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Autore: JunJun    08/03/2014    3 recensioni
[post-episodio 9x03] [Destiel]
Dean, suo malgrado, ha dovuto cacciare Castiel dal bunker. Poco tempo dopo, nel tentativo di salvarlo dai suoi fratelli, finisce intrappolato con lui in un mondo perverso e privo di qualsiasi logica.
Nel frattempo, uno strano angelo invita Sam ad un pigiama party…
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Ottava stagione, Nel futuro
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Nota che continuo a dimenticarmi da tipo 3 capitoli:
Guys guys guys questa è Ariel, l'ha schizzata Natsu per me ♥

Ariel



* * *




Sam e Dean non capirono se fosse stato Bartolomeo o Ariel ad iniziare.

In effetti, non riuscirono neanche a capire bene cosa stava succedendo fra loro due, perché i contorni dei loro corpi ardevano di una luce dolorosa da guardare.
Bartolomeo maneggiava la Lancia con una destrezza e una naturalezza tali che sembrava non aver fatto altro per tutta la sua vita: quell’arma era parte integrante del corpo, e i suoi affondi erano precisi e violenti. Ariel, dal canto suo, si limitava a evitare o parare gli attacchi del suo avversario. L’aria intorno a loro era elettrica e, ad ogni colpo, i vetri e le pareti tremavano e si crepavano pericolosamente.
Quando grossi pezzi di intonaco del soffitto cominciarono a staccarsi e rovinare ai loro piedi, Sam e Dean si scambiarono uno sguardo ansioso: sapevano che quella fra Bartolomeo ed Ariel non era una semplice zuffa fra mostri, ma che quei due erano forze sovrannaturali estremamente potenti che lottavano fra di loro; loro due e Castiel sarebbero stati il premio di chiunque avesse vinto.
Bartolomeo li avrebbe torturati fino a farli supplicare di consegnare i loro corpi agli angeli; Ariel, invece, innanzitutto avrebbe massacrato Castiel, e poi chissà cosa avrebbe fatto loro.
La prospettiva non era allettante in nessuno dei due casi, e fu per questo motivo che i due fratelli convennero che la strategia migliore era la cara, vecchia ritirata strategica.
Purtroppo, il loro piano era irrealizzabile.
Infatti, era chiaro che Bartolomeo era in seria difficoltà: l’angelo impegnava ogni singola fibra del suo tramite nel combattimento, ma riusciva a malapena a scalfire le difese del suo nemico. Era come se fosse troppo debole o troppo lento, e molto probabilmente ciò era dovuto al fatto che, a differenza di Ariel, lui aveva le ali spezzate.
Stando a quanto Sam e Dean sapevano sulla resistenza degli angeli, Bartolomeo avrebbe potuto continuare in eterno, ma la verità era che l’angelo avrebbe continuato finché Ariel non si fosse stancata.
Sam fu il primo a comprenderlo e a concludere che, anche se fossero fuggiti, non sarebbero riusciti ad andare lontano. Scartata l'idea della fuga, il cacciatore impiegò tre secondi netti per ricordarsi che la Colt era a una ventina di metri da loro: la individuò nel lato opposto del salone, ai piedi di una delle due rampe di scale che si arrampicavano simmetricamente al piano di sopra, e subito scattò in quella direzione.
“Sam!” urlò Dean allarmato, non appena intuì le intenzioni del fratello. Lui era limitato nei movimenti, perché stava ancora sostenendo Castiel.

