10) I miei
"amici" di lassù.
Dopo
aver letto il messaggio di Johnny i miei sogni sono popolati da strane
creature.
Mi
immagino due creature verdi piene di tentacoli, con la testa infilata
in una
specie di acquario e che sbavano da paura, ho visto troppo i Simpson
ultimamente.
Fatto
sta che continuo a svegliarmi e a riaddormentarmi e la mattina dopo
sono uno
straccio, forse è meglio che vada da Jo per parlare.
“Hai
un aspetto orribile.”
Commenta
mia sorella.
“Johnny mi ha dato una notizia non esattamente positiva. Ha
detto che lunedì a
scuola ce en saranno altri due come me.”
“Ah,
cazzo!”
“Voglio
parlargli.”
“Se
pensi che ti possa aiutare.”
Il
mio cellulare suona per l’arrivo di un messaggio,
è Tom che mi augura il
buongiorno, io gli rispondo raccontandogli cosa è successo e
che vado da
Johnny.
Poco
dopo lui mi risponde che va bene e di stare calma, spero non si sia
arrabbiato
perché vado dal mio migliore amico, quei due non si stanno
simpatici.
Sono
entrambi gelosi di me, che situazione.
Mi
vesto, esco e, come quando sono corsa da lui per dirgli di Tom, trovo
Anne
nell’appartamento di Johnny.
“Forse
è meglio che me ne vada.”
Sospira lei, lui non la ferma, anche se vedo che vorrebbe farlo.
Quando
la porta si chiude alle spalle di Anne guardo il mio amico.
“Perché
non l’hai fermata?”
“Perché
non so se sia una buona idea dirle cosa siamo, potrebbe non prenderla
bene.”
Io
scuoto la testa.
“Tu
hai solo paura, ma io sono stanca di sprecare fiato e parole per dirti
di
essere più onesto con te stesso e con lei. Non sono qui
nemmeno per questo,
voglio informazioni più precise su quello che mi hai scritto
ieri sera.”
“Lo
sapevo che saresti venuta per quello, forse è meglio andare
alla casa nel
deserto.”
“Va
bene.”
Usciamo
dal suo appartamento e saliamo in
macchina, lui non dice nulla lungo il percorso e nemmeno
quando
camminiamo sotto il sole cocente del deserto.
Entrati
dentro la caverna ci dirigiamo verso la colonna centrale, dove si
è attivato
una specie di radar, due puntini verdi si stanno avvicinando a Poway,
entro la
giornata saranno in città.
“Per
te come saranno?”
“Simili
agli umani per non attirare l’attenzione, li riconosceremo
senz’altro.”
“Se
lo dici tu, io ho un po’ paura sinceramente.”
Lui
scrolla le spalle.
“Sono
alleati, non nemici e poi finalmente capiremo la missione, magari loro
sanno
già dove sono quelli da eliminare.”
Io
sospiro, ho paura, non c’è niente da fare.
“Non
avere paura, ci sono io con te e ci sono anche Isabel e Tom. Lo so che
per te
non è facile accettare questa situazione, ma noi siamo
quello che siamo,
possiamo nasconderci e quasi dimenticarci, ma prima poi dobbiamo farci
i conti.
Noi
siamo diversi.”
“Lo
so che siamo diversi, ma io ho paura per tutti quelli a cui voglio
bene.”
“Andrà
bene, Chia. Andrò tutto bene, adesso vai a casa, mangia con
i tuoi ed esci con
Tom oggi.
Cerca
di lasciare fuori la tua paranoia, è inutile che tu stia
male prima del tempo.”
“Hai
ragione, Johnny. Grazie, ti voglio bene.”
“Di
niente, sei mia sorella, no?”
Lo
abbraccio.
“Già.”
Rimaniamo
un altro po’ nella casa nel deserto e poi ce ne andiamo,
quando arrivo a casa
mia vengo investita dall’odore di cibo: mamma sta preparando
l’arrosto e mi
viene da sorridere, sa di famiglia e lei non lo sa.
