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Autore: kuutamo    07/03/2014    1 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Sei sicura che non debba venire a prenderti?" 

" Ti ho già detto di no, la distanza del locale equivale a due isolati, posso farcela, che dici?" - dissi guardando per l'ennesima volta l'orologio, su cui il tempo sembrava arrancare. 

" Mhm.. Promettimi che starai attenta, e se cambi idea chiamami. Ti aspetto al pub, così mi racconti com'è andata la giornata "

" Certo Ville, so badare a me stessa, soprattutto da quando mi hai preso quel dannato coso che mi fai portare sempre appresso " - sbuffai. Ebbene si, un pomeriggio si era presentato a casa mia per darmi ' un piccolo e utile pensierino ', uno spray all' habanero ; roba da restarci stecchiti insomma. 

" Se non la smetti di rinfacciarmelo, giuro che te ne compro un altro ! " - disse dall'altro capo del telefono con tono minacciosamente buffo.

" Si si, ora però devo rientrare, la mia pausa è finita tre minuti fa "

" Allora a dopo Emme, ciao "

" A tra poco .." 

 

Mancavano ancora due ore, poi avrei staccato e avrei raggiunto Ville al locale. Ci vedevamo spesso lì e devo dire che ultimamente era diventato un posto più tranquillo. Forse Ville aveva riferito dell'episodio della foto al personale, infatti all'entrata, nascosto nell'ombra c'era un omone seduto su uno sgabello che scrutava con attenzione chiunque entrasse dalla porta d'ingresso. 

Ville mi aveva detto, dopo tanta insistenza da parte mia, che stava scrivendo molto e lavorando a del nuovo materiale, ma che era ancora presto per giudicarlo qualcosa di effettivamente buono. Nella mia mente non diedi minimamente retta alle sue parole, perché sapevo che qualunque cosa avesse creato, questa sarebbe stata magnifica e suadente. 

Io dal mio canto avevo limitato un po' la mia 'produzione' di << opere intricate >> come le definiva Ville; pensavo che forse dopotutto stavo un po' meglio, che mi ero ripresa, ma qualcosa nel profondo, tra le mie viscere che si attorcigliavano, mi diceva che non era affatto così come appariva. 

 

" Timo io vado, ci vediamo lunedì. Hyvää yöta! "

" Hyvää yöta, Matilda "

Timo era un uomo paffuto e gentile; aveva lineamenti tipicamente nordici, e degli occhi di un grigio azzurro intenso che si nascondevano dietro il riflesso delle lenti. Era stato molto ospitale, ma a quel punto mi resi conto che era una vera e propria caratteristica dei finlandesi, ce l'avevano nel sangue e non potevano farci niente. A volte veniva a trovarlo la sua nipotina Aino con sua figlia e ogni volta la faceva sedere in braccio e le intrecciava dolcemente i capelli, chiedendole cosa aveva imparato a scuola quel giorno. Ebbene si, stavo facendo progressi, e anche se molto lentamente, iniziavo a cogliere il significato delle conversazioni più semplici.

 

Uscii dal caffè e tirai fuori il cellulare per controllare che ore fossero : mezzanotte e venti. Mi misi in cammino, dopotutto non era lontano il posto da raggiungere, ma non avevo intenzione di ignorare del tutto i consigli di Ville. Insomma, lui sapeva meglio di me cosa potevo trovare in strada a quell'ora essendo del posto. Con passo accelerato, soprattutto nelle strisce di strada poco illuminate, raggiunsi il locale,  e dopo essermi data una sistemata alla giacca, entrai. 

C'era molta gente, un gruppetto davanti a me era appena arrivato e mi feci strada tra di loro per avere una panoramica migliore dell'ambiente. Cercavo di individuare dove fosse seduto Ville ma i miei occhi scrutavano solo volti sconosciuti. Cambiai posto d'osservazione e dopo altri tentativi, iniziai a girare tra i tavoli. Controllai il cellulare per vedere se c'erano chiamate, ma niente. Tavolo dopo tavolo, iniziavo sempre più ad insospettirmi: forse era venuto a prendermi, pensai. 

