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Autore: Andy Black    05/03/2014    5 recensioni
“Ebbene, il Mondo Distorto, dove vive Giratina, è un posto che poche persone hanno visto. E temo che Thomas ne sia rimasto intrappolato... vorrei che Ryan mi aiutasse a ritrovarlo”
“Ma è un suicidio!” esclamò la sua ragazza. Alma fissava solo Ryan, sperando di non essere bocciata all’unanimità.
“E tu avresti pensato a me?” chiese quello.
“Già...”
Una nuova avventura, che dimostra che è l'amore la causa di ogni gesto stupido
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Holy fuckin' shit


Ora li apro.
 
Che poi è la confusione a rendere tutto più difficile. Difficile, avrebbe potuto definirlo anche confuso, la confusione confusionaria, ma pareva logico che la confusione creasse subbuglio. Come il sole che illumina, o l’acqua che bagna. Non aveva mai toccato un’acqua che non l’avesse bagnata.
Basterebbe solo fare in modo che tutto fili liscio, che niente crei confusione, e in men che non si dica ogni cosa sarebbe più chiara.
Niente incertezze, niente dispiaceri. Tutto fatto in base ad una scelta.
Eggià... perché certe volte ci si trova in alcune situazioni, circostanze di merda per altro, senza neanche aver dato l’autorizzazione, il permesso. Senza neanche esserci accorti di nulla, abbiamo la merda fino al collo.
Indi per cui preferiva rimanere lì per terra, Alma, senza muoversi. Forse Ryan avrebbe pensato che fosse morta, e sarebbe andato via. E tutto questo perché aveva paura, una paura fottuta di aprire gli occhi.
“Alma... ”
La voce del ragazzo non era ben definita, e c’era un sottofondo particolare, lo stesso fruscio sentito sulla Vetta Lancia, che copriva ogni altro rumore più piccolo.
 
Va bene. Adesso li apro.
 
Sensazioni strane si susseguivano nella sua testa, come se una cinepresa proiettasse nel suo subconscio ininterrottamente immagini e rumori.
 
Le cineprese non proiettano rumori.

Restava il fatto che Alma avrebbe dovuto aprire gli occhi. Solo per permettere che il tutto andasse avanti.
 
Giuro che tra un po’ li apro. Sono stanca.
 
“Alma... alzati... ”
“... ”
“Alma”
 
Ok, ok. Li ho aperti... contento?
 
Prima li aprì, poi li chiuse. Non c’era tanta luce, ma le parve di essere rimasta incosciente per un periodo così lungo che la sua retina non sapeva più riconoscere la luce. Rimase abbagliata per qualche istante, poi le sue ciglia si schiusero di nuovo. La figura di Ryan non era nitida. Non lo era per niente, ma lentamente i bordi frastagliati del ragazzo diventarono più lineari, fino a normalizzarsi del tutto.
Sì, Ryan. Non Thomas, e per fortuna non si vedeva Giratina. Solo Ryan, il suo zaino enorme e i suoi occhi rossi.
 
Che poi che colore è per un paio d’occhi?
 
“Alma. Ben sveglia. Benvenuta nel Mondo Distorto”
Ryan le tese una mano, e la fece alzare in piedi, tenendole poggiate le mani sulle spalle, giusto il tempo di stabilizzarsi un attimo.
“Ok, ci sono, Ryan”
Poi, come logico, la sua bocca si spalancò per la meraviglia. Quel fruscio, quello strano rumore, era dato da una cascata. Una cascata che fluiva al contrario. Cioè, saliva.
 
Le cascate non salgono. Cascano. Scendono, forza di gravità...
 
