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Autore: BebaTaylor    07/03/2014    1 recensioni
Casey annuì, li baciò tutti e tre e si voltò, varcò l'ingresso dell'ospedale. Si diresse verso gli ascensori e pensò che erano sette anni che non vedeva sua madre o suo fratello. Sette lunghi anni in cui sua madre ed Erik si erano disinteressati di lei, anche se Casey li aveva informati del matrimonio e dei bambini.
Sospirò e pensò a quando suo fratello l'aveva chiamata qualche giorno prima.
“Vieni, mamma sta male, ha bisogno di un trapianto di fegato, io non sono compatibile.”
[...]
Entrò nella camera duecentosei.
«Sei qui!» esclamò Erik, «Dai, andiamo, ti accompagno a prendere gli appuntamenti per gli esami.»
Casey lo guardò e guardò sua madre, il cui pallore si confondeva con le lenzuola e i cuscini bianchi. Un'infermiera le stava cambiando la flebo. «Ciao, Erik. Io sto bene, anche Savannah, Mark e Luka stanno bene.» disse ironicamente.
Erik tacque per un secondo. «Sì, va beh, andiamo?» le disse e si avvicinò.
Casey fece un passo indietro. «Cosa ti dice che io dica di sì?» domandò incrociando le braccia.
«Sono tua madre.» soffiò la donna.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Safe
"Safe" dei Westlife, dall'album Gravity.

Hard to find a way to get through
It's a tragedy
Pulling at me like the stars do
You're like gravity
Even if the wind blows
It makes it hard to believe

Luka si girò nel letto e guardò sua moglie agitarsi nel sonno, le sfiorò i capelli e la guancia, fissandola in silenzio e sentendosi in colpa. Nonostante tutto quello che aveva fatto non era riuscito a far dimenticare a Casey il suo passato.
L'abbracciò e l'attirò su di sé, facendole posare la testa sul suo torace, passò lentamente le dita fra i lunghi capelli castani sciogliendo i nodi che si erano formati durante la notte. Sospirò e fissò il soffitto rischiarato dalla luce verde della sveglia. Girò il viso e guardò l'ora. 
Le tre del mattino. 
Un'altra notte in bianco. Fra Casey e i bambini non sapeva da quando non dormiva una notte intera.
Sfiorò la testa di Casey e la baciò, dicendosi che la colpa non era né di sua moglie né sua ma solamente della madre di Casey. Strinse le labbra al pensiero di quella donna e di quello che aveva fatto – ma soprattutto per quello che non aveva fatto – per Casey.
L'interfono gracchiò poi il pianto di un bambino si sparse per la stanza.
Casey si svegliò di soprassalto, «È Mark.» biascicò mettendosi seduta mentre si stropicciava gli occhi.
«Vado io.» disse Luka scostando le coperte.
«No, vado io.» replicò lei scendendo dal letto, «Riposati.»
«Potrei dirti la stessa cosa.» disse lui e accese la lampada sul comodino.
Casey sorrise. «Sì ma sei tu quello che deve guidare per quasi tre ore.»  mormorò e gli baciò la fronte.

«Ti avevo detto di stare a letto.» esclamò Casey mentre sistemava il pantaloni del pigiama del piccolo Mark.
«La natura chiama.» replicò lui e si chinò per baciare la testa bionda del bambino.
«Vado a portare questo giovanotto nel suo lettino poi vengo in camera.» disse Casey prendendo in braccio il figlio.

«Questa notte eri agitata.» disse Luka mentre s'immetteva sulla interstazionale.
Casey scrollò le spalle e si voltò per guardare i bambini – Mark e Savannah – che dormivano. «Avrò avuto un incubo.» rispose.
Luka annuì lentamente. «Uno di quelli brutti.» mormorò.
«Spero di non averti dato un calcio!» scherzò lei.
«Nessun calcio.» disse Luka e sorrise. «Stai tranquilla, tesoro, andrà tutto bene.» aggiunse prendendole la mano e stringendola.
Non era del tutto sicuro che sarebbe andato tutto bene, dopotutto stavano andando dalla madre di Casey.

