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Autore: nuccetta    07/03/2014    9 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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“L'amore ha diritto di essere disonesto e bugiardo. Se è sincero”.
Marcello Marchesi

 

 

 

Ripongo nel lavello anche le ultime tazze della colazione, colazione si fa per dire, visto che il sole sta praticamente già tramontando. Oggi la casa è piuttosto piena. Ci siamo tutti, io, Damon, Bonnie che ha deciso di tornare e che adesso occupa la vecchia stanza di Damon, Stefan, che per il ritorno della mia amica ha deciso di spostarsi in salotto per lasciarle un po' di spazio Jeremy e anche Caroline. Sì, ci siamo tutti, eppure questo silenzio fa quasi male alle orecchie, è assordante e porta con sé una tristezza che avrei sperato di non dovere più conoscere.

“Hai bisogno di una mano?”.

Damon mi osserva appoggiato allo stipite della porta, mi sorride, ma i suoi occhi sono spenti, come i miei, come quelli di tutte le persone che amiamo. Gli sorrido scuotendo la testa, poi mi asciugo le mani e lo raggiungo. Accarezzo con le dita il suo viso, la barba incolta che mi graffia dolcemente, le macchie scure che contornano i suoi occhi blu, segno indelebile di un riposo che non ha sortito effetti. Lui blocca le mie mani e si avvicina a me, mi lascia un tenero bacio sulle labbra, una sigillata promessa d'amore, l'unica forza che abbiamo, l'unico salvagente che riesce ancora a tenerci a galla.

“Dovresti riposare ancora un po'”.

“Voglio stare con te e poi non credo che ne sarei in grado”.

Annuisco comprensiva, questo momento che lui sta passando, che tutti noi stiamo passando fa male come un treno che ci prende in pieno stomaco, come una pugnalata al petto inferta dalla persona che amiamo di più al mondo.

“Stef dorme ancora”.

“Lo so. Quando mi sono alzato per bere era ancora sveglio, ha troppi pensieri per la testa in questo momento”.

Sospiro, un po' triste e un po' felice, triste perchè niente mi fa più male del pensiero di Matt sdraiato in quel letto d'ospedale, felice perchè anche nel dolore siamo riusciti a trovare qualcosa che ci renda felici.

“Come ci si sente all'idea di diventare presto zio?”.

Damon sorride, sembra davvero felice e quest'immagine tenera e fragile di lui mi scalda il cuore.

“E' una bella sensazione”.

“Già, lo è. Non vedo l'ora che nasca, diventerà la nostra piccola mascotte. Potremo viziarlo quanto ci pare, comprargli il gelato anche quando avrà fatto i capricci per tutto il giorno e lui sarà felice di averci intorno, di trascorrere la giornata con i suoi zii preferiti”.

Sto viaggiando un po' con la fantasia, ma ci credo davvero. Credo davvero ad un futuro migliore, fatto di amore, di momenti romantici, di Damon che mi porta la colazione al mattino, di Caroline che organizza feste su feste nella tenuta Salvatore, di questo piccolo miracolo che ci corre tra le braccia sorridente, un perfetto miscuglio tra Stefan e Vicky.

“Sarà il bambino più viziato dell'universo”.

“E anche il bambino con lo zio più bello dell'universo”.

Ride, stringendomi ancora di più tra le braccia ed io mi sento sicura, protetta, amata.

“Il problema è che non so se noi potremo godercelo”.

Mi stacco un po' da lui e lo osservo interrogativa.

“Hai intenzione di fare un lungo viaggio in giro per il mondo, o è un modo gentile per dirmi che io non potrò godermelo?”.

Alza gli occhi al cielo, riprendendomi meglio tra le braccia. Lo sento sbuffare tra i miei capelli e capisco che qualcosa non va, che di nuovo siamo in un punto di non ritorno, che per l'ennesima volta qualcosa si sta per abbattere su di noi.

“Stefan non è convinto di volere questo bambino”.

“Cosa? Cosa significa che non è sicuro? E' suo figlio, è normale che debba essere suo padre”.

“Io lo so e forse lo sa anche lui. Il problema è che...”.

“Ho paura, Elena”.

Volto lo sguardo verso l'arco che divide la cucina dal salotto. Stafan è immobile sotto di esso e ci osserva con gli occhi vuoti, un dolore nuovo a segnargli aspramente il viso. Io mi stacco da Damon e mi dirigo verso di lui. Lo stringo in un abbraccio, il primo da quando lui è qui.

E Stefan ricambia, cercando sostegno sulle mie spalle, cullandosi inquieto tra le mie braccia.

“E' normale avere paura, Stef. Ma insieme supereremo tutto. Hai solo bisogno di tempo, dopo di che tutto sarà tremendamente normale”.

Mi stacco da lui, rifugiandomi nuovamente tra le braccia del mio fidanzato. Damon mi stringe forte al petto, ma i suoi occhi azzurri fissano agitati e preoccupati quelli più scuri di suo fratello.

