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Autore: Someone_    07/03/2014    0 recensioni
Questa valigia non vuole chiudersi!' sbuffò Flavia per la centesima volta.
Si gettò sconsolata sul grande letto dall'albergo a cinque stelle che la produzione le aveva pagato: era ad a LA da solo due giorni, ma già si sentiva presa dall'euforia che tutti sembravano respirare insieme all'aria. Il suo sguardo volò alla poltrona, dove aveva ammucchiato tutti i copioni che Ryan le aveva dato circa qualche ora prima, e che aveva dovuto imparare alla perfezione.
Infondo, essere l'unica new entry straniera nella serie era abbastanza frustrante. Avrebbe dovuto seguire lezioni di pronuncia e grammatica inglese, e soprattutto fare esercizio come se non ci fosse un domani. Eppure, Flavia non era mai stata così felice in vita sua.
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Spero vi piaccia, è un'idea un po' strampalata :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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'Mi permetto di farti un promemoria, se mai dovessi decidere di rischiare nuovamente la tua vita chiamandomi a quest'ora del mattino' sputò Flavia a denti stretti, con i capelli corti arruffati e il pigiama messo al contrario.

Dall'altro lato dell'apparecchio telefonico, Emanuele, suo fratello, si prendeva bellamente gioco di lei, ridendo senza farsi troppi scrupoli.

'Perchè, che ore sono lì?'

'Le cinque. Sei fortunato che avevo puntato la sveglia esattamente...' rispose Flavia, prima di abbassare il telefonino all'altezza della sua sveglia, facendo sobbalzare il fratello per il trillo inaspettato.

'Ora.' concluse poi, sogghignando.

'Te l'ho mai detto che sei estremamente vendicativa, Fla? Beh, ora sai come la penso.' si lamentò Emanuele.

'Com'è andata ieri sera?'

'Tutto bene, sono gentili. E sorprendentemente comprensivi e sensibili. Insomma, vorrei essere arrivata prima.' spiegò brevemente la ragazza, mettendo sul gas la macchinetta del caffè, prima di dirigersi in bagno per sciaquarsi la faccia.

'Ehi, potrei offendermi!' la avvertì il fratello, fingendosi offeso.

'Non riuscirai a farmi sentire in colpa, caro.'

'Non intendevo farlo. Sai quanto sono felice per te!'

Flavia sospirò: 'Sì che lo so. E mi manchi terribilmente. Come va con l'università? E con Rodolfo?'

'Non hai altre domande?' sbottò il fratello, innervosendosendosi.

'Ema, parlami. Parlami, ti prego, sono tua sorella. Non devi sentirti costretto a nascondermi niente, io non ti giudicherò.'

'Lo so, ma a volte vorrei che non fossi l'unica a pensarla così.' ammise Emanuele, con un tono indecifrabile che lasciava intendere un'espressione altrettanto indecifrabile.

Emanuele era un bel ragazzo, non dimostrava per nulla i suoi venticinque anni e frequentava l'ultimo anno di Letteratura Inglese, alla Sapienza: era il primo della sua classe di concorso, sulla bocca di tutti i professori e di chiunque frequentasse l'università.

Aveva moltissimo in comune con la sorella: entrambi amavano l'inglese (Flavia era al secondo anno di Letteratura Americana e Inglese), tiravano di boxe, suonavano pianoforte e chitarra e se la cavavano bene a cucinare.

Ema era felice, e non sentiva per nulla la mancanza di qualcuno di speciale, come una fidanzata, nella sua vita: andava a scuola, tornava a casa, faceva i compiti, portava a spasso Burro, il loro bulldog incredibilmente grasso, insieme a Flavia, andava in palestra e si ingozzava di patatine davanti alla tv il venerdì sera con gli amici.

Finchè una sera, di venerdì, il suo migliore amico, Rodolfo, probabilmente aiutato dall'alcool, gli confessò di essere innamorato di lui.

