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Autore: Relou    09/03/2014    2 recensioni
Questa è quella che sembra l'unica soluzione per tenere al sicuro Molly Hooper. Sarà sicuramente una convivenza curiosa e interessante, sia per Sherlock che per Molly. Chissà quanto durerà, chissà che svolte porterà.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  È  vero che Molly aveva deciso di prendersi una pausa dagli uomini ma era sabato sera, il resto della settimana l’aveva passato chiusa in casa o al lavoro. Certo, viveva con Sherlock e, almeno per adesso, non si era affatto annoiata ma sentiva, comunque, il bisogno di uscire e respirare aria nuova. Tempo fa, anche prima di Tom, aveva conosciuto un uomo, Benedict. Era un ottimo collega, preparato, sveglio, interessante ma Molly non l’aveva mai visto in modo diverso, non aveva mai avuto chissà quale pensiero su di lui. Con lui, si era quasi formato un rapporto di amicizia, soprattutto dopo che con Tom era finita. Benedict l’aveva, forse, consolata raccontandole di tutte le sue disavventure romantiche, in modo ironico, per ricordarle che non era la fine del mondo. In questa settimana si erano visti poco, per via della costante presenza di Sherlock, ma lui era comunque riuscito ad individuarla da sola, il tempo di chiederle di uscire, per recuperare il tempo perduto, aveva detto, con un enorme sorriso.  Molly aveva accettato. Non aveva detto nulla a Sherlock, non pensava ce ne fosse bisogno.

Molly si aggirava agitata per casa. Faceva avanti e indietro dal bagno e sembrava aver perso qualcosa. Sherlock la osservava incuriosito dalla sua poltrona.
  • Vai da qualche parte, Molly? – le aveva chiesto, quasi indifferente.
  • Si. Ho un appuntamento. – disse Molly senza nascondere l’entusiasmo, fermandosi un attimo per rivolgergli un enorme sorriso. Notando che Molly era già pronta, Sherlock si alzò, cercando il cappotto. Notando questo, a Molly venne una brutta sensazione.
  • Che stai facendo, Sherlock? –
  • Mi sembra ovvio, vengo con te. – Sherlock aveva già indossato il cappotto e stava finendo di annodarsi la sciarpa.
  • Ho un appuntamento, Sherlock, con un uomo. – Molly scandii bene le parole come per assicurarsi che, Sherlock Holmes, capisse cosa gli stesse dicendo.
  • Ho capito, Molly. – disse Sherlock alzando gli occhi al cielo.
  • Non sembra, altrimenti ti saresti tolto il cappotto. – disse Molly infastidita.
  • Devo ripetermi? Che senso avrebbe farti vivere qui e poi lasciarti uscire da sola? – disse Sherlock con tono severo, che non ammetteva repliche.
  • So badare a me stessa e non sarò sola. Ci sarà un uomo grande e forte a proteggermi. Non sono una bambina. – disse Molly prendendo la borsa.
  • Molly Hooper, sono perfettamente a conoscenza della tua età e non ritengo che Benedicht Lewis sia davvero così in grado di proteggerti. –
  • C-come sai di Ben? – chiese Molly, indecisa se sentirsi lusingata dalle attenzioni di Sherlock o accusarlo di abusare del suo momentaneo “potere” su di lei.
  • È ovvio, vi ho visti. Io ti vedo sempre Molly. – Molly arrossii come una stupida, era ovvio che quella sua affermazione non aveva un secondo fine.
  • Non puoi uscire. – Sherlock stava approfittando di quel suo momento di debolezza, stavolta era davvero abuso di potere.
  • No, Sherlock, mi dispiace ma io uscirò. Sono anche in ritardo. – Molly senza attendere oltre uscii. Si guardò una volta indietro, ancora sulle scale, per assicurarsi che non la stesse seguendo.


    Avevano trascorso, davvero una bella serata. Avevano mangiato in un grazioso ristorante cinese, fatto una passeggiata nei luoghi più belli e, favolosamente illuminati ,di Londra e concluso con un gelato, nonostante il freddo gelido. Molly aveva davvero apprezzato la compagnia di Ben, si era divertita. Ma qualcosa non andava. Si sentiva continuamente osservata. A volte le capitava di incrociare lo sguardo di un barbone particolarmente interessato, secondo lei.
  • Sherlock! – sbottò Molly a bassa voce.
  • Scusa? – chiese Ben interrompendo il suo discorso su vecchi trascorsi, divertenti con amici.
Molly, accorgendosi di aver detto quel nome ad alta voce,aveva tossito,  negando di aver parlato. Forse, stava esagerando. Sherlock iniziava a renderla paranoica.
Giunti sotto casa, Ben si era fatto particolarmente vicino. Molly aveva esperienza in appuntamenti ma con Ben le era sembrato di trascorrere una serata con un amico. Non voleva rifiutarlo malamente quindi, semplicemente non gli permise anche solo di pensare di fare qualcosa che avrebbe reso tutto troppo imbarazzante. Gli si allontanò un po’, con la scusa di rovistare nella borsa in cerca delle chiavi. Poi l’aveva salutato, anticipando ogni mossa posandogli un bacio sulla guancia. Ben non avrebbe osato ostinarsi, infondo erano usciti solo una volta. Così, Molly, poté conservare la bellezza di quella serata.