***

How you gonna love?
How you gonna feel?
How you gonna live your life like the dream you have is real?
And if you lost your way
I will keep you safe
We'll open up all the world inside
I see it come alive tonight
I will keep you safe

Luka avanzò lentamente fra la folla di quella sagra paesana. Erano due settimane che era stato trasferito lì temporaneamente per lavoro e non conosceva quasi nessuno.
Sorrise sollevato quando in lontananza scorse Erik e si avvicinò velocemente.
«Ehi, Luka.» esclamò.
«Ciao Erik.» lo salutò l'altro. «C'è un casino di gente!» esclamò e guardò brevemente la ragazza al fianco dell'altro ragazzo. «Lei chi è?» domandò e sorseggiò la birra.
Erik alzò le spalle, «Casey.» rispose, «Quella rompi coglioni di mia sorella.»
La giovane sorrise timidamente quando Luka si presento e tornò nel suo mutismo, parlando solo se Luka le chiedeva qualcosa.
Pochi minuti dopo si erano spostati in un angolo appartato, ai limiti del parco in cui si svolgeva la sagra. Erano accanto a un muretto, poco distante da un ruscello.
Erik e Luka parlarono, spettegolando sui colleghi di lavoro.
«Casey, dove lavori?» chiese Luka, stanco del silenzio della ragazza.
Lei lo guardò con stupore, quasi fosse sorprese dell'interessamento di Luka. «In un piccolo supermercato.» rispose a bassa voce.
Luka sorrise ed Erik sbuffò. «Puoi ance andartene, adesso.» disse rivolgendosi alla sorella.
Casey abbassò la testa, mormorò un “Sì, va bene.” e si allontanò, sparendo fra la folla.
«Perché l'hai mandata via?» domandò Luka, guardando nella direzione in cui l ragazza si era allontanata. «Per me poteva restare.»
Erik sbuffò nuovamente, «Perché mi da fastidio averla attorno.» rispose. «È solo una scassa minchia.»
Luka lo guardò, sorpreso dalla cattiveria delle sue parole. Lui aveva solo un fratello più grande ma non lo avrebbe mai trattato in quel modo, e lui non era stato tratto con così tanta indifferenza e cattiveria. Lo salutò e si voltò, camminando a passo spedito, alla ricerca di Casey

Doesn't even matter to you
To see what I can see
I'm crawling on the floor to reach you
I'm a wreck you see
When you're far from home now
Makes it hard to believe

Luka rallentò quando scorse Casey alla fermata dell'autobus che si riparava dalla pioggia sotto a una pensilina mezza rotta. «Vuoi un passagio?» domandò dopo aver abbassato il finestrino del passeggero. Solo allora si accorse delle tre borse della spesa strapiene ai piedi della ragazza.
Casey lo fissò per un istante, si chinò e afferrò i manici delle borse e arrancò fino alla macchina. Luka scese e l'aiuto mettendo leborse nel bagagliaio.
«Grazie.» mormorò Casey quando furono entrambi in auto.
Luka sorrise e partì, sapeva dove abitava perché qualche sera prima era passato a prendere Erik. «Cosa fai di bello nel tempo libero?» domandò.
Casey alzò le spalle. «Niente di particolare.» rispose guardando fuori dal finestrino. «Una volta facevo danza, poi ho smesso.»
«Come mai?» domandò lui.
Casey si strinse nelle spalle. «Avevo dieci anni.» sospirò, «Non ne voglio parlare.»
Luka annuì. «Non fai nessuno sport? Qualche hobbies in particolare?» indagò.
«Niente sport, niente hobbies.» rispose Casey, «Ho una vita noiosa.»