E qualcosa dentro Ema cambiò per sempre: si rese conto che già da tempo non provava più niente quando vedeva una bella ragazza all'università; le battutine dei suoi compagni sulla lettrice americana che veniva ogni tanto a lezione non gli facevano nè caldo nè freddo.

Eppure nel momento in cui Rodolfo si sporgeva per lasciargli un bacio umido all'angolo della bocca, quando pensava che nessuno li stesse guardando, il suo cuore batteva forte, ma era stato costretto a imparare come nascondere i suoi sentimenti.

Ora Roldolfo e lui stavano insieme, ma era evidente che al rapporto mancava qualcosa: qualcosa di impalpabile, ma che avevano trascurato per troppo tempo.

Il buco si era allargato e non era più possibile chiuderlo.

Non facevano altro che trovare mille scuse futili per litigare.

E tutte le discussioni finivano in un modo: con Rodolfo che sbatteva la porta dell'aula vuota in cui si erano chiusi e con Emanuele che piangeva, furioso perchè non riusciva ad esprimere a parole quello che provava.

Di solito in quei momenti ci pensava Flavia a consolarlo.

Ma ora Flavia non c'era, ed Emanuele non sapeva quando sarebbe tornata.

'Non sono l'unica, Ema. Mamma e papà...'

'Mamma e papà hanno le loro rogne, non voglio aggiungere problemi a quelli che già hanno.' la zittì il ragazzo.

'Comunque, dovremmo parlare di te, ora. Come stai?'

'Odio quando cambi argomento.'

'Sei cocciuta, eh? Parlami di com'è il cibo, per esempio.'

'Credo di averti già largamente illustrato quanto sei petulante, anche al telefono.'

'E Los Angeles com'è?'

'Sul serio, perchè non ti laurei in 'Petulanza nelle sue molteplici forme'?'

'C'è qualche ragazzo carino?'

Flavia arrossì, boccheggiando: 'Ehm... ora devo andare. Ti chiamo dopo, magari quando lì sarà notte, così ricambierò il favore.'

'AHAH! C'è qualcuno, dunque!'

'Oddio, ehm...' borbottò Flavia, guardandosi intorno: dove aveva messo quel pacco di ...

'la comunicazione è disturbata, scusa.'

'Fla, lo so che stai stropicciando un pacchetto di patatine vicino all'altoparlante, ma sappi che so essere molto petulante. Ciao, ti voglio bene.' disse con la sua solita calma serafica, per poi attaccare.

La ragazza sbuffò, bruciandosi con il caffè bollente.

Non sapeva spiegarsi il perchè, eppure si era sentita a disagio quando suo fratello aveva cominciato a parlare di ragazzi.

Sì, Chord non era male, con quelle labbra enormi e il sorriso sincero. Anche Mark non era brutto, e poi la faceva ridere e sembrava sensibile. Kevin poi, con quella barba un po' pronunciata e gli occhi limpidi.. eppure quando Flavia aveva visto Darren e gli aveva stretto la mano, aveva visto qualcosa di più in quello sguardo.

Lei credeva al colpo di fulmine ed era estremamente romantica, eppure non aveva mai avuto un ragazzo. Il suo primo bacio a stampo l'aveva dato per una scommessa quando aveva quattordici anni e non aveva provato nulla. Aveva pensato che fosse molto umido, tutto qui.

Con questi pensieri in testa e non sapendo assolutamente come gestirli, fece velocemente colazione e poi si gettò sotto la doccia.

Alle sei in punto si fece trovare davanti alla mensa, dove c'era Ryan che la stava aspettando, insieme a Chord e a Darren.

'Sono in ritardo?' chiese la ragazza, preoccupata. 'Scusate.'

'No, tranquilla, lui ci ha fatto arrivare in anticipo.' le spiegò Darren con lo sguardo ancora assonnato, indicando con un gesto il produttore, che stava parlando pochi passi più in là con un tecnico del suono.

'Penso avesse paura che arrivassimo in ritardo.' continuò poi, trattenendo a stento uno sbadiglio.

