Lost
in Lust
-
Abraxas ha detto che mi stavi cercando. –
Tom
annuì, distogliendo l’attenzione dal libro che
stava leggendo quanto bastava per farle capire che quanto aveva detto
corrispondeva
al vero.
-
Lo sai che non mi piace essere convocata, non sono
uno di quei tuoi cagnolini che accorrono appena li chiami. –
esordì Laris,
avvicinandoglisi con aria corrucciata.
-
Eppure sei qui. –
Gli
scoccò un’occhiataccia.
-
Sono qui solo per colpa della mia maledetta
curiosità. Allora, cosa c’è? –
Le
indicò il calderone crepitante a pochi passi da
loro, - Mi deludi, Grindelwald, credevo che fossi una tipa sveglia.
–
Laris
alzò gli occhi al cielo, ingoiando la
rispostaccia che le era salita alla gola. Ancora non riusciva a capire
perché
mai avesse accettato di unirsi al suo gruppo. Tom Riddle era la
quintessenza dell’insopportabilità
quando ci si metteva.
-
Facciamo finta per un attimo che non sia poi così
sveglia; si può sapere che accidenti vuoi? –
Le
passò il Grimorio che teneva tra le mani, usando
una delicatezza e un’attenzione che sarebbero state
più adatte al maneggiare
una reliquia.
-
Leggi. – ordinò.
Inarcò
un sopracciglio perfettamente curato,
sarcastica, - Che c’è, Riddle, non sai leggere?
–
L’occhiata
raggelante che le rivolse fu sufficiente
a farle capire che si stava spingendo troppo oltre. Era sempre
così con lui: il
confine tra ciò che le era concesso o meno era
incredibilmente labile.
-
D’accordo, fammi dare un’occhiata. –
Scorse
velocemente il testo, mentre una sgradevole
sensazione si insinuava dentro di lei. Gli occhi color ghiaccio vennero
attratti come una calamita da quella parola. Horcrux. Sapeva
di averla già letta, o sentita, da
qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove. Fu costretta a
chiederlo.
-
Cos’è? –
Una
strana espressione si dipinse sul volto del
ragazzo, qualcosa che non aveva mai visto nei mesi che avevano passato
in
stretto contatto. Era come se non avesse mai visto nulla di
così bello, era
pura adorazione.
-
Un piccolo passo verso la vita eterna. –
Sbuffò,
sarcastica, - Non dirmi che ci credi
davvero; sai quanti stregoni da quattro soldi spacciano per veri
incantesimi così?
–
Tom
la guardò come se avesse appena detto qualcosa
di incredibilmente stupido.
-
Credi che sprecherei il mio tempo dietro a
qualcosa che non funziona? – ribattè gelidamente.
No,
in effetti non ce lo vedeva proprio a rincorrere
fantasmi e false speranze, semplicemente non era un comportamento da
Riddle.
-
Come funziona? –
-
Molto bene, Grindelwald, questa sì che è la
domanda giusta. – approvò.
Le
si avvicinò, prendendole la mano e dirigendola
verso il passaggio che gli interessava. A quel tocco, seppur lieve
perché
Riddle non si sprecava mai a toccare le persone più di
quanto fosse necessario,
una sensazione di calore le si diffuse in tutto il corpo. Controvoglia,
si
costrinse a sottrarsi al contatto e ricominciò a leggere.
-
Vuoi uccidere qualcuno?! – esclamò, venendo
immediatamente zittita dalla mano fredda e pallida del ragazzo.
-
Perché non lo urli un po’ più forte,
dall’altra
parte del castello non ti hanno sentita? – sibilò
infuriato, riprendendosi il
libro e sistemandolo accanto al calderone. Con la coda
dell’occhio notò che la
Grindelwald lo stava fissando insistentemente.
-
Vuoi dirmi qualcosa? –
Scosse
la testa.
-
Me ne vado. –
Aveva
appena fatto il primo passo in direzione della
porta, quando Tom le afferrò il polso e la trattenne,
esitante. L’ultima volta
che aveva fatto una cosa del genere non era finita bene; Laris era
entrata nel
panico per un motivo a lui sconosciuto e, per una volta, si era
ritrovato senza
nulla da dire. Ora, però, non sembrava prossima a una crisi;
no, gli occhi
chiari scintillavano d’irritazione.
