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Autore: herbivicus    08/03/2014    7 recensioni
In cui Louis progetta centri commerciali, Harry intreccia corone di fiori, Niall lavora in un bar, Zayn fa il dog-sitter e Liam colleziona gomme da masticare.
[Louis/Harry] [Liam/Zayn ] [ Niall/oc] 18.223 parole
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                              Color my world


                                           
                                                                         

  So you can color my world with sunshine yellow each day
Oh you can color my world with happiness all the way
Just take the green from the grass and the blue from the sky up above
And if you color my world, just paint it with your love
Just color my world

-Petula Clark, Color my world

                                                                                                                                            A Giorgia, che mi ha aiutato a scrivere questa storia più di quanto                                                                                                                                                    immagina.
                                                                                                                                            
   

               

Louis non è noioso, proprio no. Non riesce a capire perché Niall gli ripeta sempre che invece lo è e pure tanto.
E tanto per la cronaca, Niall è ancora più noioso di lui. Ehi, non è mica Louis quello che ci prova spudoratamente con una ragazza dall’inizio dell’anno –e sono a giugno inoltrato- senza essere ricambiato!
E comunque a Louis fanno anche schifo le ragazze, grazie tante.
Si mordicchia nervosamente il labbro inferiore e si arruffa i capelli castani, guardando un punto imprecisato nel muro bianco davanti a sé.
Ok, forse –ma proprio forse eh?- Louis è un po’ noioso. Ma perché semplicemente Louis è cresciuto con la noia. Ha passato la sua infanzia in un mondo grigio e scuro, popolata solo da rimproveri e da sorrisi tirati.
Non sorrisi veri, Louis non ha idea di come si facciano i sorrisi veri.
Sul viso di Niall, il suo migliore amico da tutta la vita, sono disegnati spesso i sorrisi veri. E Louis li riconosce, ed è per questo che è così tanto attaccato a quell’irlandese dagli occhi azzurri. Niall è stato il primo che gli ha rivolto un sorriso accecante, luminoso, uno di quei sorrisi che Louis non dimenticherà più, neanche passassero mille anni.
Sospira e si alza dalla sedia dietro la scrivania, ignorando la voce della sua segretaria che lo richiama a gran voce dalla stanza accanto.
Louis non riesce ancora a capire com’è riuscito a diventare, a soli ventiquattro anni e sei mesi, il capo di una famosissima ditta di costruzioni.
Oh, già. Suo padre.
Mark Tomlinson è un uomo grigio, ovviamente. Potente, ma grigio e oscuro. Louis si chiede spesso se è felice, con i soldi ma senza mai il sorriso vero sul volto.
Evidentemente lo è, perché Louis nei suoi ventiquattro anni  non l’ha mai sentito lamentarsi del suo stile di vita.
Si appoggia contro il davanzale della finestra, giocherellando con i bottoni della sua giacca nera e chiude gli occhi, cercando di non pensare a nulla.
Il ticchettio dell’orologio sopra la sua scrivania continua a suonare, scandendo ogni minuto che passa. Louis vorrebbe fermare il tempo, vorrebbe scendere dal mondo e scappare da tutte le sue responsabilità. Ma semplicemente non può.
E allora si accanisce sulle persone felici, se lui non lo è non possono esserlo neanche gli altri.
Ma Niall lo ignora, Niall se ne infischia di quello che pensa Louis. Niall è energia pura, è il sole che fa crescere i fiori sulla terra, quello che illumina il cielo nero, quello che riesce quasi a spazzare via il grigio.
Quasi perché Niall non riesce mai completamente a cambiare Louis. Ci prova da anni, da quando nel cortile della scuola elementare gli ha sorriso vedendolo solo e in disparte. Ma Louis no, Louis è troppo troppo grigio per essere pulito e smacchiato.
Niall gli ripete spesso che vorrebbe prendere un rastrello e passarglielo per tutto il viso, per far staccare il suo mascherone grigio che lo protegge dagli occhi di tutti, lasciandolo bianco e lucido, puro, come un foglio bianco che deve solo essere riempito dai colori.
Ma, secondo Louis, queste sono solo sciocchezze.
 
 
“Allora? Qualcuno propone qualcosa?”
Louis guarda con aria annoiata i suoi colleghi, che, seduti intorno al grande tavolo di mogano che si trova nella sala principale della “One Direction e co.” non intendono collaborare.
Eleanor Calder è già al sesto caffè ( e non è passata neanche un’ora! ) mentre Stan Lucas e compagni guardano fuori dalla finestra con aria svogliata. E si, Louis sa dal principio che questa riunione è già conclusa da parecchio tempo.
“Un centro commerciale, Lou” Eleanor prende un sorso del suo sesto caffè e si stropiccia gli occhi, guardandolo come se si fosse appena alzata dal letto. “Quelli non mancano mai.”
Louis riflette un po’ sulla proposta della sua collega-amica (che poi è anche ex ragazza, questo ovviamente prima che Louis si interessasse ai corpi maschili, ma questa è un’altra storia.) e la guarda chiedere alla sua segretaria il settimo caffè dell’ora.
“Eleanor ha ragione, sai?” interviene Stan, giocherellando con le penne sopra il tavolo. Ne fa cadere una a terra e la raccoglie velocemente, cercando di ricomporsi.
Louis alza un sopracciglio e si passa una mano tra i capelli già arruffati, scompigliandoli ancora di più.
“Ok, centro commerciale sia. Dove lo avresti in mente, El?”
Eleanor sorride e si passa la lingua sulle labbra, felice che la sua proposta sia stata presa in considerazione.
“Hai presente quella specie di boschetto appena fuori  città? Sarebbe perfetto. Dovremmo solo far abbattere tutti quegli alberi inutili e togliere i fiori. Nulla di impossibile.”
Prende un sorso del settimo caffè e lo guarda, cercando la sua approvazione. Louis alza le spalle e Eleanor fa schioccare le labbra, facendogli l’occhiolino.
“Non te ne pentirai, Lou. Anzi, mi metto subito a lavoro!”
Eleanor si alza e poggia il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, chiamando a gran voce la sua segretaria personale.
Una donnetta dai capelli rossi fuoco appare tremante agli occhi di tutti, stringendo tra le mani una caraffa colma di caffè.
“V-vuole altro caffè, Miss. Calder?”
La ragazza si alza e si butta sulle spalle i capelli lunghi, raduna i suoi fogli sparsi sul tavolo ed esce dalla sala ancheggiando.
Al segretaria la segue come un cagnolino, e Louis, prima che la porta si richiuda alle loro spalle riesce a sentire distintamente “ Bisogna iniziare a chiamare le ditte, a stampare i volantini! E comunque si, un ottavo caffè non può farmi male, giusto?”
Stan, sentendo le sue ultime parole, alza gli occhi al cielo con finta esasperazione. “Quella secondo me andrà in overdose da caffeina. Ve lo dico io.”
Le risate ondeggiano nella stanza, ma Louis non le afferra. Louis le vede vagare, attorno alle sue orecchie, attorno alle sue mani, ma lui non ride.
Si alza ed esce dalla stessa porta da cui è uscita Eleanor, cercando di non pensare che, per una volta, avrebbe voluto ridere anche lui.
 
 
“Allora honey? Cosa ti porto oggi?”
Niall Horan fa un sorriso radioso alla ragazza che è seduta sul tavolino davanti a lui, intenta a leggere un libro grosso come un mattone, con le pagine stampate tutte con una scrittura finissima.
La ragazza alza il capo, distogliendo la sua attenzione dal libro e guarda il ragazzo biondo di fronte a lei come se le avesse appena buttato addosso un topo morto. In traduzione, lo guarda malissimo.
Che?” sibila divertita. “Ora sei passato anche ai soprannomi?”
Niall mordicchia la penna e stringe con forza il block-notes nella mano sinistra, cercando di trovare le parole con cui ribattere.
La verità è che quella ragazza è la più strana e interessante che abbia mai incontrato e Niall non ha intenzione di farsela sfuggire, proprio no.
“Se solo tu mi dicessi il tuo nome, babycake, la smetterei con questi soprannomi che ugh! Stanno facendo venire il diabete anche a me.”
La ragazza alza un sopracciglio e lo guarda annoiata, cercando di mascherare un vistoso sbadiglio.
“Una coca cola, come al solito. Ormai dovresti averlo imparato, che bevo solo quello no?”
Niall annuisce con foga e le fa l’occhiolino, continuando a sorriderle.
“Allora arriva subito, eh? Aspettami qui!”
Va verso il bancone del bar e chiama Perrie Edwards, che è impegnata a preparare un cappuccino ad un ragazzo dai capelli color carota che ha una chitarra legata sulla schiena.
“Perrie, una coca cola per la mia lei.”
Perrie, dietro il bancone, scoppia in una risata divertita e si china a prendere dal frigo bar una bottiglia di coca cola. La poggia sul bancone e guarda Niall con un sorrisetto divertito, attorcigliandosi intorno al dito una ciocca di capelli rosa acceso.
La mia lei, Nialler?”
Niall sbuffa, un poco infastidito. “Non ho idea di come si chiami, Pez. E non intende dirmelo! Eppure sono sei mesi che viene in questo dannato bar…”
Il ragazzo dai capelli color carota lo guarda dubbioso, gonfiando appena le guance piene.
Come gliel’hai chiesto?”
Niall lo guarda  per un attimo sbigottito, ma subito gli sorride cordialmente. “Come, amico? Beh, il primo giorno che è arrivata qui le ho chiesto –Come ti chiami?- e lei mi ha detto –Perché dovrei dirtelo?- ed è sempre così, ogni mercoledì pomeriggio.”
Il ragazzo si gratta la testa e piega il capo, lanciando un’occhiata alla ragazza in questione, che ha ripreso a rileggere il libro con attenzione.
“Hai provato a cantarle una canzone? Così, tanto per provare. A te piace lei, giusto? Beh, potresti esprimerle i tuoi sentimenti. Sarebbe bello.”
Gli occhi di Niall si illuminano di uno strano bagliore per un attimo e guarda con un sorriso estasiato il ragazzo con i capelli rossi, come se fosse venuto dal cielo.
“Tu, amico mio, sei un genio. Come ti chiami?”
“Edward Sheeran. Ma chiamami Ed, tutti fanno così.” Dice Ed sorridendo. “Sai suonare qualche strumento?”
“Oh, Ed, Niall ti deve far conoscere l’altra sua lei, allora…” esclama Perrie facendo l’occhiolino al biondo, che la fulmina con lo sguardo.
“Okay Ed. Mercoledì prossimo, alle tre del pomeriggio, qui. Vedo che hai una chitarra, suoneremo insieme! Ora devo solo scegliere che canzone cantarle e il gioco è fatto! “
“Scusate, la mia coca cola?”
La ragazza protagonista di tutti i loro discorsi li guarda con le braccia incrociate, in piedi dietro di loro.
Niall non l’aveva mai vista in piedi, o almeno, non erano mai stati vicini in modo da rendersi conto della differenza di altezza.
E’ piccola e magrolina, con le gambe secche fasciate da dei pantacollant verdi bottiglia. Ha un camicione a quadri che le arriva quasi alle ginocchia e i capelli chiari raccolti in una cipolla sulla nuca. Sulla pelle dorata delle braccia lasciate scoperte dal camicione sbracciato, Niall osserva quella rade peluria quasi invisibile, che ha imparato ad osservare con attenzione in quei mesi.
Le sorride di nuovo e le porge la coca cola. “Ecco qua, scusa.” mormora, grattandosi la nuca.
La ragazza sospira e gli strappa la bibita dalle mani, tornando svelta al suo tavolo.
“Ahw, è proprio la mia donna” dice Niall in tono estasiato, fissando un punto imprecisato con aria sognante.
Ed e Perrie ridono e la porta del bar si spalanca, rivelando sulla soglia un Louis Tomlinson con due occhiaie violacee che gli svettano minacciosamente sotto gli occhi azzurri e i capelli scompigliati più del solito.
Stringe contro il petto la ventiquattr’ore, camminando  verso il bancone con aria stanca.
“Buon pomeriggio” saluta educatamente prima di guardare con aria esausta Perrie. “Un caffè, per favore.”
“Ehi, Lou!” Niall lo guarda preoccupato, salutando di sfuggita Ed con un “A mercoledì amico!”
Louis si morde il labbro sottile e appoggia il capo contro il bancone freddo del bar, cercando di chiudere gli occhi.
“Sono sfinito. El ha un nuovo progetto tra le mani ed è terribile. Sul serio! Non fa che parlarne, questa notte mi avrà chiamato almeno sei volte proponendomi sempre cose diverse  ed io non ce la faccio più, davvero.”
“Oh, mi dispiace Lou.” dice con aria sincera, sbattendo le ciglia bionde. “Sembri davvero uno zombie!”
“E non è finita qua! El mi ha detto che un gruppo di hippie vuole impedire il progetto. Hippie, dico io! Esistono ancora degli hippie nel ventunesimo secolo?”
Niall scoppia a ridere, perché non c’è universo in cui Niall Horan non ride per qualunque cosa Louis Tomlinson fa o dice.
“ Hippie? Che figata! Ne ho sempre voluto conoscere uno. Dicono che si fumano non so quante canne al giorno, sai Lou? E che vanno in giro cantando canzoni sdolcinate e gettando fiori nelle strade. Deve essere proprio figo essere hippie!”
Louis lo fulmina con lo sguardo, assottigliando gli occhi azzurri minacciosamente.
“Gli hippie sono pacifisti, ambientalisti, tutto quello che vuoi tu. E assolutamente, non credo che un hippie possa essere definito propriamente figo, ecco.”
“Sarà, sarà…”
Perrie porge il caffè a Louis, che lo trangugia in un sorso, strozzandosi quasi.
“Fatto sta, Niall” inizia Louis, guardandolo con severità. “Che io non interagirò, ne sfiorerò, un hippie con un dito. Sono stato chiaro?”
“Chiarissimo Lou!” cinguetta Niall andando ad importunare per l’ennesima volta la sua lei, che, come da copione, lo ignora allegramente.
 
