Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: musicsafety    08/03/2014    1 recensioni
Era come stare all'inferno terrestre, un inferno che solo lei viveva e solo lei poteva sentire. Un inferno dei sopravvissuti. Senza di lui, la sua vita si era trasformata nel suo abisso. Nella cosa che l'avrebbe uccisa, logorata.
Ma lui era davvero il suo angelo, oppure era solo il diavolo con le sembianze angeliche? Non sapeva rispondersi nemmeno lei.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lost in her hell.

Lei se ne stava lì, seduta sulle lenzuola stropicciate, sola. Completamente sola.
La sua camera era una gran confusione, proprio come i suoi occhi. Per non parlare del suo cuore. Del suo cuore troppo piccolo per un amore così grande.
Sospirò guardando fuori dalla stanza. La pioggia batteva non troppo ritmicamente sopra il vetro pulito della finestra da cui non si vedeva altro se non il pensiero di tutte le vite che continuavano oltre quella casa noncuranti di quanto lei stesse soffrendo.
Perché era tutto così difficile?
La sua bocca era secca. Ormai da mesi non toccava quelle labbra rosee, quasi rosse, che sapevano regalarle la vita in un soffio. Le sue guance erano umide per via di tutte quelle piccole lacrime salate, che ormai -non se n'era nemmeno resa conto- non scendevano più. Le sue iridi, una volta castane e fastidiosamente allegre ora non rispecchiavano niente, riflettevano il buio. Fra le sue mani, una maglia. Le sue dita non troppo magre ma elegantemente femminili stringevano con forza il tessuto azzurro di una comune t-shirt. Se la portò al viso, inspirando.
Dov'era, Harry? Dov'era quando tutto andava male, quando la corrente la portava via? Da che parte del mondo la stava guardando? Perché lei lo sapeva, lui c'era.
In tutti i suoi, seppur pochi, diciotto anni, non aveva mai provato un dolore simile. Le bruciava lo stomaco, le gambe cedevano, la testa girava.
È un po' come quando ci si innamora, no?
Quando lei aveva conosciuto Harry era stato così. E poi che cosa era successo? Dov'era Harry?
Si alzò dolorante, legandosi i capelli dietro la nuca in una coda scomposta per poi passarsi velocemente e meccanicamente una mano sul viso. Ma non c'erano più lacrime da scacciare.
Ripensò a quei momenti in cui il suo corpo era stato amato da quello del ragazzo, quei momenti in cui sono erano una persona sola mentre i loro gemiti e i loro sospiri riempivano la camera. Quei piccoli attimi quasi incredibili di felicità, racchiusi nei muri, nella sua mente. Quei “dimmi che sei mia” buttati al vento, sussurrati mentre facevano l'amore senza pensare al futuro.
Ma se lo ricordava Harry, quel futuro che le aveva promesso? Quel futuro dove ci sarebbero stati semplicemente loro due, se lo ricorda?
Si toccò il collo, ricordando come la sua pelle bruciava a contatto con le mani del ragazzo, come il suo cuore sussultava a ogni minimo avvertimento.
Le mancava Harry. Il modo in cui le sorrideva dolcemente prima che lei si abbandonasse al sonno fra le sue braccia, le fossette che si formavano al lato delle sue labbra, la maniera in cui i suoi occhi s'illuminavano quando era felice e, senza che lui lo volesse, anche quando c'era qualcosa che non andava. I suoi movimenti calcolati per spostarsi i capelli ribelli dalla fronte, i suoi tatuaggi non proprio da bad-boy e -perchè no?- le mancavano anche quei tatuaggi che lui stesso le imprimeva sulla pelle.
Sua mamma si lamentava troppo spesso dei suoi comportamenti strani, della sua -ormai inesistente- voglia di vivere, di come i suoi comportamenti fossero cambiati nel giro di un annetto, del fatto che non mettesse mai il naso fuori dalla sua stanza e, soprattutto, del fatto che non riuscisse a reagire alla scomparsa di quello strano ragazzo dai capelli esageratamente ricci e scomposti e dall'aria enigmatica eppure affascinante. La donna gliel'aveva sempre detto che prima o poi sarebbe finita male, quella stramba relazione, ma lei non le aveva mai creduto. Perché avrebbe dovuto? Infondo, lui l'amava. Perché sarebbe dovuto fuggire? E invece, era successo proprio quello. Ma lui non era morto in un incidente o cose simili. No. Lui aveva semplicemente preso la sua auto e non era più tornato indietro. Ma non l'aveva lasciata, se n'era andato senza lasciarla. Quindi stavano ancora insieme, giusto?
Di riflesso guardò la strada, l'orizzonte. Eppure la amava, gliel'aveva detto una volta. E quella volta le era bastata, le era bastata eccome. Dov'era Harry?

