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Autore: itsclaus    06/03/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo:
"Ormai faceva parte del gioco, e in quel gioco non esisteva un game over." [...] Ogni giorno della sua vita era come un funerale senza una fine, qualsiasi cosa le ricordava la mancanza dei suoi genitori.
In questa atmosfera di adrenalina, ordini da seguire e terrore, Damon incontrerà Elena; due persone diverse tra loro ma che si uniscono grazie al dolore che provano entrambi e che li ha portati ad avere un cuore (quasi) di pietra.
Si detesteranno, avranno paura l'uno dell'altro e dei loro sentimenti.
All'inizio si scontreranno ma con il tempo impareranno ad incontrarsi.
(tutti umani)
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon, Salvatore, Elena, Gilbert, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 4 – Passionate hate
 
Nottata insonne. Ecco cosa aveva passato Elena Gilbert, ed ecco la ragione del suo forte mal di testa che la stava facendo innervosire parecchio.
Aveva dormito per poco più di un’oretta, alternando momenti di allerta e paura a momenti di dormiveglia disturbati. L’acqua che gocciolava sul pavimento le aveva messo ansia quella notte. Era come se quel suono lento le ricordasse che il tempo da passare lì dentro sarebbe stato tanto.
Si era alzata da quella sorta di letto improvvisato e si era accasciata a terra, con la schiena appoggiata alla porta. Aveva il volto tra le mani, appoggiato sulle ginocchia piegate fino al petto. Per fortuna, forse, il mal di testa le faceva quasi dimenticare di essere dentro una gabbia. Poi però qualcosa la distrasse.
Il rumore di dei passi che si avvicinavano sempre di più, e da confuso il rumore divenne sempre più concreto.
Si alzò di colpo, sistemandosi di nuovo sul materasso. Quando la porta si aprì fece finta di sussultare ma non le riuscì molto bene perché Damon cominciò a sbuffare trattenendo una risatina.
“Non devi fingere di essere una stupida che non si accorge dei rumori. So bene che mi avevi sentito.” Disse con il suo solito ghigno di chi si sente superiore.
Elena dovette pensare ad una veloce soluzione, che potesse spiazzarlo e ammutolirlo per qualche istante.
“Ma non mi aspettavo che dovessi vedere la tua faccia.” Scandì le parole con una punta di disgusto.
“Oggi abbiamo voglia di rispondere?” disse ridendo, mostrandosi per niente toccato dalle parole di Elena.
“Non potrò stare zitta per sempre.. che ti aspetti?!” Abbassò lo sguardo e alzò una mano a mezz’aria.
“Beh, hai ragione. Infatti adesso andiamo di sopra a parlare con delle persone.” Enfatizzò un po’ troppo sulla parola ‘persone’ e questo suscitò la curiosità della ragazza.
“C-chi?” Accidentalmente balbettò. Si sentì a disagio. Non voleva essere debole di fronte Damon. Il moro, però, sembrò captare il suo pensiero. Aggrottò le sopracciglia guardandola confuso. Rimase a guardarla più del dovuto, e percorse con uno sguardo tutto il suo corpo. Si era tolta la camicetta e aveva messo la canottiera che le aveva dato la cameriera. Le evidenziava ogni parte del corpo e, indugiando un altro po’, capì che la ragazza non indossava il reggiseno.
Si ritrovò a sospirare troppo pesantemente senza potersi dare una spiegazione.
Elena notò gli sguardi di Damon e incrociò le braccia al petto, cercando di coprirsi.
“Metti qualcosa addosso. Non vorrei che uno dei Mikaelson ti salti addosso.” Disse con tono severo.
“Perché?” chiese Elena.
Damon ci pensò su per un po’. Ogni risposta che poteva darle sembrava scontata e da perbenista. Dire la verità forse sarebbe stato troppo da intraprendenti, ma Damon lo era. E così scelse di fare ciò che gli suggeriva l’istinto.
“Perché credo che se ti avessi conosciuto da un’altra parte l’avrei fatto anche io.”
 