“Sono
tornata!”
Urlo.
“Bentornata,
cara! Potresti preparare la tavola?”
“Sì,
mamma!”
In
silenzio appendo il cappotto e lascio la borsa vicino
all’ingresso per fare
quello che mi ha detto, in fondo mi piacciono i momenti in famiglia, mi
rassicurano.
Il
pranzo è tranquillo, i miei sono contenti che i miei voti
siano tornati alti e
che lo siano anche quelli
di Izzie,
progettano di mandarci in qualche college buono e non in un college di
provincia.
Speriamo
di non dover deludere le loro aspettative, ma ho
l’impressione che succederà e
che non dipenderà da noi.
Al
pomeriggio esco a fare un giro con Tom, lui ha la tavola da skate con
sé quindi
credo che andremo allo skate park, ci azzecco in piano.
Il
mio ragazzo mi lascia da sola ai margini della pista, saluta Mark, un
piccoletto che credo si chiami Scott e Anne poi si lancia nelle sue
evoluzioni.
Io
lo guardo incantata, nonostante sia più coordinata della
maggior parte degli
esseri umani, non ho mai provato a fare skate.
Come
sono bravi! Un po’ li invidio.
Dopo
un po’una figura si siede accanto a me: è Anne.
“Scusa
per avervi interrotto stamattina.”
Le
dico imbarazzata, lei scuote la testa.
“Me
ne stavo andando, le scopate della notte se ne vanno alla
mattina.”
Io
sospiro.
“Se
solo riuscissi a far parlare Johnny staremmo tutti meglio, ma
è così testardo!”
Anne
scuote di nuovo la testa.
“Se
non gli viene significa che il sentimento che prova per me non
è così forte,
sono io quella che lo ama di più e si illude di venire un
giorno ricambiata. Se
lo sapesse Mark farebbe scoppiare il finimondo.”
“Io
non gli dirò nulla.”
“Grazie!”
Sorride
e torna in pista.
Verso
le cinque escono tutti e Tom mi schiocca un bacio sulle tempie.
“Scusa
se ti ho fatto passare un pomeriggio seduta a fare nulla.”
“Non
fa niente. Vi va una crepes?”
Annuiscono
tutti e io mi alzo e vado con Anne al chiosco che ho visto poco
lontano,
ordiniamo sei crepes e aspettiamo pazientemente che ci servano.
I
ragazzi la divorano immediatamente: sono sudati e affamati.
“Beh,
forse è meglio che io vada a casa.”
Dico
io a un certo punto alzandomi.
“Perché?”
“Perché
domani ho una verifica di algebra particolarmente difficile e non sono
sicura
di aver studiato abbastanza.”
Mi
salutano tutti, Tom prende il suo skate sottobraccio e viene via con me.
“Non
pensavo che quelli come te non avessero problemi con la
matematica.”
“Beh,
ti sbagli. Io ne ho, devo fare molta fatica per assorbire le
nozioni.”
“Se
vuoi domani e la prossima volta ti do una mano io, me la
cavo.”
Io
sorrido.
“Grazie,
è molto gentile da parte tua.”
“È
il minimo, non devi ringraziarmi.”
“Non
tutti fanno copiare. Dai, Tom lo sai, c’è gente
che si farebbe trapassare da
una baionetta piuttosto che suggerirti.”
Lui
ride.
“Anche
questo è vero.
Sbaglio o stiamo ignorando
di proposito un argomento?”
Io
arrossisco.
“Sì,
ne sto evitando accuratamente uno: quelli che arriveranno a scuola
domani.”
“Oh,
loro.”
Io
annuisco.
“Loro!
Ho paura che siamo degli strani polipi verdi con un vaso in testa per
respirare.”
“Guardi
troppo i Simpson, non pensi che così verrebbero notati e non
è quello che
vogliono?”
“Hai
ragione, ma sai che non muoio dalla voglia di incontrarli.”