Raggiunsi l'ultimo tavolo del lato destro del pub e alla fine scorsi Ville appoggiato al tavolo. Con lui c'era qualcuno, con cui si stava divertendo davvero molto a giudicare dalle loro risate rumorose. Feci qualche passo e quindi avanzai verso di loro, il viso della donna ancora nascosto.

" Ville..? " 

Di scatto, lei si girò e il peggiore dei miei sospetti si avverò: Sandra mi stava guardando, o meglio fissando da capo a piedi più volte, con lunghi battiti di ciglia. La sua bocca cerchiata di rosso ancora impegnata nella risata.

Ville si accorse lentamente della mia presenza, e appena mi mise a fuoco esultò.

" Ehiiii ! Matilda ! - mi indicò con un dito - Sandra, questa è Matilda, piacere, si?" 

Lei scoppiò a ridere, ma poi si trattenne :

" Si, ho sentito molto parlare di te " - disse, accentuando con il suo sguardo ad occhi semi-aperti la parola ' molto '. Io la guardai e poi portai lo sguardo su Ville. Prima che potessi chiedergli qualunque cosa si alzò in piedi e biascicò qualcosa come  " Vieni a sederti " , ma non fece in tempo a finir la frase che crollò di nuovo su se stesso sul divanetto. 

" Ville, come ti senti?" - mi avvicinai preoccupata e gli presi il il mento costringendolo a guardarmi negli occhi. Appena li rivolse a me vidi che erano arrossati ; inoltre i suoi vestiti erano impregnati di un pesante odore d'alcol. 

" Ben..issimo - disse scoccandomi un sorriso - Sandra mi stava raccontando di come… Sandra, di che stavamo parlando? " - aggiunse pensieroso mentre lei scoppiava in un'altra, fottuta, grassa risata. Ma sapeva solo ridere? 

" Vieni con me sù " - allontanai il bicchiere dalle sua portata, come si fa con i bambini quando prendono qualcosa con cui possono ferirsi, e gli misi un braccio sotto le spalle, sperando che sarei riuscita a trascinarlo fuori di lì. 

" Ahahah, Matilda ma dove mi vuoi portare? " - Ville pesava molto più di quanto avessi potuto immaginare, anche perché lo stavo sorreggendo quasi come un peso morto, e non ci ero di certo abituata.

" Già, Matilda, dove vai? " 

Continuava a ridere. Continuava a fare dello spirito sul fatto che gli aveva praticamente permesso di ridursi ad uno straccio, senza fare nulla. A quel punto sbottai. Mi voltai di scatto tanto da ritrovarmela a pochi centimetri. 

" Non credi di aver fatto abbastanza per stasera? "

" Ci siamo solo divertiti, non sei una che si diverte spesso? - poi si mise una mano davanti alla bocca e maliziosamente continuò con quel suo sguardo - In quel senso, intendo "

Non avevo la minima intenzione di rispondere alle sue cazzate. La guardai per un ultimo attimo in cagnesco avendo quasi paura che mi spuntassero gli artigli, e poi mi feci largo con Ville a seguito per uscire da quella bolgia. Una volta in strada composi il numero per chiamare il taxi e comunicai l'indirizzo. Quando chiusi la chiamata mi accorsi che Ville stava giocando con i miei capelli. 

" Ma come ti è saltato in mente?" 

"Matilda non sei mia madre, e anche se lo fossi.. No, non potresti esserlo, siete completamente diverse tu e mia madre. Sai, lei ha i capelli rossi, invece tu no, perché? " 

Lo guardai un po' esitante e alla fine lo assecondai ; non era più in sé e stava sparando stupidaggini a destra e a manca.

