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Autore: Pandacoffee    06/03/2014    2 recensioni
Larry
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Harry era davvero nel giardino. Aveva indosso una mia maglietta e i suoi jeans scuri. Era in ginocchio con le braccia lungo i fianchi. Si guardava intorno.
Sentivo qualcuno dei vicini borbottare qualcosa e qualche risatina provenire dal piano sotto. A quanto pare le gemelle trovavano divertente la cosa.
Aprii la finestra dopo aver guardato la lettera ancora una volta.
Era così che doveva andare. Volevo guardarlo negli occhi come non avevo potuto fare mentre lui, tradendomi, aveva lasciato cadere il nostro amore. lo aveva lasciato andare in frantumi.
"Harry" chiamai. Lui sollevò lo sguardo su di me.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: diceva Luigi Tenco "Perchè scrivi solo cose tristi?"  "Perchè quando sono felice esco" .
          Nasce così questa storia... da un po' di tristezza e tanta voglia di scrivere cose a caso. Come accade spesso... la differenza tra una storia triste una storia invece felice, sta in noi e non nella storia in sè. Vi ho lasciato il titolo quindi... aggrappatevi a quello. Questa mini storiella può non essere vera e può essere solo un incubo di Louis o Harry.




 
Could it be a nightmare?
 
 


"Caro Louis, come ho promesso a me stesso io non mi arrendo. Te lo avevo giurato, ti avevo detto: non ti scriverò, però... andiamo, lo sapevi che ti avrei scritto. Lo sapevo anche io. Sono seduto sul bordo in legno del mobile nel garage. Te lo ricordi? Ci avevamo inciso qualcosa ma... non si vede più. Mi è dispiaciuto scoprirlo. In effetti credo mio zio abbia sostituito quest'asse di legno. In che altro modo può scomparire un'incisione. Non trovi? Mi spiace comunque. Da quando sei andato via non è successo niente. Niente nel modo più assoluto. Da quando non sei più qui in effetti non credo possibile possa accadere qualcosa. È come si fosse fermato tutto. Ma fermo fermo. Non come quando stoppi un nastro nel video registratore e almeno l'immagine sulla quale hai fermato la vedi. No, qui è ferma ogni cosa nella più totale oscurità. E lo so che sono un ipocrita di merda e che non posso dare a questa lettera un tono così drammatico.
È tutta colpa in effetti quindi...
Alla fine però ho pensato: tanto non la leggerà. Quindi, forse mi è concesso essere triste.
Senti ok, facciamo finta che non ho iniziato così male questa lettera? Facciamo che arrivo al punto e la facciamo finita?
Puoi tornare per piacere?
Ti sto scrivendo a computer e lo sto facendo anche se le lettere, mi hai sempre detto tu, si scrivono a mano.
Però ecco... volevo scriverti a computer per parlarti degli errori.
Ne ho fatti tanti Louis, tantissimi. Tanti che non ci starebbero in questo garage e nemmeno in una casa intera. Ti ho tradito e tu davvero non puoi immaginare quanto io mi odi per questo.
E non voglio scusanti, non le sto cercando e non voglio nemmeno tu provi ad ipotizzarne qualcuna. Ti ho tradito e l'ho fatto sapendolo. Non ero ubriaco e non ero sotto droghe. Ti ho tradito e sapevo di farlo.
E mi dispiace. Ed è di questo che voglio parlare. Ti voglio chiedere perdono. Solo questo se non vuoi tornare con me. Non tornare con me ok ma... perdonami almeno.
Io amo scrivere e tu anche e...gli errori quando scrivi sono naturali, sono naturali persino quando pensi...figurati su un foglio, con carta e inchiostro.
Vedi, qualche riga più su ho sbagliato a scrivere una parola ma tu non puoi saperlo e sai perché?
Perché sto scrivendo a computer e dunque posso cancellare e riscrivere senza che nessuno se ne accorga.
E io non voglio, non voglio che la nostra storia sia scritta a computer. Vorrei, se mai tu riuscissi a perdonarmi e se mai tu volessi continuare ad amarmi, che tutto quanto fosse scritto a penna.
Gli errori non devono cancellarsi.
Voglio che ogni mio errore ti sia chiaro. Voglio che tu sappia e veda ogni volta che ho fatto una cancellatura, ogni volta che ho tirato una riga su una parola o tutte le volte in cui posso aver dimenticato una doppia, un'H o qualche altra cosa grammaticale.
Voglio amarti con carta e penna e non con schermo e tasti. Voglio che mi perdoni e che tu mi permetta di amarti a penna.
I miei errori, il mio tradimento. Tutto scritto su un foglio a mano.
E l'unica cosa che mi ha impedito di scrivere anche questo delirio a penna è che voglio sia tu a chiedermelo.
Devi dirmi che desideri che la nostra storia sia una lettera scritta a mano e non a computer.
Perché, perdonami Louis ma qui hai sbagliato anche tu.
Di errori, anche prima del mio tradimento, ce ne sono stati a milioni, miliardi e non solo da parte mia.
Questo è stato il tuo unico sbaglio Lou, gli errori non si cancellano come volevi fare tu, e non si portano nemmeno da soli, gli errori li si riconosce, li si sottolinea, li si rilegge ogni giorno almeno cento volte e li si porta per mano, insieme.
Non l’abbiamo mai permesso, abbiamo sempre lasciato indietro gli errori, senza portarli con noi.
Sai a cosa serve capire gli errori e portarli per mano? Serve a confrontarli con tutto il resto, serve a non sbagliare più, serve a riconoscere gli errori veri da quelli che sono invece malintesi, o mancata fiducia.
Gli errori non devono precederci o stare dietro di noi, ma PER MANO, accanto a noi.
Tu gli errori li vedi davanti, li vedi persino davanti al nostro amore.
Tienili accanto, non permettergli di oscurarti la vista, non permettere agli errori di prendere il mio posto.
Non permettere agli errori di stare dietro di te, perché altrimenti girandoti non mi vedrai più con indosso la tua maglietta quando esco dalla doccia e la prima cosa che trovo da mettermi è qualcosa di tuo. Non mi vedrai più ridere con le tue sorelline sul tappeto in salotto. Non vedrai più la città illuminata mentre sto seduto dietro di te in moto e non mi sentirai ridere dentro il casco o sbattere la testa sul tuo quando freni troppo veloce.
Se permetti agli errori di starti dietro e non di fianco, per mano, quando proverai a girarti per vedere se io ci sono ancora vedrai solo loro e non più me. Non mi vedrai sullo sgabello alto in cucina mentre cerco di arrivare al barattolo dello zucchero che tu metti sempre nel mobiletto sbagliato.
Non vedrai più nemmeno i miei occhi.
E tutto questo, per il modo in cui ci amiamo noi, è sbagliato, è terribile, è stupido...ed è persino doloroso, dannatamente doloroso...
Ed è tutta colpa mia. Lo so, lo so che lo stai pensando e ci sto pensando anche io, credimi. Ci penso ogni mattina, ogni sera. Ci penso di continuo.
Ti ho tradito e ho sbagliato ma... perdonami.
Porta i miei errori per mano, vienimi incontro... chiamami ancora "Amore" e senti ancora la mia voce risponderti: “dimmi Boo”.
E... mentivo. Dio santissimo mentivo quando poco fa ho scritto che non ti sto chiedendo di tornare con me ma solo di perdonarmi. Mentivo.
Torna con me ti prego.
Perdonami. Settimana scorsa ti ho confessato tutto proprio perché sto male, malissimo. E non posso stare senza di te. Lo so che sono una merda, uno stronzo, che non merito nulla e soprattutto non te ma... ti amo.
Cioè... dio Louis non so cos'altro dire.
Parliamo degli errori, di tutto quello che vuoi. Scriviamoli a penna e portiamoli con noi ma non permettere agli errori di precederci o di starci dietro. Accanto, Louis... per favore, accanto.
 
