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Autore: ale93    10/03/2014    1 recensioni
«Probabilmente si è nascosto da qualche parte, no? Ci farà sapere presto», ti sforzi di sembrare il più convincente possibile perché se ci crede davvero papà, allora puoi crederci anche tu.
«Certo. Probabilmente», ti dà un buffetto sulla testa e cerca di farti un sorriso sincero.
Tuo padre non è mai stato granché con i gesti affettuosi, non ama il contatto quanto te.
E fa schifo a mentire.
[Pre-slash]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Teddy Lupin | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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«Non fare quella faccia, James!»
Lo guardi con stizza, poi sbuffi molleggiandoti un po’ sul materasso del suo letto. Senti sua nonna Andromeda ciondolare nel corridoio, al di là della porta chiusa della camera di Ted, avanti e indietro. Quasi te la immagini con una mano sul cuore e l’espressione dura. «Tornerò presto», sta dicendo Ted. Ti fa un sorriso incoraggiante.
Per un attimo pensi di ricambiare; è un riflesso. Ted ha quel modo un po’ strano di sorridere, come se fosse imbarazzato.
Si alza solo l’angolo destro della sua bocca e i suoi capelli diventano a ciocche verdi e blu; sta provando a farti ridere.
Ma non ci cascherai.
«E’ estate, Ted. Pensavo che potessimo divertirci, hai presente?»
La verità è che non te ne frega niente delle noiose gite di famiglia che dovrai affrontare da solo, è che hai una strana sensazione da quando Ted ha annunciato di dover partire per una missione nel Devonshire, una settimana fa.
A cena, a casa tua, con tua madre che lo guardava accigliata dalla preoccupazione e tuo padre che annuiva a testa bassa perché, in qualità di capo dell’ufficio Auror, già sapeva.
Quella sera hai inghiottito litri di succo di zucca, ma quella cosa sul fondo della gola proprio non scendeva giù.
Hai la stessa sensazione, proprio ora, che Ted sta per andarsene sul serio.
Sai che ha bisogno di affrontare questa missione per sentirsi più vicino ai suoi.
Non l’ha mai detto, ma tu lo sai. Ti sembra così palese.
 
Sbuffi guardando il soffitto.
Ted ti guarda serio serio per un attimo solo e poi ti scompiglia i capelli.
S’accuccia sul pavimento, per trovarsi faccia a faccia con te.
«Fai una lista di tutte le cose che vuoi fare e al mio ritorno ci divertiremo», sgrana gli occhi e finge stupore sull’ultima parola, per prenderti un po’ in giro.
«Cretino»
Stringe un po’ la presa sul tuo braccio e ti guarda con quella solita espressione di chi ha capito tutto quello che c’è da capire. Non è che sei proprio preoccupato, è che non ti quadra qualcosa in questa missione così segreta.
Ted lo percepisce.
Siete complici più o meno da quando hai imparato a mettere insieme frasi di senso compiuto forse anche da prima, quando eri un moccioso rompiscatole e solo lui riusciva a farti smettere di strillare, come t’ha raccontato tua madre tante volte.
E’ buffo, ma anche bello.
Un lieve bussare alla porta vi distrae.
«Ted, c’è Victoire. È venuta a salutare.»
Ted si gratta la nuca, leggermente a disagio. Non ama l’idea dei saluti calorosi con la sua fidanzata davanti a sua nonna.
Un po’ ne sei felice.
Vederli mentre si avvinghiano ti dà i brividi.
Ted è davvero un tipo in gamba, ma proprio non riesci a buttar giù tua cugina Victoire.
Non sai da quando, ma la trovi irritante.
Tua madre dice che è l’età, a quindici anni si è insofferenti più o meno a chiunque.
Devi darle ragione, a volte è difficile sopportare i tuoi, o Al e Lily, gli zii… poi però di solito arriva Ted, ti offre una burro birra, o una partitella di Quidditch a due e ti dimentichi d’essere nervoso.
 
