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Autore: bik90    08/03/2014    6 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Eleonora le aveva scritto che quella mattina non sarebbe andata a scuola. Alla sua risposta se si sentisse male, non aveva risposto. Ma Martina era troppo contenta per quello che era successo il giorno precedente per prendere quel silenzio come un indizio negativo. Dal suo punto di vista, le cose stavano andando benissimo, perfino suo padre vedeva di buon occhio la ragazza. Quando ne parlò con Simona durante l’intervallo, l’amica si mostrò entusiasta per lei e per quello che stava succedendo, per come Eleonora stesse facendo dei miglioramenti sul fronte sentimenti e buoni propositi. Quando le aggiunse che quella mattina non c’era, la sua compagna di banco alzò gli occhi verso il cortile e scrollò le spalle.
<< Nemmeno sua sorella è venuta oggi >> disse senza alcun tono in particolare.
All’occhiata interrogativa di Martina, l’altra fece un cenno col capo indicando un gruppo di ragazzi della loro età che si stavano spintonando.
<< Il suo ragazzo è lì con gli amici, lei non si vede in giro >>.
La ragazza dai capelli rossi seguì la direzione di Simona e annuì. Non era un mistero che Claudia Domenghi e Tommaso Landi facessero coppia, tutti li avevano notati durante l’intervallo a chiacchierare sottovoce o a scambiarsi brevi baci quando la campanella suonava. Erano discreti, per questo piacevano un po’ a tutti, professori inclusi. Non erano come quelle coppiette che camminavano sempre abbracciati e si sbaciucchiavano in ogni dove, che avevano bisogno di ribadire sempre e comunque di essere fidanzati. Non si opprimevano e non mettevano a disagio gli altri. Per Martina stavano bene insieme. Controllò il suo cellulare notando per un solo istante, prima di tornare in classe, che Eleonora non le aveva ancora risposto.
 
Aveva cercato per tutta casa e non era riuscito a trovarlo, per questo Davide era abbastanza sicuro che il suo libro di storia fosse da Eleonora. Non aveva mai amato particolarmente quella materia, la odiava proprio se voleva essere sincero, ma la sua professoressa gli aveva fatto comprendere abbastanza chiaramente che l’indomani l’avrebbe interrogato. E lui aveva una montagna di capitoli arretrati da studiare. Provò a telefonare all’amica per comunicarle che stava andando da lei, però Eleonora non gli rispose. Per un attimo pensò di andare a studiare da Lavinia ma subito dopo scartò l’idea. Non solo avrebbero finito per fare tutt’altro ma soprattutto lui aveva bisogno del proprio libro per sottolineare e appuntarsi al lato le date o le cose più importanti. Sospirò infilandosi il cellulare in tasca e recandosi in cucina per prendere le chiavi del motorino. Salutò sua madre e uscì velocemente. Dieci minuti dopo era sotto casa dell’amica. Nell’osservare il citofono e il cancello rosso, si ritrovò a riflettere su quanto tempo fosse trascorso dall’ultima che si era recato lì. Gli pareva un’eternità. Si passò una mano tra i capelli premendo il pulsante. La voce di Claudia gli arrivò forte e chiara.
<< Sono Davide >> disse semplicemente.
Non appena il cancello fu sganciato, entrò in giardino per attraversarlo e quasi subito vide la figura di Eleonora davanti alla porta di casa. Involontariamente strinse la fibbia del casco che aveva in mano e le si avvicinò sorridendole.
<< Ehi, ciao >> salutò allegramente.
<< Cosa vuoi, Davide? >> chiese l’altra senza nemmeno rispondere al saluto.
Il diciottenne spostò il peso da un piede all’altro improvvisamente a disagio. Mai l’aveva guardato in quel modo, così fredda e distaccata.
<< Io…ecco…non trovavo il libro di storia a casa e allora…sì, ho pensato che magari l’aveva lasciato qui…da te… >>.
La ragazza che gli stava di fronte annuì brevemente e si voltò per entrare in casa ma Davide la afferrò per un braccio bloccandola.
<< E’ successo qualcosa? >> domandò senza smettere di stringerlo.