 
 
Elena si aspettava di trovare una casa molto lussuosa ed elegante, ma di certo non così tanto.
La villa era dotata di ogni servizio moderno mantenendo uno stile quasi rinascimentale.
Era un mix di moderno e antico che le piaceva moltissimo. Tutto l’ambiente era molto luminoso, c’erano molte finestre e i mobili erano molto chiari.
Poteva solo concentrarsi su ciò che la circondava; dopo quello che le aveva detto Damon si sentiva strana. Le sue parole l’avevano lasciata sorpresa e adesso, ogni volta che incrociava il suo sguardo, si sentiva spoglia e spaventata. Le gambe non riuscivano più a tenere un passo normale e le mani si intrecciavano attorno alla sua maglietta mentre lo sguardo si abbassava quasi automaticamente.
Il ragazzo camminava per il corridoio conducendo Elena verso il salone principale. Immaginava già la scena che avrebbe visto e come al solito se ne sarebbe dovuto stare zitto in un angolo della stanza.
“Dì sempre la verità, qualunque cosa ti chiedano. Sanno tutto di te e se dici una bugia rischieresti di farti ammazzare prima della data prefissata.” Disse Damon ad Elena una volta arrivati.
La ragazza annuì un po’ spaventata e seguì il moro mentre entrava nel salone.
La famiglia Mikaelson sedeva sui grandi divani verde mela chiaro della stanza e qualcuno aveva preso posto sulle poltrone color panna.
Damon non poté non notare le mani di Elena che continuavano a torturarsi tra loro.
Era visibilmente agitata e quando Michael le rivolse la parola quasi sussultò.
“Buongiorno signorina Gilbert.” Disse con la sua solita aria da chi è più forte e vuole solo umiliare.
La ragazza annuì debolmente, sussurrando una sorta di saluto.
La invitarono a sedersi e chiesero a Damon di sistemarsi in un angolo.
Inspiegabilmente, si mise in un posto da cui poteva vedere negli occhi Elena, che in quel momento lo fissava preoccupata.
Damon si sentiva di nuovo confuso. E così anche Elena.
C’era stato di nuovo quell’istinto di protezione e di ricerca di quest’ultima. Damon che controllava e proteggeva Elena, ed Elena che cercava la protezione di Damon.
Il loro scambio di sguardi fu interrotto da Klaus che cominciò a tossire per richiamare l’attenzione.
“Allora, Elena. Voglio cercare di farla breve; rispondi semplicemente alle mie domande e tutto questo finirà il primo possibile.” Disse Michael.
Elena respirava a fatica, le tremavano le mani e si sentiva addosso un’ansia tremenda.
“Tu sai che lavoro faceva tuo padre?” chiese.
Elena sembrò pensarci un po’ su. Sapeva benissimo che lavoro faceva suo padre, ma in quel momento ogni cosa che avrebbe dovuto pronunciare faticava a prendere suono e ad uscire dalla bocca.
“Era un avvocato.” Rispose balbettando. Non riusciva quasi a concentrarsi sulle domande che le ponevano, l’ansia la stava divorando.
Il cuore le batteva a mille, le mani continuavano a torturarsi tra loro, e le sembrava di non sentire più le gambe che però, alla vista degli altri, continuavano a tremare.
Tensione. Ecco cos’era. Una tensione che non riusciva a controllare e che le smuoveva ogni muscolo del suo corpo senza che lei lo volesse.
“Ed era un avvocato molto importante. Lo sai, vero?” disse ora Elijah.
Elena lo guardò all’improvviso. Sembrava non si fosse mosso per niente pronunciando quella frase. Aveva mantenuto la sua posizione seduta, continuando a tenere il mento appoggiato alla mano del braccio destro piegato sul bracciolo della poltrona.
“Si, lo era.” Disse. La sua voce era bassa ma in quel silenzio sembrava che avesse quasi gridato.
Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Damon non distoglieva lo sguardo da lei. Vedeva quanto era spaventata ed agitata, e si stupì pensando alla prontezza che invece aveva quando doveva rispondere a lui.
Possibile che i Mikaelson avevano il potere di mettere in soggezione chiunque? Si, perché anche con lui c’erano riusciti.
Ma Damon era più forte di Elena, almeno in queste cose.
Elena continuò a parlare con Michael. La tempestava di domande e lei rispondeva, a volte sicura a volte più confusa.
Dopo interminabili minuti, Michael vuotò il sacco. Damon rimase in attenzione. Era stranamente curioso di sapere la storia di Elena e dei suoi genitori.
“Quella merda di tuo padre stava svolgendo una causa contro di me, questo lo sai?!” Si mise in piedi e prese di forza Elena per il mento. La ragazza sussultò spaventata.
“Ora devi dirmi dove sono le prove che stava utilizzando per incastrarmi!” urlò.
“Io.. non lo so... non so di cosa stia parlando..” stava per scoppiare a piangere.
Michael la sollevò dalla sedia e la spinse facendola cadere a terra.
Elena sentì un forte dolore al polso e alla testa e un sapore amaro alla bocca. Sangue.
“Portala di nuovo lì sotto!” Ordinò Michael a Damon.
Il ragazzo corse verso di lei e la fece alzare avvolgendole il braccio attorno alle sue spalle.
 