Ma tutto era strano. C’erano delle terrazze consunte in pratica ovunque. Anche dove non sarebbero dovute esserci. Cioè, terrazze verticali, dove le leggi della fisica non contavano niente.
“Sì, Alma…qui è tutto un po’ così... ”
Continuò a girarsi intorno. La donna non riusciva a scorgere un paesaggio “normale”, per così dire. Gli alberi c’erano però, in quel mondo.
La questione è che sembravano apparire e scomparire, a loro piacimento. Inoltre erano capovolti.
“È tutto così... incredibile”
“Ed anche molto pericoloso... inoltre ho la certezza che Thomas sia qui. O che almeno ci sia stato”
“Eh?!” Alma subito si girò. I suoi occhi si riempirono di speranza, anche se per solo un attimo.
“Prima di svegliarti...ho trovato questa”
Alma vide Ryan cacciare dalla tasca un’istantanea. Alma la prese nelle sue mani vogliose di conoscenza, e la squadrò.
Poi le lacrime riempirono i suoi occhi.
“È...è lui...” singhiozzò, in un momento di lucidità. Tutte quelle emozioni le stavano dando alla testa, tanto che le sembrava di muoversi. O forse si stava muovendo davvero. Si guardò attorno, la piattaforma terrazzata si muoveva verso est, raggiungendo lentamente uno spiazzo più grande. Sotto lo spiazzo soltanto il vuoto. Il rumore della cascata mitigava i suoi respiri disturbati dal pianto, ma quando lo sguardo si poggiò su quella fotografia, per la seconda volta, non potè trattenere un lamento. Era lui, veramente. E stringeva l’assistente del Dottor Sullivan, che contrariamente a quello che pensava era una donna molto giovane, asiatica.
“A lui non piacevano le asiatiche...Erika Chang ci ha provato con lui durante tutto il corso di mitologia ma Thomas l’ha sempre snobbata”.
Accanto a Bruce Lee c’era il Dottor Sullivan, con il suo cappello da esploratore e quello sguardo da porcospino nascosto dal paio di doppie lenti marca Fondodibottiglia. Alle spalle la cascata verticale. Erano nel Mondo Distorto, si riconosceva dalla luce bluastra che inondava tutto.
“Almeno abbiamo la certezza che qui c’è stato” disse lui.
“Lo troveremo!”
Il pianto non accennava a finire. “Thomas! Dove sei! Thomas!”
La voce di Alma si espanse e rimbalzò contro qualche piattaforma verticale, perché si creò eco.
“Muoviamoci da qui”
 
Alma e Ryan presero a camminare lentamente, guardando bene dove mettevano i piedi. Non avrebbero voluto incappare in nessun tranello.
Quel posto era strano. Era totalmente vuoto, tranne che per quell’entità gigante che di tanto in tanto appariva e scompariva, facendo rabbrividire i due. Giratina era tremendamente spaventoso.
In lontananza si vedeva librarsi in volo, e urtare alberi e piattaforme, lanciare enormi grida spaventose, per poi tornare a volare ad alta velocità.
Ancora doveva avvicinarsi ai due, fortunatamente. Nessuno dei due sarebbe stato ottimista nell’affrontare un Pokémon del genere.
“Thomas!” urlò Alma di nuovo. Quel posto era davvero immenso. Alma ragionò sul fatto che non si trovasse più nella sua dimensione, e che le regole canoniche della fisica, della gravità, e di qualunque altra cosa muovesse regolarmente il nostro mondo, non funzionassero lì. Forse.
Si trovarono davanti ad una grossa parete verticale. Totalmente verticale, proprio mattonellata come quella sulla quale camminavano.
“E ora dove andiamo?” chiese Alma. “La strada è sbarrata”
Ryan sospirò, e fece un salto, sul muro, per provare a sfondarlo, e invece si ritrovò in piedi su di esso, senza cadere.
“Come…come hai fatto?!” chiese spaventata.
“Non ne ho assolutamente idea...provaci”
Alma sbattè velocemente le ciglia, spaventata per quella cosa insolita che si era ritrovata davanti, quindi fece un balzo, rinvenendo in piedi. Sul muro.
“E se cadessimo?”
“Non lo so Alma. Qui ho un kit del pronto soccorso” fece Ryan, indicando la borsa.
“Anch’io ce l’ho”
E poi una forte folata di vento spostò i capelli di entrambi verso destra.
“Che succede?!” si agitò lei.
“Non lo so...”
Il vento aumentava sempre di più. Non potevano rischiare in quel modo di morire. Allora Ryan prese a correre, tirando Alma per la mano, e salendo la parete\pavimento con la massima velocità possibile.
Il vento continuava ad aumentare, facendoli sbandare.
“Ryan! Che facciamo ora?!”
“Basterà andare dall’altra parte della parete, penso!”
“Come?!”
“Dall’altra parte! La parete! Di là!” faceva lui cercando di farsi capire anche a gesti.
Lei annuì, ma a un certo puntò la forza di quel vento era talmente forte da non permetterle di continuare. I piedi si staccarono lentamente da terra, e lei si sollevò.
“Ryan!”
Lui si voltò, e spalancò gli occhi, sorpreso. Istintivamente le allungò la mano, afferrandole il polso. Lei era totalmente con le gambe all’aria, in balia di una gravità che non aveva un centro d’attrazione preciso.
“Alma, tieniti forte!”
Ryan era girato di spalle, cercava di trattenere Alma dal cadere. Forse salire su quella parete non era stata una grande idea. E poi Alma, che riusciva a vedere ciò che succedeva alle spalle del ragazzo, spalancò gli occhi.
Il respiro si tagliò in tanti piccoli frammenti, e la bocca si schiuse, mentre il vento continuava a soffiarle forte sul viso e nei capelli. Portava via le lacrime dal suo volto, che scintillavano prima di disperdersi nel vuoto cosmico sotto le piattaforme.
“Ryan...” sussurrò.
“Alma! Che c’è?!”
Il suo sguardo puntava dritto dietro di lui. Qualcosa non andava. Qualcosa stava per sbucare fuori da un grosso buco nero. Grosso per davvero.
“Ryan!” all’improvviso Alma urlò, capendo che doveva salvare la situazione, anche solo avvertendo lui.
“Eh?!”
Quello si girò di scatto, e si rese conto del buco nero.
“Cazzo! Alma, porca puttana, è Giratina!”
“Cosa?!”
Un paio di occhi rossi, abbaglianti cominciavano a riempire il buio di quel vuoto scuro alle spalle di Ryan. Il ruggito di Giratina cominciava ad aumentare nelle loro orecchie e nelle loro teste.
La paura li stava rapidamente prendendo, rapendo, brandendo le sue armi per dilaniarli nel profondo. Ryan prese a correre, apparentemente in discesa, ma il forte vento li spingeva verso il lato.
Giratina con un ruggito che sembrava quasi un’esplosione fuoriuscì dal vuoto che si era creato, finendo quasi per afferrare Ryan con una zampa.
Era enorme. Un Pokémon di tipo Drago – Spettro, enorme, incazzato nero.
Alma se la sarebbe fatta addosso se non avesse avuto un minimo di autocontrollo in più. Urlò pesantemente, mentre il pianto squassava il suo volto. Ancora appesa per un braccio, Ryan la manteneva stringendola al polso, mentre correva giù da quel muro.
“Ti sta raggiungendo!” urlò Alma, ancora in lacrime.
In effetti meno di un metro divideva la testa di Giratina da quella di Ryan.
“Alma...non...non riesco più a tenermi sul muro! Il vento è troppo forte!”
E l’urlo di Ryan concluse quello che sembrava un felice tentativo di convivenza tra le suole di Ryan e la terrazza verticale.
Lui e Alma presero a volare nel vuoto, tenendosi per mano. Parevano due paracadutisti intenti a fare un’acrobazia.
Inseguiti da Giratina.
Senza paracadute.
 