Sam lo ignorò e si concentrò sulla sua missione. Tenendosi a distanza, riuscì ad aggirare con facilità Ariel e Bartolomeo, che parvero non badare a lui.
L’angelo che custodiva la Colt era disteso sul pavimento di marmo, cosciente ma apparentemente troppo debilitato o impaurito per osare muoversi: Sam lo superò e si buttò a terra, lì dove giaceva la scatola che conteneva l’antico revolver. La raccolse, la aprì e, ben presto, le sue dita si chiusero di nuovo attorno all’arma.
Il giovane ebbe un flashback di quando, solo poche ore prima, aveva puntato quella pistola al petto di suo fratello, e gli si strinse il cuore.
Nonostante i suoi ricordi fossero ancora nebulosi, Sam decise che Dean ne aveva già passate abbastanza per quel giorno. Non gli avrebbe fatto rischiare oltre: avrebbe messo lui la parola ‘fine’ a quella storia.
Si era appena rimesso in piedi quando sentì Dean gridare il suo nome, facendolo accorgere appena in tempo del pericolo imminente. Sam si gettò di lato un attimo prima che uno dei grossi lampadari della stanza si sfracellasse nel punto esatto in cui si trovava: Ariel vi aveva scagliato contro Bartolomeo, ed ora il tramite dell’hashmallim era a terra, sanguinante e trafitto dai pezzi di cristallo che gli si erano conficcati dappertutto.
Sam rotolò sul pavimento, coprendosi la faccia per evitare che i frammenti appuntiti gli finissero in bocca o negli occhi.

Nello stesso momento, dall’altra parte della sala, Dean avvertì un sibilo fendere l’aria, e percepì qualcosa guizzare alla sua destra. Comprese che si trattava della Lancia di Bartolomeo: lui doveva averla persa nella concitazione, ma Dean non riusciva a capire se si fosse infilzata da qualche parte o se fosse finita in mezzo al tappeto di intonaco e suppellettili spaccate che si erano rovesciate a terra durante la lotta. Dean non sapeva cosa fare.
Di colpo, Castiel premette la mano sul suo petto e spinse forte, costringendolo a mollare la presa che aveva su di lui.
“Vai da Sam,” gemette l'angelo. Senza più Dean a sorreggerlo, ricadde sulle ginocchia, corrugando il viso per il dolore.

Dean esitò ad allontanarsi da lui, ma decise di dargli retta.

Intanto, Sam aveva perso la Colt, che non era più in vista. I pezzi di cristallo brillante, che adesso occupavano gran parte del pavimento chiaro, gli avevano ferito le mani ma, per sua sorpresa, i tagli guarirono in pochi secondi. Mentre la sua pelle si ricuciva, il bracciale che gli angeli gli avevano infilato si riscaldò fino a far avvampare in modo fastidioso un punto imprecisato dentro di lui.
Sam capì che era quello a proteggere il suo corpo. Si era già domandato quale fosse la vera natura di quella banda metallica, ma adesso il motivo gli era chiaro. Quando la sensazione sgradevole fu passata, provò a strapparsi di dosso quell’oggetto, ma, in risposta al suo primo ingenuo tentativo, da esso partì una scarica di dolore così violenta da togliergli il fiato.