Questo se vorrai sarà l’ultimo tentativo di convincerti a ritentare...di convincerti a provare un’ultima volta a costruire giorno per giorno la vita con me.
Ti  chiedo con tutto me stesso di riprovare un’ultima volta ad accostare il tuo nome al mio.
Perché ne vale la pena.
Perché naturalmente dopo il  tuo nome viene il mio e dopo il mio il tuo. E dopo il mio nome è più naturale venga il tuo nome piuttosto che il mio cognome. L'ho sempre pensato e non te l'ho mai detto.
E...perdonami ti prego. Perdonami.
 
E...
Ti amo. Ti amo. Ti prego perdonami.
Rispondimi. Chiamami. Scrivimi. Ti prego. Ti prego.
 
Harry"
 
 
 
 
 
 
 
"È una lettera di Harry" mi disse Lottie entrando in camera mia in punta di piedi.
Stavo sdraiato sul letto con gli occhi fissi sul soffitto.
"Buttala".
"Non la leggi?"
"No. Esci".
"Quando fai pace con Harry?"
"Mai. Esci".
"La lascio qui sul tavolo" disse senza smettere di guardarmi.
Le restituì un'occhiata veloce che evidentemente le diede il coraggio sufficiente ad aggiungere: "Harry è giù in giardino. È in ginocchio...".
"Ho detto esci".
La sentì prendere fiato, voleva aggiungere qualcosa ma io mi stavo già mettendo in piedi.
"Ho detto di toglierti dai coglioni Lottie, vai fuori".
Richiusi la porta alle sue spalle e presi fiato un paio di volte. Guardai la lettera.
La presi in mano e mi avvicinai alla finestra.
Harry era davvero nel giardino. Aveva indosso una mia maglietta e i suoi jeans scuri. Era in ginocchio con le braccia lungo i fianchi. Si guardava intorno.
Sentivo qualcuno dei vicini borbottare qualcosa e qualche risatina provenire dal piano sotto. A quanto pare le gemelle trovavano divertente la cosa.
Aprii la finestra dopo aver guardato la lettera ancora una volta.
Era così che doveva andare. Volevo guardarlo negli occhi come non avevo potuto fare mentre lui, tradendomi, aveva lasciato cadere il nostro amore. Lo aveva lasciato andare in frantumi.
"Harry" chiamai. Lui sollevò lo sguardo su di me.
Dovevo guardarlo negli occhi ora mentre a cadere era la sua lettera ancora chiusa.
"Non mi interessa" dissi mentre chiudevo la finestra e lui abbassava la testa.
 
 
 
 
 
 
  
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