Per pochi secondi il corpo di Eleonora s’irrigidì come se fosse stata trafitta da una freccia invisibile e lentamente tornò a guardare l’amico. I suoi occhi ora erano gonfi come chi stava per scoppiare in lacrime. Si fissarono senza dire niente. La ragazza ingioiò un groppo di saliva e, nello specchiarsi in quegli occhi scuri, si ricordò di come tante volte l’amico fosse stato lo scoglio al quale si era aggrappata. Gemette mentre una lacrima le scorreva sulla guancia.
<< Davide! >> esclamò cercando il suo abbraccio.
Il ragazzo la strinse senza esitare, pensando che non aveva desiderato altro in quei giorni di un suo gesto così spontaneo, così bisognoso di lui. L’odore della sua pelle, che gli era sempre stato familiare, lo investì facendolo fremere. Gli era mancata così tanto, al suo confronto Lavinia era davvero un blando palliativo. La tenne contro di sé finché non sentì Eleonora muoversi. Allentò la presa e tornò a guardarla.
<< Vieni dentro >> mormorò lei prendendogli la mano.
 
<< Cavolo, Ele…mi dispiace un casino >>.
Eleonora si limitò ad annuire mentre versava il tè appena fatto in cinque tazze. In casa c’erano, oltre a loro due, Federico, Claudia e Tommaso e tutti avevano accettato la sua proposta di preparare qualcosa di caldo. Sua madre invece era fuori con Ilaria e Serena. Si fece aiutare da Davide per portare tutto in salone e gli porse un breve sorriso.
<< Non augurerei una cosa del genere nemmeno al mio peggior nemico >> aggiunse camminandole accanto.
Entrarono in salone dove Federico era seduto sulla poltrona davanti al camino spento mentre la sorella e il suo ragazzo si erano sistemati vicini sul divano. Eleonora porse ad ognuno la propria tazza e prese posto accanto a Claudia. Davide, invece, si sedette sull’altra poltrona libera e fissò l’amica con aria dispiaciuta. Le sorelle Domenghi erano visibilmente stanche e straziate dalla notizia ricevuta il giorno precedente, si vedeva che avevano entrambe dormito poco o niente e non facevano niente per cercare di far credere il contrario. Federico, anche lui sconvolto dal contenuto della telefonata, aveva i capelli arruffati e lo sguardo distante, perso in qualche pensiero che solo lui poteva cogliere. Eleonora si portò le ginocchia contro il petto tenendo saldamente ferma la sua tazza affinché il contenuto non si rovesciasse e fissò un punto davanti a sé senza sapere cosa dire. Davide era arrivato a casa sua in un momento in cui non l’avrebbe mai mandato via, in cui si sentiva profondamente sola e in cui aveva una paura tremenda di quello che sarebbe accaduto. Quella mattina aveva sentito il desiderio di telefonare a Martina ma non voleva passare per quella che appena ci sono dei problemi si mette a frignare e soprattutto non voleva angosciare anche lei. Se il suo amico non fosse passato, molto probabilmente non l’avrebbe chiamato per metterlo al corrente di quello che era successo. Eppure sentiva di avere bisogno della sua presenza, del suo conforto, anche di una sua semplice stretta di mano. Vide sua sorella stringersi contro Tommaso e quest’ultimo darle un semplice bacio sulla tempia e desiderò che anche Martina si comportasse in quel modo con lei. Le sarebbe bastato. Si passò la mano libera tra i capelli e con lo sguardo cercò il suo cellulare trovandolo abbandonato sul bracciolo della poltrona di Federico. Posò la tazza sul basso tavolino e incontrò gli occhi del fratello. Senza dire nulla, il ragazzo le lanciò il telefono che prese al volo. Era incredibile come l’altro certe volte la capisse senza bisogno di parlare. Eleonora lo sbloccò e mandò un messaggio a Martina, era da quella mattina che non si sentivano.
<< Comunque vedrete che andrà tutto bene >> disse Davide per rompere il silenzio che si era creato << E’ una cosa che è stata presa in tempo, no? E poi la scienza ha fatto passi da giganti su questo e fronte… >>.
Oh per favore Davide, taci!, avrebbe voluto urlargli contro Eleonora ma si trattenne.
<< E’ ovvio che faranno qualunque cosa >> lo interruppe con tono autoritario << E che la faremo anche noi, è nostra sorella >>.