“Lo
so, ma io e Johnny ci siamo, non sei da sola.
Ricordatelo.”
“Grazie
mille per avermelo ricordato.”
Gli
sorrido, ormai siamo arrivati davanti a casa mia, un vento freddo muove
le
foglie dell’acero del mio giardino, non mi ero accorta del
cambio di
temperatura.
“Beh,
siamo arrivati.”
Io
mi alzo sulle punte dei
piedi e lo
bacio.
“Buona
serata, Tom.”
“Buona
serata anche a te e vedi di ripassare per la verifica, almeno non pensi
ad
altro.”
“Signorsì!”
Rispondo
divertita, poi rimango per un po’ a guardare la sua figura
allontanarsi e
rimpicciolirsi, finché non mi decido a entrare.
A
casa c’è un certo tepore, quindi vado a sbirciare
in sala: mio padre ha acceso
il camino e ora si sta rilassando leggendo un libro sulla poltrona
più vicina
al fuoco.
“Ciao,
papà.
Mamma
e Isabel dove sono?”
“Al
centro commerciale.”
“Ok,
ti lascio tranquillo. Buona lettura!”
Salgo
in camera mia e mi butto sul letto, gli appunti di algebra sono sul
comodino,
in un solo movimento fluido li prendo in mano e comincio a leggerli.
Continuo
per un’ora, alla fine ho un gran mal di testa e
l’amara consapevolezza che
questa roba non mi entrerà mai in testa.
Odio
la matematica in tutte le sue branche!
Alle
sette scendo in cucina e comincio a preparare qualcosa, visto che di
mamma e
mia sorella non c’è traccia. Preparo cotolette per
tutti, so che sono capaci di
mettere d’accordo ogni palato.
Izzie
e mamma arrivano proprio mentre le sto per servire in tavola,
così si tolgono
semplicemente i cappotti e depositano le borse da qualche parte e si
siedono
subito a tavola.
Che
pace!
Perché
dovrei desiderare di sconvolgerla?
Lunedì
mattina arriva troppo presto, non sono pronta.
Mi
lavo e mi vesto di malavoglia, vorrei non andare a scuola oggi, ma non
avrebbe
senso prima o poi li incontrerei comunque.
Izzie
mi guarda in silenzio, percepisce la mia tensione e il mio nervosismo,
ma non
sa cosa dirmi per calmarmi.
Arriviamo
a scuola e subito percepisco qualcosa di strano, in qualche modo li
sento
avvicinarsi, Johnny non si sbagliava.
Entriamo
e io mi dirigo al mio armadietto, si stanno avvicinando sempre
più, alzo gli
occhi e vedo due persone che non avevo mai visto prima percorrere il
corridoio.
Sono
un ragazzo e una ragazza.
Lei
non è molto alta, ha la carnagione ambrata e lunghi capelli
viola, lui invece è
mediamente alto, pallido e con dei capelli neri scompigliati.
Eccoli.
La
ragazza mi guarda e sento che mi riconosce, anche perché si
avvicinano a me e
a mia sorella.
“Ciao,
io sono Keisha e lui è mio fratello Joel. Siamo nuovi,
potresti aiutarci a
trovare l’aula di letteratura?”
“Sì,
certo. Io sono Chia e questa è mia sorella Isabel, saremo
liete di aiutarvi.”
“Lei
non è una di noi.”
La
voce di Joel è bassa, ma perfettamente udibile.
“No,
ma sa quindi rilassati o attirerai l’attenzione.”
Sul
volto di Joel appare un ghigni poco carino, inizio a non sopportarlo.
“Chi
altro sa?”
“Il
mio ragazzo.”
“Chi
altri potrebbe venirne a conoscenza?”
“Il
ragazzo di mia sorella, la ragazza che piace a Johnny.”
“Incoscienti.”
“Siamo
solo umani.”
Rispondo
torva.
Lui
vorrebbe ribattere qualcosa, ma sua sorella si mette in mezzo.