 
“E tu che cosa diamine saresti?”
Louis sente la tracolla della ventiquattr’ore scivolargli dalla spalla e atterrare sul pavimento con un tonfo, aprendosi e sparpagliando tutti fogli in modo confusionario. Alza le sopracciglia quasi fino all’attaccatura dei capelli e spalanca un poco la bocca, cercando di capire che cosa diamine ci faccia quella cosa, o per meglio dire, quella persona ,seduta sul davanzale interno della finestra nel suo ufficio.
“Oops.” ridacchia la persona, portandosi una mano alla bocca estremamente divertito, si perché evidentemente è un ragazzo.
E Louis, per la prima volta nella sua vita, non sa proprio cosa dire o fare. Si strofina le mani sulla t-shirt nera che sta indossando e incrocia lo sguardo del ragazzo seduto sul davanzale.
“Ciao.”
Ovviamente, Louis dice la prima cosa che gli passa per la mente senza pensare alle conseguenze. Se ne pente immediatamente, appena sente quella parolina lasciargli le labbra e buttarsi a capofitto nell’aria.
Se ne pente immediatamente perché Louis non vuole essere cordiale con le altre persone, proprio no.
Il ragazzo inizia a sorridere e Louis arretra, scontrandosi contro la porta chiusa.
Dio, ma è un sorriso reale? E’ ancora più luminoso di quello di Niall, che ha il colore dei girasoli dorati.
Il sorriso del ragazzo è accecante, nessuno ha mai sorriso in quel modo a Louis. Mai.
Scende dal davanzale stiracchiandosi le gambe chilometriche. Sono fasciate da degli skinny jeans neri, così stretti che Louis si chiede come faccia persino a respirare.  Deglutisce e lo fissa di nuovo dritto negli occhi, incapace di fare un solo passo.
Ha gli occhi verdi. Verdi come le foglie degli alberi, così pieni di gioia e speranza. A Louis viene da vomitare.
“Chi sei? Che vuoi da me?” sibila seccamente, abbassandosi e raccogliendo i fogli sparpagliati sul pavimento.
“Oh aspetta, fatti aiutare!”
Il ragazzo gli si avvicina e si piega, aiutandolo a riordinare tutte quelle scartoffie.
Louis si irrigidisce nel sentire il suono roco che gli esce dalle labbra. Ma che diamine di voce è? A Louis ricorda molto una voce post-orgasmo, e questa è una cosa a dir poco imbarazzante.
Sente il suo respiro caldo infrangersi contro la sua nuca e si irrigidisce immediatamente. E’ davvero troppo.
Si volta di scatto, osservando il ragazzo inumidirsi con un’innaturale lentezza le labbra, che sono oscenamente rosse. Merda.
Si alza velocemente, sbuffando con evidente fastidio. Insomma, ma chi diamine è questo ragazzo –incredibilmente attraente, Louis deve ammetterlo- nel suo ufficio?
Louis non l’ha mai visto in vita sua.
“Sono Harry. Harry Styles.”
Louis continua a fissarlo, senza spiccicare una parola. Solo in quel momento si accorge della corona di fiori viola e bianchi che ha sul capo, posizionata tra i riccioli scuri. Una corona di fiori, sul serio? Louis fa una smorfia schifata.
“Te lo ripeto: che diamine vuoi da me, Harry Styles?”
Harry ridacchia e la corona gli si sposta un po’ sulla fronte, prontamente rimandata indietro. Louis continua a guardarla, perché andiamo, chi porta corone di fiori nel ventunesimo secolo?
“Vorrei parlarti, Louis Tomlinson. E comunque, sono viole e gardenie.” Aggiunge, indicandosi il capo.
Louis sbatte le ciglia e piega un poco il capo. “Eh?”
Harry sospira, giocherellando con i  bottoncini della camicia a quadretti azzurri, che è aperta quasi fino all’ombelico.
“Niente. Comunque, sei tu il responsabile della costruzione del centro commerciale appena fuori città?”
Louis non ha idea del perché si siano dati subito del tu, pur avendolo visto quel giorno per la per la prima volta. Ma Louis Tomlinson non è un tipo da farsi troppe domande.
“Veramente…” vorrebbe dire che è Eleanor la responsabile, non lui, ma semplicemente non lo fa. Cosa lo spinge a non dire niente, se lo chiederà parecchie volte nei giorni a venire.
“Si sono io.” Mente, guardandolo freddamente.
Harry non perde il sorriso, quelle sono delle dannatissime fossette? ma inizia a battere un piede a terra con evidente nervosismo.
“Sono qui per chiederti di non far partire la costruzione del centro commerciale.”
Louis lo guarda sbigottito, riordinando gli ultimi fogli e riponendoli ordinatamente sulla scrivania.
“ E perché dovrei ascoltarti, di grazia?” lo deride, sprezzante.
“Non potete abbattere gli alberi e uccidere tutti quei fiori. Loro sono nostri fratelli. La comunità hippie non è per niente d’accordo con la vostra impresa di costruzione.”
Ah, quindi Louis ha davanti un fottutissimo hippie. Esistono ancora, evidentemente. E lui che pensava che si fossero estinti! Evidentemente non si finisce mai di imparare.
“ Ti scoppierei a ridere in faccia, ma per tua fortuna io non rido mai. E ora esci, mi stai distogliendo dal lavoro.” Dice Louis freddamente, guardandolo in modo inespressivo.
Harry spalanca la bocca, evidentemente ferito nell’orgoglio.
“ Non potete abbattere gli alberi! Loro sono una forma di vita, proprio come noi! Vuoi davvero vedere spazzati via i colori della natura e al loro posto tutto quel grigio?”
“La verità, Harry?” Louis sbuffa, socchiudendo le palpebre. “Sì.”
 
 
Nessuno ci crede al primo impatto, ma si, Louis Tomlinson, quel Louis Tomlinson, ha un cane. E pure bello grosso.
E’ un enorme labrador nero, che per uno strano scherzo del destino fa di nome Arancia , pur essendo un maschio. Chi gliel’abbia dato quel nome orribile, Louis proprio non lo sa.
Fatto sta che Arancia è praticamente ingestibile. Ha una forza innaturale e non si sta fremo un attimo. Louis lo odia, tanto che Arancia praticamente vive fuori nel giardino della vicina.
Gli ha già distrutto mezza casa e Louis non ha mai nessunissima intenzione di portarlo fuori a spasso.
Perciò, da due settimane a questa parte, ha assunto un dog-sitter. Si chiama Zayn Malik e avrà più o meno diciassette anni, ma a Louis  non  interessa.
Gli basta solo che qualcuno porti Arancia a spasso il pomeriggio, nient’altro.
Sbadiglia e si alza senza fretta dal divano in salotto, sentendo il campanello suonare e Arancia, come da copione, iniziare ad abbaiare alla porta.
“Sta zitto, stupido cane!” lo rimprovera Louis aprendo la porta, trovandosi davanti uno Zayn Malik con già tre cani al guinzaglio.
“Buon pomeriggio mr. Tomlinson!” lo saluta agitando i guinzagli. “Arancia è pronto?”
Louis si limita a infilare il guinzaglio al suo enorme cane iperattivo e ad affidarlo al dog-sitter.
“ A dopo Zayn” dice in tono atono prima di chiudergli la porta in faccia.
Sospira e ritorna alla sua posizione sul divano, cercando di rilassarsi, con scarsi risultati. Continua a sentire la voce di quel ragazzo hippie, Harry, galleggiare nella testa. E’ frustrante, Louis odia questa sensazione. Ha licenziato El dal suo progetto – si è arrabbiata parecchio- ed ha deciso di occuparsene lui. Abbatterà tutti quegli inutili alberi, fosse l’ultima cosa che fa.
 Vuole vedere il sorriso abbandonare le labbra di Harry, vuole vederlo soffrire.
 Urgh, adesso è addirittura diventato sadico?
Chiude gli occhi, cercando di dormire, anche se sa che non ci riuscirà con il volume della televisione sparato a palla della vicina.
Sbuffa, cercando di concentrarsi sul ronzio del frigorifero che proviene dalla cucina, che è quasi rilassante. In un certo senso, Louis sente i nervi distendersi, e, per una misera volta, ha tutta l’intenzione di lasciare andare i problemi e non pensare a niente. Ma ovviamente, in quell’esatto momento, il telefono sul tavolino accano al divano inizia a vibrare insistentemente.
Louis ringhia profondamente infastidito e sbarra di scatto gli occhi, allunga la mano verso il tavolino e afferra il telefono vibrante.
E’ Eleanor. Dio, Louis vorrebbe buttare il telefono dalla finestra, anche se poi se ne pentirebbe perché non sa vivere senza un aggeggio elettronico in mano. Ma è il pensiero che conta, giusto?
“El?” domanda pigiando il tasto di accettazione chiamata. Sa già che verrà investito da una valanga di parolacce e lamentele, infatti cerca di prepararsi psicologicamente alla devastazione dei suoi poveri timpani.
“Louis! Corri, devi venire nel boschetto dove abbiamo intenzione di costruire il centro commerciale! E’ urgente, sbrigati!”
La conversazione cade e Louis alza gli occhi al cielo, alzandosi dal divano con aria annoiata. Mai una volta che riesca a dormire in santa pace.
 
-
“Sgomberare, sgomberare! Non c’è niente da vedere!” esclama Louis cercando di farsi strada tra la calca di gente che occupa il boschetto. E’ sinceramente seccato, vuole andarsene a casa e sta odiando con tutto il cuore l’intera bolgia di gente presente.
Le persone si aprono al suo passaggio, perché d’altronde ehi, lui è Louis Tomlinson.
Eleanor gli corre incontro con una cartellina stretta al petto ed  è come se si fosse dimenticata del litigio del giorno prima, quando gli ha urlato contro delle parolacce terribili e gli ha detto che è uno sporco traditore. Ma se lei vuole ignorare gli avvenimenti passati, chi è lui per contraddirla?
“Guarda questi accannati! Sono fuori di testa!” esclama, stringendo le mani in degli spalmi involontari. Evidentemente ha bisogno di un caffè.
Louis fa vagare lo sguardo per il boschetto e in un attimo spalanca la bocca e sgrana gli occhi, sbattendo appena le ciglia.
Si sono legati agli alberi con delle catene. Saranno dieci o undici, ma a lui non interessa, perché legato ad un albero c’è Harry Styles. E lo fissa con un sorriso che ha un non so che di divertito e malizioso.
“Ciao Louis!” lo saluta scuotendo i riccioli. La corona di fiori, che quel giorno sono rosa –rosa? Dio!- gli cade sugli occhi e butta indietro la testa, cercando di riaggiustarsela.
“Sei impazzito, ragazzino?”
Louis perde il controllo e va verso l’albero di Harry a grandi falcate, stringendo un pugno convulsamente. Glielo stamperebbe volentieri sulla faccia, se non fosse che non ha voglia di sprecare tempo con un mocciosetto del genere.
“Ragazzino?” lo beffeggia Harry, aggrottando le sopracciglia. “ Ma se non avrai neanche vent’anni!”
“Ne ho ventiquattro.”
Uno strano silenzio scende tra loro come un velo, interrotto solo dai borbottii imbarazzati di Harry.
“ Ehm, e io ne ho ventidue. Eppure sembri così piccolo…”
Louis alza un sopracciglio e scuote il capo esasperato.
“Sinceramente, non mi interessa nulla di quanti anni hai. Che diamine ci fate te e i tuoi amici pacifisti legati agli alberi del boschetto in cui domani inizieremo i lavori?”
“Semplice” risponde Harry, sorridendogli dolcemente. “ Impediamo che voi iniziate i lavori.”
Louis vuole uccidersi. Davvero, ne ha abbastanza di parlare con un tizio che sembra direttamente uscito dagli anni ’60, sia per come si atteggia per che come parla. E poi Louis odia i fiori. Bleah, troppi colori.
“Chiama la polizia, El.” Dice semplicemente ad Eleanor, che nel frattempo sta stringendo in una mano un caffè d’asporto, comparso da chissà dove.
“Mhh, subito!” borbotta estraendo il cellulare dalla borsetta rossa. “Polizia? Sono Eleanor Calder e vorrei denun-No, niente  del genere! Si, agente…-
Louis vorrebbe davvero sapere cosa significhi quel “No, niente del genere”, ma Eleonor si sta allontanando e quindi  non riesce a sentire il resto della conversazione. Pazienza.
La gente fortunatamente se ne sta andando, perché Louis sente i mormorii che fino a poco prima gli risultavano molto fastidiosi alla testa andare scemando con il passare dei minuti, meglio così.
Andrebbe tutto benissimo, anzi, ora se ne tornerebbe pure dritto dritto a casa perché sono quasi le sette e Zayn tornerà a momenti con Arancia-il-cane-bavoso ,se non fosse che Harry Styles continua a fissarlo, e il ghigno che ha stampato su quelle labbra color ciliegia non gli piace. Proprio per niente.
“Louis, scusa, potresti avvicinarti?”
Il ragazzo alza un sopracciglio e guarda Harry, che sta sbattendo le ciglia tanto innocentemente con un sorriso enorme tutto fossette.
“Eh?”
“Potresti avvicinarti? Ti devo chiedere un favore, niente di terribile tranquillo.”
Perché, sembra agitato? Lui è tranquillissimo, come mai lo è stato in vita sua, anzi, non capisce perché uno stupido figlio dei fiori gli debba dire di starsene tranquillo. A lui, poi!
Ma comunque gli si avvicina, non ha niente da perdere no?
Harry lo fissa con la bocca socchiusa,  i riccioli color cioccolato che gli vanno sugli occhi disordinatamente e gli occhi verdi che brillano luminosi, cosa che a Louis non piace neanche un po’.
“Beh, che vuoi?” gli dice secco, intrecciando le braccia sul petto.
Il figlio dei fiori si indica i jeans strettissimi e muove un po’ la gamba chilometrica, come a fargli un segno.
“Mi sfileresti dalla tasca l’erba? Ho voglia di farmi una canna.”
Louis lo guarda esterrefatto. Seriamente, ma in che razza di film anni ’60 è capitato? Ora tutti quei figli dei fiori tireranno le loro chitarre e si metteranno a cantare le canzoni dei Beatles, poi si sdraieranno sull’erba a fumarsi l’erba e ad interessarsi della vastità dell’universo. Oh, non ha proprio intenzione di assistere.
“No.” gli dice in tono atono, continuando a fissarlo con astio. Harry però continua a sorridere e questo Louis non riesce proprio a sopportarlo, ecco.
“Eleanor!” tuona richiamando la ragazza, che sta ancora parlando al cellulare. Evidentemente avrà una tresca con un poliziotto, Louis non riesce a trovare altra spiegazione.
El chiude la chiamata rossa in viso e zampetta verso Louis, con un sorriso un po’ da ebete.
“La polizia sta arrivando Lou, e domani inizieremo i lavori.” annuncia, inciampando sull’erba con le scarpe con il tacco. Fortunatamente Louis la prende al volo, perché se si fosse sporcata la gonna con l’erba sarebbero stati dolori.
A quell’domani inizieremo i lavori, gli hippie iniziano a protestare tutti insieme aumentando l’emicrania di Louis, che si porta le mani alla testa.
Incrocia lo sguardo di Harry, che continua a essere luminoso come prima. Louis lo sta odiando, lo odia lo odia e lo odia.
“Sei consapevole del fatto” urla il figlio dei fiori cercando di contrastare le voci infuriate dei suoi amici “Che la prossima volta che ci rivedremo non sarò più così tanto gentile con te?”
Qualcosa di strano sembra risvegliarsi dentro di Louis. E’ una sensazione un po’ fastidiosa, ma che in un certo senso, a Louis piace.
Per questo lo guarda e un ghigno furbo gli si stampa sulle labbra sottili.
“Non vedo l’ora, Harry Styles.”
 