Alma era in iperventilazione, e a stento capiva che stavano cadendo nel vuoto. Non sapeva se ci sarebbe stata una fine a quel volo, a quella sensazione di vuoto nello stomaco che quasi le faceva fare la pipì addosso, a quel vento che pareva le stesse strappando i capelli da testa.
“Ryan!” piangeva lei, mentre le lacrime, più leggere, lasciavano il suo volto rimanendo più in alto, e colpendo il volto di Giratina, che, per quanto veloce, non riusciva a tenere il passo dei due corpi in caduta libera, veri proiettili che si dirigevano verso quel turbine di nuvole che stava sotto di loro.
“Ryan... ”
“Alma! Che c’è?! Alza la voce, non riesco a sentirti!”
“Credo che cerchi la sfera...”
“Cosa?!”
“La sfera! Credo che cerchi la sfera!”
Lo sguardo di Ryan mutò. Aveva probabilmente ragione. “Un momento!” fece lui.
Si voltò, per guardare Giratina ruggirgli contro, cercando di raggiungerlo in ogni modo, a dividerli una decina di metri. Virò leggermente verso destra, lasciando Alma da sola.
Quella sussultò, e poi vide Giratina accelerare su di lui.
“Hai ragione Alma! Vuole la Grigiosfera! Dobbiamo separarci!” urlava il ragazzo, mentre il vento riempiva i loro padiglioni auricolari.
“Cosa?! Sei matto?!”
“No! Dovrai cercare Thomas da sola! Stai attenta!”
“Ma...ma stiamo cadendo!”
“Non preoccuparti!” fece Ryan, sorridendo, e virando di nuovo accanto a lei. Lui le prese la mano.
“Non saprei dove andare, cosa fare...niente!”
“Alma...sei una donna piena d’amore! Sarà lui a guidarti! Ora ascolta e fai quello che ti dico! Dammi la sfera di Kirlia!”
“Cosa?!”
“Kirlia! Dammi la sua sfera!”
“È nello zaino!”
Ryan sbuffò, rendendosi conto che quel salto nel vuoto sarebbe durato per l’eternità, siccome sembravano non muoversi, poi afferrò Alma per lo zaino che aveva sulle spalle, e glielo levò. Lei si voltò, e ammise a se stessa che vedere Giratina che t’insegue furioso era qualcosa di adrenalinico e spaventoso allo stesso tempo.
Cercò nello zaino la sfera, la trovò, e facendo attenzione a non perdere la presa, la diede a Ryan.
“Rinfila bene lo zaino!” urlò lui.
Quella eseguì, confusa. “Cosa vuoi fare?!”
Ryan fece comparire Kirlia tra le braccia di Alma, che la strinse. Kirlia prese a urlare, spaventata anche lei.
“T’infilo la sfera nello zaino! Usa il teletrasporto per andare sulla piattaforma, sopra, e cercare Thomas!”
“O-ok...” sussurrò lei. Non voleva separarsi da Ryan per nulla al mondo, ma avrebbe avuto più tempo per cercare senza Giratina alle calcagna.
“Vai!”
“Sì, vado...Kirlia! Teletrasporto!”
E fu così che Alma sparì letteralmente in un fascio luminoso. Ryan sospirò, sollevato, e sorrise.
“Ora a noi due, Giratina!”
Cambiò la posizione di caduta, scendendo rapido in picchiata con la testa verso il basso, per aumentare il distacco dal macabro inseguitore. Quindi mise mano alla cintura, e prese la Pokéball di Flygon.
“Andiamo!”
Quello apparve in volo, in picchiata come lui. Il tempo che Ryan si stringesse al suo collo, che quello prese a virare, cercando di confondere Giratina, cosa che lo fece imbestialire ancora di più, e che lo portò ad attaccare con ampi attacchi Palla Ombra.
 
