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Autore: Yasha 26    07/03/2014    12 recensioni
(Attenzione: linguaggio “colorito” e tematiche delicate come violenza, alcool e droga. Nulla di chissà che, ma ci tenevo a precisarlo prima che iniziaste a leggere)
***
Fino a qualche mese fa credevo sarei stata felice con l’uomo che amavo. Invece ciò non è accaduto.
La sera che avrebbe dovuto essere la più bella della mia vita, quella che sognavo da anni, è diventata un incubo che mi tormenterà per sempre.
Vedere i tuoi occhi, riflesso dei suoi, sarà la mia punizione. Già, perché ciò che è accaduto lo devo solo alla mia stupidità.
Eppure non ho avuto il coraggio di rifiutarti. Tu non hai colpe.
Spero solo riuscirai a perdonarmi quando saprai la verità, ciò che mi è accaduto quella sera…quando tutto è cambiato.
***
NB: al capitolo 10, Regali di Natale, si ricollega un extra dal rating rosso, dal titolo "W.E.C. EXTRA: Regali di Natale" che trovate a questo indirizzo -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2846837
STORIA IN REVISIONE
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.








Aiuto! Aiutatemi!
Lo urlo a voce e lo urlo nella mia testa, ma lui non si ferma.
Mi dimeno come una matta mentre fa i suoi porci comodi con me.
Il dolore è insopportabile! Mi sta facendo malissimo! Ma ancora più di quello fisico è quello dell’anima a fare male. Lui è un porco approfittatore, ma io mi sono messa in questo guaio.
La colpa è tutta mia! Io ho bevuto come una spugna. Io l’ho provocato. Io l’ho seguito in macchina. Però, poi ho cambiato idea, riacquistando un po’ di lucidità perduta. L’ho supplicato di fermarsi ma non l’ha fatto. Ha approfittato della mia incapacità di capire lucidamente cosa stessi facendo. Non è giusto. Io non volevo questo!
La mia prima volta in una lurida macchina, con uno sconosciuto, ubriaca fradicia.
Piango tutte le mie lacrime, ormai ritornata fin troppo lucida. L’alcool sembra evaporato per effetto della paura. Voglio andarmene da qui!
Finalmente si ferma. Ha finito. Mi lascia. Esce da me e la sensazione di sentirlo strisciare fuori mi disgusta oltremodo.
Mi porto le mani al viso per bloccare almeno i singhiozzi divenuti più forti, ma senza successo.
- Ti…ti prego non piangere. Io non volevo…scusami. - sussurra ancora col fiatone, togliendomi le mani dal viso per accarezzarmi
No! Non voglio essere toccata ancora!
- Non toccarmi! - urlo scansandomi
- Aspetta io…non era mia intenzione. Scusami davvero! - ripete nuovamente, ma io non voglio stare a sentirlo
Mi sfilo da sotto il suo corpo, apro lo sportello e fuggo via in preda al panico.
Vi prego fate che non mi insegua!
Corro a perdifiato, malgrado senta parecchio dolore. Non ha avuto alcun riguardo quel maiale!
Sono costretta però a fermarmi, ho la nausea. Mi sento malissimo. Aiuto!
Vomito tutto quello che ho bevuto, e anche di più credo. Mi sento la gola ustionata, mi gira la testa, mi sento svenire. Non posso perdere i sensi per strada. Che faccio? Che faccio?? Mi sento troppo confusa.
Sedendomi sul bordo del marciapiede sento un rumore. Cos’è? Ah sì…il cellulare! Ce l’avevo nella tasca della gonna. Compongo il primo numero che il mio cuore mi detta e aspetto poggiando la testa al vicino palo della luce.
 