-
E’ lunedì mattina e Zayn Malik non potrebbe essere più stanco di così. Ha passato tutta la notte a studiare chimica per l’ interrogazione finale e Zayn odia chimica come Louis Tomlinson odia il suo cane Arancia. In traduzione, tantissimo.
D’altronde non è colpa di Zayn se fa ancora l’ultimo anno di scuola e se deve guadagnare qualche spicciolo portando a spasso i cani il pomeriggio. Ma alla fine a Zayn piace tutto questo.
Lui ama i cani, soprattutto Nolan l’alano che è l’unico con un po’ di calma e razionalità.
Poi c’è Bridget la barboncina, che secondo Zayn ha rifiutato tutte le avances che gli ha fatto Francis il Collie. Povero Francis, a Zayn sembra così un bravo cane! Con un po’ troppo appetito, ma sempre un bravo cane.
Poi c’è Arancia, il labrador nero di Louis Tomlinson. Quel cane, oh Zayn non sa mai cosa pensare di quel cane.  E’ una forza della natura, scalpita e corre come se non esaurisse mai le energie. Ed ehi, a Zayn piace, ma a volte è un po’ troppo esuberante per i suoi gusti. Comunque è il suo lavoro, no? Quindi non si può lamentare.
Scende le scale del suo condominio e spalanca il portone, venendo quasi accecato dalla tiepida luce che produce il sole alle 7:50 del mattino. Fortuna che Zayn abita a due metri di distanza dalla scuola, non ce la farebbe proprio a svegliarsi prima delle 7:30 come fanno tutti i suoi compagni.
Sbadiglia portandosi una mano alla bocca e inizia a camminare, con la cinghie dello zaino che gli ondeggiano intorno ai fianchi con un movimento monotono e ripetitivo.
Zayn odia le persone monotone, la solita routine e l’essere perfetti. Zayn ama le persone imperfette, quelle con tantissime sfaccettature diverse. Ama l’originalità.
E’ per questo che Zayn è gay. E’ un ragionamento stupido, lui lo sa benissimo, ma la verità è che non gli importa assolutamente nulla di  cosa hai nelle mutande.
Zayn si innamora della mente, dei pensieri, dell’originalità. Però poi quando gli chiedono il suo orientamento sessuale risponde che è gay e consenziente, grazie tante.
Il cellulare gli sta vibrando nella tasca degli skinny jeans da un po’ di secondi e Zayn si affretta a prenderlo, leggendo prima chi sta effettuando la chiamata.
E’ Louis Tomlinson, uno dei suoi tanti datori di lavoro.
Zayn deglutisce e accetta la chiamata, si porta  una mano alla testa scompigliandosi appena  i capelli scuri.
“Si, Mr.Tomlinson?” dice cautamente, fermandosi in mezzo alla strada. Non sa il perché ma ha uno strano presentimento.
“Zayn? Oh, menomale che hai risposto! Senti, ho un grande favore da chiederti.”
Il diciassettenne si guarda le punte delle sue vans logore e sporche di terra del parco e sospira, passandosi una mano sugli occhi stanchi.
“Mi dica, Mr.Tomlinson, non si faccia problemi.”
“Oh, beh, oggi io e la mi ditta di costruzioni ci occuperemo dell’abbattimento del boschetto appena fuori al confine della città, hai presente? Quello in cui costruiremo il centro commerciale. E niente, visto che la mia vicina non può tenermi Arancia per questa mattina, speravo potessi farlo tu. Ti pagherei gli straordinari, ovviamente.”
Zayn si morde il labbro, un po’ imbarazzato.
“Ma io…”
“Anzi, ti faccio anche un aumento se lo fai Zayn. Ne ho davvero bisogno.”
Il ragazzo sbuffa e sa già che sarà costretto a saltare la scuola (sua madre lo ammazzerà) mentre fa dietro front per avviarsi verso la casa di Louis Tomlinson.
“Arrivo tra dieci minuti, Mr.Tomlinson.”
 
 
 
“Allora Arancia, mettiamo in chiaro alcune cosette.”
Zayn si china sull’erba del prato per arrivare all’altezza di Arancia, che lo guarda con gli occhi lucidi e il naso umido, la coda nera che sbatte con forza sul prato da destra a sinistra.
“Non devi scappare come avete fatto l’ultima volta tu e Francis. Non ho intenzione di rincorrervi per tutto il quartiere un’altra volta, ci siamo capiti?”
Arancia gli lecca con gioia la faccia, lasciandogli un umido strato di bava sulle guance ruvide di barba.
Zayn alza gli occhi al cielo e spinge il cane all’indietro, facendolo emettere un guaito di tristezza.
“Secondo punto Arancia, smettila di leccarmi la faccia. Ora vai a correre con gli altri cani.”
Il ragazzo gli toglie il guinzaglio e il labrador inizia a correre a tutta birra verso gli altri cani nella zona del parco adibita agli animali.
Zayn sorride e si asciuga il viso, salutando la signora Maryse (la padrona di Bridget la barboncina) e si siede su una panchina sporca di ruggine vicino alla fontanella.
Sospira e si appoggia allo schienale, chiudendo gli occhi. Sente il sole accarezzargli dolcemente i tratti del viso e Zayn vorrebbe solo addormentarsi e rimanere lì per sempre.
Non riesce proprio a capire perché Louis Tomlinson odia portare il cane Arancia a passeggio e al parco. Zayn crede che Louis odi i fiori e le piante, che odi i colori della natura.
Altrimenti non si spiega tutto l’odio verso Arancia, che alla fine è un cane veramente adorabile.
“Fermo lì, non ti muovere.”
Zayn si irrigidisce come una statua di marmo e apre gli occhi di scatto, con il cuore che gli batte a duemila nella cassa toracica.
C’è un ragazzo davanti a lui, con i capelli castani che assomigliano ad un cespuglio disordinato e uno sguardo caldo e scuro che a Zayn dà tutta l’idea del cioccolato fuso.
Il ragazzo lo sta osservando con le mani nelle tasche dei jeans grigi strappati e ha una smorfia strana dipinta sul viso.
Ma chi diamine è questo tizio?
Zayn deglutisce e lo fissa un po’ intimidito, sbattendo lentamente le lunghe ciglia d’alabastro: il ragazzo non fa un solo movimento e Zayn sta iniziando ad innervosirsi.
“Posso aiutarti?” domanda incrociando i suoi occhi, che hanno un’aria seria e allo stesso tempo molto concentrata.
“Hai una gomma da masticare sotto la scarpa del piede. L’avrai pestata si e no dieci minuti fa, lo riesco a capire dal colore.”
Ok, Zayn non sa assolutamente che caspita abbia in testa questo tipo, ma gli piace. E pure parecchio.
“E cosa posso farci io?” gli chiede sorridendo, mettendo in mostra il suo sorriso più seducente che evidentemente non sembra funzionare con lo strano ragazzo. E’ un playboy fallito dal principio, Zayn Malik.
“Tu? Niente. Starai qui immobile seduto finchè la gomma non si seccherà. Poi te la toglierò dalla scarpa e ti lascerò in pace.”
“Uhm…” Zayn in un certo senso è abituato alle stranezze, ma questa è davvero la punta dell’iceberg.” E che cosa dovresti farci?”
Il ragazzo sorride e un lieve rossore gli imporpora le guance, che lo fanno risultare molto più adorabile di quanto già è.
“Io le colleziono. Posso sapere il tuo nome?”
Zayn ghigna, leccandosi le labbra sottili.
“Zayn Malik. Il tuo?”
“Liam Payne, Zayn . Avrai l’onore di passarmi la mia gomma n 245.”
Zayn butta la testa all’indietro e ride, guardando Arancia correre in lontananza con Bridget la barboncina.
“Ne sarò onorato.”
 
-
Niall Horan è davvero, indiscutibilmente nel panico più totale.
Ok, deve fare una serenata alla donna della sua vita tra due giorni e ancora non sa assolutamente cosa cantarle. Ha passato in rassegna tutti i negozi di musica della città per trovare un’idea, una qualsiasi stupida idea, ma niente. Nella mente di Niall c’è il vuoto più totale.
Appoggia il capo contro il bancone freddo del bar e sospira pesantemente, venendo osservato con aria divertita da Perrie Edwards che si sta sistemando la frangia disordinata osservando il suo riflesso nel lavandino. Ha i capelli color acquamarina quel giorno, ed è la sesta volta che cambia colore di capelli in quel mese. Niall non invidia proprio per niente il suo parrucchiere.
“Pez, davvero, sono disperato.” mugugna l’irlandese tamburellando nervosamente  con le dita sul bancone scuro.
Perrie  emette un risolino e fa schioccare le labbra rosa acceso, prendendo un block notes dalla tasca della minigonna di pelle che le fascia il fondoschiena davvero in modo impeccabile.
“Nialler, devi solo lasciarti andare. La tua lei non è un tipo difficile, andiamo!”
“Non è un tipo difficile? Stiamo parlando della stessa persona?”
Per la prima volta nella sua vita Niall Horan è scoraggiato. Andiamo, Niall Horan! La positività fatta persona, il ragazzo che ha il sole negli occhi scoraggiato e nervoso!
Il mondo sta proprio andando a puttane.
 
 
Niall ha trovato uno strano negozio di musica vicino al confine della città e davvero, non sa cosa pensare. Ehm, si può dire che è un negozio strano? Forse un po’.
Ma andiamo, lui è Niall Horan! Non si lascia spaventare da niente e da nessuno.
Spinge piano la porta del negozio e inspira, venendo subito colpito da una fragranza dolciastra che sa di fiori.
Uhm, sospetto.
In effetti, pensa Niall, ci sono fiori un po’ ovunque in quel negozio. Sul davanzale della finestra, disegnati sulle parete –Mio dio, quei disegni sono fantastici, così colorati!- e sui CD.
Porca miseria, è in un negozio di musica hippie!
Niall spalanca la bocca estasiato e per un attimo riesce anche a scordarsi della serenata e tutto il resto. Louis impazzirebbe se entrasse là dentro, Niall ne è sicuro come è certo del suo amore verso la sua lei, ovvero tantissimo.
“Ti serve aiuto?”
Un ragazzo dalla dentatura cavallina, con i capelli pieni di fiorellini rosa gli sorride amichevolmente e Niall spalanca la bocca ammirato.
E’ un hippie, uno di quelli veri!
“Sto cercando una canzone per una serenata amico! “ esclama tutto allegro, guardandolo con gli occhi che brillano, anzi, sfavillano.
Il ragazzo ride e gli da una pacca amichevole sulla spalla, scuotendo il capo.
“Sei venuto nel posto giusto fratello. Io sono Nick comunque.”
“Io Niall, tanto piacere!”
La porta del negozio si apre in uno scampanellio e sulla soglia compare un ragazzo altissimo. Ha una nuvola di ricci color cioccolato intorno alla testa, una corona di fiori gialli e due occhi verdi acceso contornati da delle ciglia d’ebano così lunghe che –Niall ne è sicuro- con le palpebre chiuse gli arriverebbero a toccare lo ziogomo. Sembrerebbe quasi un ragazzo androgino se non fosse per le spalle larghe e il busto sottile.
Ha tutte le mani sporche di pittura e dei cartelloni legati sulla schiena infilati nella tracolla del borsone di pelle.
“Non c’è verso di fargli cambiare idea Nick…” inizia a dire il ragazzo in tono stanco. “E’ proprio una testa dura il signorino.”
Niall, è sconvolto. Altro che Nick, quello sì che è un vero hippie!
Il figlio dei fiori si accorge di lui e sfodera un sorriso luminoso, facendo comparire sulle guance delle fossette gemelle.
“ Oh scusa! Ciao, io sono Harry Styles!”
A Niall quel nome sembra familiare, ma vabbè, non ci fa caso ha altro a cui pensare.
“Ciao Harry!” lo saluta sorridendogli di rimando.
Nick sbuffa divertito e si slancia in avanti per abbracciare Harry, che sospira stanco.
“Hazza, aiuta Niall. Poi mi spieghi meglio, ok?” gli sussurra all’orecchio in tono preoccupato.
Niall lo vede uscire da una porta sul retro velocemente, quasi temendo di venire scottato. Da cosa poi, bah.
“Allora Niall, di cosa hai bisogno?”
L’irlandese si risveglia in un attimo dal suo stato di trance e incrocia gli occhi di Harry, che sono luminosi e cordiali tanto che Niall sa già dal principio che questo strano tipo con i fiori in testa lo consiglierà sicuramente nel modo giusto.
“Ho bisogno di una canzone d’amore. Devo conquistare la ragazza che mi piace, sai!”
Harry ridacchia e si avvia verso uno scaffale pieno di CD, iniziando a cercare qualcosa che possa fare al caso del biondino, che lo segue come un’ombra.
“E dimmi Niall, sai suonare qualche strumento? Perché avrei una certa idea in mente e…”
“La chitarra, la chitarra!” un sorriso di dimensioni giganti si apre sulle labbra di Niall, illuminandogli tutto il viso.
Il figlio dei fiori annuisce e tira fuori un Cd dall’aspetto polveroso: ci soffia sopra e lo gira, picchiettando con il dito indice il titolo di una canzone scritto sul retro.
“Ti piacciono i Beatles, Niall?”
 