“Buono
Joel, Chia ha ragione, rilassati. Ci noterebbero se ci mettessimo
subito a
litigare.”
Joel
tace arrabbiato, questa Keisha mi sta simpatica!
Ci
avviamo insieme verso l’aula di letteratura chiacchierando,
Tom ci aspetta
dentro e capisce al volo la situazione.
“Ciao,
io sono Tom, il ragazzo di Chia.”
“Io
sono Keisha e lui è Joel.”
Le
presentazioni sono fatte, ora inizia l’avventura vera e
propria e la lezione di
letteratura. Il professore fa presentare Keisha e Joel davanti a tutti,
Joel è
visibilmente irritato, si capisce lontano un miglio che la cosa non gli
fa
piacere.
Vengono
costretti a presentarsi anche alle lezioni successive e
all’ora di pranzo temo
che Joel ucciderà qualcuno.
Per
fortuna non succede nulla e quando finiscono le lezioni pomeridiane
andiamo
tutti alla casa nel deserto dove conosceranno anche Johnny. Spero che
non si
mettano a litigare, anche se conoscendo lui dubito che
succederà. Il mio amico
non vede l’ora di incontrare altri alieni come noi e di fare
amicizia con loro.
La
porta si apre sul consueto spettacolo di Johnny che guarda la tv sul
divano,
con una bottiglia di birra da una parte e un sacchetto di patatine
dall’altra.
“Ti
sei rammollito, generale Rath!”
Quell’odioso
di Joel è il primo ad aprire bocca e fa sobbalzare Johnny.
“Cosa
diavolo vuoi, ragazzino?”
Gli
chiede duro.
“Che
torni ai tuoi antichi fasti, ti riprenda la tua donna e cacci questa
feccia
terrestre inutile. È la nostra missione, non la
loro.”
Io
stringo i pugni.
“Joel,
Keisha vi invito a uscire da questa casa, non siete più i
benvenuti.”
“Ma
la missione...”
“Fatela
da soli se credete di essere così bravi, io e Johnny non vi
daremo nessun
aiuto, andatevene.”
“Traditrice!”
Urla
Joel, nonostante sua sorella cerchi in ogni modo di trattenerlo.
“FUORI!”
Il
mio urlo attiva qualcosa presente nella stanza perché una
forza sconosciuta
solleva Joel e Keisha di peso e li butta fuori, sulla roccia dura della
scalinata esterna.
Johnny
mi guarda sorpreso, non mi ha mai vista così arrabbiata.
“No,
Johnny non dire nulla.
Nessuno
parla così dei miei amici e della mia famiglia in mia
presenza, nemmeno quel
piccolo arrogante e presuntuoso di Joel, se vuole che li aiutiamo deve
darsi
una calmata o per me se ne può tornare a casa sua!”
Johnny
rimane muto, mi guarda in modo strano.
“Johnny,
si può sapere cos’hai?
Perché
mi guardi così?”
“Perché,
non so se tu te ne sia accorta, emani un’aura di potere che
si può quasi
toccare. È come se la principessa che eri
nell’altra vita sia emersa
improvvisamente.”
Io
sbuffo.
“Principessa…
Ma per favore.”
Rispondo
io digrignando i denti.
“Johnny
ha ragione.”
Azzarda
timidamente Tom.
“E
anche se fosse? Chissene frega!
Quei
due non entreranno qui fino a quando Joel non si darà una
calmata e la stanza
ubbidisce a me!”
Johnny
si avvicina alla colonna centrale.
“Sono
ancora qui fuori.”
“Che
ci rimangano, qui non entreranno.”
Mi
siedo sul divano non prima di aver tolto una coca dal frigo. Johnny si
siede
vicino a me.
“Andiamo,
magari non l’ha fatto a posta, è alieno, non sa
come ci si comporta.”
Io
scoppio a ridere.
