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Autore: xbellafra    06/03/2014    0 recensioni
Lei era lì, e con lei c’erano quei due oceani che aveva al posto degli occhi. “Quando vedrai il mare nei suoi occhi, sarai fottuto.” E aveva proprio ragione chi glielo disse.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s time

-Vorrei poterti amare senza limiti,vorrei poterti toccare senza ferirti, vorrei poterti tenere accanto senza il terrore di poterti perdere. Vorrei vivere sereno almeno questa vita.- rilesse per l’ennesima volta le poche parole mese in fila su uno squallido foglietto bianco. Lo poggiò a terra e fece attenzione a farlo passare nella fessura sotto la porta. Sospirò. Scese lentamente gli scalini e uscì all’aria aperta; quando il vento lo colpì si risvegliò come da uno stato di trans e si rese conto dell’inutile gesto compiuto: come poteva credere che uno stupidissimo foglietto potesse risolvere tutto? Si portò la testa tra le mani e si sedette sul marciapiede, maledicendosi. Stupido. Stupido .Stupido. «Ehi» rabbrividì. Adesso sentiva pure la sua voce. Accusò un movimento vicino a lui e si mosse di poco, giusto per accorgersi di cosa stava accadendo, ma quando i suoi occhi incontrarono quell’oceano quasi svenne. Lei era lì, e con lei c’erano quei due oceani che aveva al posto degli occhi. “Quando vedrai il mare nei suoi occhi, sarai fottuto.” E aveva proprio ragione chi glielo disse. Nessuno dei due parlò eppure il ragazzo aveva un monologo preparato in mente, ma le corde vocali non avevano voglia di ubbidire. «Fa freddo, entriamo.» disse la rossa e lui la seguì fino alla soglia dell’appartamento «Che fai, non entri?» scosse la testa ed entrò.
Il profumo di zucchero filato mischiato al tabacco inebriò le sue narici e gli fece capire che non aveva perso il suo brutto vizio. Notò ancora che l’arredamento non era per niente cambiato e che tutto era stato rimesso al proprio posto dopo l’ennesima sfuriata. Che incubo. Le immagini gli si proiettarono nella mente e se non fosse stato per quegli oceani ci sarebbe annegato. Quante volete lo aveva salvato? «Caffè?» annuii leggermente e prese la tazza dalle sue mani. La stanza si riempì di un silenzio assordante, nessuno dei due accennava a proferire parola eppure avevano così tante parole vorticavano nelle loro menti. Cosi li bloccava? L’odio o l’amore? Tutte cose che non erano mai stati capaci di dominare e -di fatti- si trovavano in quella situazione: loro non riuscivano a controllare i loro cuori.  Il maschio prese coraggio e, fissando un punto vuoto, iniziò il suo monologo «Elie, i-io voglio dirti scusa… scusa per tutto quello che ti ho fatto passare, per tutte le grida e le lacrime che ti ho fatto versare. Scusa per il mio essere incosciente ed impulsivo, ma tu sei mia e lo sarai sempre. Non riesco a non starti vicino e m’incazzo di brutto quando vedo che la causa del tuo sorriso non sono io. Ho bisogno di sentirti vicina, ho bisogno di sentirti mia. E scusami per il mio essere protettivo scusami se sono sbagliato.» la ragazza che fino a quel momento era stata seduta, si alzò e si diresse alla finestra, iniziando a guadare il meraviglioso panorama di  Washington. Lui era arrivato fin lì solo per lei, per scusarsi, era lì e lei ne era la causa. La ragazza sospirò, non riusciva a parlare. Non riusciva a guardarlo negli occhi perché sapeva per certo che, se lo avrebbe fatto, sarebbe caduta di nuovo ai suoi piedi, avrebbe continuato ad amarlo, avrebbe continuato a commettere lo stesso errore. Ma lei amava quell’errore e in cuor suo sapeva che lo avrebbe commesso altre mille volte, per lui; lei sapeva che l’unica cosa che desiderava era rifugiarsi tra le braccia del moro, che l’avrebbero accolta come faceva ormai da due anni. Ma lei sapeva anche che il su orgoglio sovrastava tutto, persino l’amore, e sapeva che se non avrebbe fatto qualcosa in quel preciso istante, lo avrebbe perso per sempre.
Alzò lo sguardo dalla sua tazzina e cerco di calmare la guerra che aveva preso vita dentro di lei. Cercò di parlare, ma emise solo un verso muto; sospirò nuovamente.  Non ce l’avrebbe mai fatta. Il moro di alzò e si avvicinò alla ragazza che gli dava ancora le spalle; prese dalle sue mani la tazza ormai fredda e la posò sul tavolino poco distante. «Elie, se non te la senti lascia perdere. Però dimmelo che io non capisco più niente senza di te.» la ragazza sussultò, non lo aveva sentito avvicinarsi tanto che era immersa nei suoi pensieri. Si girò ed incontrò i suoi occhi, li rivide dopo ben un mese e in quell’istante tutto le fu più chiaro. Nessuno dei due ruppe quel contatto oculare, non volevano farlo; erano stati lontani per troppo tempo e non riuscivano a farlo nuovamente. La ragazza ebbe l’istinto di abbracciarlo e mettere fine a quella guerra, ma capì che dovevano parlare, chiarire con le parole, loro eterne nemiche. «Zayn io non ci riesco, io non riesco a non amarti, ma tu lo sai meglio di me, sono testarda, orgogliosa, pretendo troppo e faccio schifo, lo so. Sono un disastro e non voglio che tu perda la testa per me, quando al mondo ci sono altre mille ragazze migliori, se non perfette.» «Questo è quello che odio di più di te, il tuo considerarti poco e niente. Vuoi capire che tuo sei tutto per me? Vuoi capire che tu non sei un disastro, ma un fottuto dono di Dio? Cazzo Elie, apri gli occhi! Io ti amo, più di me stesso e non ti lascerò mai sola con i tuoi demoni.» la ragazza a quelle parole rabbrividii. Come era possibile che lui la facesse provare odio e amore nello stesso istante? Non ci pensò più di due volte e lo prese a baciare. Solo Dio sa quanto le erano mancate quelle labbra, quel profumo, lui.

  
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