Quella sera, Hermione, aveva deciso di non scendere alla Sala Grande. Preferiva stare al caldo, seduta sulla sua poltrona preferita della Sala Comune, a leggere un libro.
Lo aveva comprato la sera stessa, ad Hogsmide.
Fin da subito, non vedeva l'ora di insinuarsi tra quelle pagine e
lasciarsi travolgere, ancora una volta, da un buon libro. Solo che era
rimasta molto stupita nel ammettere che le piacesse una trama del
genere. Raccontava la storia di una giovane che, trasferitasi in una
campagna, incontrava un ragazzo spavaldo e scortese, con cui non
riusciva proprio ad andare d'accordo. Ma nonostante ciò,
dopo una serie di avventure, capivano di essere cotti l'uno dell'altra.
Questa storia le suonava così familiare, che aveva deciso di
comprarlo. Così, eccola lì, a leggere un libro
che, anni prima, non avrebbe preso neanche in considerazione. Assurdo,
no? Ma fin da subito questa lettura la travolse come poche, e quando
entrarono i ragazzini del primo anno, tra schiamazzi e spintoni, fu
molto scocciata nel dover interrompere la sua lettura.
La pioggia batteva forte sui vetri ed un vento gelido riusciva ad
insinuarsi là dentro, anche con le finestre chiuse. Chiuse
il suo libro, tenendolo tra le gambe incrociate sulla poltrona, e prese
a scostarsi un ciuffo dal viso, c'ercando invano di sistemarlo dietro
l'orecchio. Inutile, i suoi capelli non sarebbero mai stati fermi.
Erano come un groviglio di vipere. Stava per alzarsi in piedi a
rimproverare quei ragazzini per il troppo schiamazzo, quando dal
ritratto arrivarono tutti gli altri Grifondoro. Ron era a capo del
gruppo, e raccontava, per la milionesima volta, dell'ultima partita
Grifondoro contro Tassorosso. Hermione si ritrovò a
sorridere nel vedere quanto entusiasmo fosse racchiuso nelle sue
parole, come la prima volta che aveva sentito la storia. Ormai la
sapeva a memoria. Ed era sicura che la sapessero anche Lavanda, Cali e
le altre, ma avrebbero fatto il doppio salto mortale per sentirla
raccontare altre centinaia di volte. Da quando Ron era entrato nella
squarda, aveva iniziato a risquotere un certo successo tra le ragazze.
E per di più, aveva iniziato a fare pesi e aveva sviluppato
del bicipiti niente male e una tartaruga che avrebbe fatto invidia a
Victor Krum.
Non che lei avesse visto entrami i ragazzi senza maglia! Ma per favore!
Era solo una semplice diceria. Nulla di più.
In quel momento arrossì, diventando del colore del tappeto.
Lui, dopo aver finito la storia e aver aspettato i soliti commenti come
"Fantastico RonRon" Oppure "Dev'essere stato difficilissimo" e robe del
genere, si avviò verso le poltrone libere di fianco a
Hermione.
"Non capisco come tu abbia fatto, RonRon, io sarei morta! Sei
così forte!"
Hermione lo prese in giro non appena si sedette affianco a lei.
"Aspetta un po'.." disse, toccandogli una spalla, come se lo stesse
pulendo da qualcosa
"Credo che ti abbiano lasciato un po' di bava."
Ron rise e la guardò, divertito. Vedeva che anche lei era
divertita da questa situazione. E dalla sua voce traspariva anche
un'altra emozione.
Gelosia, forse? Per un assurdo momento, Ron ci sperò, poi
scosse la testra e si passò una mano tra i capelli, il suo
solito tic nervoso. Poi si girò dalla sua parte.
"Sono delle stramaledette sanguisughe, quelle lì!"
esclamò lei, con foga. E poi si stupì delle sue
stesse parole, o meglio, del tono con cui le aveva pronunciate. Invece
a lui fecero sorridere involontariamente. Ma lei cambiò
subito argomento.
"Allora... hai finito i tuoi..?"
"Compiti?" fece lui, abituato alla domanda, che era sempre l'inizio
delle loro conversazioni.
"Si, li ho finiti. E so che può suonare molto strano, ma ha
fatto due centimetri di tema in più, da quelli richiesti dal
professor Victorius!" disse lui, soddisfattissimo, come se due
centimetri potessero alzare di chissà quanto il suo voto.
"Sei sicuro di non aver allargato la scrittura?" aveva un tono di voce
tra lo scietticismo e il divertimento, e questo non aiutò
Ron al trattenersi dal sorridere. Era impossibile con lei, bastava
guardarla e subito un sorriso involontario piombava sul suo viso. Quasi
fosse una malattia. Sorrise anche lei, e aprì il suo libro,
senza leggere nessuna parola. Era felice che Ron le dedicasse le sue
attenzioni. Da quando Harry passava il suo tempo nell'ufficio di
Silente, lei e Ron passavano molto più tempo insieme. E gli
era grata ,anche solo per
qualche minuto insieme. Forse sono per abitudine o compassione, ma era
veramente felice che lui lo facesse. In qualche modo si sentiva...
amata. Con lui intorno, con il suo sorriso o semplicemente con la sua
voce, lei riprendeva a respirare. Era come ossigeno, la sua presenza.
Ed era così imbarazzante che non lo avrebbe mai detto ad
alta voce.