Ariel, nel frattempo, aveva sollevato di peso Bartolomeo, tirandolo su per la camicia stracciata.
“Tu credi di essere la più forte, vero?” mormorò lui derisorio, la traccia di un leggero sorriso sul viso sfregiato dai tagli.
Ariel non rispose; palesemente annoiata, lo scaraventò a terra e poi gli diede le spalle, abbandonandolo lì.
Bartolomeo non si arrese: materializzò nella mano sinistra un pugnale elaborato e si lanciò contro Ariel per colpirla. Lei si voltò indietro all’ultimo momento, stringendo una spada angelica fra le mani, mirando al suo petto.
Bartolomeo si spostò di lato ed evitò l’attacco. Nel mentre, sfiorò un punto preciso sull’elsa del suo pugnale e, in risposta a quel tocco, quello si aprì di scatto come se fosse un compasso a tre bracci: Bartolomeo intrappolò fra le lame la spada di Ariel e, con uno strattone, la disarmò.
L’hasmallim caricò un altro fendente, ma Ariel scomparve davanti ai suoi occhi con un frullio d’ali.
“Perché voi angeli non mi lasciate mai in pace?” si lamentò lei, ricomparendo a tre passi da lui. Affondò le mani nei capelli e se li scompigliò, lanciando un grido esasperato. “Se stato tu a volerlo!” gridò istericamente un attimo dopo, puntando il dito contro uno sconvolto Bartolomeo.
Gli occhi chiari di Ariel cominciarono a brillare di una luce argentea, che si diffuse rapidamente per tutto il suo corpo. Un potere rivoltante oscurò la stanza, lo spazio intorno a lei si contorse e distorse in un modo che somigliava al movimento dell’aria calda in estate; l’ombra della singola ala della nephilim diventò visibile agli occhi di Sam e Dean.
Bartolomeo fece un passo indietro, sudando freddo. Il suo istinto gli diceva di uccidere quell’essere indegno, ma sapeva benissimo che, allo stato attuale, non era in grado di farlo.
I nephilim erano dotati di poteri paragonabili a quelli di un angelo, ma lui ne aveva perso la maggior parte dopo la Caduta. Se l’avesse attaccata, sarebbe sicuramente morto, e Bartolomeo era consapevole di non meritare di una fine del genere.
L’angelo prese la sua decisione: in un tentativo tanto disperato quanto da vigliacco, mentre Ariel si preparava per annientarlo, spalancò la bocca ed evacuò il suo tramite il più velocemente possibile.
La nephilim si interruppe e sollevò la testa nel punto in cui l’essenza di Bartolomeo era sparita. Circondò la bocca con le mani. “Codardo!” gli gridò dietro. Avrebbe potuto inseguirlo o fermarlo, ma decise di lasciarlo andare.
Il corpo di Bartolomeo ricadde ginocchioni a terra. L’essere umano al suo interno riguadagnò la sua coscienza: il pover'uomo ebbe appena il tempo di notare che le sue mani erano ricoperte di sangue che si ritrovò davanti Ariel, che si era rannicchiata di fronte a lui.
“A-Aspetta,” mugolò con urgenza, spaventato. Lei gli strinse il collo con una mano e rilasciò il suo potere nel suo corpo, vaporizzandolo dall’interno mentre lui strillava e l’odore di carne bruciata si diffondeva nella stanza.
Quando ebbe terminato con il tramite di Bartolomeo, Ariel si rilassò e l’atmosfera divenne meno carica di tensione. Sospirò e poi, finalmente, si focalizzò su Castiel. Gli rivolse un sorriso allegro, come se fosse la sua migliore amica.
“Scusami se ti ho fatto aspettare,” gli disse, iniziando a camminare verso di lui. Intrecciò le mani e se le portò al petto, raggiante. “Sai, mentre ero in quel posto, ho dimenticato ogni cosa, tranne la necessità che ho di fare a pezzi la tua patetica, lurida essenza,” spiegò.
C’era qualcosa di terribilmente sbagliato nella felicità innocente con cui stava parlando in quel momento.
Castiel poggiò una mano sul ginocchio e cercò di rimettersi in piedi: impiegò fin troppi secondi ed energie per farlo. Vacillava, ma non si mostrò spaventato. La sua espressione era ferma e indecifrabile.
Aggrottò la fronte quando Dean si mise davanti a lui.
Ariel si fermò, interdetta. “Lui è mio. Vattene,” gli ordinò, con voce improvvisamente bassa e minacciosa.
“Costringimi, puttana,” replicò lui sprezzante.
“Dean,” disse Castiel, nel tono più deciso che poteva, “è una questione fra me e lei.”
Il cacciatore increspò le labbra. “Quella Meg, in fondo, aveva ragione,” osservò in tono casuale. “Scusa, Cas. Credo di essere davvero il tipo geloso.”
Ariel parve rattristata dal suo comportamento. Abbassò la testa. “Lo proteggerai fino a che non ti avrò ridotto in cenere, vero?” sospirò con una certa rassegnazione, giocando ad unire gli indici delle sue mani.
“Non lo so,” la provocò il cacciatore, “perché non ci provi?”
Uno sparo riecheggiò nell’aria, ed Ariel volò via, evitando un colpo altrimenti mortale. Riapparve a pochi metri di distanza, nel punto da cui era provenuto il suono, ovvero a metà di una delle due grosse scalinate di marmo.