- Kagome! - mi sento risvegliare da un tono preoccupato
Accidenti mi devo essere addormentata.
- Kagome! Oh Kami, ma cosa ti è successo? - urla Sango vedendomi stesa a terra mezza svenuta
- Sango…portami a casa. Ti prego…- la supplico cercando di alzarmi, con scarsi risultati
Mi sento sollevare da qualcuno e capisco che Miroku è con lei, sono tra le sue braccia. Mi adagia sul sedile posteriore dove mi rannicchio.
- Miroku portiamola in ospedale presto! - gli chiede Sango
- No! In ospedale no! - rispondo aprendo gli occhi di scatto
- Ma Kagome…sei in uno stato pietoso e poi devi sporgere denuncia! -
- Denuncia per cosa? -
- Come per cosa? Per…ecco….oh cielo non farmelo dire ti prego! Lo vedo da sola cosa è successo. Hai la gonna sporca di sangue. - mi fa notare scoppiando in lacrime
Abbasso la testa per guardarla e vi trovo il segno della perdita della mia verginità. Non si è nemmeno preso la briga di tenerla su mentre…mentre…
- Ti prego Sango, non voglio fare nessuna denuncia e non voglio vedere nessun dottore. Voglio solo andare a casa a fare un bagno. - le chiedo ricominciando a piangere
- Ma…-
- Sango lasciala stare. Non se la sente. Portiamola a casa. - interviene Miroku, per  mia fortuna, convincendola
Mi portano a casa e la mia amica mi aiuta a fare un bagno. Dopo di che mi metto a letto. Loro si sono fermati nella stanza di Sango per stanotte. Lei voleva dormire con me o tenermi comunque compagnia ma io non ho voluto. Ha insistito ancora per farmi vedere da un medico, ma l'ultima cosa che voglio adesso è essere visitata da un sacco di medici, raccontare quello che è successo ed essere definita una puttana, perché è questo che sono stata…una puttana.
Mi addormento spossata, col peso dell'alcool ancora in circolo.
Il giorno dopo mi sveglio piena di dolori ovunque e con un mal di testa terribile. Mi alzo a fatica dal letto, sono appena le sei e tutti ancora dormono. Vado in cucina a prendere un analgesico e mi rimetto a letto, sfinita. Sono le sette e finalmente il pulsare alla testa e al ventre passa.
Sango fa capolino dalla porta per vedere se sono sveglia.
- Sono sveglia, puoi entrare Sango. - la informo sollevandomi e mettendomi seduta
- Kagome, piccola, come ti senti? - mi chiede ansiosa
- Adesso meglio. Ho preso un antidolorifico. Avevo mal di testa. -
- Mi dispiace tesoro! - confessa abbracciandomi e iniziando a piangere
- Ti prego Sango non piangere. -
- Com’è successo? Perché ti trovavi lì? E dov'era Bankotsu? - mi chiede lei
- In che senso? -
- Stanotte quando siamo arrivati lui non c’era. È rientrato alle due. Ma non gli abbiamo detto nulla. - mi tranquillizza vedendomi agitare
Non era in casa?
- Forse era con Kagura. - mi sfugge tristemente
- Con chi? - chiede confusa
- La sua ragazza. -
- Bankotsu è fidanzato? Oh povera sorellina! Mi spiace! Ci sarai rimasta malissimo! È per questo che eri fuori da sola? -
- Sì. Quando l’ho scoperto sono praticamente fuggita via. -
- E poi cosa è successo? Ti va di parlarmene? Sei stata seguita da qualcuno non è così? - domanda con le lacrime agli occhi
- No. Non mi ha seguita nessuno. Sono arrivata in un locale notturno. - le spiego
- In un locale? Kagome, dovresti sapere che non è sicuro per una ragazza andare in quei posti da sola. Soprattutto se è disperata. Scommetto che ti hanno messo qualcosa nel bicchiere! Dobbiamo andare in ospedale ti prego!. - insiste lei
- Non mi hanno dato nulla Sango. Ho fatto tutto da sola. - le confesso colpevole
- In che senso? -
Prendo un bel respiro e le racconto l’accaduto, consapevole che mentire non avrebbe senso. Non voglio passare per martire dato che non lo sono.
Quando finisco il racconto la vedo guardarmi pietrificata.
- La colpa è mia Sango lo so. È tutta colpa mia! Cosa dovrei denunciare? Che mi sono ubriacata in modo consapevole per dimenticarmi una stupida delusione d’amore? Che ho chiesto ad uno sconosciuto di venire a letto con me? Dovrei dirgli di come l’ho provocato e di come poi invece mi sia pentita all’ultimo istante? Per finire poi in bellezza con lo stupro. No grazie! Non voglio vederli scoppiare a ridermi in faccia o sentirmi dire che l’ho meritato. Lo so già da sola. Non mi hanno drogata, non mi hanno presa con la forza trascinandomi in quella macchina, non mi hanno costretta a baciare quel ragazzo. Ho fatto tutto da sola. Anche se avevo bevuto ho fatto tutto da sola. - spiego mettendomi a piangere
Il peso delle mie parole è più pesante adesso che sono lucida. Fa male.
- Kagome…- mi chiama lei
Alzo il viso per guardarla ma un forte bruciore e un suo movimento me la fanno voltare di lato. Mi ha…dato uno schiaffo?
- Sango ma…-
- Sta zitta! Non provare a dire se o ma perché giuro che te ne do un altro! - urla furiosa
- Ma dico…ti rendo conto di cosa mi hai appena confessato? Ti sei praticamente buttata nella fossa del leone chiedendogli di mangiarti! Sei una stupida irresponsabile! -
Abbasso la testa colpevole non potendo replicare. Che le potrei dire se non che ha ragione?
- E anzi sai una cosa? Ti è pure finita bene che fosse solo interessato a scoparti in quel momento! Ma ci pensi se fosse stato un pazzo maniaco o un serial killer? Avrebbe potuto portarti via, rapirti senza difficoltà, seviziarti e ucciderti dopo essersi divertito con te! Per tua fortuna non era nemmeno un tipo violento dato che non hai nemmeno un livido, segno di schiaffi o altro! -
- Ma sta a vedere che lo devo pure ringraziare adesso? - rispondo furiosa
Per mia fortuna dice? Ma che fortuna è essere violentate??
- Non ho detto questo stupida! Sto solo dicendo che poteva andarti peggio! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti sei ubriacata di proposito, in un locale pieno di drogati e alcolizzati, alla presenza di uno che ci provava spudoratamente e che hai invitato tu stessa ad approfittarne! Te lo ripeto…se fosse stato un altro tipo di ragazzo lo avresti invitato a nozze per banchettare con ciò che restava di te. Ma li vedi i notiziari? Non leggi di quante donne vengono picchiate e uccise dopo essere state stuprate? O di quante ragazze vengano rapite e rivendute come schiave? Ma che ti passa nel cervello?? -
Solo ora mi rendo conto che ciò che dice è vero. Ha perfettamente ragione. Poteva andarmi peggio, ma non per questo mi sento sollevata.
Vorrei morire! Mi sento uno schifo! Con che coraggio guarderò la gente in faccia adesso? Non penseranno “poverina ha subito un abuso” penseranno “puttana te lo sei meritato”.
Sapevo che bere e perdere il controllo poteva essere rischioso. Ma non per questo un uomo doveva approfittare del mio stato emotivo dannazione! Ho sbagliato lo capisco, ma quell’essere non doveva sentirsi in dovere di abusare di me e della mia fragilità.
- Vuoi chiamare tua madre? - mi chiede addolcendo il tono
- No. Non voglio che lo sappia. Non deve saperlo nessuno. Ti prego Sango! - la supplico disperata
Deve rimanere un segreto che non svelerò mai a nessuno. Una ferita che mi porterò dentro per tutta la vita, ma da cui trarrò insegnamento.
Il primo è che non berrò per il resto della mia vita. Il secondo che non metterò mai più piede in un locale come quello, anzi non uscirò più da casa tranne che per la scuola, ammesso che ci vada ancora. Ma cosa più importante: non mi innamorerò mai più di nessuno! È stato per questo che mi hanno violentata, non deve accadere ancora! Mai!
 
 
 