Dieci minuti dopo Luka fermò l'auto e scese per recuperare le borse. Aveva smesso di piovere da un paio di minuti. In silenzio raggiunsero l'ingresso.
«Grazie del passaggio.» mormorò lei e aprì la porta.
«Dove sei stata? Sei in ritardo! E quello chi è?»
Casey abbassò il viso. «Scusa, mamma.» mormorò entrando lentamente, «Lui è Luka, mi ha dato un passaggio.»
La donna li fissò e fece un passo indietro barcollando, alzò il braccio destro e colpì con forza Casey sulla nuca. «Vai subito in cucina a pulire.» ordinò.
Luka la guardò, sorpreso e arrabbiato da quello sfogo, e si accorse di Erik, comodamente sdraiato sul divano, la mano destra infilata in una ciotola di poc-corn, la sinistra stretta attorno a una bottiglia di birra. Si domandò perché restasse lì, lo sguardo fisso su televisore e non balzasse in piedi per difendere la sorella.
«Dammi que-quella bo... borsa.» balbettò la madre di Casey. Luka si riscosse dai suoi pensieri e la guardò, accorgendosi solo in quel momento che la donna era ubriaca.
Alle cinque e mezza del pomeriggio.
«Puoi anche andartene.» continuò la donna.
Luka annuì sconvolto e uscì dall'abitazione, domandandosi cosa succedeva in quella casa.

So how you gonna love?
How you gonna feel?
How you gonna live your life like the dream you have is real?
And if you've lost your way
I will keep you safe
We'll open up all your world inside
Till you come alive tonight
I will keep you safe

«Tu non hai reagito!» esclamò Luka rivolgendosi a Erik durante la pausa pranzo. «Le ha dato uno schiaffo! È un miracolo se tua sorella è rimasta in piedi e non è caduta rompendosi la testa!»
Erik alzò le spalle. «Lo meritava.» rispose.
Luka aprì la bocca, «Se lo meritava? Se lo meritava?» gridò, «Per cinque minuti di ritardo? Se non l'avessi accompagnata io avrebbe fatto più tardi.» 
Erik agitò la saliera sopra la sua bistecca. «Mia sorella se lo merita.»
Luka strinse le mani a pugno, imponendosi di non dare un cazzotto in piena faccia al suo collega. «Non se lo merita.» disse ed Erik alzò le spalle. «E poi... tua madre.»
«Mamma sta bene.» disse Erik.
«Bene? Ma se era sbronza!» replicò, mentre la rabbia cresceva dentro di lui, facendogli ribollire il sangue nelle vene. 
«E allora? È una cosa abbastanza normale.» 
«Alle cinque del pomeriggio?» domandò sarcasticamente Luka, «È normale solo se sei a un pranzo di nozze o se sei un alcolizzato.»
Erik rimase in silenzio e tagliò un pezzo di carne. «La colpa è di Casey.»
«Perché sarebbe colpa sua?»
Erik sospirò. «Mio padre è morto quando io avevo quindici anni e mia sorella dieci. Lei andava a quella stupida scuola di danza e papà quel giorno l'accompagno.» si fermò e bevve un sorso d'acqua, «Uno stronzo ha preso in pieno la macchina e papà e morto. Fine della storia.»
Luka scosse la testa. «Come può essere colpa sua? Era solo una bambina!»
«Se lei non avesse scelto di fare danza papà non l'avrebbe accompagnata.» rispose Erik.
Luka sospirò. «Mi è passata la fame.» disse e si alzò, guardò Erik e si chiese come potesse essere così coglione.

Un'altra sera, un'altra sagra.
Luka camminò lentamente, guardandosi attorno con la speranza di vedere Casey da qualche parte. E la trovò, seduta sul muretto accanto al ruscello.
«Ciao, Casey.» le disse dolcemente.
Lei alzò il viso e sorrise debolmente. «Ciao, Luka.» mormorò.
Lui la fissò, guardando la felpa nera di due taglie più grandi e il cappuccio che le copriva parte del viso. Il viso pallido e li occhi rossi e gonfi erano messi in risalto da tutto quel nero. «Tutto bene?» domandò anche se sapeva che non andava tutto bene.
Casey annuì e si mordicchiò l'unghia del pollice destro. Luka alzò la mano e le sfiorò il viso. «Se vuoi parlare... io sono qui.» disse. Casey annuì nuovamente e Luka fece un passo indietro.
«Non lasciarmi sola!» squittì Casey afferrandogli la mano.
Luka la guardò e si morse il labbro inferiore. «Non vado da nessuna parte.» disse.

