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Autore: _Pobluchan_    06/03/2014    0 recensioni
Ero nervosa, molto nervosa, era il mio primo giorno di lavoro e non sapevo come fare.
"Ehm… scusa" dissi cercando di attirare l'attenzione di un giovane ragazzo al di là del bancone.
Lui si voltò curioso e mi squadrò da capo a piedi coi suoi occhi di ghiaccio.
"Posso esserti utile?" mi chiese con voce allegra....
"Non è suonata la sveglia" tradusse lui.
"Già, mi dimentico sempre di cambiarla" mi giustificai imbarazzata.
"Io è tre anni che la dovrei cambiare, eppure non l'ho ancora fatto"
Non so perché, ma mi ritrovai a ridergli in faccia.
OS della serie 'Where we met'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Where we met'
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Ero nervosa, molto nervosa, era il mio primo giorno di lavoro e non sapevo come fare.
"Ehm… scusa" dissi cercando di attirare l'attenzione di un giovane ragazzo al di là del bancone.
Lui si voltò curioso e mi squadrò da capo a piedi coi suoi occhi di ghiaccio.
"Posso esserti utile?" mi chiese con voce allegra.
"Ecco, si. Sono la nuova ragazza, volevo sapere se tu potevi aiutarmi"
"La nuova ragazza! Certo che ti posso aiutare! Da oggi io sarò il tuo mentore e ti guiderò finché non sarai in grado di preparare un buon caffè e servire i tavoli senza cadere" mi disse continuando a pulire la macchina del caffè.
"Uh, okay… ma ti avviso ora che sono molto smemorata, tendo a dimenticare facilmente quello che mi dicono"
"A tutto c'è rimedio" mi disse sorridendo.
Mi diressi sul retro e poggiai la mia borsa in un armadietto: forza e coraggio, potevo farcela, dovevo farcela. Con decisione mi legai i capelli in una coda alta, mi tirai su le maniche e indossai un grembiulino nero.
"Sono pronta" dissi al ragazzo castano.
"Bene, seguimi. Ah, a proposito, io sono Louis"
"Piacere, io sono Eleanor" dissi leggermente intimidita dal suo tono sicuro.
Per prima cosa mi fece vedere il piccolo cucinino dove preparavano i panini e le paste e dove  si lavavano i piatti. Poi passammo alla cassa, dove mi ci vollero circa cinque minuti per capire come funzionasse, poi passammo ai clienti.
"Mi fai un breve riassunto di quello che ho detto?" chiese guardandomi a braccia incrociate.
"Dunque, devo essere sempre gentile e cercare di sorridere, mi appunto le ordinazioni sul blocco e vengo da te, intanto se riesco devo continuare a prendere ordinazioni, poi quando i vari caffè sono pronti li riporto indietro sempre sorridendo" cercai di riassumere.
"Perfetto" mi disse. "Ora si apre il sipario"
Cominciai a prendere le ordinazioni e a portarle a Louis. Andava tutto bene finché Louis non dovette andare un attimo nel cucinino e mi lasciò da fare un caffè. Davanti a me spiccava l'imponente macchina del caffè: uno strano aggeggio di metallo grigio lucido con quelle innumerevoli maniglie nere e quella marea di lucine strane. Come si faceva un caffè? Titubante afferrai una di quelle strane maniglie cicciotte e tirai, ma non successe niente. Provai a tirare con un po' più di forza, ma ancora niente. Dubbiosa provai a girarla di lato e finalmente avvenne il miracolo: si staccò. Attaccato alla maniglia c'era una specie di ciotolino pieno di polvere bagnata. Okay, non poteva essere così difficile. Presi un cucchiaino a tolsi tutta quella polvere, lo sciacquai e misi della nuova polvere di caffè all'interno. Okay, con decisione rimisi quello strano affare al suo posto, posizionai la tazzina sotto e mi guardai intorno: come si azionava? Aspettai per vedere se si azionava automaticamente, ma quando capii che da qualche parte doveva esserci un tasto cominciai a cercarlo. Quando capii che una di quelle lucine strane in realtà era un pulsante lo schiacciai sorridendo trionfante. Uno spruzzo di acqua sporca subito mi investii costringendomi a mollare il pulsante spegnendo tutto.