 
                                                               ********************
 
 
È passata una settimana. Non faccio altro che pensare a quella ragazza. Mi sento uno schifo. Un verme.
Sono ritornato tutti i giorni al Breath nella speranza di poterla rivedere o anche per avere informazioni dal barista. Ovviamente lei non si è più fatta rivedere e il barista non l’aveva mai vista prima di allora.
E se mi avesse denunciato? Se la polizia mi stesse cercando? Se i miei lo scoprissero mi ucciderebbero. Cosa faccio?
Voglio trovarla. Voglio parlarle e scusarmi con lei. Al tg non hanno dato notizie di ragazze violentate, quindi forse non mi ha denunciato. O magari era così ubriaca da non ricordarsene. Accidenti diventerò pazzo a forza di pensarci!
- Coglione…stai ancora pensando alla troietta dell’altra sera? - chiede Koga dandomi un colpo in testa
- Non chiamarla troietta. Sono io lo stronzo che l’ha violentata. - rispondo infastidito
- Ma che violentata! Abbiamo visto tutti come ci stava. Quella lo voleva. Avrà solo fatto la preziosa e a te è sembrato che non volesse perché troppo fatto. Meno hashish e più tabacco per te nella prossima canna amico! - scherza divertito
- Idiota, stava piangendo implorando che mi fermassi! -
- Forse piangeva perché non ci davi abbastanza dentro! - replica Hakudoshi scatenando le risata di tutti, e non so perché avrei voglia di prenderli a pugni uno per uno
- Magari la prossima volta che la rivedi potremmo unirci anche noi, così di piangere non avrà il tempo talmente sarà impegnata a decidere dove prenderlo prima ahahahaha. - se la ride Naraku facendomi esplodere
- Vaffanculo stronzi! Fottetevi! - gli urlo uscendo dal locale imbestialito
Sono così incazzato per i loro commenti che avrei voglia di pestarli tutti a sangue. Inutili teste di cazzo strafatte! Non riescono a capire il guaio che ho fatto.
I suoi occhi pieni di lacrime è me che tormentano ogni notte. Le sue urla riempiono le mie orecchie non le loro. Non riesco a darmi pace! Forse se mi denunciasse sarebbe meglio. Finirei dietro le sbarre, ma almeno mi sentirei più libero, cazzo! Non riesco più a chiudere occhio da quella maledetta sera! Non potevo starmene tranquillo a bere e fumare invece di andare da lei? Non so nemmeno il suo nome.
- InuYasha. - mi sento chiamare appena metto piede in casa
E ora che accidenti vuole?
- Che c’è mamma? - chiedo freddo
- Vorrei parlarti. È da una settimana che non fai altro che uscire e tornare tardi. Non può andare avanti così. Hai solo diciannove anni e finché non sarai maggiorenne siamo io e tuo padre a comandare. Non vogliamo che ritorni praticamente all’alba. E soprattutto voglio che non frequenti più quei delinquenti dei tuoi amici! - mi ordina mettendo le braccia attorno ai fianchi come a rafforzare le sue parole
Feh…mi prende per il culo? Da quando lei comanda?
- Io non farò un cazzo di quello che mi ordini tu è chiaro? Non smetterò di vedere i miei amici solo perché non sono ricchi come tuo marito. Sono gli unici che non mi trattino come un rifiuto o come un qualcosa di superfluo, come invece fate voi due che vi decantate genitori! - rispondo con astio, unico sentimento che provo per i miei genitori
Lei mi guarda dapprima stupita, poi alza la mano e mi schiaffeggia con forza.
- Non permetterti mai più un tono tanto insolente con me moccioso, ci siamo capiti? Avrai anche diciannove anni ma non hai giudizio! Vedi di mostrarti meno inutile di quello che sembri! Niente più serate a bere e drogarti con quei nullafacenti. Niente più ragazze diverse ogni sera ad aumentare il tuo ego smisurato. Da adesso ti darai una regolata. Andrai alla facoltà di medicina impiegando il tuo tempo ad imparare come salvare la vita al prossimo. Smetti di fare la povera vittima non amata dai suoi genitori e vedi di fare l’uomo! Da lunedì andrai all’università e non voglio sentire un no uscire dalle tue labbra! -
Resto fermo a guardarla immobile. È forse la chiacchierata più lunga che abbiamo mai fatto.
Ha detto “rendermi meno inutile di quello che sono”?
- Va bene. - riesco solo a rispondere rassegnato
- Bene. Finalmente hai capito. - dice voltandosi e andandosene, piena della stessa freddezza con cui è comparsa
Entro nella mia camera e mi lascio cadere sul letto, accarezzando la guancia che mi ha colpito poco fa. È forse il primo gesto che mi dedica, anche se non era d’affetto. Ma per una volta nella vita ha fatto la madre.
I miei pensano che io sia inutile. Ma come dargli torto dopo quello che ho combinato con quella povera ragazza? Mi prendo la testa tra le mani. Hanno ragione, sono inutile! Non ho fatto nulla in questi anni, solo casini.
Mia madre ha ragione. Devo mettere la testa a posto, anche se non voglio diventare medico. Ma è ciò che mi merito. È come punirmi così, per ciò che ho fatto. Sono sicuro di aver rovinato la vita di quella ragazza col mio gesto. Una violenza non credo si dimentichi mai. È giusto che anche la mia vita non sia felice come non lo sarà più la sua.
 
