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Autore: annya    07/03/2014    2 recensioni
Taemin approda a Seoul per coronare il suo sogno ed anche per trovare finalmente il suo primo amore.
Minho fa il pasticcere in un piccolo bar fuori centro e fa coppia fissa con un bell'avvocato piuttosto bizzarro.
Jong gestisce un locale gay nella quale fa il barista saltuariamente e Key è un professorino di acconciatura in un istituto professionale di moda.
onho - jongkey - jongtae
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Jan! Eccomi di nuovo di ritorno dalla terra del sushi e del freddo porco misto al caldo infernale(tutto in una giornata). Visto che la mia febbre avanza e mi scoccio a fare le valige per il mio imminente ritorno, vi posto una delle tre fanfiction appena iniziate.

Volevo scusarmi per l'eventuale presenza di errori.

Le coppie previste sono Onho?, Jongkey?, 2min?, Taekai?. Ancora non ho deciso del tutto tutto, ma sappiate che ci sarà una coppia che scoppia mbwhahaah..

io vi ho avvisato.

http://www.youtube.com/watch?v=aDLrrwWxejM questa è la canzone che ha ispirato il titolo.



Prologo:



Gli occhi di Taemin erano sempre stati grandi e molto innocenti.

Non ha mai fatto caso a quello che succedeva nel mondo intorno a se o forse, per lo meno, non lo ha mai fatto notare agli occhi di chi gli stava accanto. Del resto la sua famiglia era sempre stata molto riservata e rigida per certe cose.

Crescere in una famiglia molto religiosa non è mai stato facile, per nessuno, tanto meno per un ragazzino dalla struttura fisica molto minuta, il visino da bambina ed un animo che attira tante persone di dubbio gusto.

I suoi genitori lo hanno sempre preservato da ogni dolore della vita, impedendogli a volte di viverla fino in fondo. Non poteva andare a giocare con gli amichetti al parco, non poteva restare a scuola dopo la fine delle lezioni. Persino restare in oratorio a giocare a calcio con gli altri ragazzi era un tabù per lui. Non che gli interessasse giocare a calcio ma era comunque qualcosa di meglio rispetto allo studio forzato nelle mura della sua cameretta.

L'unico suo svago, in quella vita solitaria, era sempre statp la danza. Tra le pareti di quella scuola, dispersa tra il parchetto che costeggia l'inizio della catena montuosa fitta e tenebrosa, aveva sempre trovato se stesso e non importava quante ore doveva sgobbare prima che il suo corpo riuscisse a piegarsi come voleva lui, prima di imparare perfettamente un passo o una presa con una compagna, quello era il suo mondo.

Il suo cuore batteva a ritmo di musica classica, il suo corpo reagiva solo al tocco del legno freddo della sbarra su cui faceva esercizi e l'unica volta in cui poteva dire di essere divo, era quando a fine spettacolo il pubblico applaudiva solo per loro.

Non gli pesava neanche correre per chilometri sotto la pioggia o con la neve, con la sua adorata bicicletta. Pur di poter respirare l'aria dell'arte, sentire il suono delle scarpe da danza e la sensazione del parquette lucido sotto i suoi piedi scalzi, avrebbe fatto questo ed altri sacrifici.


Avrebbe dato veramente tutto se stesso per la danza.


Non esisteva altro svago per lui se non la danza che lo vedeva protagonista tra quei ragazzini, vivere tra le pareti del teatro di paese era così tanto lontano dall'essere bullato a scuola per la figura androgina e i modi da fata, eleganti ed aggraziati.

Solo il balletto poteva farlo sentire vivo. Il balletto e le domeniche in cui incontrava Choi Minho.

Minho è sempre stato il migliore amico di suo fratello nonché compagno di classe, ed ogni venerdì, quasi fosse un rituale dalla quale non si potevano esimere, passava il week end da loro.

Nei suoi 12 anni di vita, Taemin non aveva mai pensato al sesso, del resto in famiglia non ne parlavano mai e con suo fratello non avevano mai affrontato l'argomento non avendo un rapporto così idilliaco, solo qualche volta aveva sentito parlare gli amici, riferendosi a qualcosa tra le gambe delle donne.

Qualcosa con cui spingere e gemere.

Non era stupido, sapeva benissimo certe cose perché anche lui era possessore di un computer ed un cellulare con internet, semplicemente non aveva mai voluto affrontare la realtà dei fatti.

Si era sempre detto che con il tempo sarebbe cambiato, magari sarebbe arrivato anche per lui la voglia indescrivibile di scoprire certe pulsioni, amare i corpi sottili e pallidi -mai quanto il suo- delle sue compagne di corso, così sveglie da iniziare a lanciargli occhiate maliziose o invitarlo fuori per vedere un film al centro commerciale nel paese vicino.


Non aveva mai pensato che qualcosa potesse cambiare dentro di se così repentinamente ma, un giorno, durante un pisolino pomeridiano in una fredda giornata di Gennaio, qualcosa cambiò irrimediabilmente nella sua vita.

