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Autore: Neh DellArti    07/03/2014    1 recensioni
Esistono creature che vivono tra di noi. Creature che camminano indisturbate tra di noi. Ma non sono fantasmi, vampiri, licantropi o altro che qualcuno di noi abbia mai sentito nominare. Si chiamano Deatùil, vivono di noi, si nutrono di noi. Desiderano noi e solo noi. Vagano come spiriti di città in città, cercando un modo per sopravvivere alla distruzione del loro mondo. Vogliono fare del nostro mondo il loro mondo. Ma esiste qualcuno che può impedire tutto ciò, siamo noi, solo che ancora non lo sappiamo.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La sua incapacità di provare emozioni, la sua totale indifferenza verso gli altri, il suo desiderio di prosciugare gli animi altrui. Può esistere un essere così maledettamente crudele? Nel suo animo si cela un tale sconforto e una taele indifferenza da far paura.



La notte è ancora fredda ma nell'aria si respira quel magico odore frizzante che solo le notti di inizio primavera portano con loro, si sente l'odore che proviene dalla campagna, il leggero sentore di aghi di pino posti dinanzi la sua finestra, fragili e poco corposi rispetto a quelli di montagna, ma pur sempre incantevoli. Si sentono gli assopiti rumori della città che vagano di tetto in tetto, strade che portano voci e suoni. Si sente qualcuno camminare, i passi che si susseguono in maniera continua ed un colpo di tosse. Lei, Gobnait, sta lì e osserva fuori dalla finestra, non osserva nulla di particolare, semplicemente indaga con sguardo curioso ciò che quella notte può portarle. Nella sua mente si affollano pensieri, ricordi, istanti e desideri. Desidera assaporare qualcuno, desidera immergersi in qualcuno, sentirne l'odore, il calore della pelle, la voce che si riempie di sensazioni. Desidera e sicuramente avrà, non può più aspettare ormai.



Si infila velocemente il cappotto nero, gli anfibi, prende le chiavi e si richiude la porta alle spalle. Saranno circa le due di notte, ma la città non è ancora del tutto addormentata, ancora qualcuno cammina per le strade, macchine che sfrecciano chissà dove, forse rientrano a casa dopo una serata di chiacchiere e balli, forse alcuni stanno per ricominciare a festeggiare in qualche altro pub o locale, altri ancora forse sono usciti dal lavoro o ci stanno andando. Non lo sa, ma non le importa, sa dove vuole arrivare, il resto è solo sfondo, insignificante e senza utilità. Cammina, cammina e cammina.  L'aria è carica di profumi deliziosi ma le schiafeggia le guance delicate, si tira su la sciarpa bordeaux, cammina e cammina. Il percorso che segue passo dopo passo sembra delineato a caso ma in realtà è preciso e meticoloso, dopo qualche decina di minuti si ferma, si gira, alza lo sguardo. Fissa un punto indefinito di un condominio, ma in realtà dopo poco ha già individuato il suo obiettivo. Tira fuori delle chiavi dalla tasca del cappotto, le infila nel portone dell'edifico, entra, sale le scale a grandi passi, silenziosa come un gatto, senza farsi sentire da chi dorme nei proprio comodi letti. Si ferma dopo qualche rampa di scale, infila le chiavi nella toppa di una porta scura, la targhetta riporta il numero 5. Entra. Silenzio in tutta la casa, buio assoluto, neanche una luce accesa, neanche un led, niente di niente. Nella più totale omertà si dirige verso un lungo corridoio, aspetta qualche istante, apre una porta.  