 
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- Mamma io esco. Ci vediamo dopo. -
- Aspetta Kagome! Stai dimenticando il pranzo, come sempre. - mi ferma lei
- Grazie mamma. Che farei senza di te. - la ringrazio abbracciandola
- Perderesti la testa strada facendo forse. Ultimamente sembri sempre tra le nuvole. - mi fa notare lei
- È la scuola. Sai com’è. E poi presto sarà Natale e sai che lo adoro! Non vedo l’ora! - mento dandole un bacio e dileguandomi sorridente
Quando sono lontana da casa mi rilasso, togliendomi questo finto sorriso che ormai indosso  tutti i giorni. Sono passati quasi due mesi da quella sera. Non l’ho detto a nessuno. Gli unici a saperlo sono solamente Sango e Miroku. Con tutti fingo di essere quella di sempre, ma dentro ormai sono morta. Non è rimasto nulla della vecchia Kagome, allegra, solare, piena di speranze e di aspettative. Oramai un giorno scorre uguale agli altri. Ho dimenticato cosa voglia dire dormire dato che ogni notte appena chiudo gli occhi rivivo sempre quella maledetta scena.
Non passa un solo giorno in cui non mi maledica per la mia grande stupidità. Non avrei nemmeno il diritto di lamentarmi. Chi è causa del suo male pianga se stesso no?
Sango dice che posso sfogarmi ogni volta che voglio con lei, ma le mento dicendo che sto bene e che è tutto dimenticato. Ma dubito mi creda. Mi conosce. Sa che il mio sorriso è di facciata, per le apparenze.
Mi ha consigliato di rivolgermi a qualcuno, uno psicologo, ma io non voglio. Di sicuro mi giudicherebbe per la bambina che sono. Non mi sentirei a mio agio. Preferisco provare a dimenticare tutto. In fin dei conti la cosa è accaduta da poco. Ci vuole tempo per dimenticare. Anche se temo che dimenticare sarà impossibile. Rimarrà comunque impressa a fuoco dentro di me quell’esperienza orribile.
- Kagome- chan! - mi chiama una voce familiare
Ok rimettiamo su la maschera di ragazza felice e allegra!
- Buon giorno Yuka- chan! - la saluto sfoggiando un bel sorriso
- Wow come sei radiosa oggi! -
- È l’aria natalizia. Sai che l’adoro! -
- È vero. Ogni anno prepari sempre in anticipo i regali. Addirittura a novembre. Dimmi hai già cominciato? -
- Ma certo che sì! O non sarei più io no? -
- Hai ragione! - risponde ridendo e io la seguo
Ecco che un’altra giornata di pura finzione mi si para davanti in tutta la sua crudeltà. Il realizzare che presto sarà Natale mi butta ancora più giù. Non vedo l’ora che se ne vada questo periodo tanto festoso così com’è venuto. Adesso le luci, la gente felice per strada, le musichette natalizie mi infastidiscono. Ho sempre amato il Natale e la sua atmosfera, ma quest’anno ne farei a meno. Fosse per me non uscirei più da casa. Senza contare che quest’anno in casa a festeggiare con noi ci sarà anche la fidanzata di Bankotsu. Oltre il danno…la beffa. Lei non mi ha fatto nulla poverina, anzi è sempre gentile con me e io mi sforzo di esserlo con lei, ma vederla in un ruolo che consideravo già mio fa male. Scema io che ci speravo.  Per fortuna almeno Sango e Miroku saranno con me. Volevano andare dai genitori di lui per questo Natale ma hanno lasciato perdere per tenermi compagnia. Mi spiace avergli rovinato i piani però. Mi sento ancora più in colpa. Però egoisticamente sono felice del fatto che non sarò sola.
Finita la scuola mi reco al mio bar preferito, in cui mi fermo sempre dopo le lezioni.
- Ciao Kagome, come stai? -
- Ciao Hojo. Tutto bene, tu? -
- Benissimo. Ma chiamami Akito per favore. Mi fai sentire vecchio col cognome. Il solito tè caldo alla pesca? - mi dice lui sorridendo raggiante
- Indovinato. - rispondo io sorridendogli
- Arriva subito. -
Akito è un ragazzo di ventidue anni che ho conosciuto il primo giorno delle superiori. Lavora in questo bar, anzi, a dir il vero il bar è suo, ereditato dai suoi genitori. Ogni volta che vengo insiste con l’offrirmi lui il tè che non salto mai di prendere dopo scuola. Ho sempre voluto pagarlo ma lui non vuole.
Mi corteggia da quando mi ha conosciuto. Mi ha sempre invitato a uscire con lui, ma io troppo distratta da Bankotsu non gli ho mai dato corda. Adesso sinceramente me ne dispiaccio. È un bravissimo ragazzo. Magari se avessi provato a frequentarlo me ne sarei innamorata e adesso sarei felice. Non mi sarebbe accaduto nulla. Non sarei stata violentata in quel modo così stupido.
- Ecco a te Kagome. Che hai? Ti vedo pensierosa. - mi chiede portandomi il tè
- Oh nulla. Pensavo ai regali natalizi. Me ne mancano ancora un bel po’ da fare. - rispondo sorridendo
Lui mi osserva attentamente e scuote la testa, sedendosi sulla sedia accanto.
- Non me la dai a bere. Tu hai qualcosa di strano ultimamente. I tuoi sorrisi sono così diversi da quelli di una volta. Cosa c’è che non va? Con me puoi parlare. - mi dice prendendomi una mano e guardandomi dolcemente
- Io…ecco…- dico in difficoltà
Come ha fatto ad accorgersene?
- Se non te la senti non ti obbligherò. Ma non fingere con me di stare bene Kagome. Ho imparato a conoscere ogni più piccola sfumatura del tuo carattere. So che quando sei nervosa abbassi gli occhi e picchetti con le dita sulla tazza o sul tavolo. Come so che quando sorridi di cuore ti si socchiudono gli occhi e ti si colorano le guance. E questo non accade da un po’. Non voglio costringerti a dirmi cosa non va, ma sappi che io per te ci sarò sempre. Lo sai cosa provo per te. Se avessi bisogno del mio sostegno io ci sarò. - mi dice in modo così accorato e rassicurante che una lacrima mi scappa, ma lui prontamente la raccoglie con un dito
- Ehi non volevo farti piangere. - si scusa dispiaciuto
- No, non mi hai fatta piangere. Mi hai solo commossa. Non mi aspettavo che mi conoscessi così bene. Non si è accorto nessuno che i miei sorrisi sono finti. Nemmeno mia madre che mi vede tutti i giorni. -
- Tua madre ha molte cose di cui occuparsi e non passa il suo tempo ad osservarti come invece faccio io quando vieni qui. Kagome…dammi una possibilità. Non ti chiedo di diventare la mia ragazza, ma almeno di uscire una volta insieme. Magari ti trovi bene con me. So che sei innamorata del ragazzo che vive in casa vostra ma…-
- No! - lo interrompo io
- Non sono più innamorata di lui. - confesso imbarazzata
- No? Ma quando lo nominavi ti si illuminavano gli occhi. -
- Questo era prima. Poi ho capito che la mia era una cotta adolescenziale. Sai com’è… è stato il primo ragazzo che mi ha dedicato attenzioni quando ero più piccola e io ho scambiato l’affetto con ciò che non è. Ma adesso l’ho capito. -
- Ho capito. Ha la fidanzata. - afferma dolcemente, senza tono ironico
Colpita e affondata! E che cavolo!
- Ma…mi spieghi come accidenti lo hai capito? - chiedo sorpresa
- Te l’ho detto. Ti conosco. -
- Hojo c’è una telefonata per te! - lo chiama una delle cameriere
- Scusami Kagome. Torno subito. - dice alzandosi e raggiungendo il telefono
Sono piacevolmente sorpresa dalle sue parole. Non mi aspettavo mi conoscesse così bene. Forse nemmeno io mi conosco così bene quanto lui conosce me.
- Eccomi scusami. Era mia nonna che voleva sapere se andavo a cena da lei questa sera. - mi spiega anche se io non gliel’ho chiesto
- Capisco. Bene ora devo andare a casa Aki. Grazie per il tè, come sempre, e per le tue parole. -
- Di nulla. Mi trovi sempre qui se hai voglia di parlare. - mi dice aiutandomi a mettere il cappotto
- Beh…magari…uno di questi giorni…potremmo parlare da qualche altra parte. In un posto meno affollato. - gli dico imbarazzatissima
Gli sto praticamente chiedendo di uscire. Ma che mi è preso?
- Dici davvero? Non sto sognando queste parole vero? - chiede stupito
- Direi di no. Sei sveglio. - gli faccio notare sorridendo
- Oh eccolo finalmente! Un vero sorriso! - mi dice soddisfatto
- Ti ringrazio Akito. Ci vediamo domani. - lo saluto io
- A domani Kagome. - ricambia lui con un sorriso che va da un orecchio all’altro
Durante tutto il tragitto fino a casa ripenso alle parole di Akito. È stato davvero dolce e tenero con me. Non lo avrei mai immaginato. Mi ha stranamente messo di buon umore parlare con lui. Che fosse lui la persona adatta a me e di cui non mi sono mai accorta? Fino due mesi fa i miei pensieri erano totalmente occupati da Bankotsu. Forse non vedevo Akito per quello che è.
- Sono a casa. - saluto rientrando
- Ciao piccola! - mi saluta Bankotsu venendomi incontro
- Com’è andata la tua giornata? - mi chiede sorridendo felice
Che gli prende?
- Come sempre. La tua? Novità col lavoro? -
Il colloquio che avrebbe dovuto avere qualche settimana fa è andato male, quindi cerca ancora un lavoro.
- Indovina! -
- Cosa? -
- Hai di fronte a te il nuovo avvocato della NTA! La compagnia assicurativa più famosa del Giappone! - rivela entusiasta
- Che bello. Ne sono felice Bankotsu! Complimenti! - gli dico abbracciandolo, anche se con un po’ di distacco
- Grazie. Non puoi capire quanto io ne sia felice Kagome! Stasera io, Kagura, Sango, Miroku e altri miei amici usciamo fuori a festeggiare. Ti unisci a noi voglio sperare! -
Un’uscita serale?
- Dove andate? - chiedo dubbiosa
- In un locale vicino Shinjuku. -
Un locale? Dove si beve? Dove ci sono ragazzi come…come quello che…
- Oh no ti ringrazio Bankotsu ma non mi sento molto bene. Credo di aver preso l’influenza. Preferisco fare un bagno caldo e andare a letto presto. - che è ciò che veramente intendo fare, mi sento stanchissima in questo periodo
- Ma non puoi non venire, non sarebbe la stessa cosa senza di te. Dai Kaggy. - mi prega usando il nomignolo che usava quando ero più piccola
- Davvero…non me la sento. Ma divertitevi come se ci fossi. - rispondo solamente dandogli un bacio sulla guancia e dirigendomi nella mia stanza dove rimango chiusa fino ad ora di cena
- Allora noi andiamo. Sicura di non preferire venire con noi? -
- No Sango. Non riuscirei a rimettere piede in un locale come quello. Preferisco stare a casa a studiare per il compito di giovedì. -
- Allora rimango. Non voglio lasciarti tutta sola. - se ne esce lei togliendosi il cappotto
- Ma non pensarci neppure! Tu devi andare! Non mi saresti di nessun aiuto restando, anzi ti annoieresti anche perché tra un po’ me ne vado a letto. Sono stanca morta oggi. -
- Ma sei sicura? Guarda che non è un grande sacrificio per me restare a casa con te. -
- Ho detto no, vai e divertiti con quel maniaco del tuo ragazzo, che di sicuro palperà i sederi di tutte le donne che incontra. - scherzo io
Miroku è un bravo ragazzo ma è un gran pervertito! Ha le mani troppo lunghe. Fossi la sua fidanzata gliele avrei già tagliate.
- Guai a lui se lo fa! O giuro che stavolta invece che colpirgli la testa gli do un calcio ai gioielli di famiglia! - esclama furiosa
- Meglio che non ti faccia mai arrabbiare. Fai paura a volte. - confesso ridendo
- Tu non darmi modo di arrabbiarmi. Ok ora vado. A dopo Kagome. Chiama se hai bisogno o ti senti sola capito? -
- Sì tranquilla vai e divertiti. -
 
