Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    06/03/2014    6 recensioni
Sono passati ormai tre mesi dalle ultime avventure dei nostri protagonisti e molte cose sono cambiate: Semir non è più in polizia, Clara aspetta un bambino e Ben ha un nuovo collega. Ma cosa succederà quando un nuovo caso piomberà tra le mani della polizia autostradale? Una storia di viaggi in terre lontane, di ricerche, amori e tradimenti, di amicizia, di fiducia e di paura. Un turbinio di fatti che sconvolgerà le vite degli ispettori toccandole una per una, questa volta forse con troppa violenza.
Consiglio, nonostante non sia necessario, di leggere prima di questa le altre storie della serie per comprendere meglio alcuni punti della trama.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Kim Kruger, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci ritagli di Cobra 11'
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A cena




«Rebecca?!» chiamò una voce nell’ombra.
«Sì, capo?» fece un’altra voce, questa volta femminile, di rimando.
«Il prossimo carico sta per arrivare, l’operazione avverrà oggi pomeriggio, va bene? Non voglio errori, ovviamente.».
«Certo…» rispose la voce femminile.
«Ehi, Rebecca, vieni qui…» fece l’uomo, sfiorando il fianco della ragazza, che si ritrasse scattosamente.
«Non mi toccare Igor.».
«Ehi ehi ehi, calmati signorina, qual è il problema?» continuò il primo che aveva parlato con tono calmo e suadente. Le sfiorò di nuovo il fianco, per poi scendere lungo la coscia.
«Basta, Igor, smettila!» esclamò lei allontanandosi nuovamente.
«Come vuoi… ma attenta a comportarti così con me ragazzina, sai cosa può accadere, non c’è bisogno che te lo ricordi. Va a prepararti ora.».
La giovane donna corse fuori dal salone trattenendo a stento le lacrime che minacciavano di rigarle il viso. Odiava quell’uomo, lo odiava con tutta se stessa.
 

A quasi duemila chilometri di distanza…

 