-
Arancia corre come un forsennato verso Louis, che sta sulla soglia di casa con le chiavi in mano: appena si accorge dell’arrivo del suo cane Louis si irrigidisce e lo guarda infastidito.
Zayn stringe con forza il guinzaglio e strattona Arancia, che mugola dispiaciuto.
“Buon pomeriggio Mr.Tomlinson!” saluta il ragazzo avvicinandosi a Louis, che ha un’aria davvero stanca e arrabbiata.
“Zayn.” Dice secco il maggiore, afferrando il guinzaglio di Arancia. “Ti ringrazio per quello che hai fatto oggi, davvero.”
Zayn sorride e si gratta la testa un po’ imbarazzato e sposta il peso da un piede all’altro, notando che il suo datore di lavoro ha l’aria ancora più scocciata del solito.
“Tutto bene?” si azzarda a domandare il ragazzo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
Louis sospira e sbatte le palpebre, arruffandosi i capelli già piuttosto spettinati.
“Problemi con il lavoro, un gruppo di pacifisti rompe i coglioni e non possiamo iniziare l’abbattimento degli alberi perché oggi si sono piazzati là con cartelloni e altro. Non è una bella situazione.”
“Ehm…mi dispiace mr. Tomlinson, davvero.” borbotta Zayn cercando di sorridergli amichevolmente. “ Per il resto tutto apposto?”
“Si, si. Senti Zayn, per ringraziarti voglio invitarti domani sera a cena, solitamente io e il mio migliore amico ci vediamo ogni martedì. Ti va di unirti a noi?”
Il ragazzo spalanca gli occhi sorpreso, ma poi annuisce sorridendo. “Mi farebbe piacere, grazie!”
Louis sbatte le ciglia e sbuffa annoiato, passandosi una mano sugli occhi stanchi mentre il cane Arancia inizia ad abbagliare, segno che vuole entrare a casa.
“A domani Zayn e grazie ancora.”
“Di niente!”
La porta della casa si chiude e Zayn si ritrova a camminare verso la sua di casa, con le mani nelle tasche bucate: il sole sta tramontando e una piacevole rosata si riversa nelle strada, dando loro un’aria rilassante.
C’è Liam Payne in piedi all’angolo, il ragazzo delle gomme da masticare, ritto come un fuso che fissa un punto nel marciapiede. Zayn rallenta un po’ e si chiede sorridendo se non l’abbia seguito, d’altronde hanno passato quasi tutta la mattina ad aspettare che la gomma da masticare sotto la scarpa di Zayn si seccasse.
“Liam!” lo saluta contento, raggiungendolo in poche falcate. Liam alza il capo e lo guarda, con gli occhi liquidi che sembrano cioccolato fuso alla luce del tramonto.
“Ciao.” lo saluta di rimando con un sorrisetto divertito, ma torna subito a fissare il punto sul marciapiede.
Zayn segue il suo sguardo, incuriosito, e sbatte le ciglia per poi accorgersi che il punto che sta fissando Liam non è altro che un’altra gomma da masticare. A Zayn viene da ridere, ma non lo fa per non recare offesa a Liam, d’altronde l’ha appena conosciuto.
“Stai aspettando che la gomma si secchi?” gli chiede, divertito.
Liam annuisce solenne e torna a guardarlo negli occhi con aria orgogliosa. “E’ la gomma numero 243.” annuncia piegando il capo.
“Felicitazioni. Ma perché le collezioni?”
Liam sembra pensarci un po’, ma poi parla regalandogli un sorriso luminoso.
“Mi piace aspettare.”
Silenzio.
A Zayn viene da pensare,- ma questo tipo che problemi ha?- ma alza le spalle, perché a Zayn piacciono i problemi, piacciono le stranezze e le originalità. A Zayn piace Liam, anche se lo conosce da nemmeno un giorno.
“Ti va di accompagnarmi da una parte domani sera, Liam?”
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Il telefono sulla scrivania di Louis Tomlinson squilla da un po’, ma il suo possessore è troppo occupato a discutere con Eleanor  Calder nella sala conferenze per andare a rispondere. Sono disperati, Louis per la prima volta nella sua vita non sa cosa fare, non ne ha la più pallida idea.
Sta iniziando a detestare gli hippie con tutto se stesso, davvero. La prossima volta che se ne troverà uno davanti –in primis Harry Styles-non reagirà male, reagirà malissimo.
“E se li denunciassimo…?” borbotta Stan Lucas arrivando dal suo ufficio nella sala conferenze per aiutare i due disperati, che sono una con cinque tazze di caffè vuote  attorno e l’altro con delle occhiaie davvero inquietanti.
“Non servirebbe a nulla.” Si lamenta Eleanor mettendosi le mani nei capelli. “Ho una spia tra gli hippie, stanno raccogliendo firme per interrompere la costruzione del centro commerciale.”
“Interrompere?” dice Louis con un tono di voce pericolosamente alto e stridulo. “Ma se non abbiamo neanche iniziato. E poi, che vuol dire che hai una spia tra gli hippie?”
“Ho pagato un tizio.”
Louis alza un sopracciglio e scuote il capo esasperato. Pagato, si certo.
“Dobbiamo avere quelle firme.” Borbotta prendendosi il capo tra le mani. “ Così non potranno fare assolutamente niente.”
“ E’ facile a dirsi. Ah Louis, il tuo telefono sta squillando da circa dieci minuti.” Esclama Stan sbadigliando.
Louis si alza di scatto dalla sedia e corre nel suo ufficio, rispondendo velocemente.
“Pronto?”
“Lou? Sono Niall! Ho un saacco di cose da raccontarti, ma prima volevo chiederti se stasera potevo portare un amico. E’ un po’ strano per i tuoi parametri, ma ti piacerà! Mi ha aiutato con la canzone che canterò domani alla mia lei. Che poi mi deve aiutare Ed, infatti dopo devo chiamarlo e…-
“Niall, okay.” Lo interrompe Louis, massaggiandosi una tempia. “ Va bene, tanto anche io porto un ragazzo che viene con un altro suo amico.”
“Davvero? Forte! Allora ci vediamo alle 19:00 al solito posto, ok? A dopo!”
Niall gli chiude in faccia il telefono e Louis sospira, perché sa già che sarà una lunga, lunghissima serata.
 
“Ti accompagno, Lou?”
Eleanor sorride a Louis, che sta mettendo apposto le ultime cose sulla sua scrivania ed è in procinto di uscire perché sono quasi le otto di sera e lui come al solito ha perso il conto delle ore che passano.
Niall lo aspetta tra esattamente cinque minuti davanti al piccolo ristorante vicino al bar dove lavora con Perrie e Louis deve ancora tornare a casa, farsi la doccia e vestirsi. Uao, questa volta ha superato ogni limite.
“Grazie, ma facciamo in fretta.” le risponde guardandola attraverso le ciglia con un cipiglio un po’ annoiato. “Sono davvero in ritardo, questa volta.”
Eleanor in tutta risposta gli agita davanti al naso le chiavi della macchina e ridacchia, facendogli un cenno divertito.
“Uomo di poca fede. Ovvio che facciamo presto, hai un appuntamento che sei in ritardo?”
Louis la segue verso il parcheggio e alza gli occhi al cielo, stringendo la ventiquattrore contro il petto.
“ Niall, la cena del martedì sera. Andiamo, pensavo che mi conoscessi!”
Eleanor apre lo sportello della macchina e il ragazzo le si accomoda accanto, mettendosi la cintura. Eleanor ride e mette in moto l’auto, esce dal parcheggio e va verso casa di Louis che dista circa dieci minuti dal loro ufficio.
“Si, si.” Mugugna El dopo un po’, soffocando un risolino. “Ti conosco da un po’, in effetti.”
Sono esattamente nove anni che conosce Eleanor, nove anni di strana amicizia, battutine stupide, tresche con qualunque essere di sesso maschile nei paraggi e caffè. Soprattutto, il caffè.
Louis guarda il suo profilo delicato, ricordando come neanche sei anni prima ne fosse perdutamente innamorato. O forse no? Louis non ha mai capito la natura del loro rapporto, in realtà.
C’era stato un tempo (sedici anni, capelli a scodella e fianchi più larghi del solito) in cui a Louis piacevano le ragazze, dove era in un certo qual modo fidanzato con Eleanor e si vedeva i porno etero sul computer appena tornato da scuola.
Poi cos’è successo?
Un ragazzo l’aveva baciato, da ubriaco e Louis inizialmente si era arrabbiato tantissimo, perché ripensando alle labbra di quel tipo sulle sue si era accorto che gli piaceva. Eccome, se gli piaceva.
Eleanor, che aveva uno strano chip nel cervello –comunemente denominato gay radar- l’aveva mollato con testuali parole :”Sapevo che il tuo lato da principessa sarebbe uscito fuori prima o poi, tesoro.”
E Louis si era dovuto accettare per quello che era, visto che non poteva fare altro e tanto per la cronaca, lui non era una principessa.
“Siamo arrivati, Lou.” Dice la ragazza distogliendolo dai suoi pensieri. “Buona serata!”
Louis scende dalla macchina e saluta Eleanor con la mano, vedendola ripartire sgommando verso casa sua che è dall’altra parte della città.
Si volge verso casa sua e in un attimo si ricorda anche del cane Arancia, deve ancora portarlo dalla vicina. Merda.
-
“Quindi, ehm, Zayn...giusto?”
Niall si agita un po’ sulla sedia su cui si è appena seduto e guarda Zayn Malik, che è  davanti a lui con accanto Liam Payne che tiene il capo basso con un pò di timidezza.
“Si, giusto.” Sorride Zayn, prendendo un grissino dal paniere sul tavolo, cercando di smorzare l’attesa.
Louis ha un ritardo di ben venti minuti, Niall ha provato a chiamarlo ben cinque volte ma il cellulare risulta sempre spento. Che bello.
“ Uff, ho fame.” mugugna Harry Styles, seduto accanto a Niall, lanciando un occhiata al posto vuoto accanto a lui. “Quindi quand’è che viene il tuo amico?”
“Spero presto!” dice Niall allegro, perché comunque Niall Horan non perde mai il sorriso, mai.
Harry ha una corona di margherite tra i capelli ricci e indossa una t-shirt celeste con lo scollo a v, che mette in mostra le due rondini tatuate sul petto che sembrano sul punto di spiccare il volo.
Niall continua a trovarlo una specie di alieno, ma comunque è una figata! Sembra uscito da un film anni ’60.
E poi l’ha aiutato con la canzone. A proposito, il gran giorno è domani! Niall sa già che quella notte non chiuderà occhio per l’agitazione.
Sospira stancamente e appoggia i gomiti sul tavolo, cercando di non pensarci perché altrimenti non si godrà neanche quella benedetta cena del martedì.
E Niall Horan si gode sempre il cibo.
“Nialler!”
Louis Tomlinson arriva trafelato al tavolo, con i capelli castani ancora più scompigliati del solito e il colletto della polo blu come i suoi occhi un po’ storto.
L’irlandese ride, buttando la testa all’indietro venendo subito fulminato da Louis che corruccia il labbro.
“Scusate il ritardo, io…”
In quel momento si blocca, come se avesse visto un fantasma.
Fissa Harry Styles con gli occhi sgranati, fuori dalle orbite; il figlio dei fiori lo fissa stupito a sua volta, con la bocca leggermente spalancata.
Questo è in assoluto il clichè più grande della storia, davvero.
“TU!” esclama Louis puntandogli il dito contro, assottigliando gli occhi. “Cosa ci fai qui?”
Harry si riprende dall’attimo di stupore e sbatte le ciglia, esibendo un sorrisetto divertito.
“Salve a te, Louis Tomlinson. “
Louis sospira e guarda Niall severamente, che davvero non ci sta capendo niente così come gli altri due lì vicino.
“Nialler…” gli sussurra minacciosamente all’orecchio, piegandosi verso di lui. “Questo è uno degli hippie che ti dicevo, deficiente.”
Louis si lascia cadere sulla sedia inerte, allontanandosi il più possibile da Harry che continua a fissarlo con una strana scintilla negli occhi.
“Che hai da guardare?” gli abbaia contro Louis, rompendo un grissino tra le mani.
L’hippie alza le mani ed emette un risolino, iniziando a canticchiare un motivetto che assomiglia terribilmente a quello di Primadonna girl.
“Oh, ciao Zayn, ciao amico di Zayn.” dice Louis ignorandolo direttamente. “Come state?”
Liam si morde il labbro e stringe la mano di Zayn sotto il tavolo, che lo guarda con uno sguardo diabetico, ew.
Tutto bene, mr.Tomlinson. Lui è Liam, Liam Payne comunque!” risponde il dog-sitter iniziando ad aprire un menù che una cameriera con dei voluminosi capelli rossi ha appena appoggiato sul tavolo, ammiccando ad Harry che l’ha bellamente ignorata.
Ha altro a cui pensare, lui.
“Allora, Louis Tomlinson…” inizia con un sorriso che gli va da un orecchio all’altro, catturando l’attenzione di Louis,  che proprio non ce la fa a non fissarlo con quelle  sue labbra rosse e le fossette in bella mostra.
“Quando intendi arrenderti?”
Louis lo ignora e guarda Niall, che evidentemente si sta strozzando con l’acqua dalle risate. Pure con l’acqua, ci riesce.
“Perché dovrei arrendermi? La faida è appena iniziata, Harry Styles.” ribatte acidamente Louis, facendo un cenno alla cameriera per dirle che sono pronti per ordinare.
-
“Stai scherzando? Un’insalata?”
Louis sta cercando di non scoppiare a ridere in faccia al figlio dei fiori. E’ persino vegetariano! Si sente male dalle risate, davvero.
“Stai scherzando? Una bistecca?” gli fa il verso Harry, lanciandogli un’occhiata disgustata. “Stai mangiando un animale morto da poche ore, lo sai?”
Louis alza gli occhi al cielo e si infila in bocca un pezzo di carne. Aspettate tutti un attimo, cos’è questa strana sensazione?
Niall lo sta fissando parecchio stupito e in un certo senso compiaciuto, lanciando delle occhiatine di tanto in tanto anche ad Harry. E non gli piacciono per niente quegli sguardi, qui gatta ci cova.
La cameriera arriva al loro tavolo ancheggiando e Louis nota che si è slacciata ancora un altro bottone della camicetta, mettendo in mostra il reggiseno di pizzo nero.
“Cos’altro ti posso portare, dolcezza?” dice ad Harry, sbattendo le ciglia piene di mascara.
Il ragazzo si riscuote e la fissa, come se si accorgesse solo in quel momento che ci sta provando con lui da tutta la sera.
Beh, devi essere un po’ tardo se non ti accorgi neanche del bigliettino che ti ha lasciato nel piatto, visto che è ancora lì tra le foglie d’insalata.
In un attimo sembra collegare tutto e fa una smorfia, che forse dovrebbe essere un sorriso. O qualcos’altro, ma non importa.
“Eh? Scusami, non mi interessa.”
Gli occhi di Niall brillano ancora di più, Louis non sa se preoccuparsi o no per il suo amico. La cameriera arrossisce e corre in cucina, profondamente imbarazzata.
“Dite che l’ho offesa?” esclama Harry balzando in piedi, mortificato.” Non ne avevo l’intenzione…”
Niall però continua a fissarlo e un sorriso gigantesco gli sta iniziando a nascere sul viso, luminoso come una stella.
“Sai che anche a Louis non interessa il genere femminile, Harry?”
Louis sente le guance diventargli incandescenti e si schiaffa una mano sulla faccia, imbarazzato è dir poco.
“N-Niall!” lo riprende, incapace di alzare la testa. “Sei un fottuto coglione.”
Zayn inizia a ridere, seguito a ruota da Liam che si copre la bocca con la mano.
“Vieni un attimo con me, Lou!” L’irlandese si alza e prende Louis per un braccio, trascinandolo verso il bagno. E Louis, ne è sicuro, per tutto il tragitto sente gli occhi verdi di Harry Styles perforagli la schiena.
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“Che diamine fai?”
Louis spinge Niall e lo guarda severamente, incrociando le braccia contro il petto. “ Ti sei impazzito tutto d’un tratto?”
Niall sorride e si sciacqua il viso con l’acqua del lavandino, osservando il suo riflesso.
“Oh no. Ho appena avuto l’idea del secolo.” Si gira e gli punta il dito contro, mordendosi il labbro.
“Non ho mai visto tanta tensione sessuale tra due persone in vita mia. E tu hai proprio bisogno di uscire con qualcuno, Lou. Harry sarebbe perfetto.”
“Tensione sessuale?” Louis spalanca la bocca, lasciandosi cadere le braccia inerti lungo i fianchi. “ Tra me e quel figlio dei fiori? Davvero, che cosa ti sei fumato? ”
L’irlandese si passa una mano tra i capelli e ride, divertito.
“ Vi mangiate letteralmente con gli occhi, non sto scherzando. Per una volta, potresti ascoltarmi?”
“No, io non ho bisogno di nessuno. E’ bello stare soli, Nialler davvero.”
Louis si morde il labbro con forza, quasi a sangue e chiude gli occhi arrabbiato.
“Fai come ti pare, Lou.” Per la prima volta, il sorriso abbandona la bocca di Niall Horan. Ed è davvero una cosa strana ed inquietante, perché Niall Horan sorride e scherza sempre.
“Ma te lo devo dire, per la prima volta dopo anni sembri un’altra persona. Quell’Harry Styles, per quanto non possa piacerti…” il biondino annuisce, confermando le sue parole. “Ti rende vivo. E tu Lou, mi dispiace dirtelo, ma sei morto, sei marcio dentro.”
Si avvia verso la porta per tornare in sala, ma prima rivolge un sorriso a Louis che lo sta guardando impietrito.
“Ci vediamo domani, ok Lou? Alle 15:00 al bar, per il mio trionfo!”
Alza il pugno e esce fuori dalla stanza, con un’espressione indecifrabile, perché sente che qualcosa sta per cambiare.
Louis si lascia cadere a terra, e sa già che non uscirà da quel bagno finche i padroni del ristorante non lo butteranno fuori a calci.
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E’ mercoledì , ore 11:37 del 23 giugno e fa più caldo del solito.
Niall sta vagando per il parco da circa le sei di mattina con la chitarra stretta al petto e le gambe che tremano dal nervosismo: ha gli occhi cerchiati di viola e i capelli un po’ disordinati.
Ma ehi, mica è colpa sua! Ha da pensare a centomila cose diverse, tra cui la sua serenata e la tristezza da gay frustrato del suo migliore amico. E non sono mica cose da niente ,no,  non come Perrie che è indecisa se tingersi i capelli di bianco o di rosa confetto. Quelle si, che sono quel genere di indecisioni che Niall vorrebbe avere a cui pensare durante la notte. (C’è stato un periodo in cui Niall si è tinto i capelli di lilla, ma BUM, black out, nessuno se lo ricorda più ormai.)
L’irlandese si lascia cadere sull’erba verde e sospira rumorosamente, coprendosi gli occhi con la mano libera, mentre con l’altra continua a stringere con forza la chitarra.
Manca pochissimo a quando canterà quella canzone per la ragazza del bar, e Niall è sempre più agitato. E’ buffo, però.
Basti pensare che fino a pochi anni prima l’irlandese suonava la chitarra e cantava per le strade, tanto per racimolare qualche soldo.  Niall non era povero, lo faceva soltanto perché si sentiva felice, appagato.
Gli piacevano (e gli piacciono) i complimenti. La gente si fermava appena uscita dalla metropolitana-si perché Niall suonava vicino alla stazione- e gli applaudiva, gli lanciava monete nel fodero della chitarra.
E Niall rideva, rideva perché era felice.
Era stato quello il periodo in cui Louis aveva iniziato ad ingrigirsi ancora più di prima. Certo, lo era sempre stato, ma in quei mesi si era appassito tantissimo, ripiegandosi su sé stesso.
Aveva iniziato ad ignorare il cane Arancia –a  proposito, si chiama così perché Niall l’ha trovato al mercato che si rotolava tra le arance quando era solo un cucciolo. Poi l’ha portato a Louis e il resto della storia si conosce già.-quando fino a poco tempo prima erano pappa e ciccia.
Louis si era spento del tutto, Louis era morto dentro. E Niall, ora come ora, vorrebbe tanto riavere con sé il suo vero migliore amico.
O almeno, qualcuno che abbia un minimo di emozioni e non un’ameba che non segue altro che la solita routine.
Niall si tira seduto e inizia a strimpellare qualcosa alla chitarra osservando i bambini che giocano a pallone poco distanti, con risate e grida divertite.
“Ciao!”
L’irlandese alza la testa e si trova davanti Liam Payne con le mani nelle tasche, i capelli sparati in aria e le scarpe sporche di fango e d’erba. Ha un sorriso timido sul viso prontamente ricambiato da Niall, che si alza in piedi e lo abbraccia senza alcuna esitazione. Niall Horan è un tipo piuttosto espansivo.
“Liam, ciao! Come stai?”
Liam si siede sul prato ed estrae una gomma da masticare da una delle tasche dei jeans: se la infila in bocca e inizia a masticare, continuando a sorridere a Niall contento.
“Mh, bene. Te?”
Il biondo si siede accanto a Liam e afferra la chitarra, facendo scorrere le dita sulle corde con grazia e gentilezza.
“Sono nervoso.” Mugugna, iniziando a strimpellare qualcosa che assomiglia molto ad Hey Jude.Tra poco suonerò la prima serenata della mia vita, eh.”
Liam lo guarda per un po’, poi si infila una mano nella bocca e prende la gomma bagnata di saliva con una strana espressione sul viso. Se la appiccica dietro all’orecchio e inizia ad arruffarsi i capelli con nervosismo, quasi come se dovesse trovare un’idea.
Niall scoppia a ridere di gusto, perché davvero, c’è qualcuno nei suoi ricordi che si appiccica le gomme  da masticare dietro le orecchie, ma quel qualcuno è un personaggio di un libro e ha un nome di un fiore*. Niente che si ricolleghi a Liam, comunque.
“Dobbiamo aspettare che la gomma si secchi. Ti porterà fortuna, a me ne porta sempre.” Lo informa Liam, con un sorrisetto divertito.
Niall alza le spalle e con gli occhi blu che brillano annuisce, invitandolo ad andare al bar con lui per il suo grande trionfo.
O almeno lo spera, eh.
 
