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Autore: Marra Superwholocked    07/03/2014    1 recensioni
Il Dottore non dimenticherà mai Anna.. Una compagna di viaggio totalmente fuori dagli schemi, così simile a lui.
"Si mise più comodo, accavallò una gamba per creare un supporto su cui scrivere e cominciò descrivendo la tempesta di quella notte."
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dietro l'arazzo


Uscita da lì, Anna si ritrovò sola. Il suo obiettivo era semplice: farsi acciuffare ed essere portata davanti al re. Era l'unico modo per riuscire a scappare da lì. Se ce l'aveva fatta quella strana ragazza luminosa, allora poteva farcela anche lei. In qualunque caso, aveva scoperto un altro macchinario all'interno di quella camera e aveva capito perché era stata nascosta agli occhi di tutti. Nessuno, specialmente il nemico, doveva mettere le mani su quell'invenzione; questo perché conteneva l'arma per cui tutti i Pikeyani sarebbero morti: l'acqua.
Si guardò attorno, ma, per sua sfortuna, non vide nessuno; nessuna testa pelata. Mise il cacciavite sonico del Dottore in un taschino della giacca di pelle e partì per il lungo corridoio. Quando vide uno sportello sulla parete su cui terminava la via, non ci pensò due volte e cominciò a premere qualche pulsante, apparentemente a caso. Di fronte a lei, infatti, si aprì un varco largo un paio di metri e, senza indugiare, lo oltrepassò entrando in un luogo freddo e buio.


Il Tardis atterrò in prossimità di un lago e la ragazza uscì dall'astronave con un bel sorriso radioso stampato in faccia, forse un po' ebete come quello di suo padre. Chiuse dietro di sé le porte e tirò fuori i suoi occhiali da sole, inforcandoli come solo Horatio Caine sa fare.
“Mhm.. Inghilterra.. Lago di Windermere.. Sì, decisamente” sussurrò la ragazza camminando verso un uomo in riva al lago con la canna da pesca tesa. Affianco a sé teneva un grosso secchio color ghiaccio stracolmo di luccicanti pesci d'acqua dolce. Seguì il sentiero che già altri pescatori avevano tracciato per arrivare alla migliore postazione della domenica pomeriggio. La canna ebbe un guizzo e si inarcò talmente tanto che l'uomo pensò si stesse spezzando. La carpa venne presa alla sprovvista: aveva scambiato l'esca per un innocuo chicco di mais – il che era vero – ma non aveva fatto caso all'altro pezzo di amo che spuntava dal chicco stesso. Si dimenò con tutte le sue forze: se ce l'aveva già fatta una volta, perché non due? Ma non fece neanche in tempo a pensarlo che l'uomo l'aveva tirata fuori dall'acqua, mettendo in mostra tutti i suoi muscoli e, gocciolante, la stava per riporre nel secchio insieme alle altre.
Il gilet di jeans nero della ragazza era ricoperto di borchie smaltate e brillanti, ma in quella giornata di sole la faceva sudare come non mai. Fortuna che sotto aveva solo una semplice maglietta di cotone bianco con una stampa da figli dei fiori. Si stava sempre più avvicinando all'uomo. “Belle carpe, sir.”
L'uomo si spaventò talmente tanto che scattò in piedi come se avesse sentito dei bombardamenti e la povera carpa ne approfittò per scivolargli di mano e ritornare trionfante in acqua col suo chicco di mais in bocca. Il cuore dell'uomo sembrò smettere di battere quando si rese conto che la ragazza che aveva di fronte era.. “VALERY!” urlò di gioia l'uomo, spalancando le braccia.
“JACK!” Valery gli corse incontro per abbracciarlo e lui la tirò su di peso facendola svolazzare un po'.
Al diavolo la pesca, ora c'è la mia Valery!, pensò Jack Harkness, pazzo di gioia.


Anna percorse un lungo ed interminabile tunnel scavato nella roccia ed illuminato solo dalla luce del cacciavite sonico che, essendo blu, le permetteva una discreta visibilità. Le gocce di umidità – l'intero palazzo reale (che comprendeva anche quello di Giustizia) era costruito sotto la Montagna della Sapienza – la stavano bagnando da capo a piedi quando un lampo di genio le fece rizzare la schiena. “Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?! Stupida, stupida Anna!” si disse colpendosi la fronte ripetutamente. Staccò dalle pareti del tunnel una piccola quantità di roccia e la ammonticchiò per terra, vi puntò sopra il cacciavite sonico e, con un unico trillo di una ventina di secondi, le rocce si sciolsero come per magia. Anna, sempre col cacciavite in funzione, modellò con l'altra mano la poltiglia nera e puzzolente per farne un recipiente. Cambiò tasto del cacciavite e la fanghiglia si indurì fino a diventare forte ed impenetrabile come il diamante. “Bang! Roccia diamantina! Molto sensibile agli ultrasuoni. Prenditi questa, Einstein!” Poi si fermò un istante a riflettere. “Momento. Chi diavolo è questo Einstein? ..Boh!” e continuò il suo cammino con la scodella rudimentale in mano.
Il tunnel che stava percorrendo veniva spesso usato dai Pikeyani per le fughe di emergenza. Di solito sono, appunto, detti scorciatoie perché devono portare in salvo degli individui in poco tempo, ma questo ne era un'eccezione. Ad Anna parve, infatti, di girare in tondo: non vedeva nulla di nuovo, solo pareti di roccia e acqua che, man mano che camminava, raccoglieva nella scodella.
All'improvviso, il cacciavite sonico smise di funzionare. Lo sbatacchiò più volte senza riuscire a rimetterlo in sesto. Si decise, quindi, a camminare nel buio, ma i suoi occhi non vedevano altro che nero pece a causa del suo cambiamento genetico. “Se i miei calcoli sono giusti...” Sospirò. Cacciavite in tasca e scodella colma d'acqua in mano, Anna strusciava lungo le pareti. Poi, quelle finirono e sollevò l'arazzo.

   
 
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