Quando scendo giù per la cena sento un forte odore di uova fritte. Che puzza! Ma saranno buone quelle uova? Puzzano di maionese.
- Mamma ma cos’è questa puzza? - chiedo entrando in cucina tappandomi il naso
Sta preparando i tamagoyaki.
- Ma quale puzza? - chiede lei non capendo
- Quella delle uova. Fanno una puzza terribile non la senti? -
- Io non sento nulla oltre il classico odore di tamagoyaki. Ti senti bene? -
- Sì sì tranquilla. Sarà una mia impressione allora. - mi rassegno sedendomi a tavola mentre lei serve la cena
Appena avvicino in bocca un pezzo di frittata mi viene una nausea fortissima a causa del suo odore, che mi costringe ad alzarmi da tavola per correre in bagno, al quale non arrivo in tempo purtroppo.
- Kagome! - mi raggiunge mia madre seguita dal nonno
- Kagome cos’hai? - chiede lei  aiutandomi a sollevarmi
- Non lo so. Mi sono sentita malissimo. L’odore di quella frittata mi ha disgustata. -
- Vieni andiamo in bagno. - mi dice vedendo che ho nuovamente un conato  e vomito anche l’anima. Tutto solo per l’odore di uova. Incredibile.
- Mamma scusami per il pavimento. - mi scuso quando arrivo in camera stremata
- Ma figurati bambina mia. Forse hai un po’ di febbre. Bankotsu mi ha detto che non andavi perché credi di avere l’influenza. - dice mettendomi la mano sulla fronte
Veramente era una scusa per non uscire con loro! Ma questo non posso dirlo.
- Non hai febbre per fortuna. Mettiti a letto comunque. Ti porto una tazza di camomilla. -
- Grazie mamma. -
 
Sono due giorni che sto uno schifo. Nemmeno quando ho davvero preso l’influenza sono stata così male.
Ho continuamente la nausea. Non riesco a mandare giù nemmeno il mio tè alla pesca. Ma che mi prende? Forse è lo stress.
So solo che non ho nemmeno la forza di alzarmi dal letto.
- Kagome come va? Ti ho portato una tisana. - dice Sango porgendomela
- Grazie, anche se non credo riuscirò a buttarne giù nemmeno un sorso. -
- Ma cosa ti prende Kagome? Non sei mai stata così male. -
- Non ne è ho idea. Ogni cosa su cui si posano i miei occhi mi provoca nausea. -
- Se avessi un ragazzo si potrebbe quasi pensare che tu sia incinta. - esclama ridendo, senza darvi molto peso
- Cosa hai detto? - chiedo scattando a sedere
- Eh? Che ho detto? Solo che sembra che tu sia inc….oh porca miseria! - esclama sbiancando e io insieme a lei
- Sango…lui…non ha usato…nulla quella sera. Non c’ho mai pensato. - spiego iniziando a tremare
- Ehi no calmati Kagome. Non è detto tu sia davvero incinta. Magari è solo influenza. Io stavo scherzando. -
- No Sango! Non capisci. Lo hai detto anche tu, non sono mai stata così male. Senza contare che ultimamente sono sempre stanca. Ma era una cosa che attribuivo allo stress. Ti rendi conto che se fosse davvero come temo, la mia vita sarebbe finita? - realizzo amaramente
Come cavolo ho fatto a non pensarci prima? Forse avrei fatto bene ad andare in ospedale quella sera. Loro mi avrebbero dato qualcosa.
- E se non fossi incinta ma…quel tipo ti avesse trasmesso qualcosa? - ipotizza lei facendomi rabbrividire ancora di più
- Certo che oggi mi sei proprio di aiuto Sango! -
- Non prendertela con me adesso! Io ho insistito per portarti in ospedale ma tu non hai voluto. Se ci fossimo andate avrebbero fatto i controlli del caso e ti avrebbero dato un anticoncezionale. - mi rimprovera, e non so darle torto
- Ora che faccio? - domando lasciandomi andare alle lacrime
- Inutile disperarsi. Come prima cosa scopriamo se sei davvero incinta. -
- Come? -
- Come sarebbe a dire come? Con un test di gravidanza no? Vado a comprarne uno. - dice uscendo e ritornando una mezz’oretta dopo
 