Perché sei ancora con me, Harry? Insomma, tu sai come sono, no? Eppure sei qui che mi stringi a te, come se niente fosse”.
Il ragazzo dagli occhi verdi la guardò dolcemente, tirandole la coperta fino al collo e avvicinandosi ancora di più.

Perché ti amo, Elizabeth. Semplicemente perché ti amo”.
Rispose lui con nonchalanche, come se avesse detto la cosa più naturale che si potesse dire. E forse la era. Un 'ti amo' è sempre sincero. Eppure per Elizabeth non lo era, nessuno poteva amarla. Lei era complicata. Ed essere complicata implicava il fatto che nessuno avesse voglia di fermarsi un attimo per capirla.
Alzò la testa, puntando lo sguardo dritto nelle iridi di Harry, che sorrise.

Non puoi farlo, nessuno lo fa”. Era vero, nessuno l'aveva mai fatto. E nella sua testa, nessuno l'avrebbe mai potuto fare nemmeno in futuro.
Ma io vado sempre contro le regole, dovresti saperlo, piccola”. Detto questo, le sue labbra si posarono fulminee su quelle della ragazza, che non ci mise molto per capire che era tutto ciò che voleva. La sua bocca si schiuse, facendo in modo che quel bacio diventasse uno di quelli che ti conquistano anche l'anima.
La sensazione delle mani del ragazzo che vagavano libere sul suo corpo alla scoperta di ogni minimo dettaglio la facevano sentire desiderata, i loro corpi attaccati la facevano fremere.
Sì, in realtà non le importava perché l'amasse. Doveva amarla e basta, poi il resto veniva tutto di conseguenza.
E lei, lei lo amava?

Sì, lo amava. E continuava ad amarlo anche ora che era uscito dalla sua vita con la stessa facilità con cui vi era entrato, lasciandola priva di ogni sentimento verso gli altri.
Si guardò allo specchio, domandandosi cosa c'era di sbagliato in lei. Le sue gambe e il suo fisico non erano certo dei migliori, ma lui aveva sempre detto di amarla così com'era. La sua bocca piena era stretta in una linea senza espressione, il suo viso era pallido e incorniciato da ciocche di capelli ribelli che l'elastico non poteva contenere. Fra le sue mani, sempre quella maledetta maglia.
Portava una felpa decisamente troppo larga per il suo corpo e un paio di pantaloni sgualciti e stretti. Perché curare la sua immagine quando non c'era nessuno che volesse amarla? Era come stare all'inferno terrestre, un inferno che solo lei viveva e solo lei poteva sentire. Un inferno dei sopravvissuti. Senza di lui, la sua vita si era trasformata nel suo stesso inferno. Nella cosa che l'avrebbe uccisa, logorata.
Lanciò la maglietta azzurra sul letto, aprì la portafinestra della sua camera da letto e uscì senza preoccuparsi del freddo pungente di febbraio che la fece rabbrividire. Incrociò le braccia al petto, poggiandosi al muretto e continuando a rimuginare su tutto quello che le era successo.
Il loro non era stato un amore adolescenziale da film rosa. Non si scambiavano teneri baci in pubblico, non passavano le loro giornate a dirsi cose sdolcinate e quando succedeva era una cosa strana per entrambi. Ma in quel momento lei forse un pochino si pentì di tutti quelle dichiarazioni tenute strette fra i denti, di tutti quei baci non dati e di quelle carezze rimaste sulla punta delle dita.
Il loro era stato un amore di quelli da distruggere il cuore, da preferire l'inferno al paradiso. Un amore portato dall'odio, un rapporto dettato dalle loro vite che si erano intrecciate per puro caso in un momento di sconforto. Ma ora, ora che lei si trovava davvero all'inferno, lui dov'era?
Chiuse gli occhi e un'immagine prese forma nella sua mente, senza che lei lo volesse.