Ted si rimette in piedi, ti dà una pacca sulla spalla e ti lancia un ultimo sorriso. «Tornerò presto, Jamie», ti ripete.
E tu lo sai, lo sai che non hai più sei anni e che non puoi più andare in giro ad aggrapparti alle maglie della gente, ma Ted sta partendo e tu hai sempre avuto bisogno di contatto per dirti che è tutto okay, qui e adesso, è tutto a posto.
E tornerà ad essere così tra qualche giorno, solo qualche giorno.
Così, quando sollevi un braccio per passarlo sulle sue spalle, lui ti sta già abbracciando.
Sorridi come un deficiente sulla stoffa della sua maglietta dei Cannoni di Chudley e poi lo lasci andare.
Sì, tornerà presto.
 
 
 
 
 
«Se sparisci te la farò pagare, Ted.
Non hai neanche idea.»
«Ti scriverò, James…»
«Bene, altrimenti la punizione sarà tremenda.»
 
 
 
 

 
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Qualche pergamena te l’ha scritta, in effetti.
Non sono proprio delle lettere, si avvicinano più a dei bigliettini scarabocchiati in fretta, ma è okay.
Ciò che ti irrita di più è che Ted non è capace d’indirizzare le sue parole a qualcuno.
In due righe riesce a menzionare tre famiglie diverse e nessuno in particolare.
A parte un piccolo post scriptum che ti ha anche fatto sorridere: James, la lista è completa?
È passata una settimana e no, non hai davvero fatto una lista, è roba da mocciosi.
Però gli rispondi comunque ch’è già tutto pronto.
 
A due settimane dalla sua partenza ti chiedi per quanto, esattamente, possa andare avanti una missione.
Non è un po’ strano che sia ancora impantanato laggiù con la sua squadra?
Insomma, di solito una perlustrazione non dura così tanto.
Quando hai provato a chiederlo a tuo padre, lui ha scosso la testa e si è sistemato gli occhiali sul naso, con quella sua solita espressione un po’ frastornata.
«James», t’ha detto sorridendo, posandoti una mano sulla spalla. «E’ tutto a posto. Ted se la cava benissimo.»
E avresti davvero voluto credergli ma hai sempre addosso quella sensazione così appiccicosa, fastidiosa…
Se solo Ted si sbrigasse a tornare, tutta questa storia finirebbe in fretta.
 
 
 
 
 
 
«Hai paura, James.»
«Io non ho paura.»
«E’ normale, quando si tiene a qualcuno.»
«Ma tu che ne vuoi sapere?»
«Me l’ha detto mamma.»
I capelli rossi di Lily sparsi a raggiera sul tuo cuscino
disegnano qualche forma strana.
«Perché non te ne torni in camera tua?»
Lily stringe gli occhi e fa un sorriso furbo.
Le lentiggini sul suo naso si confondono un po’,
quando le guardi troppo da vicino.

«Mamma dice anche che quando si è spaventati
è meglio non stare soli.»
Non sopporti quando tua sorella scalcia nel sonno,
ma non ti dispiace troppo l’idea di dormire con la mocciosa.
 
 
 
 
 
 
-
 
 
 


 
Sono passate quattro settimane e tu sei uno straccio, perché non dirlo?
Hai provato a distrarti, i tuoi fratelli e i tuoi cugini non sono così male, in fondo, è solo che dopo un po’ la loro compagnia ti fa venire in mente che Ted manca all’appello.
Tedtedtedtedted.
Sei stanco di pensarci in continuazione, ma proprio non ne puoi fare a meno.
È diventato frustrante.
A volte t’accorgi di stare sdraiato di traverso sul tuo letto a fissare il soffitto pensando al nulla solo dopo ore.
Alla fine, ogni volta, realizzi che non stavi pensando al ‘nulla’, ma a un campo in un punto imprecisato del Devonshire.
Però Lily non ha affatto ragione. No, non sei spaventato.
È roba da lagne, quella.
 
Qualcosa cambia a fine Luglio, quando tuo padre bussa alla porta della tua camera.
Quasi salti su. La missione è finita, pensi immediatamente, girando la maniglia.
Ma la faccia di tuo padre ti fa tremare le ginocchia.
Negli occhi ha qualcosa che non capisci, che non vuoi capire.
Senza parlare ancora, ti guida verso il tuo letto ancora sfatto, scosta il lenzuolo e si siede, battendo una mano sul materasso.
Ti getti accanto a lui e preghi che parli subito. Oppure no, che stia zitto.
La sua espressione non ti piace per niente e non ti piaceranno neanche le sue parole, in qualche modo lo sai.
 