 
 
 
 
 (Da ascoltare: http://www.youtube.com/watch?v=-gN-wsvt1Gs)
Elena non riusciva quasi a camminare. Cominciava a vedere tutto sfocato man mano che raggiungevano la cella.
“Resta sveglia.” Le diceva Damon mentre le dava degli schiaffetti sulle guance per non farle perdere i sensi.
“Non ce la faccio …” sussurrava sentendosi svenire.
E poi Damon la sentì profondare tra le sue braccia. Si sedette a terra facendola appoggiare sulle ginocchia. Le prese il polso e glielo accarezzò. Aveva preso una bella botta anche lì, oltre che alla testa.
La pelle era viola e grigia ma fortunatamente non si era rotta nulla.
Era solamente distrutta. Notò il suo colorito pallido, le labbra screpolate e le nocche delle mani arrossate per il freddo.
Forse nemmeno il peggior nemico si meritava di stare la dentro. In più, era da quasi un giorno che Elena non toccava cibo e se avesse continuato così sarebbe sparita.
Damon sentì, tenendola tra le braccia, quanto fosse esile. Era così magra che gli faceva paura tenerla in questo modo perché temeva che potesse farsi male.
Ma Elena era molto fragile anche dentro. Il suo cuore era tormentato e completamente immerso nel dolore e nella disperazione. E Damon vedeva in certi suoi comportamenti, quello che lui era stato quando era morta sua madre.
Piccola e fragile anche lei, soprattutto negli ultimi mesi della malattia. Quella bestia che se l’era portata via. Che gliel’aveva portata via.
E quella morte aveva lasciato in lui un’agonia di dolore forse incurabile. Un po’ come Elena.
Forse erano più simili di quanto avesse pensato all’inizio, quando l’aveva semplicemente incontrata e mai conosciuta.
Damon sistemò per bene Elena tra le sue possenti braccia e si alzò in piedi. La portò nella sua cella  e la poggiò sul materasso con delicatezza. Ed era la prima volta che si comportava con delicatezza con lei. Si tolse perfino la sua giacca e gliela mise addosso.
Era bello vederla così, con qualcosa di suo addosso. Gli sembrava di abbracciarla e al pensiero che potesse accadere davvero, Damon sorrise.
Un sorriso quasi impercettibile, ma che Damon notò di aver fatto.
La guardò ancora e, come attirato da una calamita, le accarezzò il viso con l’indice. Le spostò una ciocca ribelle di capelli dalla fronte, che era molto sudata.
         
 
       
Ritrasse, però, immediatamente la mano quando sentì Elena muoversi sotto il suo tocco. Cominciò a respirare più profondamente e sbatté le palpebre un paio di volte, prima di aprire gli occhi completamente.
Guardò Damon confusa e spaventata e provò a mettersi a sedere.
“No. Sta giù.” Damon la bloccò per le spalle e la fece distendere nuovamente.
Ad Elena era quasi sembrato gentile il suo gesto, tanto che continuò a guardarlo in modo sempre più confuso ma decisamente meno spaventata.
“Sei svenuta. Hai preso una bella botta prima.” Disse Damon a bassa voce, cercando di sembrare il meno premuroso possibile.
Lui non poteva permettersi momenti intimi con nessuno, specialmente con Elena.
Eppure, quel momento gli sembrava troppo vero e teso.
Forse doveva lasciarsi andare, in fondo Elena era anche molto carina e certe tentazioni forse erano più che normali.
Elena si toccò la parte dolorante del capo lamentandosi un po’ per il dolore.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi ma li riaprì quando sentì la mano di Damon sulla sua che la aiutavano con il massaggio.
Cercò il suo sguardo ma lui era troppo concentrato sulla sua attività per accorgersene.
Prima che potesse rendersene conto, il cuore di Elena cominciò a battere così velocemente da farla sospirare per prendere aria.
Le mani di Damon sembravano così calde a contatto con la sua che invece era fredda come un pezzo di ghiaccio.
Lo sbalzo di temperatura le provocò dei brividi che le sembrò di veder partire dalla mano per diffondersi poi sul braccio e su tutto il corpo. Era una stranissima e bellissima sensazione. Ma non riusciva a godersi quelle coccole perché era preoccupata che tutto quello fosse una trappola.
Elena poggiò i gomiti sul materasso alzando la schiena ma invece di staccarsi, Damon si mise seduto accanto a lei sfiorandole prima il braccio e poi lo sterno.
“Hai paura?” le chiese sentendo il suo cuore battere velocemente.
“Non lo so.” Forse era la risposta più insensata che si potesse dare ad una domanda del genere, ma Elena non lo sapeva davvero. C’erano troppe emozioni e sensazioni contrastanti che non le permettevano di dare una risposta precisa.
“Sei ancora fredda, il mio giubbotto non ha funzionato.” Disse il ragazzo sorridendo. Elena spostò lo sguardo sulle sue gambe, dove era appoggiato il giubbotto. Non se n’era nemmeno accorta che fosse lì.
“Sto bene così.” Disse più a se stessa che a lui. Doveva convincersi che ce l’avrebbe fatta, in qualche assurdo modo, a sopravvivere lì dentro.
Damon non rispose, annuì semplicemente. Questo però non affievolì la curiosità di Elena. Perché le stava rivolgendo queste attenzioni?
Se fosse stato un ragazzo normale avrebbe pensato che forse gli piaceva o che voleva portarsela a letto, ma Damon non era un ragazzo normale. O almeno non lo era lì dentro.
“Perché mi stai…” non riusciva a pronunciare quella semplice parola, ma Damon le diede un aiutino.
“… Accarezzando?... Coccolando?” chiese sia a lei che a se stesso.
Elena annuì arrossendo.
“Non lo so. Mi andava di farlo.” Disse sinceramente.
“E cos’altro vuoi fare?” Elena non voleva risultare maliziosa, non voleva davvero. La sua domanda aveva un doppio senso, ma non era quello che Damon stava per fare.
Si avvicinò di più a lei e la fece mettere a sedere.
Erano così vicini da poter sentire ognuno il respiro dell’altro sulle proprie labbra.
 

