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Autore: B_K_    08/03/2014    0 recensioni
Una breve storia che elogia la potenza dell'immaginazione umana in maniera introspettiva. Una donna si sveglia in un luogo senza stimoli visivi e uditivi. Il suo unico desiderio è trovare un bambino e portarlo in salvo. Questo è stato vittima di un rapimento da parte di un uomo dalle intenzioni e dalle capacità sconosciute.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutt'intorno nient'altro che nero. Tutto era talmente buio da abbacinare gli occhi. Tutt'intorno nient'altro che silenzio. Nessun suono rompeva l'aria tanto che le orecchie fischiavano. E come questi, tutti i sensi si ribellavano a loro stessi in un ossimoro continuo come il ghiaccio bruciante, ma tutt'intorno nient'altro che dura, ruvida, invisibile pietra. Questi pensieri colsero sprovvista la mente appena destata, se vi è pensiero vi è vita. Prima si accorse di avere mani che toccavano il terreno impervio poi, come dal nulla, si rese conto di avere due gambe, un addome, un cranio. Le dita cominciarono a sfiorare folte ciocche di capelli morbidi, due guance lisce, labbra carnose e la scollatura di un abito che nascondeva il seno. Si chiese come non potesse sentire freddo; poi si rese conto di non percepire niente: caldo o freddo, piacere o dolore, serenità o terrore. In compenso sentiva un irrefrenabile trasporto per assistere qualcuno o qualcosa. E come creato dal nulla, le orecchie smisero di produrre il fischio del silenzio perché percepirono un flebile lamento, un pianto. Si alzò dalla dura roccia e cominciò a correre nella vuota oscurità arrancando per il terreno accidentato. I gemiti erano fanciulleschi, fischi e urla regolari date dalla disperazione; pian piano si avvicinavano, la donna camminava e pian piano il pianto diventava più forte come il richiamo di un cucciolo ferito che chiede aiuto senza sperare di ottenerlo, senza spezzare l'oscurità di quell'impenetrabile luogo. Il buio spingeva sulle tempie mentre i piedi si strascinavano uno innanzi all'altro e davanti agli occhi, si apparivano vaghi disegni astratti nel medesimo modo di quando si guarda troppo il sole. Malgrado ciò il pianto era sempre più vicino e finalmente, allungando il braccio, la mano non toccò più la dura pietra ma carne vera. Un grido tremendo esplose dal pianto infantile ma, nel buio più assoluto, la donna si accasciò sul bambino, le braccia si avvolsero intorno al suo collo e il pianto, scatenato dalla più umana paura, si spense con quell'abbraccio.
«mamma!»
Le parole uscirono come urla rompendo l'infinito silenzio nel quale era caduto lo spazio intorno a loro, la donna aprì la bocca, ma solo allora si rese conto di non saper parlare. Mossa dal più sincero impulso di aiutare il fanciullo lo baciò cercando con le dita il suo viso e inciampando sulle lacrime salate. La paura era però troppo grande per il piccolo e ricominciando a piangere poteva sembrare farfugliasse riguardo a un uomo; la donna però non volgeva lo sguardo verso di lui. In un punto del vuoto la forza dell'oscurità contro le tempie sembrava meno intensa, le visioni sparivano e sembrava apparire una flebile luce sfuocata. Dopo qualche tentativo la donna prese in braccio il bambino e cominciò a camminare verso quella tiepida speranza mentre il piccolo continuava a parlare tra singhiozzi e crisi di pianto.
«e… poi la voce d-diceva "inventa!" e io … corro però il c- il cappuccio corre a-anche.»
Sugli occhi della donna nessuna più visione, era certa di avere davanti una luce, una via d'uscita per il bambino.
«dice che… lui decide che io invento e poi… u-un c-coltello mi tocc-…»
Di nuovo il frastuono del pianto fanciullesco ma ormai la luce sembra vicina.
«e poi ero qua! E- e- e-… mamma! Sono caduto giù e non sen- sentivo nient-…»
La donna appoggiò una mano contro un muro di roccia, oltre il quale, pochi passi più in s'intravedeva un fascio luminoso illuminare le pietre sul terreno. Il bambino smise di piangere e si divincolò fino a cadere a terra.
«casa!»
La piccola figura scomparve correndo dietro la parete dalla quale proveniva la luce. La donna avanzò lentamente prima di attraversare la linea di separazione tra la più profonda oscurità e la verità.
Il cambiamento di luce la accecò per qualche istante, inciampò e crollò a terra, ora che vi si era staccata, l'istinto di proteggere il bambino era tornato. Si alzò velocemente e con un braccio davanti agli occhi si coprì dalla luce diretta che proveniva da davanti a lei. Guardò ai suoi piedi e notò che era inciampata su una pietra bianca di forma oblunga e che ve ne erano tante lì intorno. Alcune più piccole e altre più grandi, alcune a punta e altre a forma di testa, con cavità dove un tempo vi erano gli occhi. Ovunque scheletri erano pietrificati o polverizzati, alcune ossa erano visibilmente deformi come di bestie sconosciute o abomini della natura. La donna abbassò il braccio e continuò ad avanzare impassibile cercando il bambino. Si trovava in un'immensa caverna tappezzata di ossa e davanti a lei, una piccola sfera di fuoco galleggiava nell'aria emanando una potentissima luce e lanciando flebili fiammette intorno al suo corpo incandescente. Sotto la miniatura solare, rannicchiato di schiena, stava il bambino come se stesse giocando con un oggetto, quando la sentì alle sue spalle, si voltò sorridente ma subito prese un'aria stupita.
«scusa, chi sei?»
Nessuna emozione, solo il desiderio di aiutarlo, solo in quel momento si rese conto di non aver alcun ricordo.
«lui dice che cercava uno forte e che dovevo immaginare.».
il bambino teneva in mano una sveglia che segnava le sette e cinquantanove del mattino.
«…io volevo coccole, la luce… Volevo svegliarmi… ma non so se sono stato bravo.».
La sveglia segnò le otto in punto e cominciò a suonare e vibrando scintillava alla luce di quel sole artificiale che faceva sudare il bambino ma non la donna. Il bambino guardò oltre la donna e indicò verso la parete dalla quale erano arrivati. La donna, consapevole di non esistere, si voltò impassibile.
«guarda c'è Dio!»
«una specie in grado di Creare in mancanza assoluta di stimoli è sorprendente. Sfortunatamente non è ancora sufficiente.».
  
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