E' una stanza buia ma leggermente illuminata da un lampione posto proprio dinanzi la finestra, sulla strada sottostante. Si siede su una sedia, poi sta in silenzio qualche istante, aspetta qualcosa, ma non è preciso cosa possa essere. Dopo pochi istanti infila le chiavi nel cappotto, se lo sfila di dosso, lo appoggia sullo schienale della sedia, si alza, avanza verso il letto contro il muro opposto a lei e si siede su di esso, poggia una mano su qualcosa, poi sposta la coperta e la scopre. Una ragazzina, più o meno sui 20 anni, i capelli scompigliati e scomposti su tutto il volto, il respiro leggero, è così calda. Le carezza il viso con le dita, le sposta una ciocca castana dalla bocca, le passa le dita sulle labbra. Poi la osserva in silenzio, si lascia avvolgere da quel momento, da quel silenzio così rarefatto e piacevole, rassicurante e calmo. Poi le inizia a stringere il braccio, forte, sempre più forte, quasi da volerlo far sanguinare, fin quando la giovane non spalanca gli occhi. Si alza di scatto, si volta con gli occhi sgranati, la osserva, anche se la stanza è buia può vedere il suoi occhi distintamente, l'iride dorata che raccoglie alcuni flebili raggi di luce dalla stanza, la pupilla leggermente dilatata. Le lascia il braccio e aspetta, le sorride, lei si sistema i capelli dietro le orecchie, si sistema un cuscino dietro la schiena e si siede in silenzio ad osservarla. Le due ragazze si scambiano un lungo sguardo, profondo, calmo e rilfessivo... poi si avventano l'una sull'altra. I due corpi si avvicinano a grande velocità, si scontrano i petti, le spalle, le braccia. Avvolgono i capelli l'una dell'altra tra le mani, si osservano, i loro respiri si mescolano, il loro petto inizia a pulsare sempre più velocemente, si riesce a percepire il nitidio battito dei due cuori, veloce, sempre più veloce. Qualche istante dopo dalle loro bocche semi-aperte escono due flebili fili di fumo, uno color argento e uno color oro, si scontrano, si avvinghiano, si uniscono e si rigettano l'uno nella bocca dell'altra. Si allontanano, si guardano a lungo, poi scoppiano a ridere - Da quanto sei qui? - chiede la giovane - Oh non prendermi in giro, sai perfettamente da quanto tempo sono qui Kane - si sorridono - Hai ragione, però mi chiedo - le si avvicina leggermente e le avvolge le mani intorno al braccio - perchè sei entrata dalla porta, quando potevi tranquillamente passare per la finestra? - le sorride - Non volevo dare nell'occhio - si alza dal letto e si avvicina alla sedia - Tu piuttosto, da quando in qua dormi la notte? - le chiede - Beh, ho voluto provare cosa si prova, sinceramente non mi è piaciuto un gran che, è noioso, non succede nulla, sono realmente sconfortata a riguardo, ne parlano tutti come fosse una meravigliosa esperienza, ma sinceramente non mi è parso niente di che - si infila una vestaglia bianca e si accinge ad uscire dalla stanza - A proposito, sono contenta di rivederti Gobnait - e sorridendo esce dalla stanza. Qualche istante dopo, Gobnait sparisce in un leggero lampo di luce e fumo argenteo, per ricomparire nella cucina di Kane pochi istanti dopo, le sorride - Divertente...- Gobnait osserva curiosa le mele verdi nel portafrutta dinanzi a lei, sul bancone - Belle, ma cosa te ne fai? - ne prende una e la mostra all'amica con faccia sarcastica - Oh quelle? Sono lì per gli ospiti - dice rimettendola al suo posto - Ospiti? - chiede sorpresa Gobnait - Si ospiti, sai com'è, conosco altre persone oltre te - dice cinicamente - Oh, beh in questo caso...