- Non ho il coraggio di vederlo. - confesso alla mia amica mentre tengo le dita incrociate sperando in un esito negativo
- Lo vedrò io allora. - risponde lei andando a vedere il risultato
Prima guarda il test, poi il bugiardino, poi di nuovo il test.
- Allora? -
- Kagome…- basta il mio nome pronunciato con dispiacere e occhi bassi
- No! No no no no no! Che farò adesso? Sono rovinata! - urlo buttandomi sul pavimento tenendomi la testa in preda alla disperazione
- Tesoro calmati. C’è sempre una soluzione. - mi ricorda lei consolandomi
- L’aborto? E come faccio col ricovero? Mia madre verrebbe comunque a saperlo. -
- Non necessariamente. Potremmo dirle che andiamo a farci un viaggetto di un paio di giorni. Non avrà alcun dubbio se andiamo insieme. -
- Mi aiuteresti? Davvero? -
- Certo che sì. Sei mia amica e hai bisogno di me. L’unica cosa da capire e se vuoi abortire davvero. Questa è una scelta importante. Una volta presa non si torna indietro. -
Abortire? Beh che altra scelta ho?
Ho ancora sedici anni. Avere un figlio ora è impensabile! Da sola poi…senza contare che sarebbe figlio di quel…no! Non posso! Non lo voglio! Ci ripenserei in continuazione!
- Sango non voglio tenerlo! È figlio di quel maniaco e non voglio essere costretta a vederlo tutti i giorni guardando questo bambino. Non voglio! -
- Ok. Allora che ne dici se domani stesso andiamo al consultorio e ne parliamo con un medico di lì per sapere cosa fare? -
- Va bene. - rispondo demoralizzata
Mi ci mancava anche questa. Non solo l’esperienza traumatizzante che sto cercando di mandare giù, ma adesso anche questo. Non ce la farò stavolta. È una cosa più grande di me.
E pensare che mi immaginavo col pancione tante volte, ovviamente il figlio sarebbe stato di Bankotsu. Lo avrei sentito scalciare, muoversi, crescere…e invece…oh cielo mi sento male!
 
Il giorno dopo accompagnata da Sango arrivo al consultorio. Mi tremano le gambe. Ho paura. Ho vergogna. Ho terrore di essere giudicata.
- Calmati Kagome. Hai una faccia…come se dovessi andare al patibolo. -
- È una condanna a morte infatti quella che devo concordare oggi Sango. Non è un esempio molto adatto. - le faccio notare
Sto per decidere la morte di un essere vivente. C’è poco da scherzare.
- Hai ragione, scusami. Dai entriamo. - mi dice prendendomi per mano
Dopo essermi registrata aspetto il mio turno. Sto malissimo. Mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione. Incinta dopo uno stupro. Ottimo! Se già mi era difficile prima, adesso mi sarà impossibile dimenticare.
- Higurashi. - chiama l’infermiera dopo quasi due ore di agonia seduta ad aspettare
Entrate nello studio della dottoressa non vi troviamo nessuno.
- Prego accomodatevi. Mi lavo le mani e vi raggiungo. - sentiamo in lontananza
Poco dopo fa il suo ingresso una donna sulla quarantina. Davvero molto bella e dal sorriso dolcissimo.
- Salve. Sono la dottoressa Miyu Mudo. - si presenta lei leggiadra
E pensare che anche io ero così allegra prima di…
- Salve dottoressa. Io sono Sango Taijiya e lei è Kagome Higurashi. - ci presenta la mia amica vedendomi silenziosa
- Piacere ragazze. Cosa vi porta qui? -
- La mia amica è incinta dottoressa, ma non crede di voler tenere il bambino. - le spiega Sango e io la ringrazio mentalmente per essere lei a parlare perché io non ci riesco
- Oh…capisco. E come mai non vuoi tenerlo Kagome? Ti do del tu se non ti spiace. Dalla cartella compilata dall’infermiera vedo che hai quasi diciassette anni. - mi si rivolge lei sempre con quel suo dolce sorriso
- Prego faccia pure. Il fatto è che io…non è che non voglia tenerlo, non posso. - le dico in un sussurro appena percettibile
- I genitori non vogliono? -
- La madre non lo sa nemmeno. Il fatto è che…ehi Kagome, devi dirglielo. Devi essere sincera con la dottoressa. - mi sprona la mia amica, ma non è facile per me
- Cosa c’è che devi dirmi Kagome? -
- Io…sono rimasta incinta…dopo…dopo un…- balbetto incapace di ripeterlo
- Uno stupro. Non è così? - chiede la dottoressa ma con tono più serio rispetto prima
- Sì. - affermo scoppiando in lacrime
Sango le racconta tutto quello che è accaduto e io non posso che sentirmi una persona orribile, sporca e deplorevole.
- Kagome lascia che ti dica una cosa. Ti parlo con sincerità perché potresti benissimo essere mia figlia avendo io due figli della tua età circa. Hai sbagliato quella sera ad ubriacarti.  Su questo non ci piove. -
Ecco che adesso mi dirà che è colpa mia, che sono una poco di buono ecc…
- Ma…la colpa non è unicamente tua. Quel ragazzo sembrava avesse più controllo sul suo corpo rispetto a te, da quanto ho capito. Lui ne ha approfittato in modo riprovevole. Tu gli avevi chiesto di fermarsi, che non te la sentivi, ma lui ha proseguito. Niente, e ripeto, NIENTE, autorizza un uomo ad approfittarsi di una donna quando lei non vuole. Quando una donna dice NO, ma l’uomo prosegue, è comunque uno stupro Kagome. Non devi sentirti in colpa di nulla. Non gli hai certo chiesto di abusare di te e di prendersi la tua verginità in quel modo. Eri ubriaca e non riuscivi a ragionare lucidamente. Se fossi stata in te e non in preda alla disperazione non saresti mai andata in quel locale e non sarebbe mai accaduto nulla. Ma purtroppo è successo. Ora devi andare avanti. Abbandonare i sensi di colpa e capire che non sei colpevole di nulla. - termina lei con voce ferma
Io resto ancora immobile ad osservarla e a pensare alle sue parole, poi scoppio in un pianto liberatorio per quelle parole che non credevo qualcuno mi avrebbe detto.
- Cara…adesso devi fare una scelta molto importante ,che ti segnerà ancora più di quanto non farà la violenza subita. Tu vuoi abortire? - mi chiede sorprendendomi
- Perché me lo chiede? -
- Perché prima hai detto che non vuoi abortire, ma sei costretta a farlo. Da chi? Da cosa? L’unica che può costringerti a farlo sei tu stessa. -
Ho davvero detto così prima? Non me ne sono resa conto.
- Comunque sia, per adesso dovremmo fare un po’ di controlli prima di prendere qualunque scelta. Devi fare analisi varie per scoprire se quel ragazzo fosse affetto da virus trasmissibili per via venerea e per controllare la salute del feto. Dopo di ciò vedremo il da farsi anche legalmente data la tua età. - ci informa scrivendo qualcosa su una ricetta che mi consegna
Sono un sacco di analisi, principalmente del sangue.
- Ok fatto questo, spogliati della parte inferiore così effettuiamo un’ecografia transvaginale per vedere come sta il feto. -
- Una che? - chiedo scioccata sentendole pronunciare il nome dell’ecografia
- È un’ecografia interna che ci permetterà mi prendere le misure dell’embrione e di controllare il suo stato di salute. - spiega lei
Io…dovrei spogliarmi, nuda, sedermi su quel lettino assurdo e farmi fare…quella cosa? Sbianco alla sola idea di essere toccata. Non voglio!
- Kagome…dai è una donna. Non ti agitare. - mi incoraggia Sango vedendo la mia difficoltà
- Ma io…- tentenno ancora
- Non posso non farla. Servirà il giorno in cui dovranno eseguire l’asportazione dell’embrione. Oltretutto dobbiamo appurare se sei davvero incinta. A volte i test non sono corretti, anche se nel tuo caso ne dubito visti i tuoi sintomi. - mi spiega la dottoressa
Anche se a malincuore faccio come mi è stato chiesto. Mi metto sul lettino e aspetto questa maledetta ecografia a occhi chiusi. Preferisco non vedere che fa.
- Bene…ed ecco qui il bambino. - sento dire dopo un po’ dalla dottoressa
- Oh cielo! Si vede la forma della testa! - esclama Sango emozionata, così apro di scatto gli occhi per puntarli sullo schermo anche io
- Sì. Questa è la testa, queste le manine, questo puntino qui è il cuore. Vuoi sentirlo? - mi chiede lei
- Si sente già? - domando stupita
- Sì. Dalle misure sul femore e dalla sua lunghezza il feto è appena entrato nella 9° settimana. Il sistema circolatorio è già in via di sviluppo insieme a tutti gli organi. Ci sono anche gli occhietti. - spiega lei sempre con quel sorriso come se avesse raggiunto la pace dei sensi
Mi irrita in questo momento!
Guardo lo schermo e non riesco quasi a capire nulla di quello vedo. Macchie nere in mezzo macchie grigie e bianche. O forse sono io che non mi impegno più di tanto, non mi interessa vederlo. Non lo voglio.
- No non voglio sentire nulla. - rispondo voltando la testa dal lato opposto
Quella cosa nel mio ventre mi ricorda passo per passo cosa ho provato quella sera. Le sue mani su di me, le mie urla, i suoi baci per zittirmi e il dolore. Non voglio vedere. Il suo sangue  è quello del padre. Il suo aspetto sarà come il suo. Anzi, forse gli somiglia già da ora. Non voglio saperne nulla. Voglio solo che questa storia finisca il più in fretta possibile!
- Per adesso ho finito. Puoi rivestirti. - mi informa la ginecologa allontanandosi
- Kagome…- sussurra Sango porgendomi i vestiti
Ha un’aria dispiaciuta e amareggiata. Che pensava? Che avrei gioito nel vedere il risultato dei miei errori?
 