We all fall down
We all feel down
Cause rainy days and summer highs
The more we pray the more we feel alive

«Sono quasi quindici anni che va avanti questa situazione.» confessò Casey davanti a un cono gelato. «Ogni tanto mi chiedo perché sia ancora qui e non me ne sia andata.»
«Dove vorresti andare?»
Casey alzò le spalle. «Dove non posso tornare.»
Luka rimase colpito da quell'affermazione e le posò un  braccio sulle spalle. «Non dire così.» disse. 
«Tu non puoi capire.» replicò lei. «Sono quindici anni che mi sento dire che è colpa mia se papà e morto.»
«È per questo che hai smesso di ballare?» domandò.
Lei annuì. «Mamma non ha voluto che continuassi. Aveva detto che me lo meritavo.» sussurrò. Luka l'abbracciò, fregandosene se si sarebbe sporcato con il gelato. «Io volevo solo ballare...»
Luka le baciò la testa. «Non è colpa tua.» sussurrò.
«Ma loro dicono di sì!» Casey scoppiò a piangere. 
«Mentono.» replicò Luka, «Tu non c'entri nulla.» disse e si scostò. Casey guardò il cono – era rimasta solo la cialda – e singhiozzò. «Credo che tuo padre non sarebbe contento se sapesse come vanno le cose.»
Casey annuì debolmente. «Forse hai ragione.» mormorò.
«E tua madre?» chiese Luka.
Lei alzò le spalle. «Non è così tutti i giorni.» sospirò, «Ogni tanto... come le altre persone.»
«Dovrebbe farsi curare.» esclamò Luka.
«Erik non vuole, dice che è una cosa normale dopo quello che ho fatto.» mormorò Casey asciugandosi le lacrime.
«Erik avrà la mia età ma è scemo.» replicò Luka. 
«Adesso sono arrabbiati perché sono stata licenziata...» sussurrò Casey, «Ma non è colpa mia se il capo a deciso di vendere il negozio!» si difese.
«Non è colpa tua.» la consolò Luka. «Non è colpa tua.»
Rimasero in silenzio e Casey fra un singhiozzo e l'altro, finì il cono. «Non voglio stare qui per sempre.» 
«Vai via, allora.»
Casey fissò Luka. «E dove vado? Non ho abbastanza soldi, ho solo il diploma...» mormorò sconfitta. «Non valgo nulla.»
«Puoi venire con me.» disse impulsivamente Luka. «Starai da me e ti aiuterò a trovare lavoro.»
«Non prendermi in giro.» borbottò Casey, «È l'ultima cosa che voglio.»
«Non ti sto prendendo in giro!» Luka sorrise, «Sto dicendo la verità.»
Casey lo guardò e sorrise.

***

How you gonna love?
How you gonna feel?
How you gonna live your life like the dream you have is real?
How you gonna love?
How you gonna feel?
How you gonna live your life like the dream you have is real?