- si alza velocemente e inizia a spolverarsi freneticamente e sarcasticamente gli abiti neri - Simpatica, davvero, ah ah ah che ridere - le dice sarcasticamente Kane - Non vorrei mai essere contagiata dal fetore dei tuoi ospiti - conclude cinicamente Gobnait. Kane si avvicina al frigorifero, lo apre e ne estrae fuori una grande brocca piena di un fumo bianco e denso - Uh, gran bel prodotto, dove lo hai preso? - le chiede subito - Questo? Un piccolo dono da parte di uno dei miei "ospiti" - risponde sarcasticamente Kane - Posso? - le chiede Gobnait prostrandosi leggermente verso la brocca con l'espressione assetata e gli occhi che si illuminano di bianco - Non saprei..sai il fetore potrebbe ancora essere presente, non vorrei mai che ti contaminasse - le sorride per poi progerle la brocca traboccante fumo da ogni lato, Gobnait si avvicina, insipra profondamente col naso poi tuffa le mani al suo interno, trattiene in esse una grossa quantita di fumo, apre la bocca e aspira profondamente, la richiude, si lascia andare, rilassando ogni muscolo e socchiudendo gli occhi ormai incadescenti, deglutisce, assapora, poi si lascia andare ad un sospiro pieno di intenso piacere - Delizioso - Kane la osserva e poi si lascia fuggire un sorriso - Da quanto tempo è che non ne assaggiavi un po'? - Gobnait si lascia cadere sul divano dietro di lei - Oh, troppo tempo direi, mi mancava quel sapore rarefatto che ti fa vibrare la schiena - sospira - Già, non è nemmeno dei migliori, dovevi avere proprio fame - Gobnait si siede eretta, spalanca gli occhi, ormai tornati del colore originale e sorride - Non ne hai idea -

Kane rimette la brocca in frigorifero, sistema il bicchiere con cui ne ha assaggiato un poco anche lei e si volta verso l'amica - Ora cosa pensi che farai? - Gobnait si alza con aria dubbiosa - Che intendi? - Kane le si avvicina e le sistema la felpa - Sai che intendo, da quando Keeran se ne è andato sei rimasta da sola, non so quanto tu possa resistere prima di fare qualche cavolata - Gobnait si risiede sul divano con aria sconfortata - Si beh, Keeran ha fatto la sua scelta, non potevo di certo trattenerlo dall'andersene - la ragazza le si siede di fianco - Si certo non potevi, però sono certa che se avessi potuto lo avresti fermato, non è così? - le carezza la guancia bianca con delicatezza - Già...- le due giovani si osservano per un breve istante, poi si avvicinano e si baciano. Si scambiano un lungo e intenso bacio, non è ne troppo sensuale o violento ne troppo amichevole e dolce. Semplicemente è perfetto, la giusta passione, la giusta dolcezza, il giusto desiderio. Intorno ai loro corpi avvinghiati in un lungo abbraccio, iniziano a danzare quattro luci, due bianche e due color rame, danzano e si muovono leggiadramente attorno a loro. D'un tratto, quasi senza respirare, si staccano l'una dall'altra, Kane tiene una mano sulla guancia di Gobnait, poggiano l'una la fronte contro l'altra, i loro occhi illuminati da una luce accecante si fissano imperterriti - Ora dovrei proprio andare - Gobnait si stacca quasi violentemente, si alza, si infila il cappotto, la sciarpa, si volta un ultimo istante ad osservare Kane, poi svanisce nel nulla più totale, un lampo e una leggera volata di fumo argenteo, Kane si alza dal divano, corre verso di esso, poi apre le braccia e le stringe violentemente attorno ad esso, lo aspira, a bocca spalancata, dagli occhi iniziano a colarle due rigangoli di liquido dorato e incandescente, le bruciano le guance, inizia a sentire caldo, un caldo insopportabile, ma non riesce a smettere. Si getta a terra, le guance doloranti, alza la mano verso le sue "lacrime" dorate, con un dito cerca di farle sparire, ma un dolore lancinante le pervade le dita, la mano, il braccio, fino ad arrivarle al petto. Grida e urla sguaitamente, si lascia cadere a terra, poi rimane così in silenzio, senza muoversi, su quel pavimento. Nella notte Gobnait corre in strada, ha sentito ogni urlo, ogni singhiozzo dell'amica, ma lei deve correre via, non può provare emozioni, o ne morirà, come accadrà presto a Kane. Deve correre via da tutto, non deve morire, non può, lei deve vivere, per lei.
   
 
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