-
Louis esce dal cantiere di fretta  con i capelli sudati e appiccicati sulla fronte , si avvia verso l’albero al limitare del boschetto dove ha lasciato Arancia il-cane-bavoso legato (si perché la vicina e Zayn gli hanno dato buca e Louis se lo è dovuto incollare per tutta la santa mattina e tanto per la cronaca, ora sono quasi le due) e sta per  sciogliere il nodo che lo tiene appiccicato come una sardina all’albero, ma poi si blocca.
Perché, porca puttana, c’è Harry Styles che sta sdraiato a terra e sta disegnando qualcosa su dei fogli guardando con insistenza il suo cane.
“Levati dai coglioni, fiorellino.” Lo minaccia Louis con un’occhiata tutt’altro che amichevole.
Harry alza lo sguardo, gli sorride, e come da copione appaiono quelle due fottutissime fossette del demonio.
“Buon pomeriggio, Louis Tomlinson!” trilla alzandosi in piedi e spolverandosi i jeans sporchi d’erba e di terra. “Come stai oggi?”
“Sto come sto. Come dovrei stare?”
Arancia inizia ad abbaiare in direzione di Louis e gli lecca tutte le mani, guadagnandosi anche lui un’occhiata fulminante che lo fa ritrarre, mugolando intristito.
Harry fissa il cane, poi lui, poi fissa il cane e poi di nuovo lui.
Tu, hai un cane?” chiede sbalordito. “Ma se odi la natura!”
Louis emette un risolino sprezzante e saluta Eleanor da lontano, che sta cercando da circa tre ore di far ragionare gli hippie che si sono appostati sotto gli alberi da più o meno due giorni.
“ Potrei abbandonarlo anche.” esclama, camminando verso la macchina che sta posteggiata al limitare del cantiere. Deve sbrigarsi, Niall lo aspetta al bar tra mezz’ora e questa volta Louis non ha intenzione di deludere il suo migliore amico.
Harry afferra i fogli pieni di disegni e lo segue, trotterellando con un sorrisino sulle labbra rosse e piene.
“E perché non lo fai?”
Louis si gira e lo guarda negli occhi, sbattendo le palpebre annoiato.
“Perché non voglio nessuno sulla coscienza. Neanche se è uno stupido cane bavoso.”
Apre il portabagagli della macchina e Arancia ci entra dentro con un balzo, sbattendo freneticamente la coda sui sedili posteriori.
“Mh. Non hai sulla coscienza, quindi, un bosco verde?” dice Harry allargando le braccia.
Louis vorrebbe dirgli che, davvero, a lui urtano il sistema emotivo i colori accesi, la felicità e tutte quelle altre cose da hippie. Ma non lo fa, perché le parole di Niall continuano a vagargli nella mente e Louis, per la prima volta nella sua vita, deve ammettere che ha ragione.
E’ noioso, marcio ed è tutta colpa sua.
Non di suo padre, della sua famiglia che non vede da quando ha confessato il suo orientamento sessuale. Louis, se solo lo volesse, potrebbe cambiare.
Potrebbe aprire uno spiraglio di luce nel grigio che è la sua esistenza, ma semplicemente non lo fa. Non lo fa perché?
C’è qualcosa che lo frena? Qualcosa che lo blocca?
Forse Louis ha solo bisogno che qualcuno lo aiuti a vedere i veri colori della vita, ha bisogno di essere colorato dalla mano ferma di qualcuno, la famosa tela bianca deve essere esposta agli occhi del mondo e poi  venire riempita di pittura.
E quindi, sedendosi dentro la macchina dice ”Forse.”
Quel forse, per Harry Styles, vale più di cento sì.



 
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Nel bar c’è silenzio.
Perrie continua a fissare l’orologio sopra la macchina del caffè, Ed Sheeran a sorseggiare il suo cappuccino per scaricare la tensione e Niall, appollaiato sopra il bancone,  a mordersi le unghie con insistenza.
I pochi clienti del bar delle 3:15 stanno parlando con una certa discrezione, come se sentissero che sta per succedere qualcosa di grosso.
E’ come se l’intera attenzione della cittadina, quel mercoledì pomeriggio, sia interamente rivolta al piccolo bar all’angolo, quello in cui lavorano Niall Horan e Perrie Edwards da quasi due anni.
“Potrei av-“ inizia Ed rivolgendosi a Perrie con un dito alzato, prontamente zittito dalla ragazza bruscamente, deglutendo con ansia.
Neanche fosse lei, quella che deve dichiarare il suo amore alla persona che ama (Perrie è innamorata di un certo sconosciuto  che fa di nome Zayn Malik, ma il ragazzo l’ha rifiutata appena due mesi prima. Forse questo spiega il fatto che Perrie si interessi di più alla vita sentimentale del suo collega- migliore amico che alla sua, piuttosto noiosa a dirla tutta.)
E poi, in un attimo, la ragazza del bar entra dalla porta come ogni primo pomeriggio del mercoledì.
Tutta la cittadina e i clienti del bar sembrano trattenere il respiro, Niall no, Niall smette proprio di respirare per un momento diventando di uno strano colore violetto.
La ragazza si siede al solito tavolo e sbadiglia, accavallando le gambe: scrive qualcosa al cellulare e giocherella con la treccia morbida che le ricade dolcemente sulla spalla sinistra.
Niall riprende a respirare con un sospiro rumoroso e le lancia un’ occhiata nervoso, passandosi una mano sugli occhi.
Perrie lo guarda come se volesse dirgli –vai o ti spezzo le ossa- e l’irlandese deglutisce e si avvia verso la sua lei, che nel frattempo ha preso un libro dalla grande borsa  blu che ha appeso allo schienale della sedia, inizia a leggere e ancora non si accorge che tutti la stanno guardando.
“Ciao.” dice Niall, con i nervi a fior di pelle. “Come va?”
La ragazza alza il viso e guarda l’irlandese. Per un attimo Niall vede una strana scintilla di stupore che non ha mai visto prima attraversare i suoi occhi, ma si dice che è solo frutto della sua immaginazione.
“Bene, grazie. Una coca cola.”
Ok, adesso anche la ragazza si è accorta che l’intero bar la sta fissando e si ritrae su sé stessa con timidezza, abbassando il viso coperto dai ciuffi di capelli ribelli che le scivolano fuori dalla treccia.
Niall ride con nervosismo, cercando di sdrammatizzare la situazione e Perrie continua a mandargli occhiate minacciose da dietro il bancone.
Ed Sheeran alza un sopracciglio e ridacchia tra sé e sé, prendendo la chitarra che ha come al solito legata sulla schiena. Appoggia il fodero sul bancone e la stringe dolcemente tra le mani, come se fosse la cosa più preziosa che ha.
L’irlandese si gira e incrocia gli occhi di Ed, che gli fanno capire che è arrivato il momento di prendere in mano la situazione.
“Senti” inizia Niall, sedendosi sulla sedia davanti a lei quasi tremando. “Ti devo dire una cosa.”
La ragazza alza il viso e si scosta i capelli chiari dietro le orecchie, Niall riesce ad intravedere un percing nella parte alta del lobo destro.
“Che cosa vuoi?”
Perrie arriva al loro tavolo con un sorrisetto divertito sul viso truccato e porge la chitarra a Niall che la afferra e in un attimo sente che ce la può fare, perché la chitarra gli da sempre, sempre sicurezza.
Michelle, ma belle” Inizia a cantare Niall accompagnato da Ed alla chitarra. “These are words that go together well ,my Michelle. Michelle, ma belle sont les mots qui vont tres bien ensemble,tres bien ensemble. “
La ragazza sgrana gli occhi e spalanca la bocca, arrossendo vistosamente. Si copre il viso tra le mani e soffoca un risolino, mentre la gente fuori dal bar richiamata dalla musica, inizia ad affacciarsi sulla porta.
“ I love you, I love you, I love you that's all I want to say, until I find a way I will say the only words I know that you'll understand.” Niall fa una piccola pausa e la gente lo acclama battendo le mani, sorridendo anche ad Ed che è molto contento ed emozionato per il suo amico.
La ragazza è davvero imbarazzatissima, ma un timido sorriso inizia a farsi spazio sul suo viso furtivamente attraverso le guance rosse.
Niall si alza in piedi e poggia la chitarra sul tavolo, mentre Ed continua a suonare imperterrito; afferra le mani della ragazza e continua a cantare, con gli occhi blu che brillano di felicità.
“I need to, I need to, I need to, I need to make you see oh what you mean to me, until I do I'm hoping you will know what I mean…I love you.”
 
La ragazza abbassa lo sguardo, Niall vede che non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi tanto è nervosa ed emozionata. La gente attorno a loro continua ad esultare e ad acclamarlo divertita lanciando fischi di tanto in tanto. L’intera cittadina si è risvegliata, tutto si è risvegliato.
 