“Non lo avevo programmato”.

Fa tenerezza vedere Stefan così, inerme, spaventato, confuso. Ha solo vent'anni e si sa che a vent'anni non è facile fare progetti. A vent'anni ci si innamora, si scopre il mondo, morso dopo morso, si fanno le peggiori esperienze, si affronta la vita sempre con entusiasmo, ma non si diventa genitori. E, soprattutto, non si diventa genitori di una creatura che, per citare le sue parole, non avevi programmato.

“Lo so, Stef, ma spesso le cose accadono senza un motivo. Nessuno le cerca, nessuno ci pensa, ti stravolgono e basta”.

E' Damon a parlare. E ancora una volta mi stupisce con questa ritrovata maturità, una maturità che non avrei mai pensato di scrutare nei suoi occhi, una maturità che manda in fumo anche le mie considerazioni, quelle che mi vedevano come la donna matura, la ragazzina cresciuta troppo in fretta a causa degli eventi. Eppure qualcosa è cambiato, io sono cambiata, i miei amici sono cambiati, ma, soprattutto, Damon è cambiato. Più padrone di se stesso, più determinato a trovare sempre la soluzione giusta. Lui non lascia nulla al caso, vuole rendere tutto perfetto, vuole avere le situazioni sotto controllo e, cosa alquanto strana, ci riesce. Non c'è più nulla del ragazzino beffardo e sfrontato con cui condividevo la mia vita, nulla di quel sadico e sarcastico piccolo uomo che ricordo nel mio passato. E semplicemente perchè io non me ne ero accorta, ma quel piccolo uomo stava crescendo. Stava diventando grande, coltivava dentro di sé un'amore che non aveva voglia di esternare e pensava, pensava così tanto da sembrare sbagliato e inadeguato, eppure lui stava solo pensando a noi, a come rendere migliori le nostre vite, a come occuparsi di quei ragazzi scalmanati che, nella vita avevano perso tutto, ma non avevano ancora perso la loro amicizia.

“La verità è che sono un fallimento. Un fallimento come uomo, come fratello, sono stato un fallimento con te, Elena, e lo sarò anche con questo bambino. Non sono portato a fare il padre, non sono portato a prendermi queste responsabilità e non posso imparare a farlo in sette mesi”.

Sento Damon allontanarsi dal mio corpo, lasciarmi una leggera carezza sul braccio e dirigersi verso suo fratello, verso l'amore, e di questo me ne devo fare una ragione, più grande della sua vita. Lo stringe in un abbraccio, un abbraccio fraterno che mi era mancato tanto, che io stessa avevo messo in repentaglio con i miei atteggiamenti egoistici, un abbraccio che sa di un passato condiviso, di due bambini che corrono felici in un cortile, di quattro occhi che si sono ritrovati nella morte, nel dolore, ma anche nell'amore.

E adesso Stefan piange, come quando era piccolo e combinava qualche bambinata a cui il suo fratellone poneva sempre rimedio. Ed io li rivedo quei due bambini, nei loro occhi c'è ancora quella fiamma che li ha sempre uniti, nei loro corpi un'elettricità remota, un'infinita dolcezza che li ha resi sempre parte l'uno dell'altro.

“Che cosa ho combinato, Dam?”.

Ricordo anche quel nomignolo, ricordo una voce fanciulla che lo ripeteva in qualsiasi situazione, una voce che cercava suo fratello in tutti i periodi bui della sua vita, una voce che lo cerca anche adesso, consapevole che lo ritroverà, oggi, esattamente come allora.

“Niente, Stefan. Niente. Siamo con te, noi ti staremo vicini sempre e affronteremo tutto questo insieme. Ricorda la promessa che le abbiamo fatto”.

Non ho bisogno di chiedere spiegazioni, di pensare a ripensare al senso di quelle parole, io conosco quella promessa, ero lì quando l'hanno sigillata.

 

Sarete fratelli per sempre. Pensate sempre l'uno all'altro, solo così io sarò sempre con voi”.

 

E ricordo anche quella richiesta d'aiuto che era stata rivolta a me, una me piccola, fragile, affranta di fronte ad un dolore troppo grande, un dolore che avevo dovuto rivivere troppo presto, un dolore che non mi ha mai abbandonato. E, proprio per questo dolore, io non ho mai abbandonato loro.

 

Ehi, Lena bella, vieni da me. I tuoi occhi sono troppo belli per permettere loro di piangere. Devi promettermi che sarai forte, Elena. Che ti prenderai cura dei miei bambini, che ci sarai quando avranno bisogno di te, quando litigheranno così forte da pensare che l'amore fa male. Devi sempre amarli come ho fatto io, devi dare loro il coraggio e la forza di andare avanti anche quando vorranno fermarsi e vedrai che loro lo faranno con te. Non devi piangere, Elena. Sarò sempre con voi. Io e la tua mamma veglieremo sempre su di voi, è una promessa. Ora, però, prometti anche tu”.

