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Autore: ilsorrisodimirko    09/03/2014    8 recensioni
"- Ah, e quello è il mio cuore?
- Sì.
- E com’è?
- A me sembra un bel cuore.
- Tutto merito di Eleonora. La dovrebbero chiamare ‹‹L’aggiustacuori›› “
Questo piccolo pezzo è tratto da uno degli ultimi capitoli. Sicuramente vi ricorderete benissimo di che scena si tratta e saprete benissimo chi sono le persone che fanno parte di questa conversazione.
Di conseguenza (scusate per i troppi giri di parole), avrete capito che questa fan fiction è sì, basata su “Braccialetti Rossi”, ma in particolare su uno di loro : Davide, il bello. Un ragazzino duro, scontroso e menefreghista che farà la conoscenza di Eleonora, una sua coetanea, dolce e gentile, vivace e solare, ma allo stesso tempo una bambina alle prese con i problemi di una donna che da otto mesi non si dà pace e attende, probabilmente inutilmente, il giorno in cui il suo fratellino Rocco riaprirà gli occhi.
È una rivisitazione della fiction, la mia. Diciamo che ripercorrerò la storia principale ma con l’aggiunta di un braccialetto, appunto sorella del piccolo Rocco, e diverse scene inventate da me, che avrei volentieri voluto vedere nel film.
Potete definirla come uno schizzo del regista mai messo in atto, non so se mi spiego.
Un abbraccio, El.♥
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davide, Nuovo personaggio, Piera, Rocco, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qua dentro, mi sentivo spesso solo. Perché avevo pochi amici. Veramente, uno solo. Leo: il veterano dell’ospedale. Un tipo veramente forte!
 Però una mattina, accadde qualcosa di veramente speciale. In un cortile di una scuola, a pochi chilometri da qui stava succedendo qualcosa di speciale. Qualcosa capace di cambiare la mia vita, quella di mia sorella e quella di tanti altri.
È brutto quando ti senti male all’improvviso senza sapere il perché ed è strano se ti capita quando sei un ragazzo; anche se sei il ragazzo più stronzo della scuola!
E proprio quella mattina, il più stronzo di quella scuola, che sta a pochi chilometri da qui, divenne il mio nuovo compagno di stanza. Ulisse, l’infermiere migliore del mondo, lo portò da me. Erano le dieci del mattino circa. Gli spiegò la mia situazione ma  non sembrò dispiaciuto e nemmeno interessato, voleva soltanto andarsene. E io lo capivo, perché tante volte avevo desiderato di poter andar via. Ma purtroppo non lo decidevo io. Si chiamava Davide. Aveva addosso l’odore di chi gioca a calcio : un misto di sudore, caldo e polvere. Stava sdraiato nel letto accanto al mio e usava il cellulare. I minuti cominciavano a passare come del resto facevano ogni giorno. Il che era triste perché pensavo che avendo un nuovo compagno di stanza sarebbe stato tutto diverso, ma evidentemente mi sbagliavo. Sapevo, però, che saremo rimasti soli ancora per poco tempo.
Ancora una volta, di nascosto dalla mamma, mia sorella aveva marinato la scuola. Faceva di tutto pur di venirmi a trovare. Era così da otto mesi ormai! Quando entrava tutti gli infermieri e le infermiere la salutavano, i bambini correvano ad abbracciarla e gli anziani le sorridevano felici. Portava tanta gioia nell’ospedale, già, la gioia che lei non aveva. Perché da quando mi ero addormentato, non sorrideva più. Qualche volta sorrideva per finta, giusto per far credere alla mamma che stava bene. Ma non stava bene.
“Buongiorno signorina! Anche oggi niente scuola?” disse Ester a mia sorella. Ester, era l’infermiera che ogni mattina veniva ad aprire la finestra nella mia camera. Così, per farmi vedere il sole.
“No Ester, oggi assemblea d’istituto!”sorrise. Quasi dimenticavo, il suo nome è Eleonora ma preferisce essere chiamata El.
Percorreva velocemente l’ospedale per arrivare il prima possibile da me.
“Da voi arrivo dopo, monelli!”si riferiva ai bambini.
Arrivò da me e come al solito mi sorrise.
“Buongiorno piccolo mio!”disse. Oggi, era più bella del solito. Da quando Leo le aveva detto che le stava bene il blu indossava sempre abiti blu. Quel giorno aveva una gonna poco sopra il ginocchio, nera, e una canotta blu notte. Era molto anticonformista, non le interessava essere alla moda. Era una ragazza diversa da tutte le altre.
Ovviamente, non si accorse della presenza di Davide. Quando lei entrò, lui si girò di scatto. Si guardarono per qualche attimo negli occhi. Eleonora arrossì, lo faceva sempre quando qualcuno la guardava. Arrossiva anche quando i nostri parenti le facevano i complimenti. Come ho già detto, è una ragazza davvero particolare.
“Beh? E tu chi cazzo sei?”domandò Davide a Eleonora.
Eleonora rimase un po’ spiazzata.
“Che finezza eh. Io sono la sorella di Rocco. Tu, piuttosto, chi sei? Che ci fai qui?”rispose turbata.
“E che ti frega a te? Oggi mi vedi, domani non più, io sono come Ulisse, sono nessuno”aggiunse Davide.
“Che poeta, complimenti. Stupido”continuò El, mentre mi accarezzava il braccio. I dottori dicevano che le carezze mi avrebbero stimolato.