'Ecco il fantastico trio!' esclamò Ryan, battendo una pacca energica sulla schiena di Chord che, colto di sorpresa, urlò: 'Sono sveglio! non stavo dormendo.'

'Dunque... tu' disse, indicando il biondo 'Tu, dormiglione, sei atteso in sala doppiaggio. Hai una sessione fra circa mezz'ora.'

Chord annuì e, dopo aver salutato i due amici, si diresse a passo incerto in direzione opposta, borbottando qualcosa del tipo: 'Potevo dormire una ventina di minuti in più!'

'Sbaglio o hai bisogno di più capelli, signorina?' esclamò Ryan, scompigliando la chioma di Flavia, facendola sorridere.

'E a te ne occorrono decisamente di meno, caro. Andate a farvi impattaccare col trucco e parrucco e poi vi manderò Chris. Ok?'

La ragazza, che sembrava la più lucida dei due, annuì.

'Darren, te la affido. A dopo!' li salutò, dileguandosi.

Flavia, notando che il suo collega era alquanto stravolto, si limitò ad osservare le larghe spalle del produttore, mentre questi si allontanava, canticchiando un 'Buongiorno' a chiunque gli capitasse sotto tiro.

'Che intendeva con 'più capelli?' le chiese Darren, curioso.

'Oh... immagino si riferisca alle extension. Sai, ho i capelli troppo corti.. c'era scritto nel contratto.' gli spiegò Flavia, anche se neanche lei aveva capito benissimo quella clausola.

Darren si limitò ad alzare le spalle: 'Non capisco, io trovo ti stiano benissimo così.'

Ecco, l'aveva fatto: aveva lasciato andare i pensieri che si teneva dentro da parecchie ore, probabilmente aiutato dal fatto di non essere ancora del tutto padrone delle sue azioni.

Eppure, da quando quell'incredibilmente silenziosa ragazza aveva preso in mano la chitarra, qualcosa dentro di lui era cambiato.

Darren era il classico ragazzo americano: aveva molti amici, sorrideva sempre e aveva la parlantina facile.

Ma forse le sue notevoli doti d'attore erano dovute al fatto che, fin dai primi anni della sua adolescenza, le persone al di fuori della sua famiglia lo avevano sempre classificato come il tipico ragazzo ordinario.
Ma Darren, il vero Darren, non si sentiva affatto così:non voleva urlare al mondo quanto si sentiva diverso, voleva semplicemente dimostrarlo, dimostrare di fare sul serio. Nel corso degli anni più volte si ritrovò a pensare di stare impersonando la patetica imitazione di se stesso, maledicendosi per non avere il coraggio di afferrare quella maledetta chitarra e scendere in strada. Magari avrebbe fatto sorridere qualcuno con la sua musica, o semplicemente per le sue espressioni buffe.

Tutto quello che andava cercando, tutto quello di cui realmente aveva bisogno, era un sorriso: lo attendeva, a volte pazientemente, altre volte con impeto.

Lo cercava in metropolitana, quando andava a fare le prove per 'A Very Potter Musical', tra i bambini nella vecchia scuola vicino a casa sua, mentre faceva la fila con Chris in quei negozi super costosi e sbriciava fra gli scaffali della sua libreria preferita, sperando di vedere quel sorriso.

Ma solo quando Flavia gli sorrise, liberando un paio di adorabili fossette, Darren capì che era tempo di interrompere la sua ricerca.

'Grazie.'

'Prego. Andiamo?' le propose il ragazzo, un po' imbarazzato.

Proseguirono in silenzio per un po'.

Flavia era sinceramente stupita per il complimento del ragazzo, ma decise (o almeno, tentò) di non farsi più illusioni del dovuto.

Il ricciolino, nel frattempo, rifletteva, nella speranza di trovare una domanda abbastanza intelligente da porre alla ragazza.

'Come ti trovi qui?' le chiese poi, nella speranza di non sembrare un completo idiota: insomma, che razza di domanda era?!