 
Entrambi non riuscivano a distogliere lo sguardo dalle labbra dell’altro.
Quelle di Damon erano già schiuse, pronte all’azione. Elena invece le teneva chiuse mentre deglutiva per quella vicinanza stranamente senza imbarazzo.
“Vuoi baciarmi, Elena?” soffiò il suo nome sulle labbra. Per Damon, quello che aveva pronunciato, era una domanda. Per Elena, invece, era un’affermazione, perché la parte più profonda e vera di lei voleva che Damon la baciasse subito e che la trasportasse nel suo mondo tormentato. Un mondo tormentato come il suo, sì, ma sconosciuto.
I loro nasi si sfiorarono facendo rabbrividire entrambi dall’eccitazione.
Damon distolse un attimo l’attenzione dalle labbra di Elena per guardare la sua espressione. E mentre la guardava anche lei alzò lo sguardo. E non c’era timore, e non c’era rifiuto. Damon aveva il permesso di baciarla adesso. Si piegarono entrambi verso destra e si avvicinarono ancora di più. Elena schiuse la bocca, pronta. Damon le accarezzò prima il labbro inferiore. Quasi lo sfiorava, ma Elena riconosceva il suo tocco. Le sue labbra erano morbide e già umide. E nonostante quelle di Elena fossero screpolate, Damon amava sfiorarle. E poco dopo quel semplice sfiorare si trasformò in un vero e proprio bacio. Un bacio piccolo che portò Elena ad incrociare le braccia attorno al collo di Damon. Un bacio piccolo che venne interrotto un attimo dopo da qualcuno che bussava alla porta. Damon si staccò lentamente e si alzò dal materasso toccandosi le labbra con il pollice.
Elena non riuscì a guardarlo degli occhi, troppo presa dal quel comportamento così sensuale.
“Torno più tardi a portarti qualcosa da mangiare.” Disse diventando improvvisamente serio. Non lo era davvero. Era ancora scosso da ciò che era appena successo. Uscì da lì andando incontro al suo amico Alaric, e riconoscendo che forse per farlo affezionare di nuovo a qualcuno non serviva un miracolo.





Ciao, finalmente l'aggiornamento! Lo so che sono poco puntuale ma purtroppo sono state altre due settimante parecchio intense. Tra scuola e altri problemi non so più come dividermi e quindi il tempo per la ff si riduce a poche ore durante la settimana. Ma parliamo del capitolo.. E' un capitolo che stranamente mi piace. Ci ho messo parecchio per scriverlo, ma perché lo avevo molto a cuore. Cominciamo a vedere i piccoli cambiamenti di Damon.. Lui si preoccupa per Elena e si è reso conto che le piace. Ma non sarà molto semplice la cosa, il mio Damon è MOLTO complicato, forse anche più di quello originale.. ma vi stupirà! E vi stupirà anche Elena che, come avete letto, sta cominciando ad allentare la presa. E da questi piccoli cambiamenti siamo arrivati ad un momento molto intimo e speciale che.. viene interrotto da Alaric!
Perdonatemi, ma non è ancora il momento di un vero bacio!
Ma ci sarà, ci sarà..!
Lasciate una recensione se il capitolo vi è piaciuto e anche se non vi è piaciuto!
A presto, itsclaus! <3
 
  
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