L’irlandese prende un respiro profondo e si avvia a completare le ultime strofe, sempre tenendo lo sguardo fisso sul viso della ragazza che ha le mani intrecciate alle sue.
 
Michelle, ma belle, sont les mots qui vont tres bien ensemble,tres bien ensemble.”
Niall si inginocchia e sorride come solito, mentre la ragazza sembra stia per scoppiare a ridere da un momento all’altro, stringendosi con forza le labbra.
“I will say the only words I know that you'll understand, my Michelle.” termina l’ultima strofa, rimanendo a fissare la ragazza sotto le grida di giubilo degli spettatori, che incitano la ragazza a dare la sua risposta.
Niall lascia le sue mani e si alza in piedi, guardandola trepidante: Perrie ha le lacrime agli occhi dietro di lui, mentre Ed Sheeran ha riposto la sua chitarra nel fodero e aspetta il responso della ragazza.
C’è anche Louis ad un lato del locale con Arancia accucciato ai piedi, stranamente tranquillo per i suoi parametri, sarà forse la presenza di Harry Styles con le braccia piene di fogli e dei fiordalisi tra i capelli a calmarlo?
Si accorge anche di Liam Payne che lo sta salutando mostrandogli la gomma da masticare  ormai secca stretta nel suo pugno, osservato da Zayn Malik che è debita distanza da Perrie, seduto a gambe incrociate su un tavolo del bar.
L’irlandese sospira e torna ad osservare la ragazza, che si morde le labbra con evidente nervosismo ed imbarazzo.
“M-mi dovevi dire questo?” borbotta tenendo lo sguardo fisso sul pavimento. “Bel modo, insomma. Bella canzone. C’era una mia compagna di classe al liceo che era fissata con i Beatles, sai? L’hai cantata bene, era da tempo che non ti sentivo cantare e…”
“Uoh, frena frena.” Niall sgrana gli occhi, stupito. “Che vuol dire che era da tempo che non mi sentivi cantare?”
Nel bar cade improvvisamente di nuovo il silenzio. Tutti sembrano trattenere ancora una volta il respiro, mentre la ragazza alza il viso e i suoi occhi verdini incontrano quelli color del mare di Niall.
“I-io…” la ragazza scoppia a ridere fragorosamente, alzandosi in piedi con le gambe che tremano. “Io pensavo che tu avessi capito!”
“Che cosa?” chiede Niall con un tono di voce pericolosamente alto, mentre la gente inizia a ridacchiare smorzando il silenzio.
“Ti ricordi la metropolitana… okay, io avevo quasi sedici anni, tu ne avevi quasi ventuno. Quella ragazzina piccola e con i capelli tinti di biondo cenere con il cellulare sempre in mano. Ti fissavo per ore, dai!”
Niall non ha davvero idea di quello che sta succedendo, però ride comunque perché Niall Horan trova sempre una nota divertente in ogni cosa che gli succede.
“Ti ho cercato per tanto tempo, Niall Horan. E poi, sei mesi fa sono entrata in questo bar e SBAM! Ti ho trovato che servivi il caffè con tanta tranquillità alle persone. Ma tu hai iniziato a provarci con me e io..cazzo, non ci credo.”
Ora che la guarda, c’è qualcosa nei movimenti che fa con le mani e l’espressione del suo viso che gli ricordano qualcosa. Un lampo passa nella mente dell’irlandese, che si ritrova a ripensare al suo periodo da finto povero quando suonava per qualche soldo.
Si, ora che ci riflette, c’era una ragazzina bionda con a volte degli occhiali neri appoggiati sulla punta del naso che lo fissava sempre. Aspettava la metro con un’altra ragazzina mora e ogni qualvolta Niall le osservava la mora scoppiava a ridere, mentre la biondina arrossiva e iniziava a balbettare come un pesce lesso.
“Ma certo!” Niall inizia a ridere freneticamente, si slancia in avanti e abbraccia con forza la sua lei, che arrossisce vistosamente.
Tutti gli spettatori iniziano a gridare e ad applaudire di nuovo fino a spellarsi le mani; Niall riesce a sentire il rumore del cuore della ragazza battere sotto di lui quasi impazzito. “Siamo due imbecilli!” le sussurra allegramente all’orecchio.
“Comunque…” inizia lei staccandosi dal suo abbraccio “Il mio nome non è Michelle, ma è Georgina, Georgina Dixon. Però se mi chiami così non ti rivolgerò mai più la parola, sono soltanto Georgia.”
Niall assapora il nome, finalmente il nome!, sulla punta delle labbra. “Oh, Georgia! Come una delle sorelle di Louis!”
L’irlandese si gira verso il suo amico che arrossisce un poco –per caso è colore, quello sulle sua guance?-  e gli sorride, con il cuore che potrebbe scoppiargli nel petto da quanto è felice.
“Va bene, Georgia Dixon! Ti andrebbe di uscire con me?”
Georgia si morde le labbra e annuisce, iniziando a prendere il cellulare e a digitare il numero di una certa Alice Arne , mentre Niall guarda Harry Styles e lo ringrazia con tutto il suo cuore con la sola potenza dello sguardo.
Che il cielo abbia in gloria il sacro nome dei Beatles e della comunità hippie!  Niall giura che appena potrà  prenderà il primo volo per New York e depositerà un intero carico di fiori sulla tomba di Jhon Lennon.
Nel frattempo sorride alla sua lei, che è investita da un fiume di parole dalla sua interlocutrice al telefono e lo sta fissando con gli occhi lucidi e pieni di amore.
 


-
 
Louis è trascinato da il cane Arancia verso il parco e non può fare niente per impedirlo, perché Arancia è a sua volta trascinato da Harry Styles. Okay, davvero?
Arancia è inspiegabilmente attratto da Harry Styles, lo guarda come non ha mai guardato Louis e l’interessato non sa se sentirsi offeso o altro.
“Su, voglio farti vedere una cosa!” esclama il figlio dei fiori con un sorriso enorme, camminandogli davanti quasi ancheggiando –Louis non gli sta assolutamente fissando il sedere, è fuori discussione- ed è così a suo agio tra l’erba e gli alberi che Louis non può fare altro che ammirarlo, ed è quasi imbarazzante.
Harry si ferma sotto ad un albero ed infila la mano in un buco nel tronco, tirando fuori un foglio arrotolato. Lo apre e lo mostra a Louis, che è appena arrivato dietro di lui con il fiatone.
Sono fiori. Fiori, foglie. Sono colori accesi, luci che colpiscono subito gli occhi di Louis, tanto da fargli fare un passo all’indietro.
Arancia smette di agitarsi e si accuccia a terra, osservando Harry con la coda che si muove frenetica.
“L’ho fatto io, ti piace?” chiede Harry, imbarazzato.
Louis deglutisce rumorosamente e lo fissa, quasi con attenzione.  Ha le guance rosse e sposta il peso del corpo da un piede all’altro, facendo ondeggiare la corona di fiordalisi tra i riccioli color cioccolato.
“Uhm, ecco. Troppi colori.” Mormora Louis dubbioso, concentrando la sua attenzione sulla bocca grande e gonfia di Harry Styles.
Va bene, adesso perché gli sta fissando la bocca?
Deglutisce e si passa una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore che gli sta iniziando a colare vicino alle orecchie. Sa anche di avere un pessimo odore –ehi, non è colpa sua se non è riuscito neanche a tornare a casa per mangiare e farsi una doccia- e sente la canottiera aderirgli sul petto, umidiccia.
La bocca di Harry Styles è enorme. Ora che la fissa bene, Louis potrebbe giurare di non aver mai visto delle labbra più belle e non ci mette molto per figurarsele strette intorno al suo cazzo.
Cazzo, appunto.
Ora non può decisamente mettersi a fare strani pensieri sul tizio con i fiori in testa, perché quella sarebbe decisamente la fine della sua seria stabilità mentale e lui ha già troppi problemi a cui pensare.
Harry lo sta fissando incuriosito con un occhio un po’ socchiuso, mentre ripiega il disegno e lo rinfila nel buco dell’albero (perché  diamine adesso la gente mette la roba negli alberi? Se è così che stanno le cose, un giorno Louis troverà la sua fortuna nel tronco di un albero, ne è sicuro.)con un sospiro un po’ rassegnato.
“Sei davvero strano, Louis Tomlinson. Oltre che testardo ed irritante, certo.”
Louis sgrana gli occhi e fa una smorfia, incrociando le braccia sul petto con fastidio. “Io? Sicuro di non esserti sbagliato con qualcun altro?”
“Tu vedi qualcuno con un espressione noiosa, gli occhi azzurri e alto come un soldo di cacio nei paraggi?” gli chiede schiettamente l’hippie, guadagnandosi un’occhiata fulminante da Louis.
“Vaffanculo.” Borbotta quest’ultimo chinandosi  e sciogliendo il guinzaglio ad Arancia, che subito parte a tutta velocità verso gli altri cani che  stanno correndo nei dintorni.
“Comunque, Louis Tomlinson…” inizia Harry, lasciandosi cadere sul prato- sembra quasi fare parte dell’erba stessa- “dovresti aprirti un po’ di più. O almeno, sorridere. Giuro, non ti ho mai visto farlo!”
Harry si tira seduto ed estrae un sacchettino di erba dai pantaloni terribilmente stretti: apre una cartina, la riempie con l’erba e la chiude leccandola lascivamente, sotto lo sguardo di Louis, che sente di stare per scoppiare da un momento all’altro.
Harry Styles sta per farsi una canna davanti a lui, uao. Questa è l’ultima cosa che Louis si sarebbe sognato di vedere nella sua lunga vita da ventitreenne frustrato sessualmente, che si eccita anche immaginando le labbra di un ragazzino pacifista.
E’ ridotto davvero male.
Il figlio dei fiori fa scattare l’accendino e dopo alcuni secondi una nube grigia li accerchia, facendo arrossare gli occhi di Louis, che tossisce infastidito.
“ Potresti smetterla? E tanto per la cronaca, non trovo il bisogno di ridere.” Annuncia scostandosi da Harry.
Harry gli soffia il fumo in faccia, socchiudendo leggermente le labbra carnose e facendo passare la canna da un dito all’altro, ridacchiando divertito.
“Vuoi fare un tiro?” gli chiede, avvicinandogli lo spinello al viso che viene prontamente rimandato indietro con rabbia da Louis, che lo sta fissando abbastanza innervosito.
“Mi dispiace, non intendo farmi di quella roba. Non ci tengo a perdere l’uso della ragione, grazie.”
Il figlio dei fiori ridacchia di nuovo e si porta la canna alle labbra, non prima di aver fatto un occhiolino malizioso a Louis, che è arrossito. Oh si, se è decisamente arrossito.
 
Rimangono lì, immobili, con Harry che continua a ridacchiare fino a quando è tutto buio e nel parco non c’è più nessuno tranne loro due ed Arancia che continua a correre da solo, andando quasi a sbattere contro gli alberi abbaiando.
“ Se non fosse che siamo in lotta, Louis Tomlinson, e che ovviamente la vincerò io, ti bacerei.” Mugugna Harry guardando il cielo con le pupille spalancate, gli occhi verdi che riflettono i bagliori luminosi delle stelle.
“ Sei proprio fatto, Styles. Stai messo piuttosto male.”
Louis non vorrebbe dire nulla ma si, che lo baciasse, che lo sbattesse contro un albero e  lo montasse selvaggiamente! E tanto per precisarlo, Louis è l’attivo nei rapporti.
Harry continua a ridacchiare e si mette seduto, appoggiando la schiena contro il tronco dell’albero: giocherella un po’ con i bottoncini della sua camicia slacciata sul petto e poi guarda Louis, sbattendo le lunghissime ciglia che si alzano e si abbassano come ali di farfalla.
“ Guarda che  dico davvero. Mh…tu cosa fai nella vita oltre a distruggere la natura?”
Che cavolo, Louis non lo sopporta più. Okay che è davvero attraente, okay che Louis  non ha capito perché è seduto su quel prato da ore e ancora non ha levato le tende per scappare dal figlio dei fiori, ma adesso pure le domande personali?
Louis guarda Arancia da lontano che sembra aver fatto amicizia con una specie di fiore o altro, visto che lo sta masticando da parecchi minuti. Stupido cane bavoso.
“Niente.”
Harry lo fissa in silenzio per qualche secondo e annuisce, come se sapesse già la risposta.
“Me lo aspettavo, in un certo senso. Io dipingo, sai? I muri, disegno dappertutto. Ho fatto anche un disegno del tuo cane, ma non è finito. Il negozio dove lavoriamo io e un mio amico è interamente pitturato da me. Tutti dicono che è bello, comunque!”
Sembra spargere zucchero e fiorellini nell’aria mentre fa il suo discorso, con le fossette che compaiono furtive sulle sue guance rosse.
“Sono contento.” Dice Louis in tono atono, soffocando uno sbadiglio annoiato.
Chiude gli occhi lentamente e sente il mondo intorno a lui per un attimo fermarsi. Non c’è neanche più Harry, Arancia, non c’è più nessuno.
Louis e il vuoto, Louis e il grigio.
Potrebbe rimanere così per sempre, con le palpebre abbassate che gli impediscono la visione dei colori e del mondo. Potrebbe, ma semplicemente non può.
In un attimo sente un fruscio accanto a lui e qualcosa di caldo che si appoggia delicatamente sulle sue labbra: Louis sgrana gli occhi di scatto e sente il cuore balzargli in gola, perché Harry Styles lo sta baciando.
Con gli occhi chiusi e le ciglia che sfiorano il naso di Louis, le braccia sull’erba ai lati del suo corpo e la bocca che preme con dolcezza sulla sua.
Louis vorrebbe scostarlo, ma non ce la fa, non ne ha la forza.
“Scusa” sussurra Harry dopo alcuni secondi che ha interrotto il loro sfioramento di labbra “Ma mi sembrava che stessi diventando ancora più grigio e scuro quando hai chiuso gli occhi. E ho pensato che forse potevo darti un po’ di colore.”
Louis, semplicemente, abbassa di nuovo le palpebre.
 