«Jamie», Jamie, non il solito ‘James’. «Ti spiegherò cosa ci è andato a fare Ted nel Devonshire.»
Ascolti in silenzio una storia su un gruppo di Mangiamorte recidivi che sostengono di poter portare avanti parte del piano del Signore Oscuro che tuo padre ha ucciso anni fa.
Non riesci mai a immaginartelo tuo padre diciassettenne che fa la guerra, anche se a volte ne puoi vedere bene i segni.
Le sue mani tremano sempre un po’ e i suoi occhi sono sempre distanti, come se fosse dietro ad un vetro.
È così anche in questo momento, mentre ti dice: «la squadra di Ted è stata attaccata di notte. Si sono difesi bene, ma ci sono dei dispersi, qualcuno deve essersi Smaterializzato in posti in cui non si può effettuare l’incantesimo di localizzazione». Per un momento lo sguardo di tuo padre sembra liquido. «Ted non è al campo, non ha fatto rapporto.»
E basta, non ti dice altro.
 
Ci metti qualche minuto buono per capire e quando finalmente ci arrivi, senti un masso che ti cola a picco nello stomaco.
«Probabilmente si è nascosto da qualche parte, no? Ci farà sapere presto», ti sforzi di sembrare il più convincente possibile perché se ci crede davvero papà, allora puoi crederci anche tu.
«Certo. Probabilmente», ti dà un buffetto sulla testa e cerca di farti un sorriso sincero.
Tuo padre non è mai stato granché con i gesti affettuosi, non ama il contatto quanto te.
E fa schifo a mentire.
 
 
 
 
 
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Non vuoi pensare.
Sono passati ancora due giorni e Ted non ha scritto, non ha dato nessun dannatissimo segno.
E tu adesso puoi smetterla di dire cazzate.
Sei terrorizzato da quando ha parlato di quella dannata missione e avevi ragione.
Non serve a niente adesso, però.
Vuoi solo smetterla di pensare così tanto.
Vuoi solo aspettare, seduto sul pavimento della tua camera con la schiena contro il fianco del letto.
Resterai così fino a quando quello stupido di Ted non si ricorderà di scrivere una stupida lettera per informare tutti voi stupidi ch’è ancora vivo.
Stupido, stupido, stupido, stupido.
Quando tua sorella entra in camera non te ne accorgi neppure, all’inizio.
Poi si siede accanto a te e ti guarda con due occhi così grandi e tristi che vorresti cacciarla via, perché ti fanno solo pensare al peggio.
Ti prende la mano e la stringe tra le sue, così piccole, ma così incredibilmente forti per te, in questo momento.
«E non frignare, Lily! Smettila», le passi un braccio dietro la schiena e ti ci aggrappi con forza, fin quasi a strapparle il pigiamino rosa. «Ti prego… smettila, smettila, smettila
Lily si nasconde tra il tuo collo e la tua spalla, con la bocca aperta e gli occhi strizzati.
Non piange, non singhiozza. Ti stringe solo un po’ più forte, ti mette una mano sulla nuca per tenerti vicino a lei, per tenerti tutto intero.
 
 
 
 
 
 
«Non tremare così.»
«E’ che fa freddo, stasera, Lily.»
«Lo so, Jamie.»
 
 
 
 
 
 
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And I forgive you for being away
for far too long.
So keep breathing.
[Nickelback, Far away]
 
 
 
 
 
Stare in giardino d’estate di solito ti entusiasma.
Ti piacciono il caldo, le ore libere che scorrono incredibilmente lente e il fatto di non dover aprire un libro neppure di sfuggita.
Quest’anno però tutto è solo umido, secco, la terra sembra sbriciolarsi sotto le tue scarpe.
Semplicemente lo odi.
Non ti va neppure di farti un volo sulla scopa, anche se sai che potrebbe essere una buona soluzione.
Staccarti da terra, sentirti da un’altra parte, solo per un po’.
Sta calando la sera, Lily e Al sono seduti sotto un albero e stanno giocando con uno dei vecchi boccini di papà. Si stancano subito, però.
Forse perché continui a guardarli con un’aria assente che li mette a disagio.
Distrattamente cogli un movimento degli occhi di Al che si fanno attenti e concentrati, guardano qualcosa oltre la tua spalla.
Lily salta su all’istante e sbatte velocemente le palpebre per vedere un po’ meglio.
Non ci pensi neppure a voltarti, non t’interessa affatto.
Almeno fino a quando Al, con un tono vagamente alterato, sibila un «cazzo!» particolarmente ispirato.
Solo in quel momento ti decidi a seguire i loro sguardi.
Tuo padre sta trascinando un Ted malconcio e distrutto verso la porta di casa.
 