Il campanello suonò in casa Gerkhan alle otto in punto.
«Andrea, vai tu?» gridò Semir dalla cucina.
«Sì!» rispose la moglie andando ad aprire. Ben e Clara entrarono sorridenti: «Buonasera!» esclamarono in coro.
Andrea e i due ospiti si scambiarono baci e abbracci, poi i due entrarono e furono sommersi dai saluti affettuosi delle due bambine, che non aspettavano altro se non l’arrivo dei due “zietti”.
«Ma dov’è Semir?» chiese Clara curiosa, non vedendolo all’ingresso.
«Arrivo, scusatemi!» si sentì gridare in quel momento dall’altra parte della casa.
Andrea scoppiò a ridere: «Non fateci caso, ha deciso di cucinare lui stasera… non so cosa ci aspetti.».
Ben fece una faccia sconcertata: «Oddio, per fortuna che ho portato il dolce allora, rischiamo di mangiare solo quello!» disse posando sul tavolo un vassoietto di pasticcini ben confezionati.
«Guarda che ti ho sentito eh!» lo fulminò Semir entrando nell’ingresso. Abbracciò e baciò Clara e non degnò Ben di uno sguardo fingendo di essere offeso. D’altra parte il ragazzo non fece proprio niente per farsi perdonare. Continuò anzi a ridere senza interruzione vedendo come si era conciato l’ex collega: il grembiule rosa di Andrea che aveva infilato gli donava particolarmente, senza contare le numerose macchie di cibo presenti sulla maglietta chiara.
«Torno in cucina va, dieci minuti e dovrebbe essere pronto.» comunicò il turco passando nell’altra stanza, non prima di aver lanciato all’amico un’altra occhiata in cagnesco.
Passarono una serata serena.
Nonostante le ricette che aveva preparato Semir si rivelassero un fiasco totale, passarono una serata serena tra chiacchiere, risate e propositi per il futuro.
Parlarono di Clara, del bambino che sarebbe nato, degli ultimi casi strampalati di Ben. Le bambine raccontarono della scuola, delle gite, Beth fece vedere a Clara tutti i suoi disegni.
Erano le dieci quando riuscirono finalmente, dopo il dolce, a spedire a dormire le bambine che la mattina seguente sarebbero dovute andare a scuola.
I quattro superstiti si sedettero invece sul divano a parlare ancora un po’, davanti ad un bicchierino di digestivo, esclusa Clara che si dovette accontentare di una bella tisana fumante.
«Ben, non ci hai ancora parlato del tuo nuovo collega, Max. L’ultima volta dicevi che era troppo presto per giudicare…» disse ad un tratto Andrea, curiosa.
«Non è male,» rispose il poliziotto un po’ insicuro «è solo un po’ tanto perfezionista ma alla fine mi sembra una brava persona.».
«A me aveva fatto una buona impressione.» intervenne Clara sorseggiando la sua tisana «Semir, tu invece? Trovato niente?» domandò.
L’uomo scosse il capo. Temeva che la conversazione prima o poi sarebbe andata a parare lì.
«No, niente.» rispose semplicemente.
«Be’, basta che non ti proponi in un ristorante, rischieresti di farlo fallire!» si intromise Ben provocando una risata generale e alleggerendo un po’ la tensione che si stava venendo a creare. Notò però che Andrea aveva cambiato espressione.
«Ancora digestivo?» offrì invece Semir con un sorriso.
«No no grazie, se poi mi fanno il palloncino sono spacciato.» ribatté l’ispettore.
Continuarono a chiacchierare ancora fino alle undici, poi Clara e Ben si congedarono, promettendo di invitarli la prossima volta a cena in casa da loro.
Si diedero la buona notte, si salutarono e Andrea rimase sul pianerottolo a guardare la Mercedes che silenziosa si allontanava lungo la strada deserta.
«E anche questa è andata.» sospirò rientrando.
«Era così pessima la cena?» domandò Semir portando in cucina i bicchierini e la tazza della tisana.
La moglie alzò le spalle: «Abbastanza.» confessò con un mezzo sorriso.
«Perfetto!» ironizzò l’uomo facendo un altro viaggio dalla sala da pranzo alla cucina «Andrea, tutto bene?».
La donna era rimasta ferma in mezzo alla stanza con lo sguardo assente.
«Sì solo… Semir, quando troverai un altro lavoro?».
L’ex ispettore si fermò in mezzo al corridoio con i piatti in mano «Andrea, sai che…».
«So cosa?» lo interruppe lei «Sono passati tre mesi, Semir, tre mesi! Tre mesi e ancora tu non ci hai nemmeno provato.».
«Sai che non è vero. Ho cercato, ma non…».
«Ma non ti va bene niente!» concluse di nuovo Andrea per lui.
«Ma non…».
«La verità è che tu non hai nemmeno provato a cercare un altro lavoro.».
Semir posò i piatti sul tavolo alzando leggermente la voce «Se mi lasciassi finire di parlare forse…».
«La verità…» provò ancora la donna, ma questa volta fu lei ad essere interrotta dal marito: «La verità è che fosse per me sarei ancora in polizia!».
Si venne a creare un attimo di silenzio.
«Ah, certo, adesso è colpa mia se non sei più in polizia, vero?» domandò Andrea, offesa.
«Non ho detto questo.».
«Sai una cosa? Per quanto mi riguarda puoi anche tornarci, nel tuo adorato commissariato. Anzi vai, che aspetti?! Tanto dovesse succedere qualcosa ci sono io che penso alle bambine no?» continuò lei imperterrita.
«Andrea…» provò a fermarla lui, ma era troppo tardi: la moglie si era già chiusa in camera, sbattendo la porta.
Semir si sedette sul divano, che quella notte lo avrebbe ospitato, con un sospiro. Da quando aveva lasciato la polizia stava andando tutto storto, anche con Andrea. Si rendeva conto che fosse unicamente colpa sua ma non sapeva come rimediare. Non gli andava bene nessun altro lavoro, voleva tornare all’autostradale… ma come avrebbe potuto? Sarebbe stato come tradire Andrea e le bambine. Sarebbe stato un gesto troppo egoistico da parte sua. Egoistico e pericoloso.


 


Eccomi qui :)
Prima o poi si passa all’azione, ve lo assicuro, questo capitolo era ancora molto di introduzione. Grazie ha chi ha lasciato le recensioni e a chi mi sta seguendo silenziosamente! Un bacio
Sophie :D

  
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