Al funerale, proprio dietro alla signora vestita in nero, vicino all'albero frondoso, c'è un ragazzo, non uno di quei ragazzi che tengono gli occhi bassi per rispetto, non di quelli che fingono di piangere, ma di quelli che a guardarli ti senti male.

Emana tristezza, lo si vede, una persona non lo capisce, semplicemente sente un presentimento, sente che se si avvicinasse a lui entrerebbe in quell'aurea di tristezza.

È per questo che è solo, solo con il suo dolore.

I capelli ricci ricadono morbidamente sulla fronte corrugata, gli occhi verdi che guardano un punto fisso nell'orizzonte sono cerchiati da delle profonde occhiaie e il viso che una volta portava un sorriso accesso, ora è scarno e incavato sulle guance.

La cerimonia finisce e tutti iniziano ad andarsene, tranne il ragazzo.

Si avvicinano a lui diverse persone, alcune gli stringono la mano, altre la spalle, ma lui continua a fissare quel punto nell'orizzonte.

Alla fine rimangono poche persone, ma lui è ancora lì.

Dopo quelle che sembrano ore una figura si para davanti a lui consigliandogli di andare a casa. Solo a quel punto lo sguardo del giovane si rianima per quanto sia possibile, ma rimane sempre una sguardo spento, vuoto, come se non stesse realmente guardando.

Sembra che si sia appena accorto delle telecamere che lo circodano.

Scrolla velocemente le spalle e avvicinandosi alla bara lascia un solo fiore, inadeguato rispetto agli sfarzosi mazzi di fiori che sono stati lasciati vicino alla lapide, ma sembra che non se ne preoccupi.

Dopo aver rivolto un ultimo sguardo all'orizzonte si allontana con le spalle chine come se stesse portando un peso enorme.

Neanche gli intervistatori se la sentono di infastidire la sua solitudine.

Il giorno dopo è ancora a far visita alla persona persa.

Ha in mano un fiore, diverso da quello dell'ultima volta.

Rimane solo qualche minuto, dopo se ne va con quell'aria persa con la quale è venuto.

Arriva anche il giorno dopo, con le scarpe malconce, i jeans strappati in più punti e un cappello grigio.

Arriva e si ferma vicino alla tomba,la fissa per un po' di tempo, dopo di che, come se rinunciasse a fare qualcosa, lascia il fiore e se ne va con le spalle curve.

Ed eccolo ancora lì, dopo un mese di visite mattutine, che arriva questa volta con dei fogli.

I capelli sono sempre più lunghi, le guance sempre più scavate, gli occhi circondati da cerchi sempre più scuri e il corpo sempre più magro.

Ha un aria più decisa, è come se qualcosa si fosse riacceso il lui.

Arriva e inizia ad urlare, butta con rabbia i fogli sulla lapide e urla, urla e per la prima volta piange.

Piange.

Si lascia cadere sulle ginocchia e imprecando continua a gridare contro il morto.

I singhiozzi lo sfiniscono e tremando si lascia cadere a terra.

Rimane lì, guardando la lapide come se fosse una persona, come se stesse guardando qualcuno negli occhi.

Arrivano dopo pochi minuti, le telecamere, gli intervistatori e quelli curiosi.

Solo una persona si fa strada imprecando in mezzo a quella folla accorsa per vedere quello strano ragazzo, è un biondo dall'accento irlandese.

Si inginocchia vicino al riccio sussurrandogli qualcosa.

Ed eccolo che si alza lentamente e nei suoi occhi c'è un infinita disperazione.

Se ne vanno, camminando e sostenendosi a vicenda.

E vicino alla tomba rimangono soli, tra mille fiori, quei fogli umidi di lacrime, lacrime versate da chi ha scritto e di chi ha letto.

Di chi ha preferito smettere di lottare e di chi è stato obbligato.

Di chi ha preferito la morte all'amore e di chi rimpiange entrambi.

Di chi era troppo spaventato per amare.

Il temporale bagna Londra, i fiori vicino alla tomba si piegano alla potenza della pioggia e quelle parole sbiadiscono rimanendo impresse solo in un cuore.

Le gocce cadono sempre di più, coprendo quasi tutte le parole, rimane solo qualche frase.

'...di scusarmi ancora se non sono stato abbastanza forte ma ti prometto che non ho mai smesso di amarti, di apprezzarti e di volerti per un solo secondo da quando ti ho conosciuto.

Vorrei che anche tu mi avessi amato almeno un quarto di quanto ho fatto io...

Spero per sempre nel tuo cuore

Louis '

Ed ecco che un'ultima goccia porta via per sempre quella disperazione.

I fogli vengono mossi dal vento e portati sempre più lontano insieme alle foglie autunnali e alla tristezza che quella carta racchiude.

Quella tristezza che sarà per sempre un segreto per chiunque.

Quella tristezza che non dovrebbe esistere.

Quella tristezza, che per ironia forse, è stata causata dall'amore.

Dall'amore che ha prima fortificato e poi distrutto due persone.

Quell'amore che doveva rimanere un segreto.

Troppo forte per nasconderlo.

E troppo debole per durare.

Un amore che verrà ricordato solo perchè è stato nascosto, che verrà ricordato perchè un angelo è caduto nell'impatto, perchè cadendo si è portato via quella parte di cuore altrui che credeva non possedere.




Ciao.
La ff l'ho scritta così, senza pensarci troppo, penso di non averla neanche riletta attentamente ma mi piace.
Non riesco a scrivere qualcosa sui Larry che non finisca male, mi dispiace....
comunque spero che vi sia piaciuta e spero che abbiate qualche commento (sia positivo che negativo).
Grazie per averla letto.