“Senti bambola, tu a me stupido non lo dici”. Davide, si stava alzando dal letto.  Aveva trovato pane per i suoi denti. Avevo capito che era uno di quei ragazzi a  cui piaceva attaccare briga. Ed Ele, era una di quelle ragazze che difficilmente ti dava la ragione. Era convinta di averla sempre lei.
“Bambola a me? Ma se c’hai dieci anni, chi ti credi di essere?”anche lei si alzò dalla sedia per avvicinarsi a lui, mentre arrossiva sempre di più.
Prima che Davide potesse replicare, qualcuno interruppe.
“Permesso?”
“No, i pagliacci no! Già stare qui è una palla, in più ti ci metti anche tu!” gridò Davide.
Eleonora si voltò e si mise a ridere; “Ciao mamma!”.
Ebbene sì, la mia mamma, pur di starmi vicino ogni giorno, era diventata la pagliaccia dell’ospedale. Si avvicinò per baciarmi la fronte.
“Mamma? Ma che mi state prendendo  per il culo?”; Davide era su tutte le furie.
“Le parole ragazzo! A noi non piacciono le parolacce!”sorrise la mamma, prima di abbracciare El.
“Vai mamma, che stare con questo qui è impossibile!”; “Va bene, lo lascio a te! Torno dopo amore”si riferiva a me.
“Senti, facciamo come se fossimo da soli. Io faccio finta di stare sola con Rocco, e tu fai finta di star solo proprio, dato che secondo me con te non ci sta nessuno”affermò Eleonora.
“Fanculo ragazzina”
Davide si girò dando le spalle a mia sorella che si morse la lingua, per evitare di rispondergli.
Tornò al suo posto, accanto a me e come al solito cominciò ad accarezzarmi il viso. Mi baciava le mani e mi sorrideva. Mi faceva stare bene, visto che prima dell’incidente litigavamo sempre.
“Sai tesoro, oggi ho visto Alice. Te la ricordi? La tua fidanzatina dell’asilo! Mi ricorderò sempre quando, a San Valentino rubasti il girasole che mi aveva regalato papà per portarlo a lei. Ahahah, e io andai su tutte le furie! Gridavo per la casa : ‹‹Mamma dov’è Rocco? Lo ammazzo sta volta, giuro lo ammazzo!››. Ti ricordi vero?”;
La voce di Eleonora si fece più bassa. Gli occhi si riempirono di lacrime.
A volte mi sentivo in colpa nel vederla così. Insomma, prima dell’incidente andava a pallavolo, usciva con le amiche leggeva tantissimi libri, ascoltava tantissima musica e guardava tutti i film che uscivano al cinema. Era la tipica ragazza che non si perde mai niente, che vive ogni giorno come fosse l’ultimo. Poi, da quando avevo avuto l’incidente, andava a scuola e subito dopo passava le serate in un ospedale, anche se non era né una paziente, né un medico, e tanto meno un infermiera. A volte non mangiava. E non ascoltava più la musica. E non leggeva più. Non dormiva più. Cercava di aiutare la mamma, di sostenerla, di darle forza. La forza che papà, non le aveva dato perché aveva preferito andarsene.
“Senti ma, che gli è successo?”; Eleonora rimase  un po’ sbalordita nel vedere l’interesse improvviso di Davide.
“Ha avuto un incidente”
“E quando?”
“Otto mesi fa”
“Cioè lui è otto mesi che sta così?”
“Già otto mesi”
“E voi?”
“E noi stiamo qui. Io e mia mamma. Papà se n’è andato. Io sto qui ventiquattro  ore su ventiquattro, ci sono giorno dove nemmeno torno a casa. E mamma, beh, mamma lo ama talmente tanto che è perfino diventata la pagliaccia dell’ospedale. Per poter venire qui ogni momento e vedere se è ancora capace di farlo sorridere.
Davide si fece quasi triste. Il suo viso era come una giornata di sole che all’improvviso diventa grigia e buia. Era come il mare calmo che tutto d’un tratto và in tempesta.
“Mi.. mi dispiace”sussurrò.
“BUONGIORNO CARISSIMI”;
Ed ecco Leo. Come al solito arriva sempre in tempo per salvare le situazioni! Il suo sorriso non può non contagiarti, è così sincero, così profondo che azzera tutto il resto e ti fa star bene.
“Ciao piccola!”si avvicinò a mia sorella e le diede un dolce bacio sulla guancia.
“Ciao Leo! Ma chi mi hai portato?”; lei cercò di togliere la malinconia dal suo viso e sorrise incuriosita dal ragazzo che accompagnava Leo.  Aveva uno sguardo dolce, come quello di un bambino anche se era più grande di lei. Sembrava indifeso, sembrava che avesse bisogno di amicizia, ecco. Come me, del resto.
“Lui è Vale, il mio nuovo compagno di stanza. Vale, lei è El la sorella della star dell’ospedale! Il nostro Rocco!”.
El e Vale si presentarono.
“E lui chi è?”continuò Leo, riferendosi a Davide.
“Beh lui è..” lei e Davide non si erano ancora presentati quindi non sapevano nulla l’uno dell’altra. Già, nemmeno il nome.
“Forza Davide, andiamo a fare le analisi”.
Ulisse interruppe la conversazione.
 
*SPAZIO AUTRICE*
Bene, eccomi qua. Si lo so, non è fantastico come inizio ma cercate di capirmi, sono le 23.24, sto morendo di sonno e domani ho scuola. Mi scuso veramente se per caso ci sono stupidi errori di ortografia oppure verbi introvabili ma vi giuro che sono distrutta. Il prossimo capitolo sarà più lungo e soprattutto molto più interessante, lo prometto.
Per qualunque cosa, domande, informazioni, curiosità e magari anche per sapere esattamente quando pubblicherò il prossimo capitolo (sempre se siete interessati/e) potete contattarmi su Twitter, sono @sorridoconmirko.

Un abbraccio grande, grande.♥ 

  
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