Non che non fosse abituato ai sogni bagnati ma quel giorno qualcosa lo turbò particolarmente, forse lo svegliarsi senza aver già concluso, trovandosi a che fare con un problema piuttosto vistoso a cui non saper dare le dovute attenzioni, forse perché i protagonisti di quel sogno erano persone concrete, non più corpi senza un nome, no...quel sogno, magari grazie alle voci dei due ragazzi intenti a giocare alla playstation proveniente dal piano sotto, era popolato dalle grandi mani dello hyung che lo toccavano, da casti baci sul collo.

Solo piccole immagini, dei frammenti sbiaditi che lo ridussero in condizioni misere ed in quel momento non sapeva proprio come districarsi da quell'ingarbugliato problema.


Pianse.


Pianse così tanto che dopo qualche minuto dei passi si avvicinarono alla sua porta ed una calda voce lo scosse da quella valle di lacrime, il protagonista dei suoi sogni, la causa per la quale il suo corpo soffriva e si tendeva in quello spasmo di dolore, si palesò di fronte a lui con quegli occhi belli e grandi, preoccupati e caldi come mille piume d'oca. Caldi come il mare al tramonto.

Il suo hyung era venuto di corsa, preoccupato dal suo pianto.

Ricorda ancora come se fosse oggi quella sensazione di felicità e di sconforto. Vedere il proprio adorato sogno palesarsi nella propria camera, desiderare quelle labbra su di se eppure sapere di non poterlo mai realizzare.


Taemin era il piccolo di casa, il dolce coniglietto a cui tutti volevano bene.

Soprattutto Minho, lui aveva sempre desiderato avere un fratellino piccolo da viziare e in un certo senso aveva deciso di coccolare Taemin come se fosse il suo piccolo, certo a volte lo prendeva in giro fino a farlo scappare in camera, ma quale fratello maggiore non lo fa? La cosa che il suo hyung sapeva fare meglio, era proprio quella di farsi perdonare, gli bastava un cioccolatino, un lecca lecca o un gelato.

Faceva un occhiolino e chiedeva scusa.

Il piccolo ballerino avrebbe fatto qualsiasi cosa dopo un suo occhiolino, avrebbe veramente attraversato il mondo in equilibrio sulle mani pur di poterlo vedere sorridere, ricevere un suo abbraccio caldo e sentire quella bellissima voce bassa dritta sul suo orecchio.

Choi Minho non doveva fare nulla per essere attraente ed al centro dell'attenzione.

Lui era il centro del mondo.

Anche quel giorno, in quella terribile occasione, non fu da meno..

quando il suo corpo si sedette accanto a Taemin immerso nella sua disperazione, quando una sua mano grande gli sfiorò le gote bagnate e gli sollevò il viso per incatenare il suo sguardo a quello del moccioso.

Nessuno poteva avere un segreto con lui, nessuno. Con un solo sguardo poteva benissimo convincere il mondo a cambiare traiettoria ed andare in senso antiorario.

Taemin non era il mondo ed il suo mutismo mutò senza creare grandi scompensi all'umanità. Le sue labbra si mossero in modo sconclusionato, chiedendogli aiuto.

Dio non gli avrebbe perdonato un atto impuro di quelle proporzioni. Per quanto onnipotente, Dio non gli avrebbe mai dato l'assoluzione per aver commesso il più meschino dei peccati pensando ad un altro uomo.

Dio non avrebbe chiuso gli occhi a quel gesto eppure, quando la voce di Minho gli sussurrò di calmarsi, lui lo fece in fretta, senza pensarci troppo, mettendo a tacere la propria coscienza e decidendo di credere a quelle comode e rassicuranti verità.

Il suo corpo era una macchina bellissima e sfiorarsi non era un peccato, non cedere alla tentazione poteva far male al suo corpo, tutti quanti lo hanno fatto almeno una volta nella vita, lo fanno e lo faranno in futuro, perché è il modo di consolare un corpo giovane e solo .

Erano solo dolci bugie o forse il suo hyung non gli stava mentendo del tutto?


Fatto sta che Taemin quel giorno chiuse gli occhi, lasciando che il suo adorato uomo dei sogni gli sporcasse la mano con la crema presa dal barattolo blu tondo, di latta, posto sul comodino, gli coprisse il viso con il suo personale fazzoletto estratto dalla tasca posteriore del suo jeans e lo lasciasse da solo, dopo avergli spiegato come fare a darsi un contegno.

Dopo aver guidato la sua mano in aria per disegnare in aria un percorso di perdizione o la strada per l'età adulta.

Non gli restò altro da fare che muovere appena due dita scivolose sul suo corpo irrigidito, fissando le iniziali in blu ricamate su quel fazzoletto candido.


Choi Minho.


E con quelle due dolci parole in bocca e l'immagine del sogno ancora vivida nella sua mente, Taemin finalmente diventò un adolescente a tutti gli effetti.


  
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