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Autore: _edsvoice    06/03/2014    1 recensioni
Ma quando sorrideva, oh, era impossibile non notarla. Il suo viso componeva un'armonia che ricordava una musica tranquilla e allegra, con note vivaci. La parte più impressionante erano gli occhi: si accendevano, come se da qualche parte qualcuno avesse premuto un interruttore.
I suoi occhi parlavano quando sorrideva. Dicevano le cose che a parole non era in grado di spiegare. Raccontavano la sua vita. Mostravano quello che provava. E il panorama era simile a un campo di battaglia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Battlefield

Premessa.
Questa storia è stata scritta in un momento di noia,
inizialmente concepita come una normale descrizione.
Dopo poco però ho scelto di dedicarla a @crazywryter,
autrice che, fortunatamente, conosco di persona.
Detto questo, buona lettura, ci sentiamo in fondo.

Con passo svelto e rabbioso, Elena continuava a camminare tra i corridoi dell'edificio dai muri sporchi e scostati, l'intonaco che cadeva a pezzi, quando passò affianco ad un'ampia finestra da cui entravano raggi di sole lievi e smorzati e, inaspettatamente, si fermò, guardando oltre il vetro che la saparava dall'esterno. Le nuvole coprivano quasi completamente il cielo e, nonostante il freddo all'esterno fosse pungente e ostinato, il sole persisteva. La luce che si veniva a creare era il classico bagliore di un colore molto simile al bianco lattiginoso, a tratti quasi grigio, che fa pensare alla neve caduta da qualche giorno, ormai sporca e calpestata, mentre le nuvole ricordavano la schiuma del cappuccino quanto a constistenza, come se toccandole ci si potesse sporcare le mani con quella morbida crema chiara. Allungò una mano verso la finestra e socchiuse i suoi occhi nocciola. Si aspettava di sentire sulle sue mani una schiuma cremosa che si scioglieva al più lieve contatto, ma rimase delusa quando, dopo pochi istanti, le punte delle sue dita trovarono soltanto la fredda superficie di vetro. Aprii di nuovo gli occhi e fece scivolare lentamente le sue mani verso il basso, percorrendo un graffio che attraversava la finestra per un discreto tratto, lasciandole poi ricadere dolcemente lungo i suoi fianchi. Non sapeva fare altro che continuare a fissare un punto indefinito nel cielo, cercando di trovare le parole per descrivere quello che vedeva. Gli alberi erano spogli, isolati. La facevano pensare istintivamente al freddo, al gelo, anche se non ne capiva il motivo. Nella strada sotto di lei continuavano a passare automobili, autobus e camion, anche se lei, in verità, cercava di non farci caso. Era una tipica giornata invernale, di quelle senza neve o vento, ma solo piene di freddo. Di quel freddo che ti penetra dentro, nelle ossa e nei meandri più sconfinati della mente, che ti fa piombare in una malinconia assurda e che ti fa sentire chiuso in te stesso, come se fossi improvvisamente diventato un riccio. La giovane ragazza non potè fare a meno di pensare a quanto la situazione metereologica di quella giornata la rispecchiasse: lei era come i lievi raggi di luce che, a volte, riuscivano a scappare dal ferreo controllo delle nuvole che coprivano ostinatamente il sole, che nonostante gli ostacoli continuava a resistere e a cercare di illuminare un luogo ormai spento, gelido, senza vita. Ma resistere era davvero la cosa giusta da fare? Lei, semplicemente, non ce la faceva più. Stava diventando tutto incredibilmente difficile, fuori dalla sua portata. Lei non era sicura di essere abbastanza forte da reggere quella situazione. Pensava che sarebbe crollata. Così, da un momento all'altro. In silenzio. Senza dare nell'occhio. Come scossa da un terremoto dentro di lei e seppellita da cumoli di macerie formate da ricordi e pensieri, da persone e oggetti, da bene e male. Uccisa da tutto quello che la circondava. Scosse la testa, cercando inutilmente di scacciare dalla sua testa quei pensieri. Stava oltrepassando il limite. Quel ragazzo, le false amicizie, la scuola, le aspettative degli altri, i litigi, le insicurezze. Tutto stava diventando insostenibile. Molto tempo prima si era innamorata, ma non era finita bene. Lui si era rivelato un vero bastardo e l'aveva fatta soffrire, respingendola brutalmente e non considerandola. Però lei lo amava, e commetteva uno sbaglio: quel ragazzo così insensibile e superficiale non la meritava. Lei era molto di più. Era una di quelle ragazze che nella maggior parte dei casi nemmeno si nota, forse perché era lei a volerlo. Si nascondeva nella folla con i suoi maglioni larghi e caldi, tirati sui polsi, con i suoi capelli spettinati, con le sue le unghie mangiucchiate e la sua linea di eyeliner forse troppo spessa. Con le sue guance arrossate dal freddo e dall'imbarazzo, con le sue mani tremanti, con i suoi occhi spenti. Con le sue sciarpe, i suoi cappelli e i suoi guanti di lana, con il suo strano amore per tutto ciò che riguarda l'inverno, il freddo, il ghiaccio, come la cioccolata calda, le coperte pesanti, il thé, i pigiama comodi, il piumone del letto, la neve, le labbra screpolate, i guanti fradici, gli abbracci dati per riscaldarsi. Diceva che il freddo la rappresentava. Tutto questo la rendeva invisibile, come se si fosse creata uno scudo per proteggersi dall'esterno. Ma quando sorrideva, oh, era impossibile non notarla. Il suo viso componeva un'armonia che ricordava una musica tranquilla e allegra, con note vivaci. La parte più impressionante erano gli occhi: si accendevano, come se da qualche parte qualcuno avesse premuto un interruttore. I suoi occhi parlavano quando sorrideva. Dicevano le cose che a parole non era in grado di spiegare. Raccontavano la sua vita. Mostravano quello che provava. E il panorama era simile a un campo di battaglia. Erano come quella finestra che stava ancora fissando: ci separa dall'esterno, ma ci mostra quello che c'è oltre.




Let me talk!
Salut à tout le monde! (tout le monde non significa tutto il mondo. Per le persone che come me studiano francese sembrerà patetico, ma mi sembrava giusto precisarlo).
Allora, non mi faccio sentire da, uhm, circa tre mesi, diciamo. Mi dispiace, ma ho avuto molti impegni.
Non ho molto da dire. Spero di tornare attiva come una volta e di avere ancora seguito.
Un bacio a tutti. c:
   
 
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