Le mani di Harry erano strette sui suoi fianchi mentre le sue labbra giocavano vogliose contro il suo collo e lei non poteva fare altro se non sospirare, sperando che quel contatto non finisse mai.
Si sistemò meglio sopra il corpo del ragazzo, lasciandogli dei baci sul viso, seguendo la linea ben definita della sua mascella fino ad arrivare al suo orecchio e posarci le labbra sopra.
“Ti odio, Harry”.

Ti odio anche io, Beth”.
Lo detestava, lo detestava davvero. Lui la faceva sentire tremendamente debole, nuda, priva di ogni difesa. Lo detestava perché era stato l'unico in grado di entrare in lei, l'unico in grado di amarla. E soprattutto lo detestava perché lei non riusciva a fare altro se non amarlo. Amarlo incondizionatamente.

Infilò la mano nella grande tasca al centro della felpa e ne estrasse un pacchetto di sigarette. Anche quelle erano del ragazzo, che le aveva buttate sulla scrivania di Elizabeth insieme ad un accendino prima di uscire dalla porta per non entrare più.
Ne prese una fra le dita, accendendola e portandosela alla bocca per poi inspirare profondamente. Non aveva mai fumato, non voleva iniziare a farlo. Allora perché lo stava facendo? Tossì e guardò il cielo. Quel cielo grigio e invernale che lei tanto adorava.
Il fumo le bruciò la gola, facendole strizzare gli occhi e ricordandole il sapore che avevano spesso le labbra di Harry. Perché continuava a farsi male in quel modo?
Non era arrabbiata con lui. Qualcosa di esterno l'aveva spinto ad allontanarsi, qualcosa di grande. Più grande di lei, di lui, del loro amore. Ma Harry l'avrebbe definito “amore”?
Lei era spaventata. Spaventata dalla sua esistenza senza di lui, dai gesti che lei avrebbe compiuto, dalla persona che sarebbe diventata.
Si tirò su il cappuccio, sorridendo al ricordo del riccio che le diceva costantemente di quanto sembrasse infantile, insacchettata in quelle tute giganti. Fece fuoriuscire il fumo dalla sua bocca, guardandolo mentre si disperdeva nell'ambiente.
Lo squillare ininterrotto del suo cellulare la fece sussultare mentre stava per fare un secondo tiro. Non si ricordava nemmeno di averlo, un telefono. Controvoglia lo tirò fuori e rispose, ma la voce la bloccò ancora prima che lei potesse avere la possibilità di capire chi fosse.
E il sangue le si gelò nelle vene.
“Butta via quella sigaretta, sono tornato”.
Incapace di realizzare, voltò di scatto la testa verso sinistra mettendo a fuoco un ragazzo, fermo, immobile.
In un istante tutto quello che era stato fino a quel momento si congelò nei suoi ricordi e non riusciva a pensare ad altro se non a quegli occhi che, seppur ancora troppo distanti, la fissavano senza scrupoli. Era davvero lui, era davvero tornato.
Il suo cuore assunse un ritmo ormai dimenticato, probabilmente sulle sue guance tornò uno strano colorito rossastro e nella sua testa ogni pensiero si accavallava al precedente senza che lei capisse cosa stesse succedendo.
Lo aveva trovato, finalmente era tornato da lei.
Inconsapevolmente un sorriso prese forma sul suo viso mentre una goccia salata tornava a scorrere sulla sua guancia. Ora non era più sola.
Rimasero lì, così, per interminabili minuti.
“Ciao, Beth”.
La voce le morì in gola, mentre la sigaretta cadeva ai suoi piedi.
Ciao, Harry”.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: musicsafety