-
 
Zayn ha tutti i motivi del mondo per essere preoccupato. Sono passati cinque giorni da l’ultima volta che ha visto Liam Payne e si, gli manca, anche se lo conosce da pochissimo tempo.
Si accascia sul bancone del bar dove lavorano Niall e Perrie ( Sono le sette di mattina e Perrie arriva alle otto e mezza, quindi Zayn può starsene in pace per un po’) poggiando la testa sul legno freddo con un sospiro che fa sorridere Niall, impegnato a pulire dei bicchieri con un panno bianco.
“Tutto okay, amico?” gli chiede, soffocando uno sbadiglio e sbattendo gli occhi azzurri lentamente. (Niall si sveglia sempre alle sei di mattina e ha costantemente sonno quasi fino all’ora di pranzo.)
“Uhm…” Zayn solleva il capo e annuisce, mordendosi il labbro inferiore. “Si, tutto bene dai.”
Niall scoppia in una risata fragorosa e posa il bicchiere sul bancone, lanciandogli un’occhiata davvero divertita.
“ Non mi sembra proprio, ma non ti dirò niente perché sono troppo stanco per iniziare una discussione. Sono andato a dormire tardissimo, ieri sera.”
Zayn si alza un po’ sui gomiti e ghigna all’indirizzo di Niall, che nel frattempo ha iniziato a preparare un caffè per il suo unico cliente delle 7:00 di mattina.
Glielo poggia davanti e il ragazzo inizia a girarlo a vuoto con il cucchiaino, perché per chissà quale strano scherzo del destino, ha preso l’abitudine di berlo amaro.
“Saaaalveeee!”
Niall alza il viso di scatto e un sorride con la bocca, con gli occhi e con il cuore. Tutto sembra sorridere alla  ragazza biondina che è appena entrata nel bar con dei grossi libri sottobraccio –Zayn osserva che sono libri di medicina- e una maglietta grigia che le cade larga intorno ai fianchi.
“Georgia!”
L’irlandese arrossisce vistosamente e china il capo, leggermente imbarazzato:  Zayn soffoca una risata divertita e osserva Georgina che gli si siede accanto, poggiando il pesante carico sul bancone.
“Buongiorno.” la saluta Zayn, porgendole la mano. “Io sono Zayn, tu dovresti essere Georgia vero?”
La ragazza gli stringe la mano un po’ timidamente ma sorride, stringendo i suoi occhi cangianti in due piccole fessure luminose.
“Sì, sono Georgia. Piacere.”
Zayn la osserva con attenzione, saltando velocemente da lei a Niall che è sempre più rosso in viso. Georgina è carina, lo deve ammettere anche Zayn,(e a lui piace il cazzo, per essere precisi) e la squadra attraverso le lunghissime ciglia nere.
E’ bassina e ha i capelli lisci castano dorato, più chiari verso le punte che le ricadono ordinatamente sulle spalle sottili. Gli occhi non sono grandi, ma contengono  tutte le sfumature possibili ed immaginabili in cui predomina soprattutto il verde e le donano un’aria molto intelligente e sveglia.
La guarda sbadigliare e aprire un libro, portandosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio piccolo.
“Cosa studi?”  le chiede curioso, spingendo la tazzina  ormai vuota verso Niall che inizia subito a lavarla per non far accorgere a Georgina in che stato è il suo viso.
“Medicina, a settembre andrò al college e voglio essere presa in quella facoltà. Anche tu studi?”
Niall si passa la mano sul viso e tossicchia un po’, richiamano l’attenzione su di sé. “Zayn..” risponde per lui “Ha la tua età, ma non gli va molto di andare al college quindi credo rimarrà qui. Non è vero Zay?”
“Verissimo, già.”
Georgina guarda Niall sorpresa e la sua espressione –fino ad allora seria e composta- si addolcisce un po’, e Zayn, in quell’esatto momento sente un buco aprirsi nel petto, come una voragine.
Non ha mai visto qualcuno guardare in quel modo un’altra persona, Georgia guarda Niall come se il mondo intero scomparisse e ci fossero solo loro due a popolarlo. E’ come se Niall fosse l’unica piccola e luminosa stella del suo universo personale.
Zayn sgrana un poco gli occhi e si porta una mano al petto, perché davvero, anche se l’ha appena conosciuta può affermare con certezza che Georgina è totalmente ed irrimediabilmente innamorata di Niall Horan.
Sembra che giri intorno a lui, come se lei fosse l’orbita e lui il pianeta. Negli occhi di Georgia, osserva Zayn, Niall è quel piccolo cerchio dorato intorno all’iride che brilla costantemente. C’è un pezzo di Niall, in Georgia.
“Io vado.” Dice, alzandosi di fretta. “Ci vediamo presto!”
Niall lo ferma con un braccio e gli porge un bigliettino, con un sorrisino malizioso. “Questo è per il tuo problema, amico. Ci vediamo!”
Zayn, fuori dal bar, apre il bigliettino e gli occhi gli iniziano a sfavillare felici.
Casa di Liam Payne
Via Howl street 34
Con un po’ di fortuna, forse, anche Zayn troverà il suo piccolo universo personale.
 
 


 
                                                                                                                         Nell’ottavo mese dell’anno, dove il         
                                                                                                                       caldo ti spacca le ossa.      
 
C’è sempre stato un gioco che Niall e Louis facevano quando avevano appena sei anni e il biondino si era appena trasferito a Doancaster dalla soleggiata Irlanda.
Era il gioco “Louis dice e contraddice”  , perché persino ora, a ventiquattro anni suonati Louis Tomlinson continua ad essere un controsenso vivente.
Niall si ricorda perfettamente che Louis gli aveva detto di odiare, di detestare Harry Styles. E questo è okay, perché Louis odia la maggior parte degli esseri viventi che popolano questa terra.
Perché adesso  li sta vedendo parlare, insieme, seduti sull’erba vicino al cantiere dove si dovrebbe costruire il famoso cento commerciale?
Louis sta sorridendo.
Un sorriso vero, okay? Non è di quelli accecanti, ma nella sua semplicità Niall sente il cuore che gli si riempie di gioia.
Vorrebbe erigere una statua ad Harry Styles, scrivere una canzone in suo nome, idolatrare il suo santo nome fino alla fine dei suoi giorni perché sono anni che non vede un sorriso sul viso del suo migliore amico.
Niall si asciuga il sudore sulla fronte e si avvia verso i due ragazzi, che adesso si stanno sorridendo reciprocamente.
“Louuuu!” chiama, agitando la mano.
Louis alza il viso e gli fa un cenno col capo, permettendogli di arrivare davanti a lui in un batter d’occhio.
“Ciao Harry!” saluta Niall, porgendo il panino che ha comprato il bar dieci minuti prima a Louis, che lo afferra e inizia a toglierlo dal suo involucro.
“Ehi, Nialler!”
Il figlio dei fiori si alza, lo abbraccia  e l’irlandese risponde al suo abbraccio con un grande sorriso, prontamente ricambiato da Harry.
“Ora devo proprio andare, però. Buon pranzo, ciao Louis.”
Harry li liquida così, camminando a grandi falcate verso i suoi amici hippie che sono accampati da ben due mesi nelle vicinanze (Niall pensa che non ne usciranno più da questa storia)
Si lascia cadere a terra e fa un sorrisetto malizioso a Louis, che lo fulmina con lo sguardo con un pezzo di pane incastrato tra i denti.
“Che c’è?”
“Stavi sorridendo, Louis Tomlinson?”
Niall ridacchia e gli da una spinta, facendogli l’occhiolino e battendo le ciglia languidamente. “Tu e Styles ve la fate sotto il mio naso?”
Louis sbuffa e mastica lentamente il panino, ignorando le parole del suo migliore amico. “Non dire cazzate, Nialler” inizia , pulendosi la bocca. “Non me la farei mai con un figlio dei fiori e cosa più importante non so neanche se è omosessuale.”
L’irlandese scoppia a ridere fragorosamente, buttando la testa all’indietro e Louis arrossisce leggermente e aw, è adorabile! In effetti, ora che ci pensa bene, è da un po’ di mesi che ci sono sempre più colori ed emozioni sul viso di Louis.
“Stai scherzando Lou?  Non ti ricordi quella volta al bar?Quello è più gay di te ed Elton Jhon messi insieme. E poi..”
“Chi è gay?”
La figura alta e snella di Eleanor Calder si para davanti a loro, fasciata in un miniabito blu scuro (Niall  ancora non capisce come faccia a portare i tacchi sull’erba, e deve dire che la conosce da parecchi anni) con il cellulare stretto in una mano e una tazza di caffè freddo di asporto nell’altra.
“Il tizio hippie che va dietro a Lou! Quello alto, figo e con gli occhi verdi, El. Che dici?”
Eleanor annuisce e si china per baciare Niall sulla guancia, con aria pensierosa. “Certo che è gay. Avete anche dei dubbi?”
Louis li guarda entrambi malissimo e in un attimo Niall sente un po’ di nostalgia di quando erano ancora al liceo e stavano sempre tutti e tre attaccati come sardine in scatola.
“Un giorno mi ha baciato, ma era fatto. Credo se lo sia anche dimenticato,” confessa Louis, guardando l’erba sotto le sue gambe e strappando alcuni fili di tanto in tanto.
“ E lo dici così?” Eleanor si morde le labbra, infastidita. “Se non avessi le mani impegnate ti picchierei, Louis Tomlinson.”
Niall ridacchia e si scompiglia i capelli biondi con una mano, allungando le gambe divertito. “ Io lo sapevo” ammette dopo un po’. “ Infatti non riesco a capire come Louis possa pensare che Harry non sia gay.”
Eleanor annuisce, confermando le parole dell’irlandese: è appoggiata contro un albero, non volendosi sedere per evitare di sporcare il suo vestito nuovo.
“Andiamo Lou, le hai viste le sue labbra? Quello avrà fatto pompini a tutta la città, te lo dico io. E i suoi pantaloni? Sempre rovinati all’altezza delle ginocchia, fatti due calcoli…e poi non credo che un ragazzo etero possa portare dei fiori rosa tra i capelli, scusa tanto eh.”
Niall si alza e batte il cinque ad Eleanor, che nel frattempo si è infilata il cellulare nella borsa a tracolla.
“Siete ridicoli.” Sbuffa Louis, ma Niall può giurare di aver visto un lampo passare per i suoi occhi azzurri. Veloce, ma è passato.
Il telefono gli inizia a vibrare nella tasca dei jeans e si affretta a prenderlo, sorridendo : è un messaggio di Georgia.
Sblocca lo schermo e apre il messaggio mentre un sorriso ancora più grande gli si stampa sulle labbra.
-Test passato, ammessa alla facoltà di medicina a settembre! X-
Recita il messaggio, che fa sentire Niall in paradiso, quasi come se non avesse più pensieri nella testa e nel mondo ci fosse solo Georgina.
Non sa esattamente che rapporto hanno, ma tutti gli dicono che sembrano fidanzati. Non si sono mai baciati ma si frequentano da quasi tre mesi ( e c’è anche da dire che però si conoscono da molto più tempo) quindi Niall non sa davvero come comportarsi con lei.
Non è colpa sua se si agita e diventa rosso come un peperone ogni volta che lei è nelle vicinanze, è solo sempre stato un tipo piuttosto emotivo, già.
-Woaoaoaoa! Stasera si festeggia, ti va di uscire? :D :D :D-
“Ehi, Nialler! E’ la tua ragazza, quella di cui parli sempre?” chiede Eleanor, sbirciando da sopra la sua spalla. “ Me la devi ancora fare conoscere!”
L’irlandese arrossisce un po’ e annuisce energicamente, riponendo il cellulare nella tasca dei jeans.
“Si certo El! Appena Lou si renderà conto di essere follemente innamorato di Harry, faremo una bella uscita a cinque.”
“Si chiama uscita a quattro, idiota.” Lo rimbecca Louis, annoiato. “ E per l’ultima volta, a me non piace Harry. L’uscita a quattro valla a fare con Zayn e Liam, loro sì che sono innamorati.”
Zayn è diventato  parecchio amico di Georgina, forse per la loro spiccata intelligenza che li accumuna. Passano i pomeriggi a discutere e a parlare al bar e Niall guardandoli da lontano, non può far a meno di pensare che loro sì che sarebbero una bella coppia.
Ma poi vede Liam e il sorriso che ha Zayn sul viso quando lo guarda.
Il cellulare vibra di nuovo e Niall sospira, con il cuore che perde un battito per un attimo.
-Certo-
Niall Horan  è innamorato di Georgina Dixon, follemente.
 
-
Zayn sorride contro le labbra di Liam e infila le mani nei suoi capelli ricci, stringendoli e facendoseli passare tra le dita con forza.
E’ seduto sul muretto vicino al bar dove lavora Niall e ha le gambe intorno alla vita di Liam, che è in piedi davanti a lui e ha le mani intorno ai suoi fianchi magri.
Si stanno baciando da circa dieci minuti e Zayn, oh Zayn, potrebbe rimanere lì a baciare Liam per tutta la vita.
Gli morde il labbro inferiore, lo lecca e ripassa il contorno delle sue labbra con un’innaturale dolcezza, e arrossisce quando le loro lingue si incontrano, quasi timidamente.
Neanche a dirlo, due minuti dopo crede che morirà strozzato dalla lingua di Liam che gli solletica il palato e forse ha anche  la vaga impressione di stare soffocando.
“Uao.” Mormora quando si staccano, pulendosi le labbra bagnate di saliva. “Chi l’avrebbe detto che Liam Payne sapesse baciare così?”
Liam ride e si sporge in avanti, per dargli un ultimo piccolo bacio sulle labbra, Zayn fa in tempo a chiudere gli occhi che l’altro si è già allontanato.
“Vieni? Voglio andare a fare un giro.”
Zayn intreccia la mano in quella di Liam e scende con un balzo dal muretto, lasciandosi trascinare per la strada isolata –d’altronde sono le 3:04 di un pomeriggio dei primi di agosto- e sorride, sentendosi forse un po’ più leggero.
“Dove mi porti, Li?”
Il ragazzo gli fa un cenno e continua a camminare, ignorando la sua domanda e Zayn sbuffa, contrariato. Subito però sorride e lo guarda con amore negli occhi.
“Sai che Georgina ha passato il test? E’ stata ammessa a medicina, beata lei. Se avessi qualche soldo in più potrei pagarmi anche io la retta per il college e…che c’è?”
Liam si è fermato e gli ha preso le mani, stringendole con forza.
“Zayn, ti prometto che ci andrai al college. Nessuno lo merita più di te, davvero.”
Il dog-sitter sorride e gli accarezza una guancia, dolcemente, perché cavolo, Liam è fottutamente adorabile.
E ha una storia così interessante alle spalle, che Zayn ama sentire narrata dalle sue labbra. La sua fissazione per le gomme da masticare, il tempo, gli orologi….Liam è strano ed eccentrico ed è per questo che a Zayn piace.
Nella sua casa, Liam un giorno gli ha fatto vedere la sua intera collezione di gomme da masticare e gli ha spiegato perché le colleziona. Secondo lui, sono una strana metafora per lo scorrere del tempo ( a dirla tutta, Zayn ancora non l’ha capita)perché con il passare dei minuti, dei giorni le gomme si seccano così come la pelle, gli animi e i visi delle persone.
Ok, forse non c’è tanto da capire, ma cavolo ci sono così tante cose che riprendono lo scorrere del tempo! Zayn non riesce a spiegarsi il fatto che Liam abbia scelto di collezionare proprio le gomme da masticare.
Ce ne ha sempre una in tasca, Zayn l’ha vista. E’ piccola e bianca e sopra c’è incisa la lettera R, che dovrebbe essere l’iniziale della sorella di Liam, Ruth.
“Dai” dice Zayn “Andiamo a farci la passeggiata, che tra poco devo andare a prendere i cani.”
Liam annuisce e stringe la mano di Zayn, che ricambia la stretta con forza.
Una cosa che però Zayn non sa è che nella parte inferiore della gomma da masticare, incisa da poco tempo c’è anche una Z, che Liam stringe sempre nella tasca dei pantaloni per darsi forza.
-
 
