PROLOGO
Il 10 Novembre del 2009 era una giornata cupa e ventosa. L’allegra cittadina di Holmes Chapel, di solito vivace e fremente di vita, era spenta, i vicoli deserti rivestiti da uno spesso strato di nebbia.
“Giornata perfetta per andare da Nick e spararci l’intera trilogia del Signore Degli Anelli” aveva annunciato Harry, prima di avvolgersi attorno al collo la vecchia sciarpa di cotone che gli aveva cucito la nonna per il suo tredicesimo compleanno. Ricorda di aver ignorato i rimproveri di sua madre e di essersi precipitato per il sentiero sassoso che portava a casa del suo migliore amico, stringendosi nel suo bel cappotto foderato di lana. Ricorda di aver camminato indisturbato contro il vento che soffiava impetuoso, cercando di ignorare il terrore che gli provocavano quelle stradine grigie e desolate e quella profonda sensazione di allarme che gli attanagliava lo stomaco. Era come se l’istinto avesse cercato di aiutarlo, di salvarlo da quell’orribile sorte che gli stava venendo incontro.
Invano.
Fu proprio quando quello strano presagio divenne più insistente che una luce gialla accecante esplose attraverso il denso rivestimento di nebbia, ferendo gli occhi verdi di Harry, che il ragazzo smise di ricordare. Di quella mattina, nella sua mente era rimasto impresso solo quel giallo fluorescente. Nessun dolore, nessun suono. Solo un semplice colore, un colore che tra l’altro gli era sempre piaciuto, a portargli via la sua vecchia vita fatta di risa e feste, di calore e di sciarpe cucite con amore dalle nonne. Un colore a cambiarlo per sempre.
Passò un mese, un mese fatto di immagini sfuocate, di rumori, di suoni, di odori che Harry riusciva a stento a percepire. Poi il ragazzo aveva aperto gli occhi, lentamente, e si era ritrovato su un lettino ortopedico, circondato da tre visi sconosciuti intenti a fissarlo con apprensione. Un tizio in tunica verde gli aveva chiesto se stesse bene, ma Harry l’aveva ignorato e si era messo a fatica a sedere, allungando le braccia avanti nell’intento di stiracchiarsi. Ricorda di aver avvertito uno strano pizzicorio alla spalla sinistra, come se ella si rifiutasse di obbedire ai suoi ordini. E poi la consapevolezza arrivò, quell'agghiacciante senso di rassegnazione che aveva portato Harry a spostare lo sguardo sulla sua spalla, che sembrava giacere inerte lungo il fianco, terminante in un moncherino ancora sporco di sangue rappreso.
Harry aveva urlato, pianto, imprecato, poi si era abbandonato sulla morbida superficie del lettino e aveva dormito per ore, giorni, settimane, desideroso di una morte che però non venne a prenderlo.
Angolo autrice:
Salve bellissime! Perdonate l’inutilità di questo prologo, ma mi serviva per dare un senso al resto della storia. Questa è la mia prima fanfiction e spero che vi piaccia (o che non vi faccia schifo). Se vi va lasciate un commentino qui sotto per farmi sapere cosa ne pensate J
Un bacione,
-Ele <3