Casey fissò Luka e i bambini. «Io vado.» mormorò e si morsicò il labbro inferiore. 
«Noi facciamo un giretto nel parco.» disse Luka afferrando la mano di Savannah.
Casey annuì, li baciò tutti e tre e si voltò, varcò l'ingresso dell'ospedale. Si diresse verso gli ascensori e pensò che erano sette anni che non vedeva sua madre o suo fratello. Sette lunghi anni in cui sua madre ed Erik si erano disinteressati di lei, anche se Casey li aveva informati del matrimonio e dei bambani.
Sospirò e pensò a quando suo fratello l'aveva chiamata qualche giorno prima.
“Vieni, mamma sta male, ha bisogno di un trapianto di fegato, io non sono compatibile.”
E lei era lì, senza sapere se dire di sì o se allontanarsi e fuggire da Luka e i bambini.
Impaziente e nervosa batté un piede a terra, l'ascensore saliva con una lentezza che la esasperava.
Finamente, dopo quella che le parve un'eternità,  arrivò in reparto. Camminò lentamente lungo i corridoio, arricciando il naso al profumo di disinfettante. L'ultima volta che era sta in un ospedale era stato a causa della nascita di Mark.
Entrò nella camera duecentosei.
«Sei qui!» esclamò Erik, «Dai, andiamo, ti accompagno a prendere gli appuntamenti per gli esami.»
Casey lo guardò e guardò sua madre, il cui pallore si confondeva con le lenzuola e i cuscini bianchi. Un'infermiera le stava cambiando la flebo. «Ciao, Erik. Io sto bene, anche Savannah, Mark e Luka stanno bene.» disse ironicamente.
Erik tacque per un secondo. «Sì, va beh, andiamo?» le disse e si avvicinò.
Casey fece un passo indietro. «Cosa ti dice che io dica di sì?» domandò incrociando le braccia.
«Sono tua madre.» soffiò la donna.
Casey scosse la testa. «Non sei mia madre.» rispose portando le braccia lungo i fianchi. «Hai smesso di esserlo il giorno in cui è morto papà. Il giorno in cui mi hai dato la colpa di una cosa che non avevo fatto.» rimase in silenzio e li fissò mentre l'infermiera usciva dalla stanza. «Hai smesso di essere mia madre quando hai smesso di amarmi.»
Rimasero in silenzio, «È nostra madre, devi farlo.»
«Non devo. Non c'è nessuna legge che mi obbliga.» ribatté Casey. «Il punto è che non voglio dare un pezzo del mio fegato a una donna che mi ha trattato da schifo, che mi ha attribuito colpe che non ho.» sospirò e si scostò i capelli dalla fronte, si avvicinò alla finestra e sorrise quando vie Luka e i bambini vicini al laghetto artificiale.
«Non voglio dare una parte di me a una persona che mi ha negato una parte di lei.» aggiunse.
«Non voglio dare il mio fegato a un'alcolizzata.»
«Sei un'egoista.» esclamò Erik, «Lo fai solo per ripicca!»
Casey alzò le spalle. «Può darsi.» disse, «Ma sono una madre anche io e giuro che non mi comporterò mai come... lei.» esclamò voltandosi. «I miei figli vengono prima di qualsiasi cosa, anche prima di quella che per il mio stato di nascita è mia madre.»
«Casey, devi aiutarla!» strillò Erik.
«Devo?» domandò Casey, «Io non devo fare nulla. Sarò stronza, egoista, ingrata... ma no, io non devo fare nulla. Avete fatto tutto voi. Sarei morta se fossi rimasta lì con voi.»
«Quello stronzo di Luka ti ha portato via da noi.» replicò Erik.
«Luka mi ha salvato, mi ha fatto sentire al sicuro, ha fatto di tutto e di più per me,» Casey fissò con cattiveria Erik, «quindi lascialo fuori.»
Erik aprì la bocca per ribattere ma Casey alzò un mano, «Io adesso me ne vado. Sono venuta qui pensando che avremmo parlato e invece non ho fatto tempo a entrare nella stanza che mi volevi portare ha fare gli esami, nemmeno un “Ciao, come stai?” non siete cambiati per nulla.» disse e andò verso la porta. «Addio.» disse prima di uscire.
Mentre avanzava lungo il corridoio si sentì più leggera, il senso di colpa si era dissolto.

And if you've lost your way
I will keep you safe
We'll open up all your world inside
So you come alive tonight
I will keep you safe

«Tutto bene?» domandò Luka e baciò velocemente Casey sulle labbra.
«Tutto bene.» rispose lei sorridendo. «Tutto bene.» ripeté mentre prendeva in braccio Mark.
Non si era mai sentita così leggera. Nessun senso di colpa, nessun rimorso per quello che aveva detto... era felice.
«Ti amo.» sussurrò all'orecchio di Luka.
«Ti amo.» disse lui.

I will keep you safe
I will keep you safe

Salve! Primo tentativo di song fic! Spero che sia uscita una roba decente xD
I commenti sono semre graditi!
   
 
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