" Già, perché?.. " 

Il taxi arrivò nel giro di qualche minuto, anche perché le strade erano deserte. Lo aiutai ad entrare nell'abitacolo e poi iniziai a dire all'uomo seduto al volante l'indirizzo di Ville fino a quando non se ne accorse. 

" No! Non andiamo a casa mia, no no non posso " 

" Mi scusi solo un secondo " - dissi al tassista voltandogli le spalle.

" Ma che stai dicendo? Ti porto a casa"

" No, non posso tornarci "

" Ma perché no? " - sbottai esasperata. Lui avvicinò il suo viso al mio e sussurrò:

" Mi aspettano le ombre, aleggiano sulla mia testa e non si fermano mai, non posso " 

Era inquietantemente  serio, ma nei suoi occhi c'era lo stesso tipo di fragilità che hanno gli innocenti. Sembrava..indifeso. Per qualche strano motivo provai un senso di vuoto ascoltando le sue parole, e lo capii perfettamente. 

Lo guardai ancora una volta ma lui ora guardava da un altra parte, oltre il vetro del finestrino. 

Comunicai il mio indirizzo e partimmo nella fresca notte di Hellsinki.

 

 

 

Lasciai un attimo Ville appoggiato alla porta per prendere le chiavi dalla borsa e per poco non cadde a terra come una pera cotta. 

" Sta attento cavolo.. Non ti reggi in piedi " 

"Mhm.. "

" Vieni, ti porto in bagno" 

Lo feci sedere a terra davanti alla vasca, in modo tale che avesse un appoggio per il collo e la schiena; gli bagnai il volto accuratamente con un fazzoletto e poi passai ai polsi. Lo lasciai per pochi attimi per andargli a prendere un'aspirina e per poco non si addormentò. Mi accovacciai sulle ginocchia con il bicchiere in una mano e gli diedi dei leggeri schiaffetti sulle guance.

" Ville svegliati, non ancora: prima devi bere questa, dai avvicina la bocca "

Speravo che in qualche modo avrebbe vomitato, o che l'aspirina avesse qualche effetto, anche se lieve. Purtroppo era una cosa che doveva passare da sola, io potevo solo stargli vicino in quel momento, non avevo nessun magico strumento per farlo stare meglio.

Lo feci sdraiare a letto e ai suoi piedi misi anche una bacinella, per sicurezza, nel caso gli fossero venuti inaspettatamente dei conati di vomito. Gli slacciai le scarpe e rimboccai le coperte ormai leggere fino al suo torace. All'improvviso mi prese la mano e aprì debolmente gli occhi: aveva lo sguardo confuso e alienato ma nonostante ciò i suoi due specchi si facevano ascoltare.

" Non essere arrabbiata con me .. "

Gli accarezzai la fronte e lui sospirò schiudendo di nuovo gli occhi.

" Non lo sono…." - dissi con tutta la dolcezza possibile.

Mi rivolse un lieve sorriso, come se fosse sereno dell'esito della mia affermazione e poi si abbandonò alla sonnolenza che lo rapì rapidamente. 

Spensi la luce e mi preparai a passare la notte sul divano. Avevamo già passato la notte nello stesso letto, ma così, in quel modo, non mi sembrava giusto nei suoi confronti. 

Avevo voglia di guardarlo dormire, ma dovetti resistere. 














Note :

Il titolo dei capitolo è lo stesso di una canzone degli Him: l'ho scelto perchè mi sembrava molto appropriato a questa situazione.

Il nome del capo di Matilda è lo stesso di Timo Mukka, di cui in questi giorni ho sentito parlare.

Grazie a tutti coloro che recensisco o che leggono soltanto, è gratificante vedere che la storia piaccia a qualcuno. In ogni caso se avete qualcosa da dire, o qualche critica non esitate e scrivetela.

Kiitos ja Hyvää yötä !


 

  
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