Novecentonovantadue.
-Oh mia sublime Dea…-
Novecentonovantatre.
-… oh mia Crostatina alla marmellata di mandarino…-
Novecentonovantaquattro.
-… mia sirena ramata!!!-
Zoro ringhiò a denti stretti, corrugando la fronte e arricciando il naso sopra la bocca digrignata di rabbia.
Era mai possibile?
Perché quel dannato damerino da quattro soldi che avevano come cuoco, ogni santo giorno doveva disturbare lui e i suoi allenamenti con le sue stupide urla da Casanova senza cervello?
A testa in giù, data la sua posizione nell’effettuare i piegamenti sulle braccia, fissò collerico Sanji, roteare sulle punte dei piedi attorno allo sdraio di Nami, beatamente addormentata sotto il sole pomeridiano.
Senza badare minimamente e moine smielate del biondo, la cartografa riposava tranquillamente, recuperando le ore di sonno perse durante il turno di vedetta, cullata rilassandosi accanto al basso tavolino da thè, ai piedi dell’albero maestro, dove Chopper, Rufy e Franky stavano disegnando con dei pennarelli colorati, sotto lo sguardo attento e materno di Robin.
-Mia dolce Nami swan, vuoi che ti porti qualcosa? Un thè? Una fetta di torta? Una macedonia?!?- si sgolava il biondo, sfregandosi le mani nel fissare la figura in costume della cartografa.
Le palpebre della rossa non si mossero nemmeno, totalmente immerse nel sonno.
-Oh mia bellissima Nami swaaaannnn!!!-  sprizzò cuori da ogni dove a quella visione il cuoco, roteando su un piede solo dalla felicità.
Un secondo sbuffò storse le labbra dello spadaccino.
Maledetto babbeo.
Non si rendeva conto che la mocciosa stava dormendo?
Voleva svegliarla apposta, facendola arrabbiare e condannando, lui e tutta la ciurma, a subire la sua ira devastante?
Scrollò il capo, deciso a ignorare le ciarle del cuoco, riprendendo i suoi piegamenti.
Dov’era rimasto? Novecentonovanta…
-Mia cara, se vuoi posso farti ombra con il mio corpo?- sprizzò cuori nuovamente Sanji.
Zoro digrignò i denti, piegando le braccia e avvicinandosi al suolo.
Novecentonovantacinque.
-Mia adorata, sei così bella quando dormi-
Lo stomaco dello spadaccino si rivoltò, disgustato da ciò che i padiglioni auricolari lo costringevano ad ascoltare, mentre si abbassava nuovamente sui palmi.
Novecentonovantasei.
-Se desideri, mia dolce Nami swan…- avvicinò le mani alle spalle nude della cartografa il biondo -… posso farti un massaggino…-
Un ringhiò si alzò direttamente dal fondo della gola del verde, arrivando a tremargli in bocca.
In tutte quelle stupidaggini che il cuocastro ululava, c’era un qualcosa che lo faceva imbestialire sopra ogni misura, aizzando la sua rabbia più nera.
Novecentonovantasette.
-… mia amata…-
Scosse il capo, cercando di allentare il desiderio di saltare al collo del biondo, e strozzarlo.
Perché?
Perché doveva ripetere sempre quella maledetta parola?
Perché pronunciava con così tanta facilità la parola “mia” rivolgendosi alla sua mocciosa?
-Oh mia adorata, mia diletta, mia sirena dolcissima e incantevole, mia…-
-BASTA!!!-
Attirando l’attenzione di tutti i Nakama presenti sul ponte, Zoro cessò i suoi allenamenti, dirigendosi a grandi falcate verso Sanji, pestando i suoi passi con rabbia feroce.
-Devi piantarla- digrignò i denti, raccogliendo dal tavolo, su cui stavano disegnando Chopper e compagni, un pennarello rosso.
-Se non smetti di dire che Nami è tua…- storse le labbra disgustato -… ti faccio a fette-
Sanji lo fissò perplesso, prima di tirare una boccata di tabacco dalla sua sigaretta e liberare una nuvola di fumo nell’aria calda del pomeriggio.
-Non dovrei più dire che Nami swan è mia?- domandò a denti stretti –E se non è mia di chi sarebbe, Marimo?-
Zoro grugnì contro il tono di sfida del biondo, avvicinandosi ancor di più a lui, arrivando a soffiargli il respiro contro l’asticella della sigaretta.
-Mia- ringhiò, indicandosi il petto con il pollice verso.
Rude e rabbioso, scostò con una spallata il cuoco da davanti la sdraio della cartografa, abbassandosi, con il pennarello senza tappo, al sedere della rossa, rialzandosi poco dopo, ergendosi a braccia incrociate davanti alla sua figura.
-La mocciosa è mia- affermò deciso –E tu puoi dire che è la “tua” Nami swan anche mille volte al giorno, ma lei non lo sarà mai-
Avanzò di un passo, pestandolo contro la figura allibita del cuoco Casanova.
-Nami è mia-
Gli occhi scuri di Sanji impiegarono ben poco a capire cosa lo spadaccino avesse fatto sul corpo di Nami, e le sue parole furono solo benzina sul fuoco per le fiamme che presto lo avvolsero.
-MARIMO DI MERDA- ringhiò, sollevando un piede infuocato dal ponte erboso –IO TI AMMAZZO!!!!!-
La zuffa che seguì, circondata dalle facce perplesse di Nakama, spettatori di quel strano teatrino, fece tremare l’intera Sunny, svegliando anche la cartografa.
Strofinandosi gli occhi ancora assonnati, la rossa guardò spadaccino e cuoco picchiarsi davanti a lei, ignara di essere stata la causa di tutto.
-Deficienti- sbuffò, alzandosi dalla sdraio e avvicinandosi ai due litiganti, calmandoli con due suoi pugni micidiali e fumanti.
Nessuno, né Robin, né Chopper, né Franky e tanto meno Rufy ebbero il coraggio di dirle che sulla sua soda e chiara natica sinistra torreggiava di un bel rosso fiammante la scritta: “Proprietà di Roronoa Zoro”