Alma riaprì gli occhi, mentre il volto pareva funereo. Pallida lei, pallida Kirlia (più del normale), ma con i piedi su di una piattaforma.
Si guardò attorno. Davanti di nuovo quel muro.
Il vento non c’era più. Attorno solo qualche albero che appariva e scompariva.
“Kirlia...grazie”
Kirlia fece una sorta di riverenza, quindi si guardò intorno affascinata.
“È incredibile...ok. Dobbiamo cercare assolutamente Thomas...”
E presero a camminare. Lì tutto sembrava così incredibile. Rimase almeno tre minuti buoni a fissare quella cascata d’acqua che saliva. Non poteva crederci. Poi il richiamo di Kirlia la fece sussultare.
“Che succede?!” esclamò, temendo il ritorno di Giratina.
Kirlia continuò ad agitarla. Quella corse vicino a lei, e guardò. Nell’ombra di una foresta fluttuante, che proveniva verso lei, tre figure scure.
“Che...che cosa sono?”
Kirlia si fermò, guardando meglio. Usò i suoi poteri, e la foresta s’illuminò velocemente, anche se si distorse tutto attorno ad Alma. Sembrava come quella volta che aveva provato gli acidi che quella sua compagna di facoltà tanto spacciava per delizie mentali. Lo fece per provare, poi decise che non era il caso di fottersi così il cervello.
Non era niente di eccezionale.
“Quei tre...tre esseri...si muovono...sono Pokémon” ragionò Alma.
La foresta stava sovrastando la piattaforma, e mentre Kirlia continuava il suo lavoro, Alma cercava di capire. Quelli si muovevano sinuosamente, tutti e tre, attorcigliandosi tra di loro, come se fossero serpenti volanti. Ma non lo erano.
“Sono...”
Il volto di Alma si contrasse, per cercare di focalizzare meglio l’obiettivo.
“I tre guardiani!”
Gli alberi sparirono, e rimasero loro. Azelf, Uxie e Mesprit, a girare tra di loro. Kirlia si fermò, e guardò attentamente. L’espressione di Alma era sorpresa.
“Alma...” sentì lei, nella sua testa.
“Chi è?!” si agitò.
“Sono Kirlia...”
“Stai...stai comunicando con me?!”
Kirlia annuì.
Troppa confusione. Alma sentiva Kirlia nella sua testa, ed il trio allontanarsi.
“No! Aspettate! Kirlia, un momento!”
Li inseguì, andando verso di loro, che sorpresi, sciolsero la loro formazione e presero a girare attorno alla sua testa.
“Ciao...mi chiamo Alma, e mi sono persa”
“Lo sanno...” disse Kirlia, sempre inviando i propri pensieri nella testa della donna. Alma guardò sorpresa Kirlia.
“Cosa?!”
“Sono qui per aiutarci”
“Oh...vi prego...sto...sto cercando quest’uomo” Alma tirò la foto di Thomas che Ryan aveva trovato dalla tasca del giubbino. “L’avete visto?”
Azelf, Uxie e Mesprit guardarono affascinati la foto, quindi presero di nuovo a roteare velocemente, per poi partire spediti verso una destinazione ignota.
Alma guardò Kirlia, che poi la avvicinò di nuovo.
“Che aspetti?! Seguiamoli”

 
   
 
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