-
Resta. –
Quell’unica
parola, pronunciata in modo incolore,
non suonava né come un ordine né come una
richiesta. Era atona,
imperscrutabile, proprio come il suo volto.
-
Non voglio assistere a un omicidio, né tantomeno
ti aiuterò. Che senso ha che io resti qui, dunque?
– volle sapere.
Tom
si accigliò, indicando la pozione, - Credevi che
questa fosse … No, non ho alcuna intenzione di uccidere
qualcuno, non con
Silente con gli occhi puntati su di me per lo meno. –
-
Allora perché vuoi che rimanga e perché mi hai
fatta chiamare? – insistè, sinceramente perplessa.
-
Perché eri l’unica persona a cui avrei potuto dire
ciò che avevo scoperto, l’unica su cui possa fare
affidamento. –
Laris
lo studiò con attenzione, cercando di
decifrare ciò che gli passava per la testa. Di solito era
una cosa in cui era
molto brava, ma con lui non c’era mai riuscita, non del tutto
per lo meno.
-
Stai cercando di dirmi che mi consideri tua amica?
– chiese, incapace di nascondere
l’incredulità nella sua voce.
Tom
emise una risata aspra, secca, e condiscendente:
- Non dire idiozie, l’amicizia è sopravvalutata.
–
-
Allora non capisco. – ammise.
-
Ciò che voglio dire è che noi ci apparteniamo, in
qualche strano modo che non riesco a comprendere, è come se
tu fossi una parte
di me. –
-
La parte più carina e socievole, voglio sperare. –
-
La parte che riesce a tenere a bada il mostro. –
replicò, talmente piano che per un attimo si chiese se
l’ avesse solo pensato.
-
Quindi sono una specie di sedativo, una sorta di
Bevanda della Pace? – ironizzò, cercando di celare
lo sconcerto.
-
Non burlarti di me. – esclamò, mentre la rabbia
avvampava nei suoi occhi grigi.
Era
in momenti come quelli che Tom le faceva davvero
paura, malgrado detestasse ammetterlo.
-
Scusa, ho esagerato. –, ammise, - Tutto sommato
credo che, se proprio non hai intenzione di sgozzare nessuno, possa
rimanere
ancora un po’. –
Gli
sedette accanto, osservando in silenzio il
calderone gorgogliante, in attesa che Tom dicesse qualcosa.
-
Ho letto la lettera di tuo padre. – la informò,
con il tono distratto di chi non sembrava dare troppa importanza alla
questione.
-
Tu hai fatto … cosa?! –
-
Era solo una lettera, piuttosto dura in effetti,
ma pur sempre una lettera. – minimizzò.
-
Quella lettera era destinata solo a me, non avevi
alcun diritto di … –
-
Hai intenzione di fare come ti è stato detto? – la
interruppe bruscamente.
-
Stai scherzando, spero. Nessuno può obbligarmi a
fare qualcosa, tienilo bene a mente, Riddle. –
Annuì,
accondiscendente.
-
E Alphard lo sa? –
Gli
rivolse un’occhiata molto poco cordiale, - Non
sono affari tuoi. –
Inarcò
un sopracciglio, fingendosi sorpreso. - Non
gli hai detto nemmeno questo? Strano, pensavo che la
sincerità fosse la cosa
basilare in una relazione. – commentò con tono di
scherno.
-
Gli taccio solo ciò che non ha alcuna importanza.
–
Quell’affermazione
fece increspare la fronte di Tom.
Dunque ciò che era accaduto alla festa di Lumacorno non era
da considerarsi
importante per lei, o forse era lui a non contare nulla?
Serrò la mascella,
mentre la vena sulla tempia cominciava a pulsare pericolosamente.
-
Solo ciò che non ha importanza. –
ripetè,
afferrandola per un braccio e costringendola ad alzarsi. La strinse tra
sé e
la parete,
impedendole qualsiasi via di
fuga.
Laris
lo fissava con aria sfrontata, sforzandosi di
non mostrare come si sentisse inerme e completamente soggiogata da
quegli occhi
grigi che la fissavano con un’aria di cupa bramosia.
Provò a liberare un polso,
ma la stretta del ragazzo era insospettabilmente forte.