Salutata la dottoressa ritorniamo a casa in completo silenzio.
Sango ha in mano la cartella con le foto dell’ecografia. Non voglio vederle così le ho chiesto di tenerle lei.
- Domani chiederò un permesso di un paio di giorni così ti accompagno a fare le analisi. -
- No lascia stare. Non preoccuparti posso fare da sola. Avrò bisogno di te quando mi daranno il risultato e quando mi ricovereranno per l’operazione. -
- Sei sicura? Guarda che posso venire. - insiste lei
- Tranquilla…non ho paura di un ago. Mi fa paura solo l’esito. - rispondo preoccupata
- Non preoccuparti vedrai che andrà tutto bene. Hai preso la bustina che ti ha dato la dottoressa Mudo contro le nausee? - chiede premurosa
- Sì l’ho presa appena arrivate. -
- Kagome cara che ha detto il medico? - domanda mia madre appena rientra in casa
Sapeva che sarei andata dal medico per parlargli delle nausee. Ma non da quale medico sarei realmente andata.
- Un po’ di gastrite sembra. Nulla di preoccupante comunque. Domani farò qualche analisi per un controllo di semplice routine. - spiego sorridendo
Avrei dovuto fare l’attrice forse. Mentire mi riesce bene perché a quanto pare mia mamma ci casca e sospira sollevata non chiedendomi altro.
 
Il giorno dopo mi reco al laboratorio di analisi per il prelievo.
Una settimana dopo ritiro il referto e lo porto, accompagnata da Sango, alla ginecologa che adesso lo sta leggendo.
- Questo è ok. Anche questo risultato. Bene sembra tutto a posto Kagome. Per fortuna quel ragazzo non ti ha trasmesso nulla. - dice rasserenandomi un po’
- Allora finalmente possiamo chiudere questa faccenda dottoressa? - chiedo stanca
Tutta la settimana sono stata male con queste cavolo di nausee. Nemmeno i farmaci mi hanno aiutata. Senza contare che ogni volta Sango tentava di farmi vedere le immagini della “cosa” che mi cresce dentro. Non l’ho mai chiamato bambino o figlio. Non lo sento mio. Voglio solo che sparisca il più presto possibile perché finché c’è mi sento legata a quel maledetto.
- Certamente. Se ne sei ancora convinta. -
- Convintissima! - esclamo io
- D’accordo. Vieni tra due giorni alla clinica in cui lavoro. Effettueremo lì l’intervento. - risponde rassegnata
- La ringrazio. - la saluto stringendole la mano e uscendo
- Kagome sei sicura di quello che fai? È pur sempre tuo figlio. - mi dice Sango
- Questa cosa non è mio figlio. È frutto di una cosa che non volevo. Non nasce dall’amore ma da un incubo, dalla paura, dal dolore! Non voglio soffrire tutta la vita guardando il suo viso lo capisci? - sbotto esausta
Sono giorni che cerca di farmi cambiare idea, ma non ci riuscirà di certo! Sono ferma sulla mia posizione!
- È un bambino Kagome, non una cosa! Non ha alcuna di colpa per ciò che ha fatto suo padre. Non ha chiesto lui a sua madre di ubriacarsi come una stupida  in quel locale, come non ha chiesto lui a suo padre di abusare di te. Abbi almeno un po’ di cuore nel pensarlo tuo figlio non una cosa da scartare e buttare nella spazzatura! Capisco che pensare di vederlo tutti i giorni possa essere doloroso e che quindi pensi all’aborto, ma non accetto la tua freddezza nel parlare di questa povera creatura innocente che pagherà per colpe non sue! - mi urla contro infuriata come mai, per poi lasciarmi lì da sola sul marciapiede quasi in lacrime
Ha ragione.
So che ha ragione. Ma pensarlo mio figlio forse allevierebbe il dolore che provo? Pensarlo come sangue del mio sangue, nato dalla mia carne, mi aiuterebbe a non sentirmi in colpa per volerlo uccidere? Perché è questo che farò: io lo ucciderò. Ucciderò il mio bambino! E fa male dannazione! Infinitamente male!
Sono giorni che provo a non pensarci. A crederlo una cosa da eliminare. Una cosa non mia. A dare la colpa di tutto a quel ragazzo. Ma so che non è così. Lo so accidenti! Ma che altro posso fare? Non ho ancora diciassette anni. Devo finire le superiori. Se lo tenessi che ne sarebbe di me? Come potrei crescere un figlio da sola? Crescerlo odiando suo padre? Non posso. Non voglio. Ho preso la scelta giusta. Ne sono sicura. Presto dimenticherò tutto e potrò ricominciare la mia vita, anche se Sango non lo capirà.
 