'Bene, davvero. Mi manca la mia famiglia, ma per il resto sono felicissima, anche se un po' stanca. E' snervante sforzarsi di capire voi altri mentre confabulate a voce bassa e velocemente.' rispose Flavia.

'Ti capisco, davvero. Era snervante anche per me!'

La ragazza di fermò di colpo, sorridendo entusiasta.

'Tu... Tu parli italiano!' esclamò, felice come una pasqua.

Darren le sorrise:

'Sì, sono stato in Italia per studiare. La tua voce è diversa... insomma, rispetto a quando parli inglese. Hai capito?' disse, nervoso perchè non voleva fare errori davanti alla nuova amica.

Flavia annuì, con gli occhi che le risplendevano per notizia che il ragazzo le aveva appena comunicato:

'Anche la tua lo è, penso sia normale.' rispose, prima di tornare a fissare le proprie scarpe.

'Cosa hai studiato in Italia?' gli chiese poi, non essendo riuscita a fermare la sua curiosità nei confronti del ragazzo.

Ema l'avrebbe sicuramente rimproverata per i suoi metodi primitivi e per la sua mancanza di esperienza con il sesso opposto: 'Devo dirti sempre io come fare per rimorchiare! Dovresti essere tu quella che da consigli a me!'

Darren sghignazzò:

'Siamo tornati all'inglese?' le chiese, divertito.

'Mi viene naturale. E' più forte di me, ma d'ora in poi so che non devo lasciarmi sfuggire niente in italiano davanti agli altri, o tu mi potresti tradire!'

Il riccio rise, sinceramente divertito:

'Mi dispiace averti privato di quest'ultimo privilegio, però.' aggiunse poi, pentedosi.

Flavia fece spallucce: 'Quando sarò in preda alle mie crisi, ti verrò a cercare.'

'Crisi? Del tipo?'

'Se mai dovessi stancarmi di parlare inglese tutto il tempo, sarai il primo a cui darò fastidio.' gli spiegò Flavia,
'Semplice.'

Darren sorrise, ridacchiando appena: 'Va bene, mi sembra il minimo.'

Nel frattempo avevano raggiunto la sala indicatagli da Ryan, dove circa cinque parrucchieri si destreggiavano fra parrucche e bombolette di lacca biologica, lavorando freneticamente.

'Ciao, tu devi essere Flavia!' disse una ragazzetta dai capelli rossi sgargianti, con un piercing al naso e uno smile che gli spuntava mentre sorrideva.

'Sì, piacere di conoscerti.' rispose Flavia, alla quale la sconosciuta stava già simpatica.

'Io vi lascio,' disse Darren, sorridendo ad entrambe.

'Ci vediamo dopo!' continuò poi, prima di lasciare sole le due.

'A dopo.' lo salutò Flavia, prima di dedicare tutta la sua attenzione alla ragazza di fronte a lei.

'Io sono Melissa.' si presentò questa, abbracciandola di slancio.

'E' per me un onore e un piacere informarti che sarò la tua parrucchiera barra truccatrice barra estetista finchè Ryan non deciderà di cacciarmi solo perchè la mattina sono intrattabile.'

Flavia rispose all'abbraccio, felicemente sorpresa da quel gesto.

'Abbiamo una cosa in comune, allora!' esclamò, facendo ridere Melissa.

'Ho qui pronte le tue extension, non vedo l'ora di vedere come ti stanno. Anche se penso ti donino molto i capelli corti!' le spiegò la rossa, osservando la sua capigliatura.

'Grazie!' le disse Flavia. Era già la seconda persona che glielo diceva.... ed ecco che ripensava a Darren.

'Vieni, dobbiamo fare un sacco di cose!' la incalzò Melissa, prima di prenderle la mano e condurla su una poltroncina, proprio davanti allo specchio più grande che Flavia avesse mai visto.

'Dunque,' sentenziò la rossa, osservandola pensierosa.

'Direi di cominciare con i capelli, poi passiamo al trucco, unghie e varie ed eventuali cerette.'

