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Autore: Noth_ing    10/03/2014    0 recensioni
Premetto: prima storia che scrivo.
«Sai Giulia? Una volta lessi da qualche parte una frase. "Se hai il coraggio di dire addio, la vita ti ricompenserà con un ciao". Vuoi sapere un'altra cosa, Giulia? Io non l'ho mai avuto quel coraggio. Quello di dirle addio.»
[...]
«Che tipa! Sei strana, sul serio. Ah, comunque, ciao.»
Un ragazzo. In libreria. Da quanto i ragazzi, che al posto del cervello hanno un criceto morto, vanno in libreria?
«Ciao. Sai, essere definita "strana" da uno sconosciuto era la mia massima aspirazione. Ora, raggiuntala, ritorno a lavorare.»
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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«Signorina? Signorina? Le serve un chiarimento riguardo alla lezione?»
Merda, non mi ero accorta che il corso era cominciato e anche finito. Dico alla Repucci la prima scusa che mi passa per la mente.
«No, mi scusi, stavo riflettendo sull'argomento, comunque grazie.»
Per essere più convincente le sorrido e mi allontano dall'aula velocemente, mi dirigo ai bagni per rinfrescarmi il viso. Purtroppo, ricordare non è la cosa migliore per me; ormai fa tutto parte del passato, nulla può ricondurmi ad esso, mi provoca solo dolore, quindi perché non riesco a non pensarci di tanto in tanto? Ora devo anche recuperare gli appunti da qualcuno, dato che a causa del mio cervello non ho ascoltato nemmeno una parola della spiegazione.
Cioccolato. Ho bisogno di cioccolato, quindi vado al bar dell'università a mettere qualcosa sotto i denti così, almeno, riuscitò a seguire attentamente l'ultimo corso del giorno, nonché della settimana.


«Paola? Scusami, potresti prestarmi il tuo block notes, per favore? Mi sono distratta di nuovo a metà lezione, quindi...»
Carlotta. Ha la mia età, non siamo grandi amiche, ma spesso ci scambiamo gli appunti del corso che è appena finito. Peccato che non segue anche quello della Repucci, avrei potuto chiedere i suoi appunti.
Le sorrido mentre le do il block.
«Eh, Carlotta, l'amour! Non mi hai ancora presentato il ragazzo che occupa la tua testolina riccia, potrei offendermi, sai?»
Non siamo amiche, ma mi piace scherzare con lei, è un tipo molto socievole.
«Lo so, ma... Luca è sempre fuori città per lavoro, già è tanto se lo vedo io.»
Ammicco nella sua direzione.
«Non preoccuparti, scherzavo. Dai, oggi è venerdì, è appena finita la settimana, mi raccomando: divertiti durante il week-end! Il block-notes puoi restituirmelo anche venerdì prossimo, tanto non ho più lezione con il Soldarini.»
Già, finalmente è finita la settimana, posso andare a casa a mangiare che sto morendo di fame! Mi dirigo verso il parcheggio dove avevo posaro l'auto stamattina, ma mi blocco un attimo vedendo un ragazzo appoggiato alla fiancata. Mi sembra di conoscerlo, almeno di vista, ma non ricordo dove l'ho incontrato. Credo che sia un amico di Van, sì. Accidenti, me lo presentò una volta, come diamine si chiama?!
Alessandro?
Fabio?
Daniele?

Mi toglie ogni dubbio quando vede avvicinarmi a lui, perché mi viene incontro con la mano tesa, presentandosi.
«Ciao, io sono un amico di Vanessa -appunto-, Francesco -ci ho proprio azzeccato, eh?- non so se ti ricordi di me.»
«Sì, ricordo vagamente. Comunque, piacere Pao-...»
«Paola. Sì, lo so, frequentiamo anche lo stesso corso di laboratorio di scrittura.»
Ma quanto odio la gente che mi interrompe!
Un momento... Ha detto che frequenta il mio stesso corso?! Che figura di merda... Non l'ho mai visto.

Gli sorrido imbarazzata.
«Ah, scusa non ci avevo mai fatto caso. Comunque, se cerchi Van credo che sia già andata via, oggi aveva solo un corso.»
Faccio per avvicinarmi allo sportello del guidatore della mia auto, ma la voce di Francesco mi ferma.
«No, in realtà non sto aspettando Vanessa.» Dice sorridendo.
«Capisco, e allora potrei sapere perché eri appoggiato alla macchina?»
Mh, qualquadra non cosa.
«Che domanda stupida, bambina. È ovvio, no? Aspettavo te!»
Uno: bambina a chi?!
Due: aspettavo te?! Ma chi lo conosce!
Tre: ...non c'è un punto tre, in effetti.

Credo che la roba chimica che ha usato per farsi quei capelli colorati abbia intaccato seriamente la sua salute mentale. 
Credo che sul mio viso sia comparso un punto interrogativo, come negli anime, dato che mi da spiegazioni senza che io le abbia ancora chieste.
«Allora, Vanessa mi ha detto che avevi bisogno di uscire in buona compagnia e di distrarti un pò. Quindi: eccomi qui! »
Quattr-... sì, li conosco i numeri, voglio solo contare le stupidaggini che dice sto tizio. Riprendiamo.
Quattro: bisogno di uscire?!

Cinque: buona compagnia? Lui? Certo.
Sei: eccomi qui?! Ma chi ti ha chiamato?!

«Senti, ehm, grazie del pensiero, e se senti Vanessa, ringrazia pure lei da parte mia -dico ironicamente- ma non ho bisogno di nulla, nè di uscire con te, nè... nè di niente, eh.»
Lo saluto velocemente, prima che possa sprarare altre stupidaggini, metto in moto l'auto e mi dirigo, finalmente, verso casa.
Durante il tragitto che dura circa venti minuti, ripenso alle cose che il tizio strano mi ha detto. L'ha mandato Vanessa. Perché?! Lo so che mi vuole aiutare e che, strano a dirsi, lo fa per il mio bene, ma lo fa nel modo sbagliato.
Come fa a non capire che chi si è frantumato in mille pezzi, difficilmente si riuscirà a ricomporre?

 

  
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