“Keisha
è stata perfettamente in grado di essere gentile e cortese,
Joel l’ha fatto a
posta. Forse vuole dimostrare di essere una specie di capo, ma io non
ho
bisogno di gente così e ti ripeto che se la pensa
così la sua cazzo di missione
può farla da solo.”
“Io
sono con Chia.”
Sia
Tom che Izzie mi appoggiano, Jo scuote la testa, sconfitto. Sono certa
che sia
deluso, forse si aspettava un qualcosa di strappalacrime – a
mo’ di famiglia
riunita – non un litigio.
“Se
ne stanno andando.”
Annuncia
alla fine, depresso.
“Grande,
adesso posso andare a casa a mangiare, senza uno stronzetto che mi dica
cosa
fare.”
Io,
mia sorella e Tom usciamo dalla casa e raggiungiamo la mia macchina, io
sto
ancora ribollendo di rabbia per come ha apostrofato Izzie e Tom: lo strozzerei.
In
macchina c’è un silenzio carico di tensione,
nessuno fa niente per spezzarlo,
nemmeno quel chiacchierone del mio ragazzo.
Lo
lascio a casa sua e poi mi dirigo verso casa mia.
“Izzie.”
“Sì?”
“Sappi
che non la penso come Joel.”
“Questo
si era capito, non ti devi preoccupare. Mi dispiace che sia andata
così male,
spero vi chiarirete.”
“Io
invece spero che se ne tornino al mio pianeta e che esploda
così non mi devo
più preoccupare di quello che succede lassù. Non
è più la mia vita.
Sono
morta una volta per loro, non intendo ripetermi.”
Lei
sospira.
“Prova
a parlare con Keisha, lei non mi sembra cattiva.”
Io
rimango in silenzio, se Joel non ha fatto altro che mandarmi vibrazioni
negative, Keisha invece non è stata così negativa
e sembrava dispiaciuta del
comportamento del fratello.
Forse
le parlerò, non ora perché sono ancora
così arrabbiata da non essere in grado
di reggere una conversazione civile con qualcuno.
“Se
vuoi un consiglio, cerca di ricomporre la tua espressione in qualcosa
che si
avvicina alla normalità. Adesso hai uno sguardo omicida che
fa paura.”
Io
sbuffo, ma mia sorella ha ragione.
Arrivate
a casa, mi prendo cinque minuti buoni per respirare profondamente, alla
fine
dell’esercizio la mia faccia è tornata quasi
normale.
Entriamo
in casa e sentiamo la risata di mia madre, quella che adotta quando
conversa
educatamente con qualcuno, io e Izzie ci guardiamo: forse qualche sua
amica è
venuta a trovarla?
Andiamo
in salotto e i miei pugni si stringono di nuovo in una presa ferrea:
sta
parlando con Keisha.
Cosa
vuole?
“Oh,
Isabel, Chiara, siete arrivate.”
“Sì,
mamma.”
Rispondo
fredda io.
“Lei
è Keisha, è nuova qui e vorrebbe avere da voi i
compiti di matematica.”
Che
patetica scusa!
In
ogni caso le porgo un foglio su cui ho scribacchiato quello che le
serve.
“Copiali.”
“Non
sarebbe educato farla salire in camera tua?”
“Va
bene.”
Rispondo
sempre più fredda. Io, mia sorella e l’aliena
saliamo verso la mia camera e
quando siamo tutte dentro chiudo la porta e mi volto ad affrontarla con
il
volto deformato dalla rabbia.
“Cosa
diavolo vuoi?
Insultarci
direttamente a casa mia?
Non
sei la benvenuta qui, esattamente come non sei la benvenuta nella casa
nel
deserto.”
Keisha
alza le mani in segno di resa.
“Non
sono qui per insultare nessuno.”
“E
allora cosa vuoi?”
Le
chiedo sulla difensiva.
Non
mi piacciono queste situazioni, mi piace avere il controllo, ma qui
è ovvio che
è Keisha ad avere il coltello dalla parte del manico.
Cosa
diavolo vuole?
Qualcuno di voi ha tumblr?