“Ciao, Sam,” sorrise al cacciatore, afferrandogli il polso che stringeva la Colt. Lo strinse così forte che Sam fu costretto a lasciare la presa che aveva sull’arma con un gemito. A quel punto, la nephilim usò la mente per spingerlo giù dalle scale, facendogli fare un volo di almeno un paio di metri.
Sam ricadde miseramente ai piedi della scala.
Dean schizzò verso di lui, ma Sam se ne accorse e sollevò un braccio, avvertendolo di fermarsi. Lui, di malavoglia, lo fece.
“E’ che… avevo visto tuo fratello restituirti questa cosa,” spiegò Ariel, imbarazzata, riapparendo a un passo da Sam, facendo ciondolare la Colt fra due dita. “E ti avevo visto sparire dal mio campo visivo. Non sono stupida,” disse, offesa, incrociando le braccia. Poi riprese a puntare Castiel.
Sam si girò sul fianco e si mise seduto; la schiena gli doleva, ma sembrava non essersi fatto nulla di grave. Alzò le mani in segno di resa, sollevandosi in piedi.
“D’accordo, Ariel. D’accordo, ci dispiace,” disse, in un fintissimo tono di scuse.
“Ti dispiace? Ora ti dispiace?” sbottò lei. “E comunque, non sono Ariel. Il mio nome è J...Jenny? Come aveva detto, quello?” ci pensò su, incerta, ma ci rinunciò dopo qualche secondo. “Era un nome stupido, comunque. Non fa niente. Chiamami Ariel. Mi piace Ariel.”
Sam deglutì e fece un cenno affermativo per assecondarla, come aveva fatto in passato. “Ascolta,” azzardò, diplomatico, approfittando del fatto che fosse tranquilla, “riguardo questa storia, perché non ne discutiamo con calma e cerchiamo di trovare un accordo?”
Ariel inclinò la testa, focalizzandosi su di lui. “Come ai vecchi tempi? Va bene,” disse, accomodante.
Prima che Sam potesse aggiungere altro, Ariel lanciò la Colt a Dean, che la afferrò senza pensarci due volte. Poi puntò la mano verso Sam, paralizzandolo. “Questo è il mio accordo,” spiegò, rivolgendosi al maggiore dei Winchester. “Visto che non vi toglierete dalle scatole, tu usi l’ultimo proiettile contro quell’essere schifoso e io lascio vivere Sammy.”
Castiel assunse un’espressione smarrita, molto simile a quella che aveva appena fatto spalancare la bocca di Dean.
Il cacciatore si riscosse quasi immediatamente. Puntò la pistola verso di lei. “Sì, beh, io preferisco spararti,” ammise.
Ariel soffocò una risatina divertita. “L’hai appena visto, Dean: io sono più veloce di qualunque proiettile. Se mi spari, userò Sam come scudo.”
Dean aggiustò la mira, le mani che presero a tremare in modo impercettibile.
“N-Non dice sul serio,” sibilò Sam, cercando di combattere il potere che lo teneva immobile. “L-Lei… n-non ci farebbe m-mai del male.”
Ariel scrollò le spalle. “Sam, se tuo fratello non ha più interesse in te, io non ho più interesse in voi due,” disse semplicemente. “Allora, Dean?”
Lui chiuse gli occhi e abbassò la pistola. “Non farò una cosa del genere,” dichiarò, perdendo ogni traccia di spavalderia.
Ariel alzò gli occhi al cielo, esasperata.“Andiamo, lo hai già fatto migliaia di volte. Devo elencartele tutte? Seriamente?”
Uno dei libri di Supernatural, aperto su una pagina a caso, le comparve nella mano libera.
Dean inarcò le sopracciglia e risollevò la Colt, chiedendosi spaesato se quello fosse il momento buono per spararle. Non sapeva come comportarsi: oltre ad avere poteri assurdi, quel mostro sembrava cambiare idea e personalità ogni istante e questo la rendeva fondamentalmente imprevedibile.
“Dean,” gli sussurrò Castiel dietro di lui, poggiando una mano sulla sua spalla, ma in pratica aggrappandosi ad essa. “Non era così quando l’ho conosciuta. Credo sia rimasta per troppo tempo nel Limbo. Quel luogo… l’ha resa instabile. Occupati di Sam. Io me la caverò.”
Dean voltò la testa per incrociare il suo sguardo. L’ultima frase pronunciata dall’angelo non era un commento di circostanza fatto per rassicurarlo e poteva leggerglielo negli occhi. La cosa lo tranquillizzò, perché significava che Castiel aveva qualcosa in mente. Appariva anche meno provato di poco fa, quindi era probabile che fosse riuscito a recuperare un po’. Ma, nonostante questo, Dean non se la sentiva di abbandonarlo. “E tu credi che io-“
“Mi sono stancata di questo gioco.”
Ariel mosse due dita e una luce argentea affilata come una lama balenò nello spazio fra Castiel e Dean. L’angelo indietreggiò di un passo, soffocando un gemito, e si portò una mano sul lato destro del viso. Dean lo vide premersi il palmo sull’occhio e, mentre osservava le sue dita macchiarsi di rosso, capì che glielo aveva leso.
Quella puttana malata aveva osato ferire Castiel agli occhi, e presto avrebbe finito il lavoro. Il sangue gli ribollì nelle vene.