Dopo di che si mise al lavoro: l'attaccatura delle extension fu la cosa che portò via loro più tempo, visto che Melissa era molto metodica e professionale. Poi le sistemò le sopracciglia, le fece la ceretta alla parte superiore del labbro, alle braccia e alle gambe, lasciandola dolorante e piena di crema idratante.

'E' per far andare via i rossori!' la scimmiottò la rossa, prima di spalmargliene l'ennesimo strato per tutto il viso.

Poi la truccò con destrezza e le mise lo smalto che Ryan aveva scelto per la puntata.

'Per una volta, condivido la sua scelta!' sentenziò Melissima, mentre le stendeva abilmente uno strato di pallido rosa su tutte le unghie, che erano state precedentemente limate.

Dopo esattamente due ore e mezza, Melissa la buttò letteralmente fuori dalla sala.

'Ho bisogno di un caffè!' urlò, prima di lasciarla sola. Nel frattempo si era cambiata con i vestiti che Ryan aveva scelto insieme alla costumista: un paio di pantaloni rossi, un maglioncino bianco e un enorme fiocco verde fra i capelli; ai piedi aveva un paio di converse color panna.

'Sembri la bandiera italiana!' la salutò Chris, spuntato da non si sa dove, prima di baciarle la guancia. 'Stai benissimo!' continuò poi, facendola girare su se stessa per ammirare il completo.

'Grazie mille. Melissa è davvero brava...' rispose la ragazza, sinceramente imbarazzata: non era abituata ai complimenti, e riceverne così tanti da persone che non fossero sua madre, suo padre o Emanuele la spiazzava e gratificava allo stesso tempo.

'E tu sei modesta. Ma per oggi non voglio tediarti ulteriolmente, ci penserà Ryan con la sua solita simpatia mattutina.' disse Chris, roteando gli occhi e facendo ridere la ragazza.

Proprio in quel momento, Darren raggiunse i due amici, ansimando per la corsa che era stato costretto a fare per non arrivare troppo in ritardo.

'Scusatemi, Ginn ci ha messo più del solito con... Wow!' esclamò, dopo che i suoi occhi si posarono sulla figura della ragazza che aveva di fronte: ora aveva decisamente più capelli, tenuti fermi da un nastro svolazzante.

Darren potè notare che il bianco le donava moltissimo, perchè metteva in risalto la pelle nocciola e gli occhi marroni.

Ora che le orecchie erano scoperte, vedeva chiaramente che la ragazza indossava diversi orecchini, tre sul lobo sinistro, due sul destro e aveva anche un helix, nascosto fra le ciocche castane.

'Stai benissimo anche così.' avrebbe voluto dirle, ma la sua lingua era dolorosamente incastrata fra i suoi molari.

'Sei in ritardo, come al solito.' sbuffò Chris, prendendo Flavia per la mano e oltrepassando l'amico.

'Il sadico ci sta aspettando!' esclamò, per poi lasciare un colpetto sulla spalla di Darren.

'Complimenti, Criss. Sai cosa sono?'

Darren gli lanciò uno sguardo sconsolato, prima di seguire a ruota i due.

'Dove siamo diretti?' chiese Flavia, che non aveva sentito la frecciatina di Chris rivolta al riccio.

Era particolarmente elettrizzata: stava per filmare la sua prima scena. Quella sarebbe stata la sua prima apparizione in tv, non era una cosa da tutti i giorni: aveva molto in gioco, la sua futura carriera sarebbe dipesa da cosa avrebbe combinato nelle ore successive.

Eppure una vocetta piuttosto ostinata nella sua testa ripeteva a macchinetta: 'Darreeeeeeeeeeeen, Darreeeeeeeeeeeeeen.', impedendole di ragionare.

'Scena numero 14, cena al Bel Grissino fra Kurt, Ambra e Blaine. Ricordi?'

'Ora sì.' rispose Flavia, ripensando al pomeriggio precedente, passato a memorizzare le battute.

'Che nervosismo...' borbottò poi, una volta che furono giunti davanti allo studio, dove era stato allestito il set del ristorante.