"Oh, ma andiamo! Stupido aggeggio infernale" esclamai incazzata contro la macchina infernale.
Dietro di me si sentii una risata cristallina che mi costrinse a voltarmi.
"Hai stretto male lo stupido aggeggio infernale" disse dando una spinta alla maniglia nera e facendola finire al suo posto.
"Stupido aggeggio infernale" ribadii sentendomi tradita da quell'affare.
Per il resto la giornata andò bene.
"Allora ci vediamo domani" mi disse Louis uscendo e salutandomi di spalla.
Aveva un sedere niente male, davvero niente male.
 
Secondo giorno: venti minuti di ritardo.
"Scusaaaaaa!" urlai fiondandomi sul retro.
Mi preparai a tempo di record e presi subito il mio block-notes con la matita. Non lasciai il tempo a Louis di dirmi niente, perché continuai a tenermi impegnata fino a mezzogiorno, quando arrivò la pausa pranzo. Sfinita mi sedetti su una panchina appena lì fuori, godendomi un po' il sole di maggio.
"Come mai in ritardo oggi?"
Sobbalzai e la bottiglietta che stringevo tra le mani mi scivolò a terra.
"Scusa, non volevo spaventarti"
"Tranquillo Louis, mi hai solo colto di sorpresa" ammisi.
"Ripeto: come mai in ritardo oggi?" mi chiese di nuovo.
"Problemi tecnici" cercai di rimanere vaga.
"Non è suonata la sveglia" tradusse lui.
"Già, mi dimentico sempre di cambiarla" mi giustificai imbarazzata.
"Io è tre anni che la dovrei cambiare, eppure non l'ho ancora fatto"
Non so perché, ma mi ritrovai a ridergli in faccia.
"Cosa ci trovi di così divertente?" disse offeso.
"Niente, solo che nessuna persona normale non cambierebbe la sua sveglia difettosa da tre anni"
"Vedremo te tra tre anni"
Vedendo che il suo labbro inferiore rimaneva in fuori gli diedi un piccolo bacio sulla guancia.
"Scusa Louis" dissi dolcemente.
Lui si voltò verso di me sorridendo anche con i suoi occhi azzurro ghiaccio.
"Scuse accettate Elly"
"Non mi piace Elly"
"A me si" disse facendo spallucce.
Sbuffai irritata.
 
Cazzo, ero di nuovo in ritardo. Di furia entrai urlando 'scusa' e andai a cambiarmi sul retro. Non feci in tempo a mettermi a lavorare che Louis fece uno dei suoi soliti commenti.
"Tre anni fa ridevi di me che non avevo ancora cambiato le sveglia, intanto però io l'ho cambiata, tu ancora no"
"Zitto Loulou" lo avvertii fulminandolo con lo sguardo.
La giornata volò via, proprio come tutte le altre, e mi ritrovai all'entrata ad aspettare quel ritardatario di Louis.
"Ci sono!" urlò afferrando le chiavi del bar.
"Certo che ce ne metti di tempo" mi lamentai mentre lui tirava giù la saracinesca.
"Sono tre anni che mi aspetti ormai, dovresti saperlo che sono lento" rise lui.
"Potresti evolverti, sono passati tre anni, ormai io non ti aspetto più"
"Ma se sono tre anni che mi minacci in questo modo" disse tranquillo ammiccando.
"Dai, Loulou, puoi provarci"
"El, non sono portato per essere puntuale, lo sai" disse guardandomi male.
Odiava quando lo rimproveravo perché era lento, a lui piaceva fare le cose con calma.
"Va bene, va bene" mi arresi.
Era una persona molto cocciuta e testarda, o mi arrendevo io o saremmo finiti a litigare.