Quella frase fece tornare il silenzio tra i presenti ma su subito interrotto dal cellulare del diciottenne che squillava. Si alzò in piedi allontanandosi per rispondere e la bionda si chiese, nell’abbassare lo sguardo sul display scuro dell’iphone, quando Martina le avrebbe risposto.
 
Martina aveva deciso di fare una sorpresa ad Eleonora. Così senza dirle nulla, dopo pranzo, aveva preso lo zaino ed era uscita da casa con l’intento di andare da lei. Mentre camminava pensò varie volte che, se la ragazza più grande avesse preso di nuovo la febbre, l’avrebbe presa in giro un bel po’. Si ritrovò a sorridere al pensiero di vederla infagottata sotto le coperte e lei le avrebbe tenuto compagnia. Magari le avrebbe anche fatto un tè e l’avrebbe osservata sorseggiare la bevanda calda mentre gli occhiali da vista le si appannavano. Era così immersa nelle sue riflessioni, da non accorgersi di essere arrivata. Si fermò leggermente sorpresa nel notare il cancello aperto. Sporse la testa notando le figure di due ragazzi parlare sottovoce davanti alla porta di casa. Il suo cuore ebbe un sussulto. Eleonora e Davide. Lei si trovava sulla soglia col portone ancora aperto mentre lui la guardava negli occhi dando le spalle a Martina. Pareva che si stessero dicendo qualcosa di molto importante; poi la ragazza si voltò per rientrare in casa ma l’amico la bloccò. Nel vedere il suo braccio stretto nella mano del ragazzo, le orecchie le fischiarono. Come si permetteva di toccarla in quel modo? Stava per avanzare e urlargli contro tutto quello che le passava per la testa, quando, a sorpresa, Eleonora gli gettò le braccia intorno al collo stringendolo. Quel gesto equivalse a una pugnalata al cuore, un dolore così grande e inaspettato che la costrinse a piegarsi sulle gambe. Li osservò in silenzio entrare in casa mentre un sudore freddo le imperlava la fronte. Possibile che stesse accadendo veramente? Erano appena andati via insieme davanti ai suoi occhi. Era terribile. Provò a dire qualcosa ma nessun suono si articolò nella gola. Lentamente si allontanò e, appena fu lontana da occhi indiscreti, si addossò contro la corteccia di un albero e respirò profondamente varie volte. Pensò a quello che aveva visto e involontariamente grosse lacrime iniziarono a rigarle il viso. Eleonora, nonostante le belle parole che le aveva detto, continuava a vedersi con Davide e sicuramente non per parlare di libri. Facevano sesso. Lei aveva voluto aspettare, affinché fosse una prima volta fantastica e questo era il suo ringraziamento? Non riusciva a crederci, eppure quello che aveva visto non lasciava molto all’immaginazione. Strinse per la rabbia una mano a pugno con così tanta forza da conficcarsi le unghie nel palmo. Chiuse gli occhi e di nuovo si ritrovò davanti quella scena. Faceva male. Dopo un tempo che le parve interminabile, si staccò dall’albero e s’incamminò verso casa. Sentiva il cuore enormemente pesante.
 
Aveva provato a chiamarla due volte ed entrambe le volte il cellulare aveva squillato a vuoto. Desiderosa di vederla e di sentirla per avere un po’ di quel calore che solo lei sapeva donarle e che la faceva stare bene, Eleonora aveva deciso di aspettarla fuori la piscina. Le avrebbe raccontato quello che le era successo, avrebbero camminato un po’ e infine l’avrebbe portata a casa. Riuscì perfino a sorridere mentre era seduta sulla sua vespa. Davide era andato via solo ore dopo la loro chiacchierata e in un certo senso aveva alleviato momentaneamente la sua pena e il suo dolore. Per il tempo che erano stati insieme, fu come essere tornati bambini, a quando lei si appoggiava al suo amico per ricevere conforto. Improvvisamente la vide e la sua figura le scaldò il cuore. Le andò incontro dopo averle fatto un cenno con la mano che però la più piccola non contraccambiò.
<< Ciao >> disse Eleonora mettendosi davanti.
<< Ciao Ele >> rispose in modo asciutto Martina.