'Noo, non dire così!' la rimproverò Chris, vedendo che era alquanto restia ad entrare.

'Ma chi me lo ha fatto fare di venire qui? Ditemelo, vi prego!' disse la ragazza, mentre i due la trascinavano per entrambe le braccia.

'E' normale essere nervosi' la rassicurò Darren, 'Io neanche volevo entrare, ero impaurito da morire ! Ma almeno la prima scena che giri è tranquilla.'

'Già.' concordò Chris, accarezzandole la mano, 'Oddio Darren, ti ricordi? La sua prima scena e ha dovuto baciarmi!'

'E' stato un po' traumatico.'

'Perchè?' esclamò stizzita la ragazza, infervorandosi leggermente.

'Che c'è di male? Non sarai per caso uno di quegli omofobi incalliti, spero. In tal caso, perchè avresti accettato il lavoro?'

Darren divenne rosso come un peperone per l'imbarazzo: 'Ma che hai capito?' sussurrò, mentre Chris se ne stava zitto in disparte, godendosi la visione che i suoi amici offrivano.

Flavia, con le braccia sui fianchi e il cipiglio alla Molly Weasley, scrutava con nuova ( o ritrovata?) sicurezza mista ad insolenza il ricciolino, che si torturava le mani grandi e scure.

'Ho capito quello che tu mi hai lasciato intendere. Ma non mi hai ancora risposto, vedo.'

'Certo che non sono un incallito omofobo...ma cosa faresti se ti dicessero che devi baciare uno sconosciuto il tuo primo giorno di lavoro? Mi sarei spaventato anche se si fosse trattato di una ragazza.' le spiegò Darren, gesticolando.

Lentamente, sul volto di Flavia scomparve l'ombra minacciosa che si era creata: 'Bene. Molto bene.' disse, assottigliando gli occhi.

'Vogliamo andare?' chiese poi, sistemandosi il maglione.

Darren la guardò, stupito: aveva davvero interpretato la sua frase solo perchè aveva preso a cuore Chris? Oppure c'era qualcos'altro, o qualcun'altro, di mezzo?

'Pensavo non volessi entrare.' replicò il ragazzo, osservandola.

Flavia lo guardò stranita: 'Non ho mai detto questo. Ho aspettato questo momento per dieci anni, non me lo lascerò scappare per un po' di misera paura. Piuttosto faccio una figuraccia davanti al mondo intero!' disse, profondamente convinta del suo discorso.

'Ben detto, Flavia: andiamo e spacchiamo il sedere a tutti!' esclamò Chris, prima di afferrarli entrambi per un braccio e trascinarli dentro.
Flavia fece appena in tempo a fare un respire profondo. Poi partì il primo 'Ciak!'
**
'E... AZIONE!' urlò Ryan, da dietro l'enorme cinepresa posizionata davanti al tavolo dove Flavia, Chris e Darren erano seduti.

Avevano cominciato con un po' di ritardo perchè non si riusciva a trovare l'inquadratura giusta, e quando sembrava tutto pronto per cominciare a girare, Andrea, la costumista, aveva notato un bottone scucito nel blaizer di Chris,e Ryan aveva insistito affinchè Flavia si cambiasse ed indossasse un vestitino bianco a pois blu, e che lasciasse sciolti i capelli.

Inoltre disse: 'Abbiamo deciso che Ambra non porterà gli occhiali, quindi mi sono permesso di ordinarti delle lenti. Tu e Darren avete lo stesso livello di miopia, quindi sarà una passeggiata!'

Ora Flavia se ne stava strizzata in un paio di ballerine infiocchettate e con gli occhi spalancati per il bruciore, cercando di darsi un contegno.

Assunse un'aria annoiata, appoggiando la testa sul palmo della mano destra e disegnando cerchi immaginari sul tavolo con la sinistra.
**
'Allora, al mio tre dite la vostra copertina di Vogue preferita, ok?' esclamò Kurt, eccitato, a Blaine ed Ambra.