“Aspetta, maledizione!” le gridò, sentendosi del tutto impotente.
Ma Ariel sembrò non ascoltarlo: il libro era scomparso e, adesso, stava fissando Castiel con un’espressione a dir poco famelica. Dean capì che lo spirito vendicativo dentro di lei stava prendendo il sopravvento, e che doveva fare qualcosa per fermarla.
Non si trattava di scegliere a chi sparare. Era vero, aveva sacrificato tantissime persone che amava pur di salvare suo fratello, ma stavolta era diverso. Non solo perché si trattava di Cas, ma perché, dopo tutto ciò che aveva passato, non avrebbe potuto sopportare un’altra perdita o un altro senso di colpa.
Dean non aveva intenzione di lasciare Castiel, doveva salvare suo fratello e non aveva il tempo di ideare un piano… per cui mandò al diavolo ogni logica e decise di fidarsi di Castiel e di quello che gli aveva detto Sam, sperando che anche loro si fidassero di lui.
Voltò le spalle all’angelo e mosse qualche passo in avanti, verso Ariel, ma si rivolse a suo fratello. “Sam! Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe successo tutto questo casino in questo paese bizzarro, eh?” gli disse, sorridendo con malcelata amarezza.
Lui, seppur ancora immobilizzato, sgranò gli occhi, afferrando al volo quel messaggio in codice.
“N-No,” mormorò, “D-Dean…”
“Sammy,” continuò l’altro, lanciandogli uno sguardo colmo di rammarico, “mi dispiace. Ho fatto del mio meglio, ma ora… vivi la tua vita,” disse. “Sii felice.”
Ariel si distrasse dalla sua preda per ascoltare con stupore quella manciata di parole confuse. Sia lei che il suo tramite avevano letto tanto sui Winchester, ma… quella voce, e quegli occhi. Capì subito che quella non era una farsa. I sentimenti di Dean erano sinceri. Confusamente, realizzò che era questo ciò che voleva vedere, il sentimento che legava i due fratelli, un legame che al suo tramite era sempre stato negato, che le fece dimenticare per un attimo il suo desiderio di vendetta, proiettandola in una sorta di estasi malata.
Ariel non ebbe il tempo di incamerare la sensazione che Dean si era già puntato la pistola alla tempia.
“Fe-FERMO!” Terrorizzata, d'istinto si sporse verso di lui, lasciando la presa su Sam. Nel tentativo di salvarlo, puntò il palmo aperto in avanti e il cacciatore venne spinto brutalmente all’indietro da una forza invisibile un istante dopo aver premuto il grilletto.
Dean batté la testa contro qualcosa di duro, forse un pannello di marmo o una colonna o una statua, delle ossa nel suo corpo si spezzarono e per la terza volta in poche ore il proiettile che avrebbe dovuto ucciderlo non raggiunse il suo obiettivo.
Sì, credo che sia una specie di record, Cas,” pensò delirante un angolo della sua mente, prima di spegnersi.
Sam non era rimasto a guardare la scena: non appena fu libero, si lanciò a terra con impeto e afferrò il pugnale di Bartolomeo, deciso a piantarlo nel collo di Ariel.
Sfortunatamente per lui, lei se ne accorse e glielo fece volare via di mano con la telepatia, inchiodandolo poi di nuovo sul posto. Ma non si trattava solo di questo: questa volta, qualcosa dentro di Sam iniziò a torcersi e a spingere dolorosamente, come se i suoi organi stessero premendo per uscire dal suo corpo.
“Mi avete imbrogliato,” constatò la nephilim, sinceramente sorpresa. Schiuse le labbra, prese un grosso respiro e, mentre Sam emetteva dei gemiti strozzati e supplici, sorrise maligna. “Avevo ragione, tu e Dean siete davvero i migliori,” sospirò entusiasta, stringendo con lentezza il pugno, intensificando la sua tortura su Sam. “Ora che l’ho visto con i miei occhi, posso-”