"Che leggi?" improvvisamente, venne tirata via dai suoi pensieri. Si
rese conto di sorridere come una ebete fissano le pagine.
"Oh.. nulla di... nulla di importante." abbassò lo sguardo e
si mise i capelli dietro le orecchie.
"Posso vedere?" chiese lui avvicinandosi e poggiando il braccio sul
bracciolo della poltrona di Hermione. Un' intenso profumo di erba
tagliata la invase. Lei amava quel profumo, ma non necessariamente
perchè fosse legato a Ron. Le piaceva e basta, tutto qui.
Inclinò la testa di qualche centimetro, per leggere qualche
riga del romanzo. Per un attimo, lei si perse a fissare il suo braccio
teso, appocciato vicino a lei. Nonostante la dentro non ci fosse
così caldo, lui indossava una maglia a maniche corte e
ciò mostrava i suoi muscoli, accentuati dalla posizione in
cui si trovava. Tutte le ragazze trovavano affascinate questa cosa, e
ora capiva perchè.. Il cuore prese a battere allegramente ed
Hermione si imporporì sulle guance. Distolse lo sguardo
appena in tempo per vedere lui che le sfilava il libro dalle mani,
saltando giù dalla poltrona e allontanadosi il
più possibile. Sorrideva e teneva il libro in altro, in modo
che lei non ci arrivasse, vista la differenza d'altezza. Dando una
rapida occhiata alla stanza, si rese conto che i Grifondoro erano
dimezzati e ora se ne poteva vedere solamente qualcuno, ancora seduto
vicino al fuoco. Possibile che fosse rimasta così tanto
tempo a fissare i suoi bicipiti? Sperò solo di non aver
avuto la faccia di Lavanda per tutto quel tempo.
"Ron, cosa pensi di fare?" chiese lei cautamente. Piano piano, aveva
iniziato ad avvicinarsi a lui, impercettibilmente.
"Voglio solo.. leggerlo.." Quasi a stento, riuscì a
trattenere una risata. Ron e i libri erano come il sale e lo zucchero.
Due opposti che decisamente non si attraevano.
"E intendi restituirmelo, poi?" gli chiese lei, che non aveva smesso di
avvicinarsi. Le sembrava di essere tornata bambina, quando giocava ad
acchiapparello con i suoi vicini di casa. La cosa la fece sorridere, ma
non smise di avvicinarsi.
"Mh.. credo di no... Cindy sapeva che quel'uomo era una disgrazia!"
Lei rise. "Ron, sei così ridicolo!" Ormai era a pochi passi
quando.. "E questa cos'è?" chiese lui, incuriosito.
Bastò un occhiata perchè lei capisse che cosa
aveva trovato. L'ultima lettera che le aveva mandato Krum. Miseriaccia!
Miseriaccia? Da quand'è che usava questa affermazione? Se
Ron avesse letto quella lettera, sarebbero finiti in una delle solite
insulse litigate, senza un motivo apparente. Forse perse il lume della
ragione. Forse era solo acciecata dal pensiero che non voleva litigi,
questo non lo sapeva. Ma fece la cosa più stupida del mondo
magico.
Lo spinse verso un divanetto, e dopo un momento, caddero insieme. Il
libro e la lettera volarono via e lei tirò un sospiro di
solievo. Poi, i loro occhi si incontrarono. Lei teneva le braccia tese,
in modo da non essere troppo vicina al suo viso, ma con scarsi
risultati. Si trovavano a pochi centimetri di distanza. I capelli di
lei ricadevano sul viso di lui, e il profumo d'erba tagliata la
travolse come non mai. Le riempì le narici, facendole quasi
girare la testa. Si perse nei suoi occhi, chiedendosi se avesse mai
notato che erano azzuri come un cielo sereno. Il respiro di lei gli
sferzava il viso, molto dolcemente. Poi, in un secondo, entrambi si
resero conto della posizione in cui si trovavano e decisero che era
terribilmente imbarazzante.
Così lei scese e diede modo a lui di alzarsi in piedi, che
ormai aveva le orecchie arrossate e si passava una mano tra i capelli.
Lei era bordeaux, e temeva che il suo cuore sarebbe esploso da un
momento all'altro.
"Beh.. si è fatto tardi. Credo.." disse lui, cercando di non
incontrare i suoi occhi.
"Lo credo anche io.. Allora.. Buonanotte Ron." per un secondo i loro
occhi si incontrarono di nuovo, poi lei gli voltò le spalle,
dirigendosi vero il dormitorio femminile.
Si legò i capelli in una treccia, si mise il pigiama e si
infilò sotto le coperte. Ci volle un po' prima che si
addormentasse, ma il suo ultimo pensiero, fu sicura che le sarebbe
rimasto impresso nella mente. In qualche secondo, le passarono i suoi
ultimi 6 anni davanti agli occhi. Litigi, abbracci, mani che si
sfioravano, cuori che ballavano il tip tap, rossori in viso,
sceneggiatte, battibecchi, sguardi sfuggenti e respiri mozzati. Forse
lo aveva sempre saputo, ma aveva sempre cercato di nasconderlo a se
stessa. Ora, forse ne era certa, e, nel silenzio del dormitorio, poteva
sentire il suo cuore danzare. Ora era sicura. Lei era cotta di Ron
Weasley.