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Autore: IMmatura    09/03/2014    3 recensioni
Amiamo tutti i nostri cari personaggi, le nostre Nazioni. Come sappiamo sono immortali e hanno una vita un po' particolare, dovendo rappresentare uno Stato...e se non fosse così? Se invece fossero state persone normali, come se ne incontrano tante per le strade del mondo? Chi sarebbero e come vivrebbero, se fossero liberi di essere, semplicemente, se stessi?
[TERZO CAPITOLO DEBUGGATO - scusate per il problema tecnico e...ENJOY IT!]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Programmeerija

 

I codici si susseguivano sullo schermo, perfettamente sincronizzati con il ticchettio della tastiera. Come un ritmo ipnotico, questo si fondeva al ronzio debole e costante della ventola del PC. Eduard rileggeva silenziosamente stringhe e stringhe di codice, riuscendo già a immaginare quel che sarebbero diventati.

Di tanto in tanto prendeva un attimo di pausa, per ritirarsi su gli occhiali e lottare con la stanchezza. Se avesse potuto vedere i suoi occhi arrossati, forse, si sarebbe preso una pausa. Proprio per questo, non osava cercare lo specchio. Si limitava ad esplorare con un'occhiata di superficie quella stanza dall'aspetto improvvisamente irreale. La sola luce che la illuminava, quella fredda e debole del laptop, ridisegnava i contorni dei mobili attorno come pallidi ed evanescenti. Il silenzio, al di là del mormorio della ventola di refrigerazione dell'apparecchio, era totale.

La penombra impediva di intravedere l'orario, ma quell'atmosfera sospesa confermò al ragazzo che doveva essere davvero molto tardi. Avrebbe dovuto spegnere, e poi attendere il sonno. Il mattino dopo doveva riprendere la sua attività lavorativa.

Eduard Von Bock era un tecnico informatico. Riparava computer per vivere, ma soprattutto per passione. Gli piaceva vedere la facce strabiliate dei clienti di fronte alla sua velocità di digitazione, alla rapidità di intervento, alla capacità immensa di recupero dati. Tuttavia non erano quelle le più profonde delle soddisfazioni del ragazzo.

La vera magia, per lui, era quella che riusciva a programmare una volta rientrato a casa, nel tempo libero. Si prendeva il tempo per uno spuntino, una chiacchierata veloce con i suoi coinquilini, e poi si reimmergeva nel flusso virtuale. Stavolta non più come mero aggiusta tutto.

Dalle sei di sera in poi, quello che gustava era il sottile piacere del demiurgo. Ordinava caratteri apparentemente insensati, che avrebbero lasciato repressi e turbati i non addetti ai lavori.

Per lui invece erano pietre, alberi e personaggi di un mondo che lui lentamente aggiustava e riordinava. Trascriveva instancabilmente, a volte fino alle tre di notte, le sue idee, dando loro immagine e corpo, sorridendo ironico dell'idea comune di "virtuale".

Per lui era in quel momento che le cose erano più che mai reali. Quando finalmente si prendeva il tempo per catturare le idee vaganti e farne un gioco.

Si, programmava giochi indie da anni, e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Oltretutto aveva anche un buon riscontro. Centinaia di download sparsi per il mondo rendevano, attraverso la rete, quel suo successo ancora più reale.

Certo, quella non era una realtà monetaria, non poteva dargli di che vivere, ma rimaneva una fonte di intense e vive soddisfazioni. Il pubblico virtuale, molto più esigente di quanto credeva la gente, lo aveva accolto e sostenuto. Era energia che confluiva nei mondi che programmava, rendendoli ancora più vivi.

L'idea di realtà non era mai stata così incerta, e allo stesso tempo, per lui, così chiara.

C'era un motivo per cui anche quella virtuale era chiamata "realtà", ed era che si percepiva tanto quanto l'altra. Con la testa che programmava, e col cuore che accoglieva i complimenti e i consigli. Con l'entusiasmo dei giocatori e con i suoi sogni che, frammentati, Eduard reinseriva nei giochi.

Così continuava a picchiettare su quella tastiera perchè amava farlo, per creare ancora qualcosa, per regalare un piccolo sobbalzo o un sorriso a qualcuno, da qualche parte della rete...e, infine, anche un po' per orgoglio: aveva annunciato la data del rilascio sul suo blog, non poteva certo tardare. Era un sognatore moderato, una persona precisa. Non aveva la testa tra le nuvole...al massimo, le nuvole, le aveva come salvaschermo.

 

Angolo di IMma

Innanzi tutto...perchè Estonia? Non so, forse aver visto il sub inglese di Nyotalia me l'ha fatto un po' rivalutare. Avendo smesso di sottovalutarlo è venuta da se la voglia di dargli un suo spazio in questa raccolta. Inoltre ho deciso di approfittare del nerd di turno per scrivere un mio piccolo omaggio ai programmatori di videogiochi, che fanno un lavoro molto spesso meno divertente di quanto si immagini. Tra l'altro ho scoperto che il circuito degli indie-games intorno ad Hetalia è davvero molto variegato...

Insomma, l'ispirazione è nata da una serie di circostanze, che spero vivamente non mi abbiano portata ad annoiarvi. Se invece è stato così vi prego di perdonarmi.

Saluti

IMma

  
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