Ariel sussultò e mosse un passo breve e forzato in avanti, verso Sam. Lo lasciò andare di nuovo. Lui la guardò incerto, finché non si accorse del buco che le si era aperto al centro del petto.
Il corpo di Ariel venne percorso da increspature di luce, e fu in quel momento che la punta della Lancia Sacra divenne visibile agli occhi del cacciatore: era la cosa più bella e terrificante che Sam avesse mai visto, una lancia a tre lame che brillava di luce dorata e penetrante.
Era stato Castiel a lanciarla. Sam e Dean l’avevano dimenticata, e forse anche Ariel. Loro due non potevano vederla, ma Castiel sì: usare quell’arma per distruggere la nephilim doveva essere stata la sua idea sin dall’inizio, e i due Winchester, con il loro diversivo, gli avevano fornito il tempo necessario per recuperarla.
Ariel digrignò i denti in un ringhio, cercando di portare una mano dietro la schiena per estrarre l’arma.
Castiel non glielo permise: la raggiunse e afferrò per primo il manico, spingendo più a fondo. “Tu non li sfiorerai mai più,” disse. La sua voce era grave e furiosa e risuonò nella testa di Sam, spaventandolo.
Ariel lanciò un ultimo grido, incapace di resistere oltre, e cedette.
Quando la luce si fu esaurita, di Ariel rimase solo una statua di polvere che si sgretolò rapidamente.
Sam sbatté le palpebre. Così era morta, alla fine.
La Lancia si consumò e scomparve dalle mani di Castiel con un tenue baluginio. Sam non lo vide riporla o lasciarla cadere e si rese conto che era andata distrutta. Ma la perdita dell’arma sacra, al momento, era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Cas,” mormorò all’angelo, grato.
Lui respirava affannosamente per lo sforzo appena compiuto; si portò una mano sul fianco ferito e lo strinse, lottando per restare in piedi.
Poi successe una cosa che Sam non si aspettava.
Senza dire una parola, Castiel si gettò su di lui e lo spinse a terra, sulla schiena. Gli afferrò il braccio e Sam venne investito da una fitta dell’ormai familiare dolore, stavolta così orribile e violento da farlo a pezzi. Si propagava nelle vene, che sembravano voler andare in fiamme, gli lacerava il petto e saliva su per la gola, graffiava e torceva e lo faceva gridare. Sam sentì qualcosa squarciarsi e pensò che Castiel gli avesse strappato via il polso a mani nude. Ma il suo supplizio cessò di colpo, e il giovane si irrigidì stupito quando si rese conto che l’angelo aveva semplicemente frantumato il suo bracciale.
Castiel gli ricadde addosso senza più forze, il corpo scosso da tremiti convulsi. Sembrava in preda ad un’agonia ancora più terribile di quella che aveva provato Sam e teneva la bocca spalancata in un grido muto. Tutto il suo viso era contorto in una maschera di sofferenza e Sam fu sicuro di poter scorgere delle catene vive strisciargli addosso come serpenti e raschiare la sua carne sotto i vestiti.
Lo prese per le spalle, cercando di pensare contemporaneamente perché Castiel avesse compiuto un gesto simile e cosa poteva fare lui per aiutarlo, ma la risposta alla prima domanda arrivò non appena si guardò intorno.
Gli angeli della schiera di Bartolomeo. Ora che Ariel era sparita, si stavano rimettendo in piedi uno dopo l’altro, ed erano incazzati.
Sam impiegò pochi secondi per realizzare cosa Castiel voleva che lui facesse. Senza realmente pensare alle conseguenze, stese a terra l’angelo e recuperò il pugnale di Bartolomeo. Incise un lungo taglio sul braccio, calciò via i detriti dal pavimento costoso e iniziò a lavorare freneticamente con il sangue che sgorgava dalla sua ferita.
“CHE COSA AVETE FATTO?!”
Sam sentì Bethael gridare con rabbia, avanzando a grandi passi con la sua arma in pugno, la voce mutata in un ronzio acuto che minacciava di fargli scoppiare la testa.