 

Ed era bella Charlotte, con i suoi occhi azzurri, la sua pelle bianca, con i suoi capelli neri come il carbone. Era bella e mi voleva bene, come una mamma, quella mamma che avevo perso troppo presto. Ma io non ce l'ho fatta, Charlotte, troppe volte sono venuta meno a quella promessa, troppe volte sono stata io la causa dei loro litigi, io li ho messi l'uno contro l'altro.

Alzo di nuovo gli occhi verso le due figure più importanti della mia vita, il mio ex ragazzo, il mio migliore amico, il mio nuovo ragazzo, il mio ex migliore amico.

Mi avvicino a loro, forse un po' intimidita per voler entrare a far parte di questa loro bolla di vita, ma lo faccio comunque, cingo entrambi in un abbraccio. E loro mi ci fanno entrare nella loro bolla, accogliendomi tra le braccia e stringendomi in questo intreccio a tre, come quando eravamo bambini, come quando cercavamo forza solo gli uni dentro gli altri.

E allora capisco che cosa intendevi, Charlotte. Forse l'ho capito troppo tardi, ma tu me lo dicevi sempre che se vuoi veramente qualcosa non esiste mai un tardi. E per questo che io adesso lo voglio, voglio stare vicino ai tuoi figli, voglio amare Damon più della mia stessa vita, voglio sorreggere Stefan in ogni attimo della sua. E lo farò. Per te, per me, per loro. Lo farò perchè non è mai troppo tardi, perchè alcuni amori non muoiono mai, solo cambiano, diventano più forti, diventano diversi.

Ci occuperemo di questo bambino, gli daremo quell'affetto che a noi è stato negato troppo presto, lo faremo crescere con la sensazione che nulla è mai perduto se nella vita hai qualcuno d'amare. E saremo noi quel qualcuno. Stefan, Vicky, io, Damon, Caroline, Jeremy, Bonnie e Matt. Sì, anche Matt, perchè lui vivrà. Tutti noi vivremo. Proprio come te, Charlotte, noi vivremo per sempre.

 

 

 

Sfioro i capelli di Elena. Sono setosi, morbidi e perfetti sotto le mie dita. Ed è perfetta lei, con gli occhioni spalancati, pronti a non perdersi neanche un istante di me, con le labbra piene e rosse ad accennare un sorriso, con le dita lunghe e candide che disegnano cerchi disordinati sulla mia mano appoggiata in modo casto sul suo seno.

E' bella Elena, così piccola e così donna al tempo stesso, così presente nella mia vita, come in quella di mio fratello, così ligia a quel dovere che per lei è diventato quasi missione.

“E se non funzionasse?”.

“Se non funzionasse cosa?”.

“Se noi non fossimo in grado di aiutare Stefan?”.

Mi sorride, questa volta marcatamente, come a volermi infondere la sua fiducia, fiducia che non è mai mancata, nemmeno per un secondo in questa nostra breve vita.

“Andrà bene”.

“E come fai ad esserne sicura?”.

“Lo so e basta. Perchè ci siamo sempre sorretti a vicenda e, anche se spesso non abbiamo apprezzato i risultati, ci siamo riusciti magnificamente”.

“Vorrei avere un po' della tua fiducia nei confronti del mondo, amore mio”.

Elena smette di sorridere, allontana le mie mani dal suo corpo e si alza alla ricerca di qualcosa. Lo trova, sotto il letto. Si china in avanti e tira fuori una scatola che non avevo mai visto.

“Che fai?”.

“E' arrivato il momento di fare le presentazioni. Scatola, lui è Damon. Damon, lei è scatola, la mia compagna di vita, la mia dose di fiducia e gioia quando le cose non vanno propriamente per il verso giusto”.

“Non capisco...”.

“Diciamo che si tratta di quei momenti belli da morire, quelli che forse non rivivrai più, quelli che ti hanno fatto sorridere almeno una volta, quelli che ti farebbero sorridere anche adesso, se solo dedicassi loro un momento. Sto parlando dei ricordi, le nostre uniche certezze, le uniche speranze che abbiamo, le speranze di essere ancora felici, di ritrovare in fondo al tunnel quel sorriso di un tempo, quello che, nonostante tutto, non abbiamo mai dimenticato”.

E parla gesticolando Elena, un po' con imbarazzo, un po' con entusiasmo, ma mantenendo quel tono rapido e colorito, quello sguardo vispo e acceso, quel suo essere semplicemente se stessa, bella, donna, mia.

Osservo la mano di Elena passare freneticamente e ripetutamente dai capelli alla scatola, mi lancia uno sguardo confuso, quasi timoroso e poi, definitivamente, la apre.