 
Era sabato, ultimo giorno di lavoro, prima delle nostre amate ferie, e Louis non era ancora arrivato. L'unica cosa su cui era sempre puntuale era l'orario di arrivo al lavoro ed era in ritardo di ben quaranta minuti. Era molto strana la cosa. Sbuffai e cominciai a servire i tavoli da sola. Dopo un'ora Louis arrivò col fiatone.
"Scusa, non succederà mai più una cosa del genere in tutta la mia vita" disse.
Io non potei fare a meno di sorridere dolcemente: senza di lui il lavoro non sarebbe stato lo stesso. Lavorare senza di lui per me era inconcepibile.
"Scusa davvero" mi disse cominciando a preparare un caffè.
"Tranquillo Loulou, l'importante è che vieni" dissi dolcemente.
Lui mi sorrise grato. Era un ragazzo diverso da tutti gli altri: sempre solare, allegro e di buon umore. Ogni tanto poteva anche risultare un po' volgare, ma per i suoi amici faceva veramente qualsiasi cosa. Perfino andare in palestra per tenersi in forma e mostrare a tutti il suo fisico perfetto. Okay, quello lo faceva per se stesso, ma i miei occhi avevano sempre apprezzato quel gesto. Quando a fine giornata Louis tirò giù la saracinesca sospirai sollevata: meritate vacanze.
"Che farai queste vacanze?" mi chiese mentre ci incamminavamo verso casa mia.
"Non lo so ancora, forse andrò al mare, o magari a vedere qualche città all'estero, Londra magari, o Parigi. Tu? Hai già in mente cosa fare?"
A quella domanda lui parve un po' indeciso, ma poi rispose.
"Volevo chiederti se ti andava di venire con me in Sardegna"
Io lo guardai entusiasta.
"E me lo chiedi anche? Certo che mi va!"
"Sicura? Saremo solo io e te"
"Cos'è, hai paura che finiremo a dormire per tutta l'estate?" scherzai.
"No, no. A proposito di dormire, ho un regalo per te" disse tirando fuori dalla borsa a tracolla un piccolo pacchetto.
Curiosa lo presi e rimasi un attimo a fissare quella scatolina: era quadrata, di un rosso pastello e con un fiocchetto rosa (Louis era sempre stato fissato con il rosa).
"È una sciocchezza, ma quando l'ho vista ho pensato subito a te"
Quasi timorosa scartai il piccolo regalo. Dentro c'era una piccola sveglia rossa con sopra il vecchio topolino in bianco e nero. Mi ritrovai a sorridere come una scema: io adoravo il vecchio topolino.
"Grazie Loulou, è stupenda"
"Lo so, peccato che la signora da cui l'ho presa ha detto che non suona più da anni"
Risi. Era da lui, comprarmi un regalo che non serviva a quello per cui serviva. Poi mi sentii triste: io non avevo pensato a fargli un regalo, lui invece si era presentato con una sveglia e una vacanza. Invece io niente.
"Mi dispiace, io non ho niente per te" dissi mortificata.
"Figurati, non potevi saperlo, e poi hai detto che verrai in vacanza con me, per me questo è già un regalo"
Orami eravamo arrivati davanti al cancello del mio palazzo, perciò mi fermai a guardarlo negli occhi: che ragazzo unico. Leggermente incerta mi alzai sulle punte e gli lasciai un piccolo bacio a stampo sulla bocca.
"Grazie Loulou"
Feci per andarmene, ma vidi che lui mi seguiva.
"Fermati Elly, un misero bacio così non mi basta!" mi urlò dietro.
Io risi divertita e cominciai a correre fino a raggiungere la porta e chiuderlo fuori.
"Dai Elly, solo un altro bacio. Giuro che lo prendo piccolo piccolo"
Sorrisi e mi aprii un piccolo spiraglio, fino a far passare il mio viso. Subito lui mi rubò un altro piccolo bacio a stampo.
"Ricordati di svegliarti El, perché domani passo a prenderti"
  
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