Louis Tomlinson, incredibile a dirsi, è diventato in un certo senso amico di Harry Styles.
Passano le ore a parlare, Harry parla, Louis ascolta. Il loro è un rapporto abbastanza strano e indecifrabile, visto che non si sfiorano mai e neanche si sono scambiati i numeri di telefono.
Il loro rapporto è fatto di discussioni, di incontri, di parole.
Il loro rapporto è fatto anche di sguardi.
Louis fissa Harry tutta la mattina al cantiere -ormai sa già che vinceranno i figli dei fiori questa faida, quegli stronzi hanno fatto una raccolta firme. Quindi, addio centro commerciale, Louis aspetta soltanto che consegnino le firme al comune, ma chissà perché ancora non lo fanno- ed è quasi ipnotizzato  da lui.
Harry è strano, Harry è bellissimo. Louis, anche se non lo confesserà neanche sotto tortura, si è fatto parecchie seghe pensando alle sue labbra e alle sue gambe lunghe.
Anche Harry guarda lui, Louis li sente i suoi occhi verdi pungere sulla sua schiena. E’ un continuo corrersi e rincorrersi il loro, anche i tizi pacifisti se ne sono accorti perché li guardano con occhi un po’ troppo languidi.
E a Louis questo da un po’ fastidio, ecco.
E’ arrivato a raccontare ad Harry cose  che nessuno sa, sulla sua famiglia, sui suoi amici, su tutto quello che lo riguarda anche se non avrebbe voluto farlo.
Harry gli parla del suo negozio di musica hippie che ha messo su da pochi anni con Nick, il suo amico di una vita e delle pareti che ha dipinto lui, interamente.
Harry è un pittore, quindi secondo la logica di Louis, Harry è colore e non sa se sentirsi attratto da lui o altro.
Da quando conosce Harry, nella vita di Louis c’è ogni giorno un po’ di colore in più. Per esempio, ha imparato a portare a spasso il cane Arancia a cui negli ultimi tempi gli si è affezionato tantissimo, tanto da tornare ad essere quasi affiatati come una volta.
E tutto grazie ad Harry, che forse sta riportando i colori nella sua vita grigia e morta.
 
“Ehi Lou!” lo saluta, appoggiato contro il muro vicino al negozio di musica che si chiama, per un ridicolo scherzo del destino, Happy Colour.
Louis stringe il guinzaglio di Arancia e si fa trascinare dal cane verso Harry, che gli sta sorridendo in un modo che –Louis ne è sicuro- popolerà i suoi sogni per parecchi giorni a venire.
“Ciao.” lo saluta secco, passandosi una mano tra i capelli castani già arruffati. “Come stai?”
“Mh, bene, eh! Vieni, entriamo dentro che c’è una cosa che voglio farti vedere.”
Entrano dal retro, non prima di aver lasciato Arancia legato fuori ad un palo che li guarda mugolando, con gli occhi lucidi e tristi.
Appena entrato nel retro, Louis viene colpito dalla grandezza di quella specie di sgabuzzino. E’ tutto in disordine, tranne una tela addossata alla parete. E’ così grande da occuparla tutta, bianca e vuota e senza alcun colore.
Louis la fissa in silenzio per parecchi minuti, finche Harry non si schiarisce la voce e si siede a terra, subito imitato dal ragazzo.
“Questo per me, sei tu Louis.” Dice Harry, indicandogli la tela. “Ed è strano, sai? Perché non riesco a descriverti neanche con un colore. Forse il grigio, il bianco e il nero. Ma neanche loro alla fine ti rappresentano, perché tu sei quella tela che sta lì e aspetta di essere riempita.”
Louis non sa se offendersi o ritenersi lusingato dalle parole che gli sta dicendo quello strano tizio con una corona di fiori viola in testa.
“Uhm…davvero?” sussurra, fissando la tela con occhi grandi e spalancati.
Harry sorride dolcemente e si porta le ginocchia al petto, abbracciandosele.
“E tu che dici? Sei quella tela, Louis Tomlinson?”
Louis, per la prima volta nella sua vita, non sa più cosa pensare.
 
-
Niall bacia Georgina e un attimo dopo se ne pente, perché davvero, Niall Horan è fatto così. Se ne pente perché Georgia trema come nessuna ragazza ha mai fatto nelle sue braccia, con le labbra premute contro le sue.
Niall scappa dal parco e apre il bar con forza, accendendo la luce e rintanandosi dietro il bancone anche se sono quasi le 2:00 di notte.
E’ un deficiente, stupido quasi fa far schifo. Vorrebbe che una botola si aprisse sotto i suoi piedi e che lo inghiottisse, impedendogli di vedere per sempre la luce del sole. Anzi no, questo significherebbe non vedere più la luce che emana Georgina e di questo Niall non può proprio farne a meno.
“Niall? Sei qui?”
Il cuore dell’irlandese inizia a battere forte e cazzo, lui non è una stupida ragazzina! Sembra Georgia quella matura nella coppia e c’è da dire che lui è ben cinque anni più grande di lei.
Alza la testa e incrocia gli occhi della ragazza del bar, della sua lei.
Niall la trova bellissima, anche se non è una bellezza usuale di quelle che se ne vedono in giro, è una bellezza che deve essere scoperta, che deve essere osservata con attenzione.
Georgina si avvicina con lentezza verso il bancone, mentre Niall si concentra sul rumore che fanno i suoi stivaletti sul pavimento lucido del bar.
Trema ancora, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica: Niall vorrebbe fare qualcosa per aiutarla, quindi si slancia in avanti e la abbraccia con solo il bancone a dividerli.
Sente la sua testa abbandonarsi contro la sua spalla e la stringe a sé, accarezzandole i capelli chiari e ordinati.
“Perché sei scappato?” chiede Georgia con un filo di voce, incapace di sollevare il viso e di guardarlo negli occhi. “Pensavo che tu fossi interessato a me…”
Niall è stufo di essere il solito bambino spensierato e quindi decide di prendersi le sue responsabilità: si scosta dall’abbraccio e esce da dietro il bancone arrivando davanti a Georgina con un’ espressione seria sul viso.
Si abbassa per arrivare alla sua altezza e le prende le mani, tremando un po’ anche lui nell’emozione.
“Cero che no, Georgina! Io ti amo!”
Uao, Niall ha davvero un fegato pazzesco, per la prima volta nella sua vita ha detto quelle due piccole paroline ad una ragazza e non se ne è pentito.
Perché è vero, lui ama Georgina Dixon con tutto il suo cuore.
Intanto Georgia davanti a lui ha preso un colorito piuttosto preoccupante, perché evidentemente non si aspettava la dichiarazione così improvvisa di Niall.
Detto fatto, gli cade addosso incapace di reggersi sulle gambe.
“Mi stai dicendo che mi ami? Lo sai che è da quando sono una piccola adolescente in crisi ormonale che aspetto che tu mi dica queste parole, quando prima erano solo nei miei sogni?”
Georgina soffoca una risata contro la stoffa della maglia di Niall, alza il viso e lo guarda negli occhi rossa in viso.
“Ogni notte, prima di andare a dormire, sognavo te. Sempre e solo te, il biondino con gli occhi blu e la sua chitarra. E’ solo…che non pensavo che un giorno i miei sogni potessero diventare realtà, è così strano.”
“Scusa” dice Niall, sorridendo “Pensavi che potessi cantare una serenata davanti a tutti ad una ragazza qualunque?”
Georgina scuote il capo e si stringe ancora di più contro Niall, che continua a guardarla con un sorriso da ebete sulla faccia.
“Grazie Niall Horan..” soffia.
 E poi si baciano, leggeri, con le labbra che si sfiorano delicatamente e l’amore nei loro gesti.
“ E comunque, io ti amo  di più.”
Niall sorride di nuovo.
 
-
 
E’ il 1 settembre, quando succede.
Louis sente il cellulare squillargli sulla scrivania e lo prende, venendo investito dalla voce di Zayn in lacrime che gli fa sapere che Arancia, si Arancia, il cane bavoso è stato appena investito da una macchina.
Ed è morto sul colpo.
Louis ha appena perso uno dei suoi unici colori che caratterizzavano la sua lugubre esistenza e sente il vuoto, dentro di sé.
Arancia era quel cane che aveva dall’ultimo anno di liceo, a cui alla fin fine era attaccato come se fosse uno dei suoi più cari amici.
E’ sempre il 1 settembre quando Louis esce dal lavoro con gli occhi vacui e cammina senza una meta precisa, senza che la testa gli indichi una direzione.
E si ritrova davanti al negozio di musica Happy Colours, dove dentro non c’è più nessuno, neanche Nick che solitamente si dilunga a contare l’incasso del giorno fino a tardi.
Louis entra dalla porta del retro e si siede davanti alla tela, venendo investito dal suo bianco innaturale, dalla sua neutralità.
La fissa con gli occhi spalancanti per minuti interi, con le mani che gli tremano e non gli era mai successo perché Louis sa sempre quello che deve fare e non ha nessun genere di sentimento che alberga nel suo animo.
E’ lì, allora, che Louis esplode.
Inizia ad urlare, contro se stesso, contro il grigio che caratterizza la sua vita. Contro chi gli ha portato via il cane Arancia e contro il mondo intero.
E Louis non ci vede più, la vista gli diventa rossa e il colore della pittura nei barattoli dietro di lui si infrange sulla tela.
Urla Louis, mentre mescola i colori su quella grande distesa bianca e se li butta addosso, Louis stesso diventa un colore.
Si porta le mani nei capelli, li imbratta di verde, di rosso, di blu, viola, giallo: il suo viso, le sue braccia, le sue gambe.
Tutto adesso è un colore, non solo lui, non solo la tela, anche il resto della stanza e  le persone.
Louis si accascia a terra nel mare di pittura e inizia a ridere, reggendosi la mano sulla pancia, ride come non ha mai fatto nella sua vita perché adesso vede i colori, vede la luce.
Qualcuno dietro di lui piange.
Louis si gira lentamente e guarda Harry, che è in ginocchio e sta piangendo con gli occhi verdi fissi su di lui. I fogli che evidentemente teneva in mano sono sparpagliati per terra, delle macchie bianche in quel mare di colore.
Louis si alza in piedi e sorride di nuovo, sorride ad Harry, sorride al mondo.
Un attimo dopo, si stanno già baciando, come se il mondo non esistesse più, divorandosi la bocca a vicenda e con gli occhi incollati gli uni negli altri.
Louis apre la camicia di Harry macchiandola di colore,  gli strappa con forza  la coroncina di fiori nei capelli e mentre i petali cadono dal suo capo e vanno a finire sul suo petto e sul suo viso, Louis bacia ogni parte del corpo di Harry, la lecca, se ne prende cura come se non esistesse nient’altro al mondo.
Succhia la pelle sul suo collo e gli lascia dei segni rossastri, Louis lascia colore, Louis produce emozioni.
Harry ansima sotto di lui ma lo lascia fare, si lascia toccare senza riserve e urla quando Louis gli slaccia i pantaloni e gli bacia l’erezione attraverso i boxer, facendolo contrarre dal piacere.
Stanno per fare sesso sul pavimento imbrattato di vernice, sporchi di colori e di luci e Louis, davvero, non pensa ad altro che ad Harry e alle sue labbra, Harry e ai suoi occhi e ad Harry e ai suoi capelli color cioccolato.
Louis lo guarda e gli tira giù i boxer, imprimendosi nella mente l’immagine della sua erezione, che proprio lui ha provocato.
Li afferra il membro e si abbassa portandoselo alle labbra, lasciando un piccolo bacio sulla punta gonfia e violacea. Poi inizia a leccare, a succhiare, a spingerselo in gola fino a soffocare e Harry urla di piacere perché Louis con i colori negli occhi e sul corpo è bellissimo.
Il figlio dei fiori lo afferra per i capelli e Louis capisce che sta per venire, quindi aumenta il ritmo delle leccate e Harry gli viene in bocca, ma prontamente Louis ingoia tutto il suo speme, facendone fuoriuscire solo qualche goccia da un angolo delle labbra.
Harry sorride e gli pulisce la bocca con la mano, sfoderando un sorriso malizioso.
“Hai un po’ di mio sperma sulle labbra, Lou.” Gli dice baciandolo e sfiorandogli la sua di erezione, che si è gonfiata a dismisura mentre le sue labbra erano strette intorno al cazzo di Harry.
Il figlio dei fiori ridacchia e gli inizia ad aprire i bottoni dei jeans, tirandogli giù i pantaloni ed iniziando a leccare con delicatezza l’interno coscia, sotto i mugolii di piacere di Louis che intreccia le dita nei suoi ricci e gli spinge il viso verso la sua erezione, che Harry libera dai boxer e inizia a riempire di piccoli baci, che fanno impazzire Louis, letteralmente.
Fanno davvero poi sesso tra la pittura e i colori, con Louis che entra in Harry con spinte decise e le gocce del loro sudore si confondono con la pittura e tutto il resto.
Louis non si è mai sentito tanto felice in vita sua.
 
 
 
Harry Styles e Louis Tomlinson sono fidanzati da cinque mesi e non c’è giorno in cui Louis non veda colori nella sua vita.
Sono ovunque, negli occhi di Zayn che finalmente ha i soldi per andare al college e che bacia Liam con disperazione, perché dovranno passare parecchi mesi prima che lo riveda di nuovo.
C’è colore anche nel sorriso di Georgia, che continua a guardare Niall come se fosse il suo unico punto di riferimento nella sua vita da studentessa di medicina fidanzata con un barista irlandese dalla  risata contagiosa.
Ci sono colori nei gesti di Eleanor che gli presenta Max, che effettivamente lavora nella polizia ed è il suo nuovo fidanzato. Louis non ha mai visto la sua amica così felice.
Poi c’è Harry, che ormai ha sempre i colori e le luci negli occhi. Persino quando fanno l’amore sul divano di casa di Louis, sui prati, nei letti, sui sedili della macchina di Eleanor.
Harry è ovunque, così come l’abbaiare di Arancia che a volte risuona ancora nelle orecchie di Louis.
Louis sta bene con Harry, ci sta bene perché è così colorato e luminoso che ogni volta che lo guarda il cuore gli fa un balzo nel petto.
E Harry sta bene con Louis, come gli ha detto un giorno sdraiati nell’erba ad ascoltare il rumore che fa la natura.
Si completano a vicenda e quando un giorno Harry bacia Louis e gli sussurra “Ti amo.”, Louis gli risponde “Anche io.”
 
                                                                                
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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