- Molly era immersa dalle scartoffie. Avrebbe preferito analizzare un qualsiasi organo piuttosto che stare lì, seduta a firmare documenti ma, purtroppo, anche quello faceva parte del suo lavoro.
- Molly Hooper! – Molly sobbalzò quasi spaventata e intimorita come una bambina rimproverata e riportata all’ordine.
- Sherlock, è successo qualcosa? – Sherlock, ancora all’entrata, osservava Molly con quei suoi occhi gelidi pieni di rimprovero. Sembrava avercela seriamente con lei per aver lasciato che tutti conoscessero quella cosa che tanto lo imbarazzava. Forse, si sentiva anche un po’ tradito.
- Sai qualcosa di un certo sito per ragazzi, EFP? – chiese Sherlock conoscendo già la risposta. Normalmente non sprecava del tempo nel porre domande inutili ma sembrava voler giocare e provocare la povera Molly.
- Si. – rispose semplicemente lei, senza balbettare, senza perdersi nelle sue solite insicurezze e imbarazzo. Molly non era Sherlock Holmes ma lei poteva, comunque vantarsi di conoscere quell’uomo.
- Hai letto qualcosa?- chiese, infine, lei.
- Si. – rispose semplicemente Sherlock.
- E che fandom segui? – chiese lei con molta poca convinzione ma molto, molto sarcasmo.
- Perché, Molly, tu ne segui qualcuno? – naturalmente rigirò la domanda. Sherlock non avrebbe mai ammesso nulla così direttamente. Molly ritornò a guardarlo negli occhi e notò quanto lui fosse vicino. Gli sorrise divertita.
- Recati a Baker Street appena possibile. È necessaria una riunione. – Sherlock stava già uscendo e Molly non ebbe la possibilità di chiedere spiegazioni.
L’appartamento del 221B di Baker Street era particolarmente affollato. - Sherlock, non credi di stare esagerando? – iniziò John un po’ infastidito da quell’assurda situazione.
- Non sono io che indosso assurde magliette con scritto “Sherlolly” – detto questo lo sguardo di Sherlock volò su Molly che inevitabilmente arrossii.
- È solo un gioco, Sherlock. Abbiamo sfruttato quest’occasione per prenderti un po’ in giro e vendicarci di tutte le volte che metti, tu, in ridicolo, noi. – intervenne Mary facendosi più vicina a John.
- Sherlock ha ragione. Non dico di far chiudere quel sito ma, almeno, chiudiamo questo gioco. – disse Lestrade mantenendo uno sguardo basso.
- Per una volta la gelosia altrui mi è d’aiuto. – disse Sherlock, come al solito, non curante del peso delle proprie parole.
- Appunto – sussurrò Mary. Calò il silenzio. Tutti si guardavano tra di loro. Era assurdo di come Sherlock facesse, di una cosa così banale e innocua, una questione di stato, era proprio un bambino a volte. Molly guardava Sherlock, Sherlock ogni tanto si concedeva un occhiata a Molly. A lei sembrò chiaro. A Sherlock importava che non si infangassero i nomi delle persone a lui care. Non voleva che si ripetesse la storia precedente, che Moriarty o anche qualcun altro sfruttasse determinate informazioni contro di lui e i suoi amici. Tutti si erano divertiti a leggere di queste storie assurde che li riguardavano e raccontavano di, altrettanto assurdi, intrecci amorosi. Molly prese coraggio e parlò.
- Io, credo che Sherlock, in parte, abbia ragione. Quel sito potrebbe rivelarsi pericoloso ma solo se noi stessi diamo importanza a ciò che è scritto lì. È solo un sito per ragazzi, per fan di Sherlock che si divertono ad immaginarci tutti nelle situazioni più assurde. Non ci metterà più in pericolo di quanto già non ci troviamo. Noi siamo le tue persone care, Sherlock, e siamo pronti a lottare e a starti vicino, sempre. – Molly non era solita fare lunghi discorsi. Lei è quella che si impappina, balbetta, si imbarazza, abbassa lo sguardo. Non tutti sanno che Molly è una donna forte e coraggiosa. Tutti la guardarono con sguardi inteneriti e occhi lucidi dall’emozione. Nessuno replicò, la pensavano tutti come lei. Molly non vide l’espressione di Sherlock, perché in quel momento si era girato verso la finestra. Sembrava quasi che le parole di Molly non fossero dirette a lui ma lei sapeva che Sherlock era capace di grandi emozioni e sentimenti e fu per questo che rivolse il più dolce e solare dei sorrisi alle sue spalle.
- Molly.. – disse piano Sherlock. Tutti stavano andando via. - Si, Sherlock? – disse lei sorridendogli.
- Grazie. Grazie, per aver creduto in me ancora una volta. Ho letto anch’io qualche storia e spero davvero che tu non soffra come ritengono certe persone. –
- Io sto bene, Sherlock. –
NOTA: io credo di aver concluso. Vi prego, vi prego di cuore di recensire perché sono terribilmente dubbiosa su questo ma, soprattutto, sul precedente capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate e apporterò le dovute correzioni, grazie come sempre della lettura.