I due giorni passano veloci. Sono già alla clinica in cui lavora la dottoressa. Ho già messo il camice e attendo di essere chiamata per l’anestesia.
I moduli vari li ha firmati Sango prendendosi le varie responsabilità del caso in quanto io sono minorenne. Avrei avuto bisogno del consenso di mia madre o di un giudice ma ho potuto aggirare la cosa per fortuna, in caso le cose andassero male però sarebbe Sango a rimetterci, è pur sempre un’operazione.  Ma speriamo non accada  nulla.
- Kagome sei sic…-
- No Sango! Non ora. Ho deciso quindi non insistere oltre. - la interrompo prima che prosegua
- Come vuoi. - risponde rassegnata
- Kagome possiamo andare. L’anestetista è pronto. Ti faremo un’anestesia locale. Non sentirai nulla tranquilla. - mi avverte la dottoressa Mudo conducendomi nella stanza pre- operatoria
Lei sparisce per prepararsi e io rimango con l’anestesista e qualche infermiere .
Ho paura. Sto tremando. Non potevano addormentarmi del tutto?
- Per tenerla tranquilla le daremo un tranquillante, poi passeremo all’anestesia locale e all’aspirazione. - mi spiega un’infermiera inserendo nel sondino della flebo un’iniezione con qualcosa dentro
- Aspirazione? Che significa? -
- È così che varrà effettuata l’interruzione della gravidanza signorina, aspirazione seguita da raschiamento. In pratica verrà inserita una cannula all’interno dell’utero che verrà collegata ad un potente aspiratore che risucchierà il feto fatto a pezzi e gli annessi come la placenta. Poi verrà effettuato un raschiamento con uno strumento che somiglia ad un cucchiaio per eliminare ogni residuo di tessuto, che potrebbe andare in contro a putrefazione altrimenti, e quindi ad infezioni serie. - mi spiega lei con  tale tranquillità come se mi stesse elencando la lista della spesa
- Fatto a pezzi? - ripeto sconvolta
- Già. Quando la camera gestazionale sarà svuotata del liquido amniotico il corpo dell’embrione verrà smembrato dalla cannula e aspirato all’interno di un contenitore. -
- Ma io pensavo che lo avreste asportato per intero afferrandolo con qualche strumento. Non che venisse maciullato come carne da macello! - affermo sconvolta
- Non la veda così. È un modo molto veloce e indolore alla fine. Con le nuove tecniche mediche non è nemmeno più necessaria l’anestesia generale o epidurale. -
- Indolore per me! Ma non per il bambino! -
- Ma non deve vederlo come un bambino signorina. Non ha emozioni, non ha capacità cognitive di ciò che lo circonda. Per questo lo si chiama embrione. Sarà un bambino solo il giorno della nascita al nono mese. Non sentirà certo dolore. - mi spiega un altro infermiere
Ma come può non sentirne?
- Venga si stenda così facciamo l’anestesia. - mi dice l’anestesista
Mi metto sul lettino prendendo posizione mentre mi fanno l’anestesia locale.  La dottoressa arriva vestita di tutto punto per l’intervento.
- Allora pronta Kagome? - mi chiede lei avvicinando l’ecografo
- Deve fare un’altra ecografia? - le chiedo con timore
- Sì, quando avrò finito, per controllare non vi siano residui. - dice prendendo uno strumento con un lungo tubo attaccato a un contenitore
Oh Kami ci siamo! Sto per uccidere mio figlio! Perché questo è mio figlio! Verrà risucchiato lì dentro.
Inizio a piangere, malgrado il tranquillante non sono affatto tranquilla. Non me la sento più. Non ci riesco. Non voglio fare a pezzi il mio bambino!
- Si fermi per favore! - urlo appena la vedo avvicinarsi
- Ma Kagome…-
- Non me la… sento più! Non voglio fare… questo a mio figlio! Non ci riesco! Per favore… portatemi via da qui! - inizio a singhiozzare in preda a degli spasmi fortissimi che mi bloccano il respiro
- Kagome calmati! Respira. Infermiera l’ossigeno presto! -
- La pressione è in aumento dottoressa! -
Li sento parlare ma non li capisco. Mi gira la testa, mi sento confusa e non respiro.
- Kagome ascoltami…è tutto a posto. Stai avendo un attacco di panico. Respira lentamente. L’ossigeno ti aiuterà ,ma calmati ok? Tuo figlio sta bene, rilassati e respira. - mi rassicura mentre il mio respiro si rilassa un po’ alla notizia che il bambino sta bene
Come ho potuto pensare di fargli una cosa tanto orribile?
- Brava, così. Adesso ti portiamo nella tua stanza va bene? Continua a fare respiri profondi. - annuisco e mi rilasso finalmente, sentendo di nuovo l’aria scorrermi nei polmoni
Vedo in tempo gli infermieri che mi adagiano su un altro lettino, ma poi chiudo gli occhi sfinita.
   













 
 
 
Salve ^_^ rieccomi col secondo capitolo.
Innanzitutto grazie a chi ha già messo la storia tra preferite, seguite ecc…mi date fiducia già dal primo capitolo e ne sono davvero onorata ^_^
Poi vorrei spiegarvi alcune cose. La prima riguarda la legge riguardo le minorenni che vogliono abortire. Non ho purtroppo trovato nulla sulle legislazioni in Giappone sull’aborto. Mi sono presa la libertà di usare Sango come tutore momentaneo di Kagome. La seconda è che mi scuso per la spiegazione forse troppo dettagliata sull’aborto. Il fatto è che mi serviva mettere di fronte alla realtà Kagome in modo da farle cambiare idea.
Per chi non lo sapesse i Tamagoyaki sono delle omelette arrotolate varie volte su se stesse e poi affettate.
 
 
 
   
 
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