Quest'ultima aveva l'aria annoiata, giocherellava con la cannuccia e mascherava la propria tristezza con sorrisetti mesti e palesemente finti.

Ma Kurt sembrava non accorgersene, troppo preso dai movimenti di Blaine per prestare attenzione all'umore della sua migliore amica.

Lui e Ambra avevano legato moltissimo, da quando lui l'aveva notata durante l'esibizione delle Nuove Direzioni in 'Empire State of mind' nel cortile della scuola.

Se ne stava di fronte a loro, guardandoli e sorridendo felice, completamente rapita dalle loro voci.

Quando Karofsky l'aveva etichettata 'Miss Italy' con un tono di disprezzo nel corridoio, Kurt si era avvicinato a lei e avevano cominciato a parlare.

'Non ascoltarlo, è solo uno stupido.' le aveva detto, affiancandola nel bagno delle ragazze, mentre questa si stava rifacendo il trucco.

Ambra aveva alzato le spalle, mostrando indifferenza: 'Quando mi vedrà al cinema cambierà idea sul mio conto.' e gli fece l'occhiolino. '

Noi siamo meglio di lui. Siamo speciali, e anche se a volte è difficile e rischioso, non dobbiamo arrenderci, non pensi?'

Da quel momento, diventarono amici.

Ma Kurt dovette trasferirsi alla Dalton: ora non c'era che Blaine nei suoi pensieri, e Ambra si sentiva sola.

Non riusciva ad essere gentile con il ricciolino, perchè voleva molto bene a Kurt, e forse non l'avrebbe mai ammesso, ma se ne era innamorata.

'Ambra? Ci stai ascoltando?' le chiese Kurt, dandole un dolce colpetto sulla mano intenta a disegnare sul tavolo, riscuotendola dai suoi pensieri.

'Ehm, pensavo.'

'A cosa?' le chiese Blaine, gentilmente.

Lui avvertiva tutto il risentimento della ragazza nei suoi confronti: non era la prima volta che Kurt li invitava entrambi al Lima Bean, forse con la speranza che le acque si calmassero un po'.

Blaine lo aveva compreso, e tentava disperatamente di stare simpatico ad Ambra, perchè lui non aveva assolutamente nulla contro di lei.

Anzi, la trovava molto carina e simpatica, comprensiva e dolce con Kurt, ma sincera e spigliata quando era necessario.
Non aveva ancora avuto l'occasione di sentirla cantare, ma da quanto diceva Kurt era portata.

Eppure, non capiva da cosa venisse tutto l'odio che quella personcina covava dentro, e che non si premurava neanche di nascondere.

'Che strano,' esclamò la ragazza, sprezzante 'ho un improvviso vuoto di memoria, non saprei proprio risponderti. Forse stavo pensando a quanto sarebbe bello che il mio migliore amico la smettesse di condurmi qui con l'inganno, stragiurandomi sull'ultimo corsetto di Micheal Korks che Orlando Bloom si trova al Lima Bean.' '

E non dirmi che quel tipo laggiù gli somiglia, lo sai benissimo che non è vero!' aggiunse, notando che Kurt tentava disperatamente di intervenire nel delirio che Ambra stava combinando.

Blaine si sporse per osservare il tipo che la ragazza aveva indicato poco prima: '

Ha ragione Ambra, Kurt. Non si somigliano per niente, i colpi di sole del tipo sono evidenti come... ti ricordi i calzini fosforescenti di Jeff? Ecco, come quelli.' concordò Blaine, accennando un sorrisetto.

Ambra gli rifilò un'occhiata scocciata:

'Scusatemi.' disse, alzandosi e lasciando scivolare sul tavolo una banconota da cinque dollari, per poi infilarsi velocemente il cappotto.

'Dove vai?' le chiese Kurt, alzandosi anche lui e mettendole una mano sulla spalla.

'Ho gli esercizi di inglese da fare e voi due mi sembrate... affiatati.' sibilò la ragazza, trattenendo a stento le lacrime.

