quindi lui ha tirato fuori questa specie di rosa blu, o un colore simile, e mi ha sorriso e mi ha detto che… - si interruppe un attimo sentendo dei passi accanto a noi. Nessuno si avvicinava mai agli sfigati, cosa stava succedendo?
-Sei Frank? – un ragazzo si stava avvicinando a noi lentamente, come impaurito, ma il suo sguardo era davvero pieno di panico. Tremava appena e in un lampo mi sembrò di vedere in lui qualche somiglianza con Geràrd, anche se era appena più bassino e molto meno femminile di lui. Appariva come una specie di topolino spaurito e credevo avesse pressappoco la mia età.
-Yup, sono Frank… cosa succede? – domandai curioso e anche abbastanza preoccupato. Perché aveva quello sguardo?
-Sono Mikey – cominciò, cercando di calmare il respiro. –Geràrd… lo stanno picchiando e io non so cosa fare. – sussurrò soltanto con gli occhi che lentamente si lucidavano per via della paura che prendeva possesso di lui.
Sentii in un attimo tutti i miei muscoli che si irrigidivano a quelle parole. Stavano toccando l’unica persona preziosa della mia inutile vita.
Brian scattò prima di me, realizzò prima di me, cominciando subito a correre verso l’ala della scuola dove risiedevano le classi quinte e io, senza nemmeno dire una parola, lo seguii in un attimo. Non riuscii comunque a mantenere il suo passo, non ne avevo la forza. A quelle parole il mio corpo si era appesantito completamente, come se sentissi tutta la pressione della situazione addosso e subito avevo cominciato a singhiozzare.
Le gambe mi tremavano e non sapevo cosa fare. Tutti i miei movimenti erano automatici e pesanti, come se davvero pesassi duecento chili di più.
 
Quando arrivai, la situazione era meno critica di quello che avevo immaginato. Corsi subito dal mio ragazzo che era appoggiato al muro e stava riprendendo fiato. Gli colava il sangue dal naso e aveva una mano poggiata sulla pancia. Sicuramente gli avevano fatto molto male, lo vedevo da come si guardava intorno davvero spaesato ma quando mi vide, sembrò aver trovato di nuovo la luce. Si riaccese.
Appena riuscii a stringerlo, senza nemmeno curarmi di sapere come Brian fosse riuscito a mandare via tutti, mi lasciai andare a un pianto liberatorio per via di tutte le brutte situazioni che stavo affrontando in quei giorni schifosi. Ma il fatto che avessero toccato Geràrd, tra tutte, era la peggiore.
Nascosi il viso nell’incavo del suo collo e lentamente lo sentii ricambiare la leggera stretta un pochino titubante, il suo respiro ancora irregolare.
-A-amore… - mormorai pianissimo sulla sua pelle candida e gliela baciai timidamente, con attenzione per non fargli male, e lui mi scostò delicatamente.
-Non dovresti essere qui – disse soltanto con gli occhi colpevoli. Qualcosa non quadrava in tutta quella situazione, non ci stavo capendo un cazzo. Non mi stringeva come avrebbe fatto di solito, non stava sorridendo nel vedermi. Era davvero così imbarazzato da noi? –Non avresti dovuto vedere tutto questo.
-Avrei dovuto… avrei dovuto lasciarti qui a farti picchiare?! – chiesi allarmato, inarcando entrambe le sopracciglia mentre mi staccavo appena da lui, il respiro ansante. –Che diamine stai dicendo? Ti vergogni?
-No! Assolutamente no! – mi fermò prima che potessi farmi idee sbagliate e in un attimo mi sentii meno pesante, nonostante la brutta sensazione non mi abbandonasse per un attimo. -Ho passato due fottutissimi mesi a tenerti lontano da qui per proteggerti. Non volevo mi vedessi così debole, non volevo mi aiutassi perché mi avresti visto indifeso. Non dovevi vedermi! – esclamò, le lacrime che scendevano lungo le sue guance di porcellana. Mi si strinse lo stomaco mentre immagazzinavo quell’informazione dolorosa e lo fissai negli occhi, una domanda sulla punta della lingua.
-Da quanto va avanti tutto questo? – domandai incattivito mentre mi asciugavo con forza la pelle bagnata e scuotevo appena il viso. Era incredibile tutta quella situazione. Non mi aveva fatto fare niente per alleviargli il dolore. Si era annullato per un cazzone come me. –Per quanto tempo me lo avresti ancora tenuto nascosto? Eh, Geezie? Volevi passare tutta la vita a farti picchiare solo per un capriccio? Non volevi farti vedere debole! Ti avrei dato una mano.
-Avresti perso la fiducia in me! – esclamò sfinito, portandosi le mani tra i capelli lunghi. Sentivo lo sguardo di Brian e  quello di Mikey addosso a noi ma in quel momento era l’ultima cosa al mondo a preoccuparmi.
Il mio ragazzo si faceva picchiare tranquillamente, senza dire niente per non risultare debole, e nel frattempo pretendeva di fare la predica a me per come vivevo la mia vita. Non aveva senso.
-Io l’ho già persa la fiducia in te, Geràrd! – gli urlai contro, il viso rosso di rabbia e consapevolezza. –Sei solo un ipocrita che è apparso una sera nella mia schifosa camera e ha deciso di salvarmi senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Mi odiano tutti in casa per colpa tua e tu nemmeno riesci ad avere il fottuto coraggio di chiedermi aiuto. Che razza di relazione è la nostra?
-Frankie, ti prego…
-Frank un cazzo! – guardai per un attimo il soffitto, cercando di calmarmi completamente perché stavo dicendo un sacco di cattiverie e sapevo che entro qualche ora me ne sarei pentito. Ma ero così accecato dalla rabbia e dal dolore che volevo spronarlo a rendersi conto di quello che aveva fatto.
Aveva eclissato la sua vita per aiutarmi a vivere.
Non andava bene.
-Non… non cercarmi più. Non voglio più vederti – sussurrai, con il cuore stretto in una trappola per orsi, sanguinante, quasi dissanguato, prima di voltarmi per correre via sotto gli sguardi sbigottiti di tutti.
Non mi voltai, o l’avrei visto accasciarsi e piangere.
Non mi voltai, perché sarei tornato indietro.
Perché sarei tornato da lui.

xCyanide's Corner
So che mi odiate ma se recensite regalo un biscottino ad ognuno di voi *sorriso innocente* 
Comunque, in questo capitolo scopriamo qualcosa di assurdo, soprattutto per Frank, dato che il suo caro ragazzo ha passato settimane a dirgli di farsi rispettare ma è il primo che non sa nemmeno che significa essere rispettati. E' alquanto ipocrita, credo. O perlomeno, anche io avrei avuto la stessa reazione di Frank.
Spero comunque che vi sia piaciuto e spero vogliate farmi sapere quello che pensate di questo capitolo. 
Alla prossima,
xCyanide

  
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