Pensi che nel tuo corpo debba essersi inceppato qualcosa, perché senti il cuore precipitarti nello stomaco e non ti sei nemmeno reso conto d’essere partito a razzo verso tuo padre e Ted.
Ted.
«James», riesce a biascicare soltanto, cercando di mettere su un sorriso.
Non ce la fa a tenere le labbra tirate per molto, però.
Vi guardate per un attimo, finché tuo padre non si schiarisce la voce perché Ted è pur sempre un ragazzone di un metro e ottanta e per quanto sia forte Harry Potter, rimane comunque un uomo piuttosto mingherlino.
Non ci pensi due volte prima di aiutarlo.
E finalmente rientri in casa con Ted.
 
«S’è materializzato poco al di fuori della nostra proprietà, è stata una fortuna averlo notato», racconta papà a tutta la famiglia, mentre tua madre cerca qualche strana pozione rigenerante.
Hanno convenuto tutti che Ted potesse riposarsi nella tua stanza e siete tutti lì, attorno al letto, con le ciglia un po’ umide.
«Non volevo che nonna mi vedesse… così. Devo mandarle un gufo»
«Ci penso io, Ted. Ora riposa», fa tuo padre.
Poi tira fuori la bacchetta con un gesto rapidissimo e in un attimo hai una brandina proprio accanto al letto su cui riposa Ted.
Lily e Al sulla porta guardano Ted come se potesse rompersi da un momento all’altro e tu vorresti solo cacciare via chiunque perché quella è la tua camera e quello è il tuo Ted.
E tu sei uno stupido, per averlo pensato.
Finalmente la porta si chiude alle loro spalle con un rumorino che percepisci appena.
Sei fermo sulla soglia, dondoli sui tuoi stessi piedi e all’improvviso avverti una rabbia bianca invaderti la testa.
Senti scoppiare tutta la tensione e la paura che hai provato in questo fottutissimo mese.
Ti butti sulla brandina, prendendoti la testa tra le mani.
Tra le ciglia vedi i capelli di Ted, che un attimo sono neri, poi celesti, poi giallo paglia. Non riesce a controllare bene i suoi cambiamenti, è troppo stanco.
Sembra così indifeso Ted in questo momento, con la bocca imbronciata e il viso pieno di tagli.
Aveva i vestiti a brandelli ed era tutto sporco di terra due secondi prima che Ginny Potter prendesse in mano la situazione.
Continui a guardarlo, con un groppo in gola e un peso che lentamente si scioglie nella tua pancia.
Respira un po’ più forte con la bocca premuta contro il cuscino e tenta di nuovo di sorriderti.
«Mi dispiace», bisbiglia. «Non potevo scrivervi.»
Ti sfugge un singhiozzo, che cavolo ti sta prendendo?
Ti avvicini a lui non sai bene perché, deve riposare, deve rimettersi, non è il momento di chiacchierare, ma ora vuoi solo…
«Scusa, James.»
Allunga una mano e sfiora la tua, senza forze.
Sono così bianche le dita di Ted.
«Non scusarti, imbecille.»
Crolli su di lui e Ted non si lamenta neppure per un attimo anche se è tutto ammaccato.
Lo abbracci in modo un po’ strano, inginocchiato sul pavimento, mentre Ted ti tiene ancora la mano.
E in questo momento speri che lui ci stia capendo qualcosa di quello che ti frulla per la testa perché tu, davvero, non ne hai idea.
Sai solo che quel calore che senti al centro del petto non vuoi perderlo più, perché ti fa incredibilmente bene, perché è confortevole.
È come tornare a casa dopo esserti perso un po’ in un posto che ti terrorizzava.
 
Ci vuole un secondo per capire che non è vero che hai bisogno del contatto fisico con la gente per sentirti più a tuo agio, è che ami il contatto con Ted.
E adesso, in questo momento, con la sua testa sulla tua spalla, sai che è necessario sentirlo vicino in questo modo.
Il perché non lo sai, ma non te ne frega proprio niente.





   
 
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