Mercedes le aveva raccomandato di mostarsi forte, e lei ci stava sorprendentemente riuscendo, forse grazie a tutte
quelle lezioni di recitazione che aveva preso in passato.

'Santana sarebbe fiera di me.' pensò Ambra.

'Starete benissimo senza di me.' disse poi, afferrando la borsa piena di spartiti e sorpassando l'amico.

Si premurò di rifilare una poderosa pacca sulla spalla al ricciolino, che osservava col suo solito comportamente pacato la scena. '

Come al solito, stammi bene.'

Non appena la mora uscì di scena, Kurt sospirò, sconsolato.

'Mi farà venire le rughe.'
**
'EEEEE.... STOP! Taglia qui, Steve.' urlò Ryan, da dietro la cinepresa.

Flavia rientrò sul set dalla minuscola porta che era stata allestita, sorridente:

'Andava bene?'

'Assolutamente!' assentì tutta la crew, alzando il pollice verso l'alto e facendole i complimenti.

'Questo momento va immortalato!' esclamò Ryan, afferrando l'iphone di Chris dal tavolo vicino alla macchina fotografica.

'Mettetevi tutti vicini!'

Così Flavia si diresse sorridente verso i due, che l'accolsero nel loro caldo abbracciò, dopo di che Ryan scattò la fotografia.

'Facci vedere!' disse Darren, afferrando il telefono e mettendolo al centro, per permettere agli altri due di vedere meglio.

'Cariniii!' esclamò Chris.

'Me la mandi?' gli chiese Darren, porgendo il telefono al leggittimo proprietario e facendo gli occhi da cucciolo.

'Anche a me, pleeease!' si intromise Flavia, che trovava quella foto semplicemente adorabile: sì, insomma, era la prima foto insieme a quelli che già si riteneva pronta a chiamare amici, voleva averla.

Magari l'avrebbe spedita ad Ema, tanto per convincerlo che non si stava comportando da asociale.

'Se avessi il tuo numero..' la scherzò Chris, mentre smanettava col suo iphone per aggiungere il nome della ragazza alla sua rubrica.

'Giusto, scrivi.' gli rispose Flavia, prima di dettargli il proprio numero.

Darren intanto se ne stava zitto, combattuto, e cercava disperatamente di azionare gli ultimi neuroni funzionanti che gli erano rimasti da quando aveva incontrato Flavia, quella mattina.

Chiedere il numero o non chiederlo? Ma ci pensò quest'ultima a togliergli ogni dubbio, mentre lo fissava insistentemente, leggermente preccupata.

Chris nel frattempo si stava scervellando: 'Come ti salvo? Flavia con la stellina o Flavia bandiera italiana e cuore sfavillante? O tutti e tre? Uhhh, potrei usare la saetta!'

'E tu non scrivi?' sussurrò Flavia a Darren, che alzò lo sguardo, incontrando i grandi occhi castani della ragazza, resi ancora più grandi da quelle lenti a contatto.

'Io.. non sapevo se.. non so se tu vuoi che io ho il tuo numero.' borbottò Darren, che per l'emozione toppò anche qualche congiuntivo.

Ma quando la risata sincera di Flavia raggiunse le sue orecchie, Darren non si sentì più tanto nervoso.

Prese il telefono che la ragazza gli porgeva e aprì la sua rubrica, sorridendo.

Flavia gli dettò il proprio numero nuovamente, prima di voltarsi verso Chris: 'Spero che tu abbia optato per la saetta!'




HO TROVATO UNA FOTO DI DARREN NUDO!
Eheh, porcelline!
Bene, ora che ho la vostra attenzione...Salve, io sono Someone_ e vorrei dirvi che amo ognuna di voi. Sì, e se voleste lasciarmi qualche commentino ve ne sarei grata, gradirei sapere cosa ne pensate!
Ho messo subito il secondo capitolo perchè personalmente odio aspettare l'aggiornamento delle ff che seguo :C
Ma non vi posso giurare che sarò così buona d'ora in poi... Muahahah.
Se avete domande chiedete pure, mi fa solo che piacere.
Baci,
xx
  
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