<< Tutto okay? >> le chiese l’altra notando che non si era fermata e nemmeno che l’avesse sfiorata.
La ragazza dai capelli rossi continuò a camminare mentre l’immagine di quello che aveva visto nel pomeriggio non le dava tregua. Non era riuscita a studiare per niente, aveva fatto letteralmente schifo a nuoto e aveva lo stomaco chiuso. Con quale coraggio si presentava da lei come se non fosse accaduto niente?
<< Sto parlando con te, cazzo! >> esclamò infine Eleonora provando ad afferrarle il braccio.
Martina si ritrasse prima che potesse riuscirci.
<< E hai anche la sfacciataggine di chiedermelo? So tutto, Ele >>.
La più grande s’immobilizzò per pochi secondi sentendo il sangue gelarsi nelle vene. Sapeva? Come? L’aveva detto solo a Davide. E perché era così arrabbiata?
<< Vi ho visti fuori casa tua >> continuò la sedicenne << Io…io ero passata per vedere se stavi bene visto che non sei venuta a scuola oggi e…ti ho vista con Davide >>.
<< Mi hai vista? >> ripeté la ragazza dai capelli chiari con la mente che viaggiava ad una velocità folle.
<< Ti ho vista abbracciarlo! Vi ho visti rientrare insieme in casa! Credi che sia scema? So perfettamente quello che stai facendo! Continui a scopartelo, non è vero? >>.
Mentre parlava nuove lacrime le avevano rigato le guance. Eleonora la fissò per qualche istante in silenzio non credendo davvero che Martina potesse averle rivolto simili parole.
<< Cosa? Come ti viene in mente una cosa del genere? >>.
<< Non raccontarmi stronzate! Vi ho visti, cazzo! Hai una vaga idea di come mi sia sentita io? Ti è venuto in mente che ho dei sentimenti? Sei una stronza! >>.
A quelle parole, una rabbia folle invase la più grande. La stava accusando di una cosa assurda! Lei e Davide che facevano sesso alle sue spalle, era questa la fiducia che riponeva in lei? Che razza di persona credeva che fosse?
Ma soprattutto, pensò mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, Parliamo di queste cazzate mentre ci sono cose ben più gravi che hanno la precedenza?
<< Sai una cosa? Vaffanculo Martina. Non capisci un cazzo! Sparisci dalla mia vita, non voglio più vederti o sentirti. Sei solo una ragazzina sciocca e fin troppo stupida. È finita >>.
Martina rimase fulminata dalle sue parole così cariche di tristezza e odio e ne rimase spiazzata. Per un attimo si domandò se non fosse tutto un equivoco, nella sua mente era Eleonora quella che doveva implorare il suo perdono. Invece si era arrabbiata e l’aveva lasciata urlandole contro. Stava per rispondere a tono, troppo orgogliosa per chiedere spiegazioni, quando la più grande si allontanò a grandi passi verso il suo motorino.
 
Non voleva tornare a casa ma non sapeva neppure dove andare. Mentre guidava grosse lacrime le solcavano il viso appannandole la vista. Martina si era dimostrata solo una ragazzina immatura, come avrebbe potuto confidarle la delicata situazione che si era creata? Aveva fatto bene a non dirle nulla. Non sapeva che ora fosse ma, alzando gli occhi, si rese conto di essere arrivata sotto casa di Davide. Vide la luce della sua camera accesa e sorrise involontariamente mentre parcheggiava. Si tolse il casco ravvivandosi i capelli e tirando su col naso. Desiderava stare con qualcuno che conoscesse la verità e con la quale aveva condiviso qualcosa di importante. Davide era l’unico che corrispondesse a quella descrizione. Citofonò trattenendo il respiro. La voce dell’amico la confortò anche solo attraverso l’attrezzo elettrico. Ancor prima di finire di parlare, il ragazzo le aveva sganciato il portone e aperto la porta di casa per invitarla ad entrare. Sulla soglia, lui, con i suoi soliti pantaloncini corti e una maglietti scolorita che usava per dormire, la attendava con un sorriso. Ed Eleonora gli fu grata di quel gesto, di quella mano tesa in suo aiuto, di quell’abbraccio che le fece sentire il cuore leggero.
 
  
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