Lui si portò una mano sull’orecchio e accennò un sorriso debole e ironico.
“Scusate, ragazzi. Basta mostri per oggi,” disse, e premette una mano sul sigillo anti-angelo.
Il consueto vortice di luce che si sprigionò spazzò via in pochi istanti ogni singola creatura celeste nel giro di trenta metri.
Alla fine, rimasero solo Sam e Dean. La sala, così come gran parte della villa, era ridotta così male che sembrava vi fosse scoppiata una bomba.
Adesso era riempita solo dall’eco dei respiri di Sam, che non riusciva a credere che fosse davvero tutto finito.
Il cacciatore si spostò i capelli indietro. Erano zuppi di sudore. Prese qualche boccata d’aria, poi raggiunse il fratello e si inginocchiò accanto a lui.
Dean era ancora svenuto. Giaceva immobile e i suoi occhi erano rovesciati all’indietro. Un filo sottile di sangue stranamente diluito gli colava dall’orecchio, nel lato in cui si era puntato la Colt.
Se si fosse trattato di un timpano perforato, Sam non si sarebbe preoccupato; ma Dean non si riprendeva, il suo battito era irregolare e un liquido denso e incolore continuò a colargli dal naso e dall’orecchio anche dopo che il sangue si fu asciugato.
Il danno è all’interno”, pensò Sam con orrore. A quanto pareva, la magia degli angeli si limitava a guarire solo le ferite superficiali. Dean aveva bisogno di cure immediate.
“Cas!” gridò disperato, pur sapendo che era inutile. “CASTIEL!”



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Note finali:
Giustamente nei giorni in cui ho il tempo per finire la fanfic io mi ammalo ç_ç . Non è stato piacevole scrivere così, ma mi dispiaceva farvi aspettare ancora. Va beh, è andata.
Spero di non aver delirato troppo nella scrittura. Per il momento, la regia mi avvisa che sto delirando nel sonno: pare che stanotte, in un momento imprecisato, io abbia gridato: “No, West, no!”
Non ricordo assolutamente nulla, ma è bello sapere che il mio inconscio si preoccupa per la prole di Misha Collins.
Ma a parte questo. “Funky town” (paese bizzarro?) è il codice che usano i Winchester per dire 'ho una pistola puntata alla testa'.
Il pugnale di Bartolomeo era un pugnale a seste simile a QUESTO.
E, no, non sono così crudele da far morire Dean o Castiel così. Sono ancora tutti vivi e in salute.

A tutti i lettori, grazie per essere giunti fin qui!
Ci si rivede per il lieto fine l’epilogo.


  
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