Vederla
così, in completa balia della sua volontà,
gli fece correre un brivido caldo in tutto il corpo. In quel momento
l’altezzosa
e arrogante Laris Grindelwald era inerme, completamente vinta. Riusciva
a
leggere la rassegnazione persino nei suoi occhi di ghiaccio, che
contrastavano
con l’aria sprezzante che aveva costretto ad assumere al suo
viso. Gli era
capitato spesso di trovarsi in una situazione simile, ma non aveva mai
pensato
che il sesso potesse essere un’arma di sottomissione efficace
tanto quanto la
paura. Laris non lo temeva, non quanto avrebbe dovuto per lo meno, e
questa
cosa se da un lato lo mandava in bestia dall’altro lo
attraeva. E lui non
poteva accettare di essere schiavo di qualcosa, tantomeno di uno
stupido
desiderio fisico, perciò tanto valeva soddisfarlo, ma a modo
suo.
-
Che cosa hai intenzione di fare, Riddle? –
Le
rivolse un sorriso sarcastico, - Nulla d’importante.
–, poi annullò la distanza che separava le loro
labbra.
In
un primo momento Laris provò a opporre una certa
resistenza, più perché il suo orgoglio le
impediva di piegarsi alla volontà di
qualcuno che per reale mancanza di partecipazione, ma quando i denti di
Tom le
morsero il labbro inferiore con violenza, si convinse ad assecondarlo.
Ricambiò
il bacio, in una singolare lotta di lingue e denti, assaporando il
sapore del
suo stesso sangue. Chiuse gli occhi quando avvertì una mano
gelida accarezzarle
ruvidamente un fianco e farsi strada al di sotto della camicia della
divisa. Li
riaprì soltanto quando avvertì il rumore di una
serie di bottoni che venivano
fatti saltare via. Non se ne curò particolarmente, distratta
dalle mani e dai denti
di Tom che le torturavano ogni centimetro della bianca pelle esposta.
Quando l’orlo
della gonna venne alzato bruscamente e una mano le artigliò
una coscia tornita,
s’inarcò leggermente, andando a scontrarsi con
l’erezione del ragazzo e
strappandogli un lieve rantolo. Fece ondeggiare il bacino ancora una
volta,
ghignando divertita. Se credeva davvero che si sarebbe arresa senza
lottare
allora era un illuso.
-
Sta ferma, Grindelwald, non ti piacerebbe se
perdessi il controllo. – ringhiò.
Le
si addossò maggiormente, impedendole qualsiasi
movimento. Era lui a condurre il gioco, la voleva completamente in suo
potere,
non avrebbe permesso che passasse da cacciatore a preda. La
sollevò,
costringendola ad allacciare le gambe intorno ai suoi fianchi per
mantenere l’equilibrio
e, prima ancora che avesse il tempo di realizzare ciò che
stava per fare, entrò
in lei con una spinta poderosa.
Laris
sussultò leggermente, sforzandosi di
rilassarsi. Sapeva bene che se fosse rimasta rigida come un pezzo di
legno non
sarebbe riuscita a provare altro che dolore. Allora, mordendosi con
forza l’interno
della guancia per impedirsi di gemere, cercò di ondeggiare
quel tanto che
bastava per andare incontro alle sue spinte. Ora che si stava abituando
lentamente a quel ritmo e all’impeto, cominciava ad avvertire
il piacere che
fluiva rapidamente in tutto il corpo. Sospirò, artigliando
le spalle del
ragazzo, certa che i suoi graffi sarebbero risultati evidenti persino
con la
protezione del leggero tessuto della camicia. Con Alphard non era
così; lui era
dolce, intrigante e sensuale, ma mai violento. Tom invece era
insopportabile,
insinuante, ma quelle spinte violente e rudi erano probabilmente la
cosa più
piacevole che avesse mai provato. Raggiunsero l’apice nello
stesso istante,
entrambi lasciandosi sfuggire un suono profondo e gutturale che li
portò a scambiarsi
un’occhiata d’intesa.
-
Alphard ti starà cercando. – commentò
asciutto,
ricomponendosi.
Laris
annuì, risistemando i bottoni con sapienti
colpi di bacchetta. Era stato bello, certo, ma solo lussuria.
-
Vorrà sapere cosa volevi da me. –
Tom
le rivolse un sorriso sghembo, - Suppongo che
non fosse nulla di così importante. –
-
Decisamente. – convenne, ravviandosi le morbide onde bionde e
incamminandosi
verso l’uscita.
[1.811
parole]