E solo immagini, alcune familiari, altre un po' meno, immagini di un'Elena più giovane, un'Elena bambina che ancora amava giocare con le bambole. Un'Elena che non conosceva il dolore, che sorrideva sempre. E ci sono anche io, molto più malinconico, molto più arrabbiato, molto meno sorridente, dietro di me l'ombra di un'assenza, un padre che non torna a casa, una madre che deve fare tutto da sola, un fratello piccolino a cui badare, a cui tenere la mano per attraversare insieme la strada.

Eppure in quelle foto eravamo felici, mentre dipingevamo, mentre ci stringevamo complici e felici, senza sapere che il mondo si sarebbe rivelato una merda, senza sapere che la vita, spesso, è disposta a voltarti le spalle.

Ma ci sono anche altre foto, foto del nostro gruppo, di quella compagnia inadatta, improvvisata, inconcludente. Di quella compagnia che alza un calice all'obbiettivo, dimentica della giornata appena trascorsa, dimentica dei problemi, dei dolori, della rabbia. Una compagnia come tante, come ne vedi ovunque, come siamo sempre riusciti ad apparire.

Elena è sorridente, felice di condividere questo mondo con me, come io lo avevo condiviso con lei al nostro primo appuntamento. E a me piace, piace guardare i suoi occhi che brillano, piace ricordare quei momenti, così lontani eppure così vicini, e penso che forse ha ragione lei, che forse torneremo ad essere quelli che eravamo, che forse alcune foto cambieranno, si trasformeranno, cambieranno i colori, cambieranno i visi, cambieranno i vestiti, ma sono consapevole che saremo noi quelli che non cambieranno, saremo noi quegli sguardi persi nel buio, quei sorrisi che non si perderanno mai.

Elena prende una foto dal fondo, la osserva con un sorriso, un sorriso diverso, commosso, malinconico. Me la porge ed io perdo il respiro. Due occhi azzurri mi osservano brillanti, poco più giù un sorriso, il sorriso più bello che io conosca, il sorriso che mi è mancato di più in tutti questi anni.

“Mamma...”.

Stringo in un abbraccio Elena, lei si appoggia a me, sorridiamo insieme, uniti più che mai in questo ricordo lontano.

“Mi ricordo di un giorno, uno dei pomeriggi in cui tu e Stefan mi lasciavate da sola per andare a giocare ai campetti con gli altri, io ero rimasta a casa con la mamma e Charlotte. Loro prendevano il the ed io ne preparavo uno finto con le pentoline che tu e tuo fratello mi avevate regalato per il mio compleanno. Ero occupatissima nel mio gioco, quasi non mi accorgevo di loro, della loro chiacchierata, degli sguardi inteneriti che mi lanciavano di tanto in tanto.

“Sarai una perfetta donnina di casa, Lena”.

Io l'ho guardata, sai quello sguardo sicuro e impenetrabile che avevo da bambina. Mia madre rideva, era orgogliosa di me, più di quanto abbia mai saputo.

“Certo. E quando io e Damon ci sposeremo, io gli preparerò tutti i giorni la torta alle mele che gli piace tanto”.

Io lo sapevo, sapevo che io e te ci saremmo fidanzati, che ci saremmo sposati, solo che immaginavo che quel giorno ci sarebbero stati anche i nostri genitori. Che mia madre mi avrebbe pettinato i capelli come faceva tutte le sere, che tua madre mi avrebbe regalato quella collana che mi piaceva tanto, che saremmo stati felici. Tutti. Di certo non potevo immaginare che nel giro di pochi mesi mia mamma non ci sarebbe stata più e non immaginavo che tua madre l'avrebbe seguita solo qualche mese dopo.

“Sì, piccolina. Tu e Damon avrete una bella vita e sarete felici sempre. Piccolina, tu sarai per lui quello che io non potrò essere domani”.

Io le sorridevo, felice che lei condividesse, che le piacesse l'idea di me e te insieme. E non lo sapevo, non sapevo che il suo male la stesse divorando, che era consapevole che non avrebbe potuto esserci per te. Ma lei voleva che non fossi mai solo, che tu e Stefan non perdeste mai la fiducia in voi stessi, che poteste avere qualcuno di cui fidarvi sempre. E aveva scelto me, la figlia della sua migliore amica, la vostra amica di sempre, quella che non se ne sarebbe mai andata.

“Qualsiasi cosa succederà, qualsiasi cosa Damon e Stefan ti combineranno, tu li dovrai sempre perdonare. E quando ti faranno arrabbiare tanto, tu pensa a tutte le volte che hanno fatto arrabbiare me, tutte le volte in cui ho sgridato entrambi, ma anche quelle in cui li ho perdonati. E allora lo saprai fare anche tu, Elena”.

E io l'ho fatto e ne ho combinati tanti anch'io di casini, ma voi mi avete sempre perdonato, porgendomi la mani anche quando vi ho fatto male. Per questo, io lo voglio fare con voi, voglio starvi vicino nei momenti più difficile, cercare con voi le soluzioni ai problemi, fare quello che tua madre mi ha fatto promettere in punto di morte”.

