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Autore: Yadorionis    09/03/2014    1 recensioni
Il frusciare dei pantaloni stretti, il respiro appena accelerato dallo sforzo, il cuore che pompava con foga la paura e il coraggio, il suono diverso dei passi sul marmo, la presa delle suole sul pavimento troppo liscio. Scartare di lato la guardia e proseguire verso il Sole che dava la morte.Vide il suo volto girarsi piano, la bocca aprirsi appena in un leggero atto di stupore. Era bellissimo, Al-Maut, fosse lui un uomo o una donna. In fondo non l'aveva mai saputo con certezza. Ma sapeva che era una splendida morte. Degna di essere adorata, si ritrovò a pensare, più che degna: era una Dea tragica e crudele con gli occhi di ghiaccio, con le mani già fredde, già bianche e il viso che era un teschio.Il pugnale scattò in avanti. Alamas oramai era ridotto a un solo sfogo, un solo singolo punto nell'azione che doveva compiere, una sola entità con la sua decisione.
Un mondo in cui non c'è spazio per la fede, perchè è tutto tanto reale che puoi uccidere gli dei.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il frusciare dei pantaloni stretti, il respiro appena accelerato dallo sforzo, il cuore che pompava con foga la paura e il coraggio, il suono diverso dei passi sul marmo, la presa delle suole sul pavimento troppo liscio. Scartare di lato la guardia e proseguire verso il Sole che dava la morte.

Vide il suo volto girarsi piano, la bocca aprirsi appena in un leggero atto di stupore. Era bellissimo, Al-Maut, fosse lui un uomo o una donna. In fondo non l'aveva mai saputo con certezza. Ma sapeva che era una splendida morte. Degna di essere adorata, si ritrovò a pensare, più che degna: era una Dea tragica e crudele con gli occhi di ghiaccio, con le mani già fredde, già bianche e il viso che era un teschio.

Il pugnale scattò in avanti. Alamas oramai era ridotto a un solo sfogo, un solo singolo punto nell'azione che doveva compiere, una sola entità con la sua decisione.

Lo trapassò ad altezza del cuore, ridendo impazzito.

Crollarono entrambi a terra, lui sopra la figura esile del Pais, rotolando fino a sentire il marmo e le mani della guardia che lo tiravano su per la schiena, che lo strattonavano in ginocchio.

Poi la lama sul collo.

Guardò il cielo rannuvolato e in fiamme e il tempo frenò. Chissà come si chiamava la ragazza sopra cui sarebbe caduto, nel pozzo, chissà perchè si stava comunque ribellando e stava afferrando il gladio quando una morte veloce era una soluzione più che accettabile, chissà se il bastardo, se Al-Maut stava soffocando nel sangue e stava morendo col terrore che lui sperava di avergli gettato addosso. Pregò di sì, pregò che i vermi gli mangiassero gli occhi, che gli intestini esplodessero e lui soffrisse come mai aveva sofferto un altro umano.

-No.-

La lama fremeva contro la pelle ma non tagliava. Alamas smise di agitarsi e storse la testa per guardare. Una ventina di Pais verdi erano assiepati attorno ad Al-Maut, ma lui già si alzava fra di loro. Lentamente, si erse di nuovo, allargando le braccia. Ripetè scandendo la sillaba.

-No. Non ucciderlo.-

Alamas conficcò le unghie nel cuoio dei guanti della guardia, gridando feroce. Muori, muori maledetto, non parlare con quella voce tranquilla, non osare vivere, smetti di respirare o rugggisci di rabbia e battiti. La presa era troppo salda per liberarsi. La belva in trappola fu costretta a guardare il Pais allargare la veste e scoprire lo squarcio. Non c'era niente sotto. non l'aveva neppure ferito... Quell'abito l'aveva confuso! Ringhiando, gli sputò addosso. Al-Maut non gli diede alcun peso, anzi. Si avvicinò e gli asciugò con un anello un po' di bava dall'angolo della bocca. Si trovò di fronte alle iridi chiare e curiose. Aveva lo sguardo luminoso di un bambino e seducente di una puttana consumata dal lavoro, una miscela indagatrice che gli scavava dentro. Lo guardò a lungo, in silenzio. Alamas digrignò i denti e sibilò.

-Muori, muori...-

-Tu desideri morire?-

Il tono era così calmo e rilassato che Alamas capì al volo che l'avrebbe ucciso se l'avesse chiesto. Improvvisamente si calmò. Al-Maut profumava di qualcosa di dolce e buono, la morte che gli avrebbe donato sarebbe stata altrettanto delicata. Lo seppe senza bisogno di parole. Le sue labbra articolarono per lui.

-Non voglio morire....-

-Allora dimmi il tuo nome e vivi.-

Deglutì. La guardia allentò la presa. Non riuscì neppure a pensare al secondo coltello nella cinta, nè al pugnale nello stivale o al veleno sotto le unghie. Come avrebbe potuto non rimanere incollato a quegli occhi, che lo guardavano mentre Al-Maut si alzava.

-Alamas di Malkut.-

Il sorriso di Al-Maut fu largo e tranquillo. Allargò le braccia e si voltò senza paura verso la folla.

-E' mio diritto scegliere il mio servitore. Così sia fatto e Alamas di Malkut sia fatto mio anima, corpo e proprietà.-

Cosa?! Alamas restò a bocca spalancata nel sentirlo parlare con quella solennità, prima di riprendere a uccidere come aveva fatto prima. Era tutto ovattato, dalla luce che scemava ai tonfi dei cadaveri nel pozzo. Restò inginocchiato sulla piattaforma senza potersi muovere, troppo sconvolto per parlare o agire. Quando l'ultimo corpo cadde giù, lo seguì con lo sguardo, senza realmente vederlo.

Vide solo la mano coperta d'oro che lo faceva alzare e sentì gli anelli sulle dita mentre la chiesa si avvicinava, poi l'oscurità e l'odore d'incenso.

  
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