Salì le scale con lentezza. Non aveva molta voglia di ritrovarsi lo sguardo accusatore di Sherlock, addosso.
Era davvero molto tardi, forse anche oltre le due di notte. Ma era certa che avrebbe trovato Sherlock ad aspettarla. Infatti, era seduto sulla sua poltrona, con le mani unite sulle labbra. Molly si trattenne dal ridere, Sherlock sembrava un padre arrabbiato e preoccupato che aveva atteso tutta la notte la figlia sciagurata.
- Ancora alzato? – chiese Molly per rompere quel pesante silenzio.
  • Ti sei divertita. – non era una domanda. Sherlock sembrava davvero irritato, Molly non ne capiva il motivo.
  • Si, mi sono davvero divertita. – Molly stava accogliendo le provocazioni, aveva voglia di vedere fin dove l’avrebbero portato, cosa sperasse di ottenere.
Molly notò il cellulare di Sherlock di fronte a lui. Non riuscii a trattenersi, era un dettaglio stupido per poter confermare la sua teoria ma lei ne era davvero convinta.
  • Non c’è bisogno che ti racconti nulla, sai già tutto. Spero ti abbiano informato bene. – Molly aveva ragione, quegli sguardi che si sentiva addosso, erano quelli delle spie di Sherlock. Si sentii terribilmente in imbarazzo, non che tra lei e Ben fosse successo qualcosa, ma era un momento privato e Sherlock era stato praticamente, lì, a guardare.
  • Già. – rispose semplicemente lui.
  • Sherlock, i-io davvero ti ringrazio. Ti ringrazio per l’aiuto e la protezione che mi stai dando, so quanto ti costi divedere i tuoi spazi con qualcuno che non è John e con una donna, poi. Come hai detto tu, la diversità di sesso richiede delle regole. – Molly gli fece il verso. – Ma non puoi permetterti di togliermi la mia privacy. -  
  • Ristorante cinese, poco di classe per un primo appuntamento. – Sherlock aveva ignorato il discorso di Molly e questo la face davvero arrabbiare.
  • Perché, tu ti intendi di appuntamenti, vero Sherlock? – disse Molly correndo nella sua stanza e sbattendosi dietro la porta. Sherlock aveva davvero esagerato. Quante volte le aveva mancato di rispetto e quante volte lei non si era lasciata sopraffare. Ma adesso, adesso era un altro discorso. Sherlock non poteva permettersi un simile atteggiamento, Molly l’aveva pure ringraziato.



    Molly non si fece vedere in giro per un po’. Andava a lavoro, Sherlock l’accompagnava ma non parlavano. Quando lei era a casa, passava tutto il tempo nella sua stanza. Questo durò quasi due settimane. A Molly non piaceva litigare con Sherlock ma vedendo che lui non aveva neanche tentato di chiederle scusa, lei non si era permessa di fare la prima mossa. Non si considerava una bambina per questo, aveva solo deciso di prendere posizione, per una volta.
John e Mary erano presi dalle preparazioni per l’arrivo del bambino, quindi non si fecero vedere molto ma sapevano che c’era qualcosa che non andava. John, era costretto a farsi vedere tutti i giorni anche solo per poco tempo, doveva aiutare Sherlock a rintracciare Moriarty. Non avevano preso casi, ultimante. Moriarty li impegnava già abbastanza e non c’era nulla che potesse interessare a Sherlock.


Erano, quasi arrivati alla terza settimana, quando Molly si arrese.
  • Vuoi del tè, Sherlock? – chiese con aria indifferente.
  • Non ho motivo di chiederti scusa, Molly e il silenzio non mi infastidisce. – Sherlock aveva preferito andare dritto al sodo, cosa che fece piacere a Molly.
  • Ne sei sicuro? –
  • Si. Io ti sto proteggendo e non vedo perché debba scusarmi per questo. – Sherlock intanto si era avvicinato.
  • Ti ho ringraziato per questo. Sai che il motivo è un altro. –
  • Quale, Molly? Ho turbato la tua privacy, è questo il problema? – Sherlock era così vicino, quegli occhi di ghiaccio, così freddi e ancora arrabbiati.
  • I-io.. Sherlock.. – Molly non sapeva che dire, in parte perché messa nella prospettiva di Sherlock la discussione sembrava averla vinta lui, in parte perché era passato molto tempo e la rabbia era stata sostituita da una gran voglia di fare pace, in parte perché lui era così vicino da confonderla. Molly distolse lo sguardo.
  • Va bene, Sherlock. Forse ho esagerato ma tu avresti comunque di che scusarti. – detto questo prese la tazza di tè e tornò nella sua stanza. Avevano chiarito, per i loro standard, ma Molly non si sentiva ancora pronta a farsi osservare e studiare. Voleva riuscire a conservare un minimo di dignità.
 
   
 
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