Le bacio con dolcezza i capelli e lei inizia a piangere, con disperazione, con rabbia, con il peso angoscioso di quello che sta succedendo, con la forza nascosta che non vuole mai perdere.

“Tu hai rispettato quella promessa. Tu sei stata per me quello che ho sempre desiderato e anche Stefan. Forse non ti ama più, ma ti vuole bene, così tanto bene da credere in te, da appoggiarsi a te sempre. Tu sei la nostra forza, amore mio”.

Elena si attacca al mio collo, sussurrando parole leggere contro la mia pelle.

“Siete voi la mia forza. E tu sei tutto quello che la vita mi ha voluto regalare, che tua madre mi ha voluto regalare. Io oggi sono così perchè tu me lo hai permesso, perchè mi hai regalato la fiducia in me stessa. E questo solo perchè tu sei la mia fiducia, Damon. Io mi fidavo di te quando eravamo due bambini e mi fido di te oggi, che siamo due adulti. Se al mondo c'è qualcuno che non mi potrà mai tradire, quello sei tu, amore”.

Questa volta sono io a piangere, a far scivolare lacrime silenziose sopra i suoi capelli, lacrime amare di un segreto che non le ho mai confessato.

E non mi merito questo tuo amore, Elena, non merito la tua fiducia, non merito te, amore mio. Non fino a quando ti avrò detto tutto, fino a quando avrò visto i tuoi occhi accusarmi per poi perdonarmi di nuovo. E tu ne sarai capace, dopo tutto te lo ha insegnato lei.

 

 

 

Mi siedo su una sdraio del giardino. Mi sembrano passati anni da quell'ultima volta in cui ci siamo riuniti qui, tutti insieme, ricchi di propositi, di sorrisi, di aspettative per quel futuro scolastico che volevamo ottenere. La nostra è sempre stata una vita difficile, segnata da tanti eventi traumatici, ma nessuno di noi sarebbe mai arrivato a pensare a tanto.

Mi godo il caldo sole di Miami, è brusco sulla mia pelle e mi stordisce un po', ma mi piace, mi piace perchè per un attimo mi dimentico di tutto, ricordo solo quelle giornate tranquille insieme a Caroline e Bonnie, quando i ragazzi erano fuori a fare esercizi fisici e noi ci preoccupavamo soltanto della nostra tintarella.

“Posso sedermi qui con te?”.

Alzo lo sguardo dal mio libro e sorrido alla donna che ho di fronte.

“Certamente”.

Bonnie prende una sedia e la avvicina alla mia.

“Dov'è Damon?”.

“E' uscito con Stefan. Dovevano andare in ospedale a sistemare una cosa con Vicky”.

Vedo il suo volto rabbuiarsi. Già, perchè Vicky non è solo la donna di cui io sono stata gelosa, la mia peggior nemica, o la futura mamma del figlio di Stefan. Lei è anche la donna che ha rovinato la vita di Bonnie, quella che, senza scrupoli o ripensamenti, ha sedotto il suo fidanzato. Le prendo una mano, stringendola nella mia.

“E' una situazione delicata. Tutti noi conosciamo Vicky e sappiamo che tipo di persona è. Ma in questo momento non possiamo lasciarla sola, un giorno capirai”.

Non mi fa ulteriori domande, rivelandosi sempre la stessa, la mia Bonnie, la ragazza compassionevole e razionale che è sempre stata.

“Mi dispiace di essermela presa anche con te, l'altro giorno. Tu sei la mia migliore amica, ma sei anche la sorella di Jeremy, non potevo pretendere che tradissi la fiducia di tuo fratello”.

Mi sorride ed io finalmente tiro un sospiro di sollievo. Finalmente mi ha perdonato.

“Già, non potevo tradire lui, ma lui ha tradito te. Quindi devi prenderti tutto il tempo che ti serve, devi scoprire se in fondo al cuore c'è ancora un po' di fiducia nel vostro amore. E la fiducia è alla base di ogni tipo di rapporto, Bonnie”.

Annuisce, poi si sdraia e si abbandona al tiepido sole di fine Luglio. Lo faccio con lei, sorridendo sfrontata a questo cielo pomeridiano, sentendomi libera nonostante la rabbia, i problemi e i dolori.

Respiro l'aria frizzante, tutto intorno a me sembra più leggero e anche la musica che si diffonde dalla finestra aperta della camera di Caroline rende tutto più sereno!

“Quante altre volte te lo devo dire, Stef? Lei ha fiducia anche in te e noi non possiamo tradirla così”.

Distinguo in lontananza la voce dei due fratelli Salvatore. Cercano di usare un tono basso, ma il silenzio insolito che aleggia nel vialetto della nostra casa, fa rimbombare i suoni fino a raggiungere me e Bonnie dietro al recinto di cemento del nostro giardino.

Tolgo gli occhiali come se mi potessero aiutare a sentire meglio, poi decido di avvicinarmi al muro, trattenendomi anche dal respirare per paura di essere sentita.

“Damon, tu non puoi farlo. La uccideresti. Non puoi semplicemente andare lì e raccontarle tutto”.

“Credi che non lo sappia, Stefan? Che non sappia che ne morirebbe, che odierebbe me, te, tutto quello che in questi anni abbiamo costruito?”.

Il respiro inizia ad essere pesante, so di essere io il soggetto di questa conversazione, so che è di me che stanno parlando. Solo non capisco il motivo. Bonnie mi osserva preoccupata, sa anche lei che tutta questa storia mi riguarda e sentire Damon così allarmato, allarma di conseguenza anche noi due.

Mi allontano spedita dal recinto, entro in casa ed esco dalla porta di ingresso. Damon e Stefan sono all'angolo della strada, parlano animatamente, gesticolano entrambi. Il mio fidanzato è fuori di sé. Mi avvicino di qualche passo, inizio a distinguere nuovamente le voci.

“Oggi mi ha detto che lei ha fiducia in noi, Stefan. Che ama la nostra relazione perchè non è segnata da bugie, perchè non le ho mai nascosto nulla. Per Elena la fiducia e tutto ed io non posso continuare a mentirle su una cosa del passato. Come credi che reagirà quando glielo dirò?”.

Prendo un ultimo respiro e mi avvicino ulteriormente a loro. Ho i pugni chiusi, il cuore che batte forte contro il petto. Una bugia. Damon mi ha detto una bugia su qualcosa, qualcosa che è successo tempo fa.

“Dirmi che cosa?”.

 

 

 

“Come credi che reagirà quando glielo dirò”.

Mi volto spaventato verso la sua voce. Avevo trovato il coraggio di raccontarle tutto, ma non volevo che andasse così, non volevo che lo scoprisse in mezzo al vialetto di casa, con me e Stefan che ci urliamo contro.

“Elena...”.

“Dirmi che cosa, Damon?”.

I suoi occhi sono arrabbiati, la sua espressione dura. Forse la sua mente contorta sta già pensando a qualcosa di irrimediabile, forse quando le racconterò tutto ci farà una risata sopra. O forse no. Per Elena una bugia è una bugia, e non importa se riguardi aver dimenticato di fare la spesa o essere entrato a far parte di un clan mafioso in lizza con l'Italia. Se le hai mentito, la hai, di conseguenza, anche ferita. Tutti sappiamo quanto le abbia fatto male nascondere la verità a Bonnie, quanto abbia sofferto, giorno dopo giorno, prima che Jeremy si decidesse a confessarsi. Ed io adesso ho commesso l'errore più grande, le ho mentito. Io, l'unica persona che non avrebbe dovuto farlo mai.

“Elena, ho bisogno di parlarti, da solo”.

Raggiungiamo la nostra camera, avere Stefan in mezzo ai piedi non ci aiuterebbe di certo. E poi io sono la persona di cui si fida di più al mondo, io sono l'unico con cui ce l'avrà quando avrò finito di raccontare tutto.

Ci sediamo sul letto, io temporeggio, lei sembra odiarmi ancora di più per questo.

“Ok, ti ho seguito, adesso, per favore, parlami”.

Ed io inizio, senza fermarmi, senza guardarla negli occhi, senza pensare a ciò che succederà tra poco.

 

 

 

Torno a casa stravolto. Questa giornata mi ha messo a dura prova. E non solo, perchè oltre ai pensieri burrascosi di Elena, mi sono dovuto sorbire anche quelli di Caroline. Ma perchè fa male vedere i suoi occhi coperti dal senso di colpa, il senso di colpa di un amore tradito, un amore di cui io non posso entrare a far parte.

La casa è vuota, troppo silenziosa per dar sostegno al mio cuore burrascoso. Prendo le chiavi della mia Camaro e mi dirigo verso il Grill.

Entro nel locale con il solito atteggiamento menefreghista. Tutto sembrerebbe normale, il mio sgabello libero, Matt che mi mette davanti un bicchiere colmo di Bourbon, io che rivolgo sorrisini maliziose a tutte le cameriere carine che mi passano vicine. Eppure qualcosa attira la mia attenzione, lo sguardo insistente e preoccupato del mio migliore amico, quelli incuriositi e beffardi delle persone che frequentano assiduamente il Grill. Perchè?

“Che avete tutti da guardarmi?”.

Già, penso di essere apposto, non ho neanche l'aspetto sfatto e trasandato di chi si è appena preso una sbronza.

Matt smette di spillare una birra quasi a metà e mi osserva con sguardo grave.

“Damon...”.

Non finisce la frase, io sospiro incavolato, odio i silenzi, li odio soprattutto quando ho appena combinato qualcosa che nessuno dovrebbe sapere.

“Forza, Matt, sputa il rospo, per favore”.

Il mio amico gira dall'alto lato del bancone e mi raggiunge. Si siede sullo sgabello vicino al mio e a me inizia a mancare il respiro. Qualcuno ha saputo. Quella stessa persona che ha sbattuto la porta d'ingresso mentre io ed Elena stavamo facendo l'amore, deve aver diffuso la voce. Jeremy? Stefan?

“Poco fa tuo fratello è stato qui”.

“Non mi dire. Stefan ha bevuto più del previsto? Appena arrivo a casa, giuro che lo sculaccio per bene”.

Cerco di sdrammatizzare, ma so che non è questo che Matt cerca di dirmi. Mio fratello è cliente abituale del Grill, fino a qui non dovrebbe esserci nulla di strano.

“Damon, lui era con Rebeckah”.

Stringo gli occhi senza comprendere davvero le parole del mio amico. Mio fratello e la mia ragazza non sono mai stati grandi amici e questa loro uscita mi preoccupa un po'. No, non è gelosia. Non sono mai stato innamorato di Rebeckah, anche se lei è parte importante della mia vita, quella parte disinteressata e frivola che mi aiuta a dimenticare, dimenticare un amore che non posso avere, una donna che non posso amare, una vita che vorrei cambiare, eppure questa situazione mi inquieta. Perchè erano insieme? E perchè Matt me lo dice con questo tono?

“E quindi? Si saranno incontrati e avranno deciso di prendere un caffè insieme, che male c'è? Dopo tutto sono quasi cognati, no?!”.

“C'è di male che erano affiatati. Sembravano una coppia, si tenevano per mano. Davanti a tutti, senza preoccuparsi del fatto che noi li conoscessimo. So che a te non importa niente di lei, ma...”.

“Ma Stefan sta tradendo Elena”.

Non posso crederci, mio fratello non potrebbe mai fare una cosa del genere, non a lei, non dopo tutto quello che hanno passato.

“Non è possibile, Matt. Non lo farebbe mai. Conosco mio fratello, non tradirebbe mai me ed Elena così. Ti sarai sbagliato”.

Il mio amico appoggia una mano sulla mia spalla.

“Vorrei tanto crederci, Dam. Vorrei credere di avere sbagliato, vorrei credere di aver visto cose che non esistono. Ma tu devi cercare di capirlo. Lo devi ad Elena, lei non deve soffrire così”.

Guardo Matt negli occhi e no, ha ragione lui, lei non deve soffrire così, non deve colpevolizzare il suo errore, senza sapere, non deve logorarsi l'anima, mentre mio fratello se la spassa con la mia ragazza. Io non lo permetterò, non permetterò a nessuno di farle del male. Gliel'ho promesso quando ancora eravamo bambini, le ho promesso che l'avrei difesa, che le sarei stato vicino sempre, che di me avrebbe potuto sempre fidarsi. Le ho promesso che io le avrei sempre detto la verità.

 

 

“Ma non l'ho fatto, Elena. All'inizio ho cercato di prendere tempo, ho cercato di capire quanta verità ci fosse nelle parole di Matt. Poi l'ho scoperto. Una sera ho affrontato mio fratello, lui non mi ha detto esattamente come stessero le cose, ma me lo ha fatto capire. Ed io mi sono sentito un'idiota e mi sono sentito anche in colpa, dopo tutto mio fratello aveva commesso l'errore che avevo fatto io: portarsi a letto la mia ragazza, come io avevo fatto con la sua.

Ciò nonostante, non ho potuto fare a meno di odiarlo. Perchè sì, lui aveva ricambiato solo il favore, ma tu non eri Rebeckah ed io non potevo permettergli di farti del male. Quando mi ha detto che sarebbe partito per l'Europa con lei, non l'ho fermato. Volevo che ti lasciasse perdere, che tu lo dimenticassi, che non dovessi soffrire per un errore che lui aveva fatto. T ho mentito perchè ti amavo troppo, Elena”.

Smetto di parlare, ho la gola asciutta, le lacrime che si trattengono negli occhi, il cuore che martella incessante, facendomi quasi male.

E lei è qui, di fronte a me, gli occhi rigati dal pianto, la bocca martoriata dai denti. E' arrabbiata, ferita e non mi guarda.

“Elena...”.

Mi avvicino a lei, provo a sfiorarle con delicatezza la mano, ma lei mi allontana, con un colpo secco, con la furia nello sguardo.

“Non mi toccare”.

“Elena, ti prego. Ho fatto un errore...”.

“Come hai potuto, Damon? Come hai potuto stare in silenzio per tutto questo tempo? Per mesi ho creduto di essere in difetto, di aver commesso un errore imperdonabile. Ero convinta che Stefan mi avesse lasciata perchè aveva scoperto di noi. Tu solo sai quante lacrime ho pianto, come hai potuto farmele versare, senza dirmi la verità?”.

“Ci ho provato una volta. Ho provato a dirtelo, ma tu hai iniziato a parlarmi sopra, a dirmi che era colpa mia se Stefan ti aveva lasciata, ed io non ce l'ho fatta”.

“Non importa, Damon. Avresti dovuto dirmelo dopo. Avresti dovuto trovare il momento giusto. Tu me lo avevi promesso, mi avevi promesso che io e te ci saremmo sempre detti tutto. E invece mi hai lasciata sola, mi hai fatto credere di essere l'unica responsabile”.

“Elena, ti scongiuro. Ho fatto un errore...”.

“Vattene, Damon”.

“No, dobbiamo parlare, dobbiamo chiarire”.

“Chiariremo dopo. Adesso ho bisogno di un po' di tempo per pensare, scusami”.

Mi gira le spalle ed incrocia le braccia. Io annuisco. Conosco Elena, so che ha bisogno di stare sola, di trovare in fondo al cuore la forza di perdonarmi, di dimenticare tutte quelle lacrime versate per il senso di colpa, di dimenticare tutte le volte in cui io ho cercato di consolarla, bugiardo custode di un segreto che forse l'avrebbe fatta sentire meglio.

Mi avvicino alla porta, poi mi volto un'ultima volta verso di lei.

“Se hai voglia di parlarmi, io sono da Vicky con Stefan. Forse avrai bisogno di parlare anche con lui...”.

“Non mi importa nulla di Stefan, degli errori che ha fatto. La mia storia con lui è sempre stata così, basata su bugie, su sentimenti nascosti, su parole non dette. Solo che pensavo che la nostra fosse diversa, che io e te condividessimo tutto, Damon. Ma mi sono sbagliata, sono stata così stupida da pensare che noi fossimo diversi, che tra noi ci fosse qualcosa di più. La verità è che noi siamo come tutti gli altri. Adesso va' via, lasciami sola”.

Annuisco di nuovo, colpito più che mai dalle sue parole, dalla paura di perderla per non essere stato in grado di raccontarle la verità.

E semplicemente me ne vado, lasciandola ai suoi pensieri, al nuovo odio riscoperto nei miei confronti. Me ne vado con il dolore nel cuore, con la speranza che il nostro amore le faccia dimenticare tutto. Perchè per me lei è la persona che conta di più in questo mondo, perchè perdere lei, sarebbe come morire. Perchè, non è vero, Elena, noi non siamo come tutti gli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!

eccomi con un nuovo capitolo. Perdonate il ritardo.

Sì, lo so è tutto un po' strano, la reazione di Elena può sembrare eccessiva, ma quello che noi non conosciamo alla perfezione è il dolore. Quel dolore che lei ha provato quando pensava di essere l'unica responsabile della fine della sua storia. Inoltre, credo di aver reso abbastanza l'importanza che Elena ripone nella fiducia. Scoprendo questo tradimento, lei si è sentita a sua volta tradita da Damon, l'unica persona che, a suo avviso, non l'avrebbe mai tradita.

Quindi cerchiamo di andare più a fondo, di non considerare Elena superficiale solo perchè lo manda via dopo aver scoperto una bugia, detta comunque a fin di bene. Andiamo a ricercare la causa, quella che la spinge ad avercela con lui perchè non se lo aspettava, perchè in questo mondo complesso e doloroso, è l'unico a renderla felice.

Per quanto riguarda Stefan, analizzeremo meglio nel prossimo capitolo il suo punto di vista e scopriremo anche che cosa è successo in Europa con Rebecka. Le carte sono ancora in tavola, ci sono tante cose da sapere del passato, ma anche del presente. Succederanno molte cose nel prossimo capitolo e spero che, nonostante la confusione che questo capitolo potrebbe avervi creato, aspetterete con me, per cercare di capire che cosa passa nella testa dei protagonisti.

Vi lascio solo dicendovi che, come avrete notato, ci troviamo di fronte alla prima vera difficoltà di coppia per Damon ed Elena. Riusciranno ad uscirne? Lei riuscirà a perdonargli questa piccola bugia?

Inoltre, assisteremo anche ad un confronto tra Vicky e Stefan e torneremo ad occuparci di Matt.

Grazie mille per l'appoggio, siete tantissime a leggere la mia storia ed io ve ne sono davvero grata.

A presto, Anna

 

 

 

Anticipazioni:

 

 

 

E quindi tu hai deciso di lasciarlo andare per una sciocchezza del genere? Lo ha fatto per te, Elena, perchè non voleva vederti soffrire ancora”.

Credi che non lo sappia, Caroline? Credi davvero che io possa smettere di amarlo per una sciocchezza del genere. Solo che mi sono sentita tradita e ho bisogno di tempo, tempo per credergli ancora, per potermi